19 febbraio 2014 - 19 Adar I 5774 |
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Su Pagine Ebraiche 24, la Newsletter
quotidiana di metà giornata, oggi i pensieri del rav David Sciunnach e
Davide Assael. Nella sezione pilpul una riflessione di Alberto
Cavaglion e Francesco Lucrezi.
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Paolo Butturini @paolobutturini
18 Gen
Stampa Romana: lectio magistralis del Rabbino Di Segni su "informazione ed etica ebraica" pic.twitter.com/q1AyyADgWn
Israel@Israel
18 Gen
High risk pregnancies from #Gaza treated at Israel's Rambam hospital
& returned with healthy #twins. http://bit.ly/1e4r4Sk
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Religioni contro la violenza
Le ragioni della pace davanti alla violenza, il ruolo delle religioni,
le testimonianze di pace in un mondo violento, la globalizzazione.
Queste le quattro sessioni previste per la conferenza organizzata oggi
a Roma dalla Comunità di Sant'Egidio assieme alla Fondazione Missio,
presentata sulle pagine di Avvenire. Tema cardine dell'evento “Le
religioni e la violenza”, su cui, con diverse articolazioni, si
confronteranno esponenti della realtà cristiana, ebraica e musulmana
assieme a diplomatici ed esperti, analizzando le complesse vicende che
hanno segnato negli ultimi anni gli equilibri internazionali. Tra gli
ospiti chiamati a intervenire, il rav Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma.
“Fermo restando che non c'è niente di paragonabile a ciò che è stata la Shoah, con la Giornata europea dei Giusti
il 6 marzo si vuole ricordare chi ha saputo cercare il bene con la
scelta di difendere la dignità umana nei momenti bui”. Sul Corriere
della Sera il direttore artistico del teatro Franco Parenti Andrée Ruth
Shammah riflette sul significato dell'istituzione della giornata
dedicata a coloro che, durante la Shoah, si prodigarono per salvare e
aiutare i perseguitati. “Più si ricorda il bene e più si diventa
consapevoli di ciò che l'essere umano può fare per ottenerlo”, scrive
Shammah, sottolineando come l'agire secondo giustizia abbia un
significato sempre attuale, a maggior ragione di fronte agli eccidi che
si stanno compiendo in Siria, su cui è caduto il silenzio
dell'Occidente.
Nelle ultime settimane in Israele ha ricevuto grande attenzione la proposta di legge del governo spagnolo di prevedere la restituzione della cittadinanza
a chi dimostra di discendere dagli ebrei espulsi – attraverso l'editto
firmato dalla regina Isabella e da re Ferdinando- dalla penisola
iberica nel 1492. Secondo Mario Pirani (Repubblica), “C'è uno speciale
significato e un valore attuale nell'offerta spagnola di questi giorni:
vi si esprime una (tardiva) volontà di cancellare la macchia che gravò
da allora sull'intera Europa cristiana, ossessionata dalla volontà di
costruire compatte identità collettive di fedeli e di sudditi”. Una
forma di riparazione successiva, monito o “promemoria” - come scrive
Pirani – per l'Europa d'oggi, in cui intolleranze religiose e razzismi
sembrano prendere sempre più quota.
Negli ultimi mesi, il boicottaggio
di Israele per la sua presenza nella West Bank è tornato sotto i
riflettori internazionali. E ora anche la Deutsche Bank, una delle più
autorevoli banche tedesche, inserisce nella lista degli indesiderati
l'israeliana Bank HaPoalim proprio perché avrebbe delle attività in
Cisgiordania. Sulla questione si sofferma Fiamma Nirenstein, evocando
ombre del passato, “in Germania prima arrivò il falò dei libri, poi il
boicottaggio di tutto il lavoro ebraico, poi ci fu la Kristallnacht e
la violenza infine culminò nella Shoah”.
Mentre, dunque, Israele guarda con preoccupazione all'estendersi della
politica del boicottaggio, continuano d'altra parte i contatti con i
palestinesi. I negoziati di pace, con la mediazione americana,
proseguono nonostante la distanza tra richieste dell'Autorità
palestinese e governo israeliano. E proprio quest'ultimo avrebbe
ricevuto una lettera da un mittente inaspettato: Ismail Haniyeh, guida
di Hamas, avrebbe scritto segretamente al premier Benjamin Netanyahu per un contatto. A riportare l'indiscrezione, smentita però da Hamas, Avvenire.
Daniel Reichel
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