David
Sciunnach,
rabbino
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“Parlò l’Eterno a Moshè nel deserto di Sinai
...” (Bemidbàr 1, 1) Ci fa notare il grande Maestro Rabbì Chayìm Yosèf
David Azulai, conosciuto con il suo acronimo come Chiddà, che la
ghematrià - il valore numerico, delle parole “Bemidbàr Sinai”, hanno lo
stesso valore della parola “Shalom” - pace, cioè 378.
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David
Assael,
ricercatore
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Domenica si vota per le elezioni europee,
che, per molti versi, si annunciano decisive. Le forze politiche sono
intente a distinguersi l’una dall’altra, per rastrellare qualche
consenso. Particolarmente affollata è l’area euroscettica, dove, solo
per citare l’Italia, la fantasia dei contendenti si è sbizzarrita. In
sequenza abbiamo: la Lega Nord dichiaratamente anti-euro, il M5S
euroalternativo (la grande idea di creare un euro del Sud con le
superpotenze economiche Italia, Grecia e Portogallo), Fratelli d’Italia
per un’uscita controllata dalla moneta unica (come se il controllato
possa avere influenza sui controllori), la Lista Tzipras, primo
esperimento al mondo di un candidato in un Paese straniero, sostiene la
necessità di rivedere i trattati, in strabiliante sintonia con Forza
Italia. Insomma, tutti alla ricerca dei pochi buchi liberi. Sembra come
il paradosso di Zenone: Achille non raggiunge mai la tartaruga perché
c’è sempre uno spazio in mezzo.
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"Shoah, rigettiamo paragoni fuori luogo" |
"Gli ebrei italiani assistono con sgomento e
preoccupazione a una campagna elettorale in cui ripetutamente si
evocano simbologie, fatti e personaggi di un passato terrificante per
lanciare messaggi subliminali e denigrare avversari, nella illusoria
speranza di raccogliere facili consensi fra un elettorato che in realtà
è molto più maturo di quanto non si ritenga”. Così è intervenuto il
presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna.
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L’antico Ghetto si colora di arte e musica
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“Una serata per partecipare a un connubio
tra musica, arte contemporanea e danza, e vivere un’esperienza
multisensoriale sinergica”. Così Repubblica Roma descrive la
manifestazione, a cura di Vasco Barbieri e Marta NoOne, che si terrà
stasera nel quartiere ebraico della Capitale nelle sei gallerie
appartenenti all’Associazione ArtuGhet.
Sulle pagine dello stesso quotidiano, la notizia della richiesta di
rinvio a giudizio per le minacce rivolte al presidente della Comunità
Riccardo Pacifici dai leader del movimento di estrema destra Milizia.
Nel pomeriggio, appuntamento alla Biblioteca universitaria di Genova
per “Dibbuk e altre apparizioni nell’immaginario ebraico moderno”
nell’ambito del ciclo di incontri “Temi e immagini del pensiero
ebraico” promosso tra gli altri dall’Unione delle Comunità Ebraiche
Italiane, dalla Comunità e dal Centro Culturale Primo Levi del
capoluogo ligure (Secolo XIX).
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qui
roma
Sistina,
svelato il segreto ebraico
Uno sguardo diverso su uno dei capolavori
simbolo del patrimonio artistico italiano. L'ultima opera dello storico
dell'arte Giovani Careri, direttore del Centro di storia e teoria delle
arti di Parigi (CEHTA), “La torpeur des Ancêtres. Juifs et chrétiens
dans la chapelle Sixtine” (Editions EHESS 2013) apre una riflessione
profonda sul significato della rappresentazione della figura dell'ebreo
nella Cappella Sistina. E su questo tema si è soffermato ieri lo stesso
Careri, in occasione della presentazione del suo libro all'Accademia di
Francia di Roma. “Gli ebrei servono ai cristiani per raccontare le
proprie origini, la propria storia e il proprio destino”, ricordava lo
storico dell'arte nell'intervista pubblicata da Pagine Ebraiche sul
numero di maggio. Un concetto ribadito ieri e ampliato attraverso il
confronto con Micol Forti, direttrice della Collezione d'Arte
Contemporanea dei Musei Vaticani, Gaetano Lettieri, docente di
Storia delle Dottrine Teologiche e Storia del Cristianesimo a La
Sapienza e Pietro Montani, docente di Estetica alla Sapienza. A fare
gli onori di casa l direttore dell’Accademia Éric de Chassey.
Affaticati,
malinconici, ripresi nei momenti della vita privata e domestica: donne
in gravidanza, madri che allattano i figli, anziani stanchi e
appesantiti nel pensiero e nelle membra, lavoratori di mestieri
vincolati alla sussistenza quotidiana. Sono gli ebrei della Cappella
Sistina, in Vaticano, testimoni nell’intenzione ideologica della Chiesa
della corporeità e della condizione più terrena e meno alta possibile,
tanto lontani dal grande progetto escatologico della storia cristiana,
quanto necessari a definirne i confini e spiegarne l'incompiutezza. È
questa la nuova interpretazione della grande opera di Michelangelo
Buonarroti presentata dallo storico dell’arte romano Giovanni Careri,
direttore di studi presso l'École des Hautes Études en Sciences
Sociales (EHESS) e del Centre d’Histoire et de Théorie des Arts di
Parigi, nel suo volume La Torpeur des Ancêtres. Juifs et chrétiens dans
la chapelle Sixtine, uscito per le edizioni EHESS e non ancora tradotto
in lingua italiana. Incontrato nel corso di un suo breve soggiorno di
studio a Venezia, il professor Careri ha messo in luce i punti cardine
della sua teoria, “non tanto legata alle fonti scritte, quanto
piuttosto a ciò che è possibile trarre dall'osservazione delle
immagini”, come egli stesso ha spiegato. Tale lettura iconologica è
stata possibile solo in seguito al restauro degli affreschi della
Cappella, iniziato negli anni Ottanta, che ha consentito una migliore
visibilità delle singole pitture.
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lotta
all'antisemitismo
Francia,
in fuga dall'odio
Secondo
un sondaggio lanciato on-line da Siona, un'organizzazione ebraica con
sede a Parigi, il 75 per cento degli ebrei francesi sta prendendo in
considerazione di lasciare la Francia. Dati da usare con cautela ma che
riflettono una situazione, quella dell'ebraismo transalpino, da tempo
sotto pressione. L'allarme antisemita è, infatti, cresciuto negli
ultimi anni, con esplosioni di violenza particolarmente gravi - torna
alla mente il tragico episodio di Tolosa di due anni fa - che hanno
scosso le comunità ebraiche d'Oltralpe. Su 3833 intervistati, che hanno
risposto al questionario online, due terzi (il 74,2 per cento) si è
detto intenzionato a lasciare la Francia e di questi il 30 per cento ha
motivato la scelta indicando l'antisemitismo come motivazione.
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intervento
di rav di segni e riccardo pacifici
Da
Bergoglio al voto europeo
Da
una parte l'appuntamento con le elezioni che cambieranno volto alle
istituzioni europee, dall'altra la visita di papa Bergoglio in Medio
Oriente e i possibili riflessi di questo evento nel dialogo
interreligioso. Un duplice fronte informativo aperto in occasione della
conferenza stampa convocata nella sede dell'Associazione stampa estera
dal presidente della Comunità ebraica di Roma Riccardo Pacifici e dal
rabbino capo Riccardo Di Segni. A moderare gli interventi il
corrispondente della radio israeliana Yossi Bar.
Nel sottolineare la “relativa facilità di comunicazione” che vi sarebbe
con il Vaticano, il rav Di Segni ha riferito di una recente telefonata
del papa per chiarire parte delle preoccupazioni emerse sulla stampa
ebraica a seguito di alcune pubbliche uscite di Bergoglio che avevano
fatto emergere non poche perplessità per il futuro del dialogo. “Le
predicazioni del papa, attingendo a testi scritti in un periodo
particolarmente problematico – ha spiegato Di Segni – possono avere
l'effetto di prestarsi a semplificazioni che, se non spiegate in modo
corretto, hanno il risultato mediatico di generare insofferenza verso
la cultura e il mondo ebraico. Consapevole di questa situazione, mi
sono fatto portatore di una richiesta di chiarimento. Il papa mi ha
chiamato e così ci siamo scambiati due opinioni sull'argomento”.
Per quanto concerne il voto europeo Pacifici ha affermato come sia
forte, nel mondo ebraico, sia la preoccupazione per il rischio di una
sommatoria complessiva dei risultati delle destre xenofobe e razziste
tale da portare alla costituzione di un terzo blocco alternativo ai
gruppi popolare e socialista con possibili influenze sui meccanismi
interni all'Unione. Nello specifico della campagna elettorale italiana
ha quindi denunciato l'utilizzo improprio del tema della Memoria,
spiegando come l'attuale silenzio della leadership ebraica in merito
sia frutto di una decisione consapevole motivata dalla volontà di non
farsi strumentalizzare nell'agone politico. “Dopo che saranno noti i
risultati del voto, torneremo a parlare” ha annunciato Pacifici.
Ha invece espresso chiaramente la propria posizione il presidente della
Comunità ebraica di Milano Walker Meghnagi. Intervistato dal quotidiano
Il Giornale sulle affermazioni di Beppe Grillo, ha infatti commentato:
“Dalla vivisezione del cane di Silvio Berlusconi a Hitler, io credo che
dobbiamo arginarlo, fermarlo. Così è nato anche il fascismo”. Meghnagi
ha poi raccontato di avere paura, “paura fisica dell'investimento sulla
rabbia che sta facendo Grillo come mai prima mi era capitato”. Secondo
il presidente degli ebrei milanesi la rabbia avrebbe due possibili
esiti: cambiamento democratico o distruzione della democrazia. E in
questa prospettiva “Grillo guida la seconda ipotesi”.
Adam Smulevich
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QUI
MACERATA
La
Shoah e i Giusti, una lezione
Tanti
spunti, molte sollecitazioni sul tema della Memoria ad animare le due
giornate di studi svoltesi presso l'Università degli Studi di Macerata
in occasione del 50esimo anniversario dell'istituzione della ex facoltà
di Lettere e Filosofia, oggi dipartimento di studi umanistici
dell'ateneo marchigiano. Punto di riferimento dell'evento, organizzato
sotto la responsabilità scientifica della professoressa Clara Ferranti,
la mostra “Chi salva una vita salva un mondo intero. La Shoah, Israele
e i Giusti tra le Nazioni” curata da Paolo Coen, anima della Rete
Universitaria per il Giorno della Memoria, e già esposta nella
residenza privata dell'ambasciatore d'Israele in Italia Naor Gilon
oltre che presso l'Università di Bologna, l'Università della Calabria e
il Museo della memoria a Ferramonti di Tarsia. Attorno alla mostra sono
ruotate varie attività tra cui una tavola rotonda sul tema La Shoah nel
cinema e nell'arte e un incontro nell'aula magna della facoltà di
Giurisprudenza in occasione del quale sono stati presentati i primi tre
volumi della collana sulla Memoria editi da Rubbettino e realizzati
dall'Università della Calabria con il coordinamento dello stesso Coen.
Tra i protagonisti dell'iniziativa, patrocinata da Ambasciata
d'Israele, Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e Comunità ebraica
di Ancona, il consigliere UCEI Marco Ascoli Marchetti e il giornalista
di Pagine Ebraiche Adam Smulevich. Presente ai lavori anche un
discendente dei due Giusti maceratesi Quirino e Sperandia Stortini.
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UCEI
e Fondazione Cantoni
Una
Borsa per lo studio in Israele
Anche
per l’anno accademico 2014-2015 l'Unione delle Comunità Ebraiche
Italiane e la Fondazione Raffaele Cantoni tornano a offrire borse di
studio per ragazzi italiani che intendono sostenere un progetto di
formazione nello Stato di Israele. Due le categorie: studenti in
possesso di diploma di maturità che intendano iscriversi a università,
scuole talmudiche o istituti superiori, o laureati che vogliano seguire
un corso di perfezionamento da un lato, e giovani interessati a un
percorso di perfezionamento, linguistico, culturale o professionale.
Scadenza per presentare la domanda, i cui moduli possono essere
richiesti con una mail all’indirizzo f.r.cantoni@gmail.com, il 15
ottobre 2014.
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INFORMAZIONE
– UNA DEDICA TUTTA SPECIALE
Due
colleghi, un libro scomodo
Colti
sul fatto al bar dietro l'angolo davanti a una tazzina di caffè, il
giornalista del Foglio Giulio Meotti (autore del discusso “Ebrei contro
Israele”, Belforte editore) e il collega Guido Vitale, coordinatore dei
dipartimenti Informazione e Cultura dell'Unione delle Comunità Ebraiche
Italiane, si sono fermati a commentare i recenti dibattiti che
attraversano il mondo ebraico italiano. Il direttore della nostra
redazione, che l'altro giorno aveva spiegato come il libro di Meotti
non gli sembrasse convincente, ma anche come lo giudicasse “coraggioso
e significativo” e come costituisse “una sconfitta e una vergogna del
mondo ebraico italiano lasciare l'autore da solo a difendere il proprio
scritto di fronte ai numerosi detrattori”, aveva con sé una copia del
libro su cui ha pregato Meotti di apporre una dedica tutta speciale.
“E' un dono per mio figlio – ha spiegato – che vive all'estero e che è
un ammiratore di questo collega”.
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Ticketless
- Semi di fuoco |
Dopo
Firenze, Roma vista dai piemontesi offre una documentazione altrettanto
ampia, per l’Ottocento ebraico. Vi torneremo presto. Rare le
testimonianze in senso inverso, dei romani a Torino. Non mi viene in
mente altro che una (tardiva ma) fulminante osservazione di Elsa
Morante, scrittrice romana che adorava Torino, in “Aracoeli”: “Corre
voce che i piemontesi – sotto una superficie savia e assestata, in
genere, più del comune – sviluppino a volte, nei loro sprofondi, dei
semi di fuoco, germinanti in una pazzia da cavalli e in una ostinazione
da muli”.
Uno di questi semi di fuoco si è sviluppato nel mio sprofondo questa
settimana, rientrando a Torino su una Frecciarossa in un giorno di
sciopero di Trenitalia.
Alberto Cavaglion
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Periscopio
- L'insulto hitler |
Ho
un ricordo molto nitido (non tra i più piacevoli, in verità) del
colorito modo in cui, nella mia ormai lontana adolescenza, ci si
combatteva e confrontava tra coetanei - con diversi gradi di animosità,
malevolenza e livore - a colpi di insulti. E, avendo trascorso
l'adolescenza a Napoli, i miei ricordi mi riportano una quantità enorme
e variopinta di contumelie, ingiurie e 'malaparole' di ogni tipo, volte
a colpire l'avversario, per offenderlo, ridicolizzarlo, provocarlo.
Spesso le parolacce erano le armi di veri e propri duelli, in cui per
prevalere erano necessarie cospicue doti di cultura di strada, velocità
di lingua, prontezza di riflessi, audacia, inventiva, psicologia.
Francesco Lucrezi, storico
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