
Elia Richetti,
rabbino
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“Èlle
fequdè ha-mishkàn, mishkàn ha-‘edùth ashèr puqqàd ‘al pi Moshè”,
“Questo è il rendiconto del Mishkàn, Mishkàn della testimonianza, che è
stato reso per bocca di Moshè”. Con queste parole si apre la Parashà di
questa settimana, che chiude il libro di Shemòth. È una Parashà che,
oltre ad essere “tecnica”, è anche ripetitiva, perché – come abbiamo
detto la settimana scorsa – descrive nuovamente il Santuario e i suoi
arredi, come la Torà aveva già fatto tre settimane fa. Ma non è su
questo che ci soffermeremo, bensì su uno strano commento di Rashì in
merito alla ripetizione della parola “Mishkàn”.
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Sergio
Della Pergola,
Università
Ebraica
Di Gerusalemme
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Per
capire le parole seguenti bisogna aver visto una certa fotografia
pubblicata sui giornali di ieri al termine della visita della
Cancelliera Angela Merkel in Israele. Nel corso della conferenza stampa
conclusiva, si vede Bibi Netanyahu che accanto alla Merkel dà la parola
a un giornalista sollevando l’indice della mano sinistra. Il dito
illuminato dai flash proietta sul labbro superiore della Merkel
un’ombra che sembra un baffetto. Un baffetto. Sul volto imberbe dagli
occhi cerulei e il caschetto a frangetta della statista tedesca. Déjà
vu?
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MILANO
– Ultime proiezioni per la rassegna del Nuovo Cinema israeliano
organizzata dalla Fondazione Centro di documentazione ebraica
contemporanea e Fondazione Cineteca Italiana in collaborazione con il
Centro culturale Pitigliani di Roma. Appuntamento allo Spazio Oberdan
(viale Vittorio Veneto 2). Oggi appuntamento conclusivo alle 17 con
“For My Father”, cui seguirà una conversazione sulla creatività
cinematografica nello Stato ebraico con Sara Ferrari, docente di
letteratura e cinematografia israeliana, e Ruggero Gabbai,
regista. Alle 21 “A Matter of Size”.
TORINO – sarà presentato questa sera alle 21 presso il Centro Sociale
della comunità il libro Ebrei, il popolo universale di György Konrád. A
presentare il volume saranno Gianluca Volpi, dell’Università di Udine,
curatore dell'edizione italiana, Eva Horváth, traduttrice del testo e
Mauro Moshè Tabor, vicepresidente e assessore alla Cultura della
Comunità Ebraica di Trieste.
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Progetti Otto per Mille Presentazione
domande
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Scadrà
il 28 febbraio il termine per la presentazione dei progetti da
realizzare con il contributo Otto per Mille. Gli Enti o associazioni
interessati dovranno compilare l'apposita scheda dimostrando di aver
presentato il modello EAS all'Agenzia delle Entrate. La Commissione
Bilancio e Otto per Mille valuterà l'ammissibilità dei progetti e
proporrà l'assegnazione del contributo previa approvazione del
Consiglio dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane.
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Il cardinale Dalla Costa
e i Giusti tra le Nazioni
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“Nei
mesi della persecuzione antiebraica fu tra i coordinatori della rete di
assistenza clandestina che – al fianco della Delasem – mise in salvo
centinaia di vittime dell’odio razzista. Il coraggio e la coerenza,
l’umanità e la tenacia: un filo conduttore che attraversa l’intera
vicenda di Elia Dalla Costa, cardinale e arcivescovo di Firenze per un
trentennio esatto (1931-1961) che lo Yad Vashem ha voluto includere tra
i Giusti tra le Nazioni onorati per l’impegno profuso a tutela della
vita e della dignità umana”. Sulla prima pagina dell’Osservatore
Romano, a firma di Adam Smulevich, l’articolo che ricostruisce le
vicende dell’arcivescovo Elia Dalla Costa, nominato ieri Giusto tra le
Nazioni durante la cerimonia svoltasi a Palazzo Vecchio a Firenze. Sul
quotidiano vaticano, Smulevich richiama le parole dell’attuale
arcivescovo di Firenze, Giuseppe Betori, riportate nell’intervista
pubblicata sul numero di marzo di Pagine Ebraiche. “ È fuori di ogni
dubbio – afferma Betori che, nella primavera 2012 aveva anticipato al
direttore di Pagine Ebraiche Guido Vitale l’imminente riconoscimento
dell’opera di Dalla Costa – che il passaggio epocale che il concilio
Vaticano II ha introdotto nei rapporti tra ebrei e cristiani sul piano
dottrinale non sarebbe stato possibile senza la concreta esperienza di
vicinanza, conoscenza e fraternità che è maturata in molti luoghi, non
da ultimo a Firenze grazie al cardinale Dalla Costa e al rabbino
(Nathan) Cassuto”.
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la
national jewish community survey
La
religione e i valori in crescita per le comunità britanniche
Il
censimento che si è tenuto nel 2001 è stato il primo a porre, nel Regno
Unito, una domanda sulla religione, generando così il più grande,
dettagliato e accurato database di informazioni sugli ebrei britannici.
Utilizzandolo, l’Institute for Jewish Policy Research (JPR) ha
pubblicato nel 2007 un rapporto che ne analizzava i dati sulla
geografia della popolazione ebraica, sulla distribuzione sociale,
sull’istruzione e sulla situazione economica. Immediatamente dopo la
pubblicazione dei risultati del censimento 2011, che oltre a una
seconda analisi ha permesso un primo confronto con i risultati di dieci
anni prima (notevole per esempio che il numero di rispondenti che ha
scelto la risposta “no religion” sia aumentato del 74 per cento) il JPR
ha iniziato a progettare un proprio questionario, mirato a comprendere
le complessità della vita e dell’identità ebraica e studiato per
ottenere informazioni complementari a quelle ricavate dal censimento
nazionale. Il risultato è il 2013 National Jewish Community Survey
(NJCS), di cui è stato resa pubblica da poco una prima breve sintesi.
Quasi 4mila famiglie, ossia poco meno di 10mila persone, hanno
accettato di rispondere a domande su moltissimi aspetti: dalla famiglia
di origine alle scuole frequentate, dall’osservanza della kasherut e
dello shabbat alla partecipazione alla vita comunitaria; domande su
quanto frequentano una sinagoga, su chi hanno sposato e su come
definiscano la propria appartenenza ebraica.
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qui
gerusalemme
Tsad
Kadima, la musica solidale
Saranno
le note del chitarrista e compositore rock israeliano Dani Sanderson ad
animare quest’anno la tradizionale serata di gala dell’Associazione
Tsad Kadima, che si terrà il prossimo 26 marzo al Teatro di
Gerusalemme. Nata nel 1988 e diretta da Alessandro Viterbo,
l’organizzazione si occupa di fornire supporto al percorso formativo
dei bambini che soffrono di lesione cerebrale in Israele, a prescindere
dalla religione, dal credo o dall'appartenenza etnica e gestisce centri
educativi-riabilitatiti in diverse zone del paese.
E per chi non avesse la possibilità di partecipare di persona, l’invito
è quello di comprare i biglietti virtuali messi a disposizione, per
offrire comunque il proprio supporto.
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Setirot
- The Gatekeepers
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Ogni
anno, immancabilmente, le proiezioni milanesi della selezione dal
Pitigliani Kolno’a Festival mi riempiono di gioia, rabbia, amore,
ammirazione, ansia, allegria, cupezza, e invidia. Invidia, cupezza,
allegria, ansia, ammirazione, amore, rabbia e gioia per una realtà,
Israele, che sento mia fin nelle viscere, nel cuore, e nella testa. Uno
Stato – ma io qui preferisco dire una democrazia all’80% ebraica – che
dovrebbe essere faro e insieme monito per il mondo. Prendiamo “The
Gatekeepers” di Dror Moreh.
Stefano Jesurum, giornalista
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Time
out - I nostri valori
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Più
che separare o legare la Shoah da Israele dovremmo fare lo sforzo di
spiegare come in realtà entrambi gli eventi storici non influenzino
minimamente la nostra identità ebraica. Influenzano la nostra storia,
il nostro approccio alle cose, ma non certo i nostri valori. Vi è
infatti una pericolosa deriva che tende a spingere molti ebrei a
identificarsi come tali o in virtù della Shoah o invece al sostegno
allo Stato d’Israele. Non è così e non dovrebbe esserlo. Perché, per
quanto grande possa essere il legame con i due eventi più importanti
del novecento ebraico, il nostro ebraismo è e rimarrebbe tale anche a
prescindere da questi.
Daniel Funaro
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