David
Sciunnach,
rabbino
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“Conterete
per voi stessi sette settimane che siano complete...” (Vaikrà 23, 15).
Su questo verso Rabbì Yehudà Liva figlio di Rabbì Betzalèl, conosciuto
come Maharal di Praga, dice: I figli d’Israele hanno ricevuto il
comando di contare ogni anno 49 giorni, dal giorno in cui veniva
offerto il manipolo d’orzo sino al giorno in cui è stata donata la
Torà. Questo per insegnarci che nella vita quotidiana è necessario
abbinare “la farina e la Torà” (con il termine farina i Maestri
intendono il lavoro quotidiano e le necessità materiali e con il
termine Torà s’intende l’osservanza dei precetti e lo studio della
Torà. Questo concetto è stato espresso sinteticamente da Rabbì El’azàr
ben Azarià - Avòt 3, 23). “Se non c’è farina non c’è Torà e se non c’è
Torà non c’è farina”.
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David
Assael,
ricercatore
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Commentato
a più riprese l’infame post di Beppe Grillo, coerenza vuole che si
riservi analogo trattamento alle altrettanto squallide parole di Silvio
Berlusconi. Dobbiamo amaramente constatare che si è al punto in cui,
per sanzionare il fiscal compact, non si disdegna di tirare in ballo la
Shoah e per criticare la politica della Merkel si mette un popolo
europeo contro l’altro, oltretutto sabotando lo sforzo di creazione di
una memoria condivisa.
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ROMA
- Si parlerà di cantico dei cantici nel quarto e conclusivo evento del
festival I suoni dello spirito in programma questa sera, a partire
dalle 21, nella chiesa di Sant'Agnese a Piazza Navona. Tra i vari
momenti che animeranno la serata la cantillazione del testo poetico in
ebraico con protagonista l'attore Olek Mincer.
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La sfida della memoria
tra Shoah e Resistenza
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“Ebrei,
Memoria e Resistenza”. Furio Colombo, sul Fatto Quotidiano, riprende
l’intervento del rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni pubblicato su
Pagine Ebraiche 24 per riflettere sul rapporto tra l’anniversario della
Liberazione e il Giorno della Memoria. “Ho l’impressione che
l’attenzione, l’impegno istituzionale e dei media intorno al 25 aprile
e alla Resistenza siano progressivamente calati, mentre sono cresciuti
quelli intorno al Giorno della Memoria del 27 gennaio. Sono entrambi
eventi che ci interessano e ci coinvolgono. Ma che sta succedendo nella
società intorno a noi? L’ebreo va ricordato solo come vittima, e la
Liberazione dai persecutori (con il nostro contributo) va dimenticata o
marginalizzata? In nome di che cosa?” si chiede rav Di Segni.
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L'INTERVENTO DEL PRESIDENTE UCEI
Shoah, gli ebrei italiani rifiutano le strumentalità elettorali
Il
presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna
ha dichiarato: “Gli ebrei italiani assistono con sgomento e
preoccupazione a una campagna elettorale in cui ripetutamente si
evocano simbologie, fatti e personaggi di un passato terrificante per
lanciare messaggi subliminali e denigrare avversari, nella illusoria
speranza di raccogliere facili consensi fra un elettorato che in realtà
è molto più maturo di quanto non si ritenga. È una deriva che si
rinnova di giorno in giorno attraverso insopportabili provocazioni di
fronte alle quali non possiamo tacere. Ci appelliamo alla
responsabilità di tutte le forze politiche e dei loro rappresentanti
affinché si astengano dall’utilizzare riferimenti e paragoni fuori
luogo, dal deformare grottescamente la Shoah, tragedia incomparabile
con la realtà presente, e dall’offendere non solo le vittime di
quell’immane abisso di barbarie, ma la dignità e l’intelligenza di
tutto il Paese”.
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I 99 ANNI DEL RABBINO EMERITO
Rav Toaff, l'abbraccio di Roma
In
centinaia sotto il balcone di rav Elio Toaff, il rabbino emerito di
Roma che oggi compie 99 anni. Un'ondata di affetto travolgente che ha
visto raccogliersi in piazza molte anime della Comunità ebraica
capitolina e i ragazzi delle scuole fino ai più piccoli degli asili
(che portano il suo nome). "Yom Uledet Sameach" ("Buon Compleanno")
hanno scandito in coro i presenti rivolti al rabbino, affacciatosi per
l'occasione dal suo appartamento antistante la sinagoga. Con il
presidente della Comunità ebraica Riccardo Pacifici, che ne ha
sottolineato il ruolo di grande protagonista della ricostruzione
post-bellica, numerosi gli esponenti del Consiglio che hanno
partecipato all'iniziativa, conclusasi con il taglio di una torta dalle
dimensioni extralarge e con sopra scritto "Mazal tov rav Toaff". Nelle
scorse ore il rav ha inoltre ricevuto un messaggio di felicitazioni
dal presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo
Gattegna, che lo ha ringraziato a nome di tutti gli ebrei italiani per
aver insegnato a più generazioni "l'orgoglio di essere ebrei e
l'importanza di vivere questa identità in un dialogo costruttivo e
positivo con tutta la società".
A Pagine Ebraiche, in una delle ultime interviste concesse, il rabbino
emerito ripercorre assieme a Guido Vitale i momenti salienti della sua
vita e lancia un importante messaggio per il futuro: "Non sono tempi
facili, si sentono tante storie di gente che soffre, che non riesce a
mantenere un equilibrio all’interno della propria famiglia, che non
riesce a dominare i propri istinti. O anche che ha solo bisogno di un
consiglio amichevole e di una benedizione. Il mio consiglio è di avere
coraggio. Ma soprattutto di non perdere mai l’occasione di impegnarsi
nelle due attività che ci fanno essere noi stessi. Aiutare gli altri e
studiare".
Clicca qui per leggere l'intervista.
(Nell'immagine in alto il rabbino Toaff saluta la folla. Nella foto
piccola pochi istanti prima della festa assieme ai figli Miriam e
Gadiel e a suo genero Sergio Della Pergola).
Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked
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QUI TORINo - jnet
Il veleno della demenza digitale
Torna,
a partire dal prossimo lunedì, “The Jewish State of the Net”, il
seminario dedicato alla presenza ebraica nel mondo della rete e dei
social network che la redazione di Pagine Ebraiche organizza a Torino.
Il tema di quest’anno, “Le minoranze, le opportunità della rete e le
minacce della demenza digitale”, ha incontrato un tale interesse che
l’Ordine dei Giornalisti del Piemonte ha deciso di dare il suo
patrocinio all’iniziativa, così come la Comunità ebraica, che ospita la
sessione che si terrà martedì mattina. Lunedì invece i lavori si
apriranno al Circolo dei Lettori per iniziare a discutere di
informazione ebraica e della straordinaria occasione di conoscenza e di
diffusione delle informazioni offerta dalla crescita della rete.
Sono soprattutto le minoranze culturali, sociali e religiose che, se si
dimostrano capaci di cogliere nuovi spunti e di utilizzare i nuovi mezzi
flessibili ed economici possono diffondere informazione originale e
alternativa a beneficio dell’intera collettività. Ma la rete, e in
particolare l’influenza dei social network, costituiscono anche un
mezzo di pressione sociale e culturale e un fattore di omogeneizzazione
che finisce per rendere ancora più monocorde la cultura dominante.
Viene messa in gioco la libertà delle coscienze, la libertà di critica
e la possibilità di far crescere opzioni e modalità differenti
nell’analisi della realtà. Fra opportunità e pericoli, le culture di
minoranza sono chiamate a compiere una riflessione che potrebbe
rivelarsi determinante per il loro futuro e per il futuro della società
plurale.
Fra
i relatori: Paolo Salom (Corriere della Sera), Giuseppe Bottura (La
Stampa), Simone Spetia (Radio24, il Sole 24 ore), Joshua Foer (autore
di “L’arte di ricordare tutto”), Gionata Tedeschi (Accenture), Paolo
Prestinari (I-Side), Alberto Giusti (web marketing strategist), Paolo
Naso (Università Roma La Sapienza), Maria Immacolata Macioti
(Università Roma La Sapienza), Beniamino Pagliaro (Ansa e State of the
Net), Luca Maria Negro, (Riforma), Guido Vitale, coordinatore dei
dipartimenti Informazione e Cultura dell’Unione delle Comunità Ebraiche
Italiane.
I lavori sono aperti a tutti gli interessati. Per iscrizioni e informazioni: desk@ucei.it
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QUI FERRARA L'idea dello Stato ebraico
spiegata da Di Cesare e Lerner "Israele.
Terra, ritorno, anarchia di Donatella Di Cesare mette in guardia
dall'idolatria della terra”. Questo, secondo il giornalista Gad Lerner,
uno dei leitmotiv dell'ultimo libro della professoressa Di Cesare,
edito da Bollati Bolinghieri e presentato ieri alla Festa del Libro
ebraico di Ferrara dall'autrice assieme a lo stesso Lerner e a Shulim
Vogelmann, direttore della casa editrice Giuntina. Superare il concetto
di terra, di confini per aprire una nuova visione sul significato di
Israele, è la proposta filosofico-politica della Di Cesare. Abbandonare
posizioni come quella di “chi si definisce sionista 'senza se e senza
ma' perché non fanno che portare a vicoli ciechi”, spiega la filosofa,
condividendo sul tema la posizione di Gad Lerner. Il giornalista, nel
corso della presentazione, è poi tornato sulle polemiche legate al 25
aprile, ribadendo le sue critiche ai dirigenti delle Comunità ebraiche
rispetto all'invito a sfilare - nel giorno della festa della
Liberazione - dietro la bandiera della Brigata Ebraica (unità formata
da volontari ebrei della Palestina mandataria, giunti in Italia per
partecipare alla lotta di Liberazione).
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DOPO I FATTI DEL 25 APRILE
Ebrei, Memoria e Resistenza
Furio
Colombo interviene oggi sul Fatto Quotidiano riprendendo le
considerazioni svolte sul notiziario quotidiano Pagine Ebraiche 24 dal
rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni a proposito di Memoria della
Shoah e della Resistenza.
"Vorrei
proporre un'impressione e una domanda conseguente. Ho l'impressione che
l'attenzione, l'impegno istituzionale e dei media intorno al 25 aprile
e alla Resistenza siano progressivamente calati, mentre sono cresciuti
quelli intorno al Giorno della Memoria del 27 gennaio. Sono entrambi
eventi che ci interessano e ci coinvolgono. Ma che sta succedendo nella
società intorno a noi? L'ebreo va ricordato solo come vittima, e la
Liberazione dai persecutori (con il nostro contributo) va dimenticata o
marginalizzata? In nome di che cosa?".
Riccardo Di Segni, Rabbino Capo di Roma
(Pagine Ebraiche, 27 aprile 2014)
Ho tratto l'affermazione del Rabbino Di Segni da "Pagine Ebraiche", il
quotidiano online dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. E ho
premesso l'indicazione per Furio Colombo; per non variare
l'impaginazione abituale di questa rubrica, ma anche perché una simile
frase mi riguarda per forza, come autore e primo firmatario della legge
che istituisce in Italia il "Giorno della Memoria': Prima però devo
ambientare la riflessione del Rabbino di Roma. La data è il 26 aprile,
subito dopo la incomprensibile e assurda contestazione iniziata dai
portatori di bandiere palestinesi contro coloro che stavano sfilando
per celebrare la Resistenza con le bandiere della Brigata Ebraica. La
Brigata Ebraica c'era, nella Resistenza italiana, volontari ebrei che
sono morti per la liberazione del nostro Paese. Strano (e ingiusto) che
in nessuna località italiana, fra quelle in cui la Brigata Ebraica ha
combattuto (soprattutto in Emilia-Romagna), non ci sia una strada o una
piazza dedicata a quegli antifascisti ebrei che si sono arruolati da
varie parti del mondo (e dalla terra che sarebbe diventata Israele) per
combattere, insieme a molti italiani, contro il fascismo. Assurdo che i
portatori di bandiere palestinesi abbiano fatto una confusione così
grave con la Storia. La loro interpretazione politica di ciò che accade
oggi non può negare o cancellare la Storia, la Resistenza, e la
Liberazione italiana. Ma l'interpretazione del rabbino Di Segni
richiede, io credo, la riflessione che segue. È vero che le
celebrazioni del 25 aprile sono diventate gradatamente (ma non
dovunque) più prefettizie e meno festa di popolo. Ma ciò si deve a due
fenomeni contrapposti però simmetrici. Sotto l'egemonia mediatica
berlusconiana, la destra ha scelto di disprezzare il 25 aprile, i
governi Berlusconi non lo hanno mai celebrato. Da sinistra si è scelto
di parlare quasi sempre, quasi solo di "nazisti" e non di fascisti, di
isolare l'Anpi (come la Cgil) casomai sembrasse tutto troppo di
sinistra, e hanno raccomandato di non cantare Bella Ciao: In altre
parole, le due parti del Paese si sono allontanate dalla Storia. Per il
Giorno della Memoria, mi permetto di dire, è accaduto il contrario. La
legge definisce per la prima volta la Shoah per quello che è, un
delitto italiano. Dunque, non un Paese vittima maltrattato dai tedeschi
(certo, lo è stato, a opera dei fascisti di Salò), ma un Paese complice
fin dalle leggi razziali del 1938, abbandonato poi nelle mani dei
repubblichini e dei tedeschi che hanno cercato di sterminare ebrei e
antifascisti. ll Giorno della Memoria non è per le vittime, che
ricordano bene, ma per coloro che hanno dimenticato o finto di
dimenticare, per coloro che, insieme a Vittorio Emanuele di Savoia
hanno detto che, in Italia, "le leggi razziali sono state ben poca
cosa". Il Giorno della Memoria "è perché non accada più". Che cosa? il
fascismo, il nazismo, il silenzio. Da destra avrebbero voluto buttare
dentro la legge foibe e gulag (tragedie comunque non assimilabili alla
Shoah) che sono orrori di altri Paesi, per diluire l'effetto del
tremendo delitto italiano, anzi per annegarlo in un indistinguibile
"male di tutti". Il Giorno della Memoria, invece, invoca la Storia. E
le testimonianze non sono di chi fa la vittima, ma di chi ha vinto. Ha
vinto un popolo perseguitato in tutta Europa, al di là e al di sopra
delle tante feste di Liberazione, al di là e al di sopra dello stesso
antifascismo. Il Giorno della Memoria è contro il silenzio, anche
religioso, tragico e radicato male italiano.
Furio Colombo
(Il Fatto Quotidiano 30 aprile 2014)
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Ticketless
- Il motto perfetto
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Dopo
i piemontesi, questa settimana è la volta dei goriziani a Firenze, o
della “turba goriziana”, come il filosofo Carlo Michelstaedter amava
definire la cerchia famigliare dei Della Pergola, degli stessi Cassuto
che lo accolse studente. Dall’Isonzo all’Arno, questa settimana. Una
piccola comunità, quella di Gorizia, s’insedia a Firenze.
Alberto Cavaglion
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Periscopio
- Esternazioni
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Qualche
breve considerazione su alcune recenti esternazioni di tre personaggi
pubblici, variamente influenti. a) Non posso che condividere il
sentimento di delusione che è stato manifestato da diversi
commentatori, e che Adam Smulevich raccoglie sul numero di aprile di
Pagine Ebraiche, relativamente alle recenti, infelici espressioni
adoperate da papa Francesco il 27 e il 30 marzo scorsi, quando ha
ricordato la ‘durezza di cuore’ degli ebrei del tempo di Gesù, la
cecità del Sinedrio, l’ipocrisia dei farisei.
Francesco Lucrezi, storico
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Vuoto e vanità
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Un
paio di settimane fa ho avuto occasione di rileggere il Kohelet. Prima
ho preso la traduzione di Rav Dario Disegni, col testo ebraico a fronte
(su cui, ahimè, ho competenze quasi nulle); poi, però, mi è tornato in
mente un librino del 1970, edizione Einaudi (molto in auge negli anni
’80), con la traduzione di Guido Ceronetti.
Laura Salmon, slavista
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