Pierpaolo Pinhas Punturello, rabbino
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Poche
parole quelle mie oggi. Poche parole perché sto ancora provando a
capire, a decifrare, a mettere in ordine cronologicamente il concetto
di “amico degli ebrei”. Sono certo che in Egitto non ci fossero amici
degli ebrei, così come non c'erano in Babilonia o Persia o in epoche
più recenti durante i pogrom russi. Gli amici degli ebrei nascono
insieme all'Emancipazione, insieme all'acquisizione dei nostri diritti
civili. Gli amici degli ebrei sono coloro che abbiamo incontrato nei
salotti sociali e culturali d'Europa dalla fine del 1800 in poi. Ed
oggi sono coloro che incontriamo mentre delegittimano l'esistenza dello
Stato di Israele con la stessa eleganza con la quale accolsero le leggi
razzisti nazifasciste. Una bella storia d'amicizia della quale farei
volentieri a meno. Cerco invece nemici sinceri con i quali costruire un
mondo migliore, è possibile?
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Gadi
Luzzatto
Voghera,
storico
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Nei
giorni in cui voteremo per le elezioni europee, papa Bergoglio
effettuerà la sua visita in Giordania-Palestina-Israele, pensata come
ricordo del viaggio effettuato da Paolo VI nel 1964, cinquant’anni fa.
Ci sono molte questioni all’ordine del giorno che verranno toccate nel
corso di una visita che si preannuncia carica di aspettative:
naturalmente il conflitto fra Israeliani e Palestinesi in primis, ma
anche la situazione dei cristiani in Medioriente, il disastro siriano,
le relazioni fra Vaticano e Israele. Com’è noto, papa Francesco si farà
accompagnare dal rabbino Abraham Skorka e da Omar Abboud, due
protagonisti del dialogo interreligioso che ha caratterizzato il lavoro
di Bergoglio come cardinale a Buenos Aires. Non sarebbe male se il buon
senso e la franchezza che hanno segnato il primo anno di questo
pontificato riuscissero a far breccia nella travagliata realtà
mediorientale, suggerendo alle leadership in conflitto di intraprendere
un percorso maggiormente incentrato sul dialogo e sulla comprensione
reciproca. Certo non ci si può aspettare che le espressioni di generico
appello alla pace (che sicuramente abbonderanno) bastino da sole a
cambiare il corso della storia.
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MILANO
- Domenica 18 presso presso la sede della Società Umanitaria, dalle 10
alle 17: grande festa di Yom Ha’azmaut, organizzata dagli Amici di
Israele e dall’Ufficio del Turismo israeliano, con la partecipazione
dei Movimenti Giovanili Ebraici.
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Kasherut e solidarietà |
Il
marchio unico nazionale di certificazione della Kasherut è oggetto di
un articolo su Agrisole, il settimanale che gli esperti del Sole24 Ore
dedicano alle aziende e agli operatori del campo agroalimentare. Viene
spiegato il progetto in corso, che vede l’Unione delle Comunità
Ebraiche Italiane e il ministero per lo Sviluppo Economico collaborare
per lo sviluppo e il riconoscimento della certificazione nazionale,
pensando sia a una maggiore diffusione dei prodotti kasher in Italia
che alla promozione del kosher italiano sul mercato estero. Il titolo
dell’incontro organizzato da Pagine Ebraiche a Cibus era “Kosher, il
cibo dal cielo alla terra e la via ebraica all’alimentazione” e
raccontando della tavola rotonda svoltasi durante la grande fiera
internazionale dell’alimentare svoltasi a Parma nei primi giorni di
maggio, Agrisole cita Jacqueline Fellus, consigliere e componente della
giunta dell’UCEI e assessore delegato allo sviluppo del progetto che ha
spiegato a Parma come “nelle aziende italiane sta crescendo la
consapevolezza della strategicità di questo progetto e dei benefici che
potrebbero derivarne”. Citate anche le parole di Giorgio Yehuda
Giavarini, presidente della comunità ebraica di Parma, dove “i piccoli
numeri non consentono lo sviluppo di un mercato di prodotti kosher” e
Patrizia Giarratana, del ministero dello Sviluppo Economico, ha
riferito che obiettivo del Mise non è solo la promozione e
l’internazionalizzazione degli scambi, ma viene data attenzione anche
alla possibilità di “favorire una maggiore integrazione e conoscenza,
che avrebbe nel cibo un formidabile catalizzatore”.
Il Colosseo è stato spento alle 21 esatte, e la fiaccolata di ieri
sera, organizzata in parallelo dalla Comunità ebraica romana e dalla
comunità di Sant’Egidio in segno di solidarietà con i cristiani vittime
di persecuzioni, è stata occasione anche per chiedere la libertà delle
studentesse rapite in Nigeria. Sull’edizione romana del Corriere della
sera Paolo Brogi riporta il messaggio di rav Riccardo Di Segni, che ha
ricordato come “Ci ritroviamo qui dopo duemila anni per dire no
all’indifferenza”. Numerose le personalità presenti, e il presidente
della Comunità ebraica romana, citato anche nell’articolo di Paolo
Conti per la stessa testata, ha ricordato come “Da Roma partono
messaggi importanti, qui il popolo ebraico ha ritrovato libertà e
rispetto. Abbiamo pensato che era giunto il momento di richiamare
l’attenzione.”
Sull’Osservatore Romano viene riportata la nomina del nuovo presidente
dell’Assemblea rabbinica italiana (Ari). Rav Giuseppo Momigliano,
rabbino capo di Genova ha definito la sua elezione “un importante segno
di attenzione per le piccole comunità”. Come riportato sul portale
dell’ebraismo italiano www.moked.it rav Momigliano ha dichiarato “Ci
accingiamo a impostare un lavoro che dovrà essere svolto in modo
collegiale ben consapevoli della complessità e della delicatezza del
momento. Sono numerosi infatti gli ambiti in cui dovremo agire sia in
ambito comunitario che nel rapporto con le diverse istituzioni. Ne
abbiamo discusso intensamente anche in questa prima riunione”.
L’episodio intimidatorio a tinte omofobe che ha sfregiato la facciata
della Chiesa Valdese di Roma ha suscitato reazioni immediate e
fermissime. Il presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane
Renzo Gattegna (Repubblica Roma) ha denunciato il gesto come “Un fatto
grave che deve suonare come un campanello d’allarme”, sottolineando che
“Chi lancia messaggi di odio sui muri delle nostre città sappia che le
sue speranze sono vane e che non ci faremo mai intimorire”. Le parole
di solidarietà espresse dal presidente della Comunità romana Riccardo
Pacifici sono state riprese invece dall’edizione locale del Corriere
della Sera: “Quando si imbrattano i luoghi di culto, si imbrattano i
luoghi di noi tutti.
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qui roma - sOLIDarietà e dialogo
"Sfregio alla chiesa valdese,
campanello d'allarme per tutti"
Solidarietà
trasversale alla comunità valdese romana, colpita dallo sfregio della
facciata del proprio tempio di piazza Cavour con scritte razziste e
omofobe. A levarsi con forza è anche la voce del mondo ebraico con
dichiarazioni riportate sui dorsi romani di Repubblica e Corriere della
sera. "Si tratta di un fatto grave che deve suonare come un campanello
d'allarme e che colpisce la coscienza di ogni cittadino che abbia a
cuore i valori dell'inclusione, del rispetto e della tolleranza",
afferma il presidente UCEI Renzo Gattegna nel portare la solidarietà di
tutti gli ebrei italiani. "Chi colpisce le minoranze, chi imbratta i
luoghi di culto, chi lancia messaggi di odio sui muri delle nostre
città - afferma ancora il presidente UCEI - sappia che le sue speranze
sono vane e che non ci faremo mai intimorire". Ad intervenire anche il
presidente della Comunità ebraica di Roma Riccardo Pacifici. “Quando si
imbrattano i luoghi di culto - le sue parole - si imbrattano i luoghi
di noi tutti. Vedere sui muri di Roma disegnate delle svastiche è
inoltre un atto inaccettabile per credenti e non, tanto più in una
giornata come oggi (ieri, ndr) in cui andremo a spegnere le luci del
Colosseo proprio per alzare la voce contro chi utilizza la religione
per compiere atti atti di violenza".
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QUI MILANO - SPORT
Basket, biancoazzurro e gialloblu
Il
biancoazzurro delle bandiere israeliane, il gialloblu della squadra,
canti, cori, una gran festa. I tifosi del Maccabi Tel Aviv sono
sbarcati a Milano per il Final Four, la competizione tra i quattro team
finalisti che assegnerà questo fine settimana il titolo di campioni
d'Europa. Da Piazza del Duomo a Corso Vercelli un ritrovo allegro e
colorato che ha riempito di ebraico e voglia di basket le vie
cittadine. Oltre al Maccabi in campo Cska, Barcellona e Real Madrid. Ma
si sa, agli israeliani piace gioiosamente distinguersi. L'Eurolega del
tifo l'hanno già vinta loro.
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Internazionalisti e influenti |
“La
loro visione del mondo è collettivista, internazionalista,
universalista e terzomondista”, “Dominano su tutti i media. Sono
presenti nelle istituzioni benefiche, nei gruppi di pressione, nelle
campagne sui network”, “Sono premi Nobel, autori di bestseller,
blasonati accademici, direttori di agenzie umanitarie, ministri di
avanzate socialdemocrazie”. Si parla naturalmente di ebrei. Queste
parole non vengono dalla Difesa della razza o da un antisemita di oggi,
ma da un amico di Israele indignato contro gli ebrei che secondo lui
non sostengono lo stato ebraico con sufficiente calore. A quanto pare
al giorno d’oggi non è facile distinguere gli amici dai nemici, e forse
non lo è mai stato. Ma perché gli amici degli ebrei e di Israele
sentono la necessità di utilizzare il linguaggio e gli stereotipi degli
antisemiti?
Anna Segre, insegnante
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Editoria, l'enigma digitale |
Nessuno
ha una chiara idea su quanto l'editoria digitale, e così il mondo
virtuale, potrà stravolgere o altrimenti migliorare il modo di leggere
e la centralità dei testi nella cultura “occidentale”, o come altri
affermano se il libro elettronico sia soltanto una delle mode del
momento. Dal mio punto di vista, dubito comunque che la carta in futuro
venga irrevocabilmente sostituita da grigi ed impersonali dispositivi
elettronici, come Tablet ed E-Readers. Come gli orologi a lancette non
sono stati abbandonati dopo l'introduzione di quelli digitali o come le
motociclette non hanno mai preso il posto delle biciclette, non credo
neanche che presto i libri cartacei diverranno una rarità per
collezionisti e bibliofili.
Francesco Moises Bassano
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Qualcosa in cui sperare |
Sono
sul taxi che mi conduce al prossimo convegno. Questa volta sarò ad
Amman per un incontro della Federazione mondiale di donne per la pace.
Leggo i questionari compilati dai ragazzi dopo l’ultimo incontro
trilaterale a Neve Shalom, dove si à rappresentato lo spettacolo
“Beresheet” e sessanta ragazzi Giordani, Palestinesi e Israeliani hanno
partecipato a workshops di educazione al dialogo. Venivano da Haifa, da
Natania, da una Scuola al confine con Gaza, da Amman, da Ramallah e da
Gerusalemme est.
Edna Angelica Calò Livne
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Realismo o idealismo? |
Il
mio taccuino ha preso tanti appunti questa settimana in compagnia di
Clive Lawton, uno degli educatori più coinvolgenti e brillanti del
mondo ebraico. Con lui è come stare a teatro e discutere di come
mettere in scena dei mondi possibili.
Ilana Bahbout
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