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30 aprile 2014 - 30 Nissan 5774
PAGINE EBRAICHE 24
ALEF / TAV DAVAR PILPUL
alef/tav

David
Sciunnach,
rabbino
“Conterete per voi stessi sette settimane che siano complete...” (Vaikrà 23, 15). Su questo verso Rabbì Yehudà Liva figlio di Rabbì Betzalèl, conosciuto come Maharal di Praga, dice: I figli d’Israele hanno ricevuto il comando di contare ogni anno 49 giorni, dal giorno in cui veniva offerto il manipolo d’orzo sino al giorno in cui è stata donata la Torà. Questo per insegnarci che nella vita quotidiana è necessario abbinare “la farina e la Torà” (con il termine farina i Maestri intendono il lavoro quotidiano e le necessità materiali e con il termine Torà s’intende l’osservanza dei precetti e lo studio della Torà. Questo concetto è stato espresso sinteticamente da Rabbì El’azàr ben Azarià - Avòt 3, 23). “Se non c’è farina non c’è Torà e se non c’è Torà non c’è farina”.
 
David
Assael,
ricercatore
Commentato a più riprese l’infame post di Beppe Grillo, coerenza vuole che si riservi analogo trattamento alle altrettanto squallide parole di Silvio Berlusconi. Dobbiamo amaramente constatare che si è al punto in cui, per sanzionare il fiscal compact, non si disdegna di tirare in ballo la Shoah e per criticare la politica della Merkel si mette un popolo europeo contro l’altro, oltretutto sabotando lo sforzo di creazione di una memoria condivisa.
 
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ROMA - Si parlerà di cantico dei cantici nel quarto e conclusivo evento del festival I suoni dello spirito in programma questa sera, a partire dalle 21, nella chiesa di Sant'Agnese a Piazza Navona. Tra i vari momenti che animeranno la serata la cantillazione del testo poetico in ebraico con protagonista l'attore Olek Mincer.
 
La sfida della memoria
tra Shoah e Resistenza
“Ebrei, Memoria e Resistenza”. Furio Colombo, sul Fatto Quotidiano, riprende l’intervento del rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni pubblicato su Pagine Ebraiche 24 per riflettere sul rapporto tra l’anniversario della Liberazione e il Giorno della Memoria. “Ho l’impressione che l’attenzione, l’impegno istituzionale e dei media intorno al 25 aprile e alla Resistenza siano progressivamente calati, mentre sono cresciuti quelli intorno al Giorno della Memoria del 27 gennaio. Sono entrambi eventi che ci interessano e ci coinvolgono. Ma che sta succedendo nella società intorno a noi? L’ebreo va ricordato solo come vittima, e la Liberazione dai persecutori (con il nostro contributo) va dimenticata o marginalizzata? In nome di che cosa?” si chiede rav Di Segni.
 
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  davar
L'INTERVENTO DEL PRESIDENTE UCEI
Shoah, gli ebrei italiani rifiutano le strumentalità elettorali
Il presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna ha dichiarato: “Gli ebrei italiani assistono con sgomento e preoccupazione a una campagna elettorale in cui ripetutamente si evocano simbologie, fatti e personaggi di un passato terrificante per lanciare messaggi subliminali e denigrare avversari, nella illusoria speranza di raccogliere facili consensi fra un elettorato che in realtà è molto più maturo di quanto non si ritenga. È una deriva che si rinnova di giorno in giorno attraverso insopportabili provocazioni di fronte alle quali non possiamo tacere. Ci appelliamo alla responsabilità di tutte le forze politiche e dei loro rappresentanti affinché si astengano dall’utilizzare riferimenti e paragoni fuori luogo, dal deformare grottescamente la Shoah, tragedia incomparabile con la realtà presente, e dall’offendere non solo le vittime di quell’immane abisso di barbarie, ma la dignità e l’intelligenza di tutto il Paese”.

I 99 ANNI DEL RABBINO EMERITO
Rav Toaff, l'abbraccio di Roma
In centinaia sotto il balcone di rav Elio Toaff, il rabbino emerito di Roma che oggi compie 99 anni. Un'ondata di affetto travolgente che ha visto raccogliersi in piazza molte anime della Comunità ebraica capitolina e i ragazzi delle scuole fino ai più piccoli degli asili (che portano il suo nome). "Yom Uledet Sameach" ("Buon Compleanno") hanno scandito in coro i presenti rivolti al rabbino, affacciatosi per l'occasione dal suo appartamento antistante la sinagoga. Con il presidente della Comunità ebraica Riccardo Pacifici, che ne ha sottolineato il ruolo di grande protagonista della ricostruzione post-bellica, numerosi gli esponenti del Consiglio che hanno partecipato all'iniziativa, conclusasi con il taglio di una torta dalle dimensioni extralarge e con sopra scritto "Mazal tov rav Toaff". Nelle scorse ore il rav ha inoltre ricevuto un messaggio di felicitazioni dal presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna, che lo ha ringraziato a nome di tutti gli ebrei italiani per aver insegnato a più generazioni "l'orgoglio di essere ebrei e l'importanza di vivere questa identità in un dialogo costruttivo e positivo con tutta la società".
A Pagine Ebraiche, in una delle ultime interviste concesse, il rabbino emerito ripercorre assieme a Guido Vitale i momenti salienti della sua vita e lancia un importante messaggio per il futuro: "Non sono tempi facili, si sentono tante storie di gente che soffre, che non riesce a mantenere un equilibrio all’interno della propria famiglia, che non riesce a dominare i propri istinti. O anche che ha solo bisogno di un consiglio amichevole e di una benedizione. Il mio consiglio è di avere coraggio. Ma soprattutto di non perdere mai l’occasione di impegnarsi nelle due attività che ci fanno essere noi stessi. Aiutare gli altri e studiare".
Clicca qui per leggere l'intervista.
(Nell'immagine in alto il rabbino Toaff saluta la folla. Nella foto piccola pochi istanti prima della festa assieme ai figli Miriam e Gadiel e a suo genero Sergio Della Pergola).

Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked
QUI TORINo - jnet
Il veleno della demenza digitale

Torna, a partire dal prossimo lunedì, “The Jewish State of the Net”, il seminario dedicato alla presenza ebraica nel mondo della rete e dei social network che la redazione di Pagine Ebraiche organizza a Torino.
Il tema di quest’anno, “Le minoranze, le opportunità della rete e le minacce della demenza digitale”, ha incontrato un tale interesse che l’Ordine dei Giornalisti del Piemonte ha deciso di dare il suo patrocinio all’iniziativa, così come la Comunità ebraica, che ospita la sessione che si terrà martedì mattina. Lunedì invece i lavori si apriranno al Circolo dei Lettori per iniziare a discutere di informazione ebraica e della straordinaria occasione di conoscenza e di diffusione delle informazioni offerta dalla crescita della rete.
Sono soprattutto le minoranze culturali, sociali e religiose che, se si dimostrano capaci di cogliere nuovi spunti e di utilizzare i nuovi
mezzi flessibili ed economici possono diffondere informazione originale e alternativa a beneficio dell’intera collettività. Ma la rete, e in particolare l’influenza dei social network, costituiscono anche un mezzo di pressione sociale e culturale e un fattore di omogeneizzazione che finisce per rendere ancora più monocorde la cultura dominante. Viene messa in gioco la libertà delle coscienze, la libertà di critica e la possibilità di far crescere opzioni e modalità differenti nell’analisi della realtà. Fra opportunità e pericoli, le culture di minoranza sono chiamate a compiere una riflessione che potrebbe rivelarsi determinante per il loro futuro e per il futuro della società plurale.
Fra i relatori: Paolo Salom (Corriere della Sera), Giuseppe Bottura (La Stampa), Simone Spetia (Radio24, il Sole 24 ore), Joshua Foer (autore di “L’arte di ricordare tutto”), Gionata Tedeschi (Accenture), Paolo Prestinari (I-Side), Alberto Giusti (web marketing strategist), Paolo Naso (Università Roma La Sapienza), Maria Immacolata Macioti (Università Roma La Sapienza), Beniamino Pagliaro (Ansa e State of the Net), Luca Maria Negro, (Riforma), Guido Vitale, coordinatore dei dipartimenti Informazione e Cultura dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane.
I lavori sono aperti a tutti gli interessati. Per iscrizioni e informazioni: desk@ucei.it

inFORMAZIONE
Times of Israel racconta la sfida

di Pagine Ebraiche International
“Tutti conoscono il cibo, l’arte e la moda italiana. Pochi però sono a conoscenza della vita ebraica in Italia”. Questa la premessa con cui il Times of Israel, uno dei più apprezzati giornali israeliani, racconta la nuova sfida della comunità ebraica più antica della Diaspora: un notiziario settimanale in lingua inglese per svelare notizie, storie e tradizioni di un mondo che vanta non soltanto un glorioso passato, ma un presente ricco di fascino e un futuro vibrante.
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QUI FERRARA
L'idea dello Stato ebraico

spiegata da Di Cesare e Lerner
"Israele. Terra, ritorno, anarchia di Donatella Di Cesare mette in guardia dall'idolatria della terra”. Questo, secondo il giornalista Gad Lerner, uno dei leitmotiv dell'ultimo libro della professoressa Di Cesare, edito da Bollati Bolinghieri e presentato ieri alla Festa del Libro ebraico di Ferrara dall'autrice assieme a lo stesso Lerner e a Shulim Vogelmann, direttore della casa editrice Giuntina. Superare il concetto di terra, di confini per aprire una nuova visione sul significato di Israele, è la proposta filosofico-politica della Di Cesare. Abbandonare posizioni come quella di “chi si definisce sionista 'senza se e senza ma' perché non fanno che portare a vicoli ciechi”, spiega la filosofa, condividendo sul tema la posizione di Gad Lerner. Il giornalista, nel corso della presentazione, è poi tornato sulle polemiche legate al 25 aprile, ribadendo le sue critiche ai dirigenti delle Comunità ebraiche rispetto all'invito a sfilare - nel giorno della festa della Liberazione - dietro la bandiera della Brigata Ebraica (unità formata da volontari ebrei della Palestina mandataria, giunti in Italia per partecipare alla lotta di Liberazione).
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QUI FERRARA
Cento libri da riscoprire
"Se diciamo che tutti gli animali sono uguali ma alcuni sono più uguali degli altri o se parliamo di una situazione kafkiana il nostro interlocutore sa di cosa stiamo parlando perché sono libri entrati nell'esperienza comune". E su questa base che Piero Dorfles, critico letterario e divulgatore culturale, ha redatto il suo Cento libri che rendono più ricca la nostra vita (Garzanti), presentato ieri assieme al presidente della Fondazione Meis Riccardo Calimani e al direttore di Giuntina Shulim Vogelmann alla Festa del Libro ebraico di Ferrara. Un libro nato dalla richieste del pubblico "che spesso - ha affermato Dorfles - mi domanda quali siano i libri di cui non possiamo fare a meno". I cento libri - più uno, perché alla Metamorfosi di Kafka spetta una posizione particolare - sono un invito a riscoprire grandi titoli della letteratura, a leggere, ad acquisire quell'indispensabile capacità di astrazione e analisi che proprio la lettura permette di raggiungere. Nei cento, come ha spiegato a Pagine Ebraiche, ben sedici libri fanno riferimento all'ebraismo e alla cultura ebraica.
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DOPO I FATTI DEL 25 APRILE
Ebrei, Memoria e Resistenza

Furio Colombo interviene oggi sul Fatto Quotidiano riprendendo le considerazioni svolte sul notiziario quotidiano Pagine Ebraiche 24 dal rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni a proposito di Memoria della Shoah e della Resistenza.

"Vorrei proporre un'impressione e una domanda conseguente. Ho l'impressione che l'attenzione, l'impegno istituzionale e dei media intorno al 25 aprile e alla Resistenza siano progressivamente calati, mentre sono cresciuti quelli intorno al Giorno della Memoria del 27 gennaio. Sono entrambi eventi che ci interessano e ci coinvolgono. Ma che sta succedendo nella società intorno a noi? L'ebreo va ricordato solo come vittima, e la Liberazione dai persecutori (con il nostro contributo) va dimenticata o marginalizzata? In nome di che cosa?".

Riccardo Di Segni, Rabbino Capo di Roma
(Pagine Ebraiche, 27 aprile 2014)

Ho tratto l'affermazione del Rabbino Di Segni da "Pagine Ebraiche", il quotidiano online dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. E ho premesso l'indicazione per Furio Colombo; per non variare l'impaginazione abituale di questa rubrica, ma anche perché una simile frase mi riguarda per forza, come autore e primo firmatario della legge che istituisce in Italia il "Giorno della Memoria': Prima però devo ambientare la riflessione del Rabbino di Roma. La data è il 26 aprile, subito dopo la incomprensibile e assurda contestazione iniziata dai portatori di bandiere palestinesi contro coloro che stavano sfilando per celebrare la Resistenza con le bandiere della Brigata Ebraica. La Brigata Ebraica c'era, nella Resistenza italiana, volontari ebrei che sono morti per la liberazione del nostro Paese. Strano (e ingiusto) che in nessuna località italiana, fra quelle in cui la Brigata Ebraica ha combattuto (soprattutto in Emilia-Romagna), non ci sia una strada o una piazza dedicata a quegli antifascisti ebrei che si sono arruolati da varie parti del mondo (e dalla terra che sarebbe diventata Israele) per combattere, insieme a molti italiani, contro il fascismo. Assurdo che i portatori di bandiere palestinesi abbiano fatto una confusione così grave con la Storia. La loro interpretazione politica di ciò che accade oggi non può negare o cancellare la Storia, la Resistenza, e la Liberazione italiana. Ma l'interpretazione del rabbino Di Segni richiede, io credo, la riflessione che segue. È vero che le celebrazioni del 25 aprile sono diventate gradatamente (ma non dovunque) più prefettizie e meno festa di popolo. Ma ciò si deve a due fenomeni contrapposti però simmetrici. Sotto l'egemonia mediatica berlusconiana, la destra ha scelto di disprezzare il 25 aprile, i governi Berlusconi non lo hanno mai celebrato. Da sinistra si è scelto di parlare quasi sempre, quasi solo di "nazisti" e non di fascisti, di isolare l'Anpi (come la Cgil) casomai sembrasse tutto troppo di sinistra, e hanno raccomandato di non cantare Bella Ciao: In altre parole, le due parti del Paese si sono allontanate dalla Storia. Per il Giorno della Memoria, mi permetto di dire, è accaduto il contrario. La legge definisce per la prima volta la Shoah per quello che è, un delitto italiano. Dunque, non un Paese vittima maltrattato dai tedeschi (certo, lo è stato, a opera dei fascisti di Salò), ma un Paese complice fin dalle leggi razziali del 1938, abbandonato poi nelle mani dei repubblichini e dei tedeschi che hanno cercato di sterminare ebrei e antifascisti. ll Giorno della Memoria non è per le vittime, che ricordano bene, ma per coloro che hanno dimenticato o finto di dimenticare, per coloro che, insieme a Vittorio Emanuele di Savoia hanno detto che, in Italia, "le leggi razziali sono state ben poca cosa". Il Giorno della Memoria "è perché non accada più". Che cosa? il fascismo, il nazismo, il silenzio. Da destra avrebbero voluto buttare dentro la legge foibe e gulag (tragedie comunque non assimilabili alla Shoah) che sono orrori di altri Paesi, per diluire l'effetto del tremendo delitto italiano, anzi per annegarlo in un indistinguibile "male di tutti". Il Giorno della Memoria, invece, invoca la Storia. E le testimonianze non sono di chi fa la vittima, ma di chi ha vinto. Ha vinto un popolo perseguitato in tutta Europa, al di là e al di sopra delle tante feste di Liberazione, al di là e al di sopra dello stesso antifascismo. Il Giorno della Memoria è contro il silenzio, anche religioso, tragico e radicato male italiano.


Furio Colombo

(Il Fatto Quotidiano 30 aprile 2014)
MEDIO ORIENTE
È Israele la grande speranza

dei dissidenti anti-Assad
“Israele è la nostra ultima speranza”. Sono le parole di Kamal Al-Labwani, dissidente siriano che lotta per porre fine al regime di Bashar Al Assad e alla carneficina di una guerra civile che prosegue dimenticata dal mondo. Labwani, che ha trascorso dieci anni nelle prigioni del dittatore, e che in gennaio si è dimesso dalla Coalizione nazionale siriana per protestare contro la scelta di partecipare alla Conferenza di pace sulla Siria di Ginevra, denuncia tutti: i paesi arabi, l’Occidente che non ha aiutato l’opposizione quando le componenti moderate avrebbero potuto fare la differenza, l’indifferenza e l’incompetenza dei rappresentanti della comunità internazionale. “Le proteste contro Assad non erano necessariamente destinate a diventare violente. Lo sono diventate solo dopo che il sistematico e brutale trattamento della popolazione civile” spiega in una approfondita intervista al Times of Israel. Dove, nello svelare molti retroscena diplomatici del conflitto in corso, rompe anche importanti tabù nei confronti dello Stato ebraico, con cui la Siria rimane da decenni formalmente in guerra.
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pilpul
Ticketless - Il motto perfetto
Dopo i piemontesi, questa settimana è la volta dei goriziani a Firenze, o della “turba goriziana”, come il filosofo Carlo Michelstaedter amava definire la cerchia famigliare dei Della Pergola, degli stessi Cassuto che lo accolse studente. Dall’Isonzo all’Arno, questa settimana. Una piccola comunità, quella di Gorizia, s’insedia a Firenze.

Alberto Cavaglion
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Periscopio - Esternazioni
Qualche breve considerazione su alcune recenti esternazioni di tre personaggi pubblici, variamente influenti. a) Non posso che condividere il sentimento di delusione che è stato manifestato da diversi commentatori, e che Adam Smulevich raccoglie sul numero di aprile di Pagine Ebraiche, relativamente alle recenti, infelici espressioni adoperate da papa Francesco il 27 e il 30 marzo scorsi, quando ha ricordato la ‘durezza di cuore’ degli ebrei del tempo di Gesù, la cecità del Sinedrio, l’ipocrisia dei farisei.

Francesco Lucrezi, storico
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Vuoto e vanità
Un paio di settimane fa ho avuto occasione di rileggere il Kohelet. Prima ho preso la traduzione di Rav Dario Disegni, col testo ebraico a fronte (su cui, ahimè, ho competenze quasi nulle); poi, però, mi è tornato in mente un librino del 1970, edizione Einaudi (molto in auge negli anni ’80), con la traduzione di Guido Ceronetti.

Laura Salmon, slavista
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