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23 maggio 2014 - 23 Iyar 5774
PAGINE EBRAICHE 24

ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav

Pierpaolo Pinhas Punturello, rabbino
“Il Signore parlò a Moshè e Aron dicendo così: “Ognuno presso il proprio vessillo ed alle insegne delle loro case paterne si accampino i figli di Israele” (Numeri 2, 1).
Questo versetto, estrapolato dalla parashah Bemidbar che leggeremo questo Shabbat, mi ha particolarmente inquietato in questi giorni e in questi tempi.
 
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Gadi
Luzzatto
Voghera,
storico
Faccio abbastanza fatica a dare un senso alle coordinate attorno a cui si muove la polemica che infuria in questi giorni sulla stampa (non solo ebraica) a proposito del libro di Giulio Meotti e a proposito di Israele. Non ne capisco i contenuti, probabilmente per un limite mio. Intanto non è chiara l’indicazione “intellettuali di sinistra”. Personalmente ho scritto qualche anno fa un libro sull’antisemitismo a sinistra, dichiarandomi io stesso figlio di quella tradizione politica e provando anche a fornire delle categorie politiche che a mio giudizio caratterizzano la sinistra del nostro tempo. Ma nella polemica attuale non vedo traccia di categorie politiche: molto semplicemente chiunque da ebreo avanza pubblicamente delle critiche all’operato del governo israeliano o prova a immaginare dei percorsi di dialogo con i (purtroppo molti) nemici di Israel per costruire un percorso di convivenza, diventa immediatamente un “intellettuale ebreo di sinistra”. Da questa non-categoria politica si passa poi alla diagnosi medico-sociale per cui si richiama la ben nota patologia cosiddetta dell’“odio di sè” e, com’è noto, di fronte ai poveri pazzi non si può che assumere un pietoso atteggiamento di commiserazione. A me sembra che chi declina in questi termini la sua legittima polemica politica segua una strada piuttosto povera e fuorviante. L’ebraismo italiano è oggi afflitto da un crescente isolamento. Nel panorama internazionale il suo peso è irrilevante, pur avendo dalla sua una storia gloriosa e plurisecolare, e soprattutto una collocazione geopolitica apparentemente privilegiata (Roma). Forse a causa di trasformazioni che sfuggono a un diretto controllo, o forse a causa di una completa integrazione alle dinamiche politiche italiane che sono visibilmente travolte da un generale impoverimento di linguaggi e idee, fatto sta che anche l’ebraismo italiano riesce sempre più spesso a generare polemiche fuori dal tempo e dalla realtà. Nel resto del mondo, in Israele come negli Stati Uniti, le critiche contro gli ebrei “di sinistra” ci sono, ma hanno caratteristiche piuttosto differenti: sono fondate su analisi politiche, non sono ossessive e non assumono caratteristiche che trascendono la normale dialettica.
 
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"Shoah, rigettiamo paragoni fuori luogo"
"Gli ebrei italiani assistono con sgomento e preoccupazione a una campagna elettorale in cui ripetutamente si evocano simbologie, fatti e personaggi di un passato terrificante per lanciare messaggi subliminali e denigrare avversari, nella illusoria speranza di raccogliere facili consensi fra un elettorato che in realtà è molto più maturo di quanto non si ritenga”. Così è intervenuto il presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna.
 
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Jorge Bergoglio
e il Medio Oriente
Numerosi quotidiani non sono oggi in edicola a causa dello sciopero dei lavoratori poligrafici contro il mancato intervento dei governi a tutela degli esodati del settore editoriale (tra gli altri, Corriere della Sera, Repubblica, la Stampa).
In primo piano sui giornali che hanno proseguito regolarmente la propria attività, il viaggio di Jorge Bergoglio in Medio Oriente, al via domani con la prima tappa in Giordania. Ma è sulla visita in Israele che si concentra la maggiore attenzione degli osservatori.
Sul Giornale, Fiamma Nirenstein ne ripercorre il programma, sottolineando che è la prima volta che un papa visiterà la tomba dell’ideatore del sionismo Theodor Herzl, ma soprattutto si concentra sulla complessità della situazione della popolazione cristiana nei paesi dell’area.
“Il papa parte in un momento molto difficile per i cristiani nel mondo islamico – scrive -Paradossalmente, l’unica tappa in cui il Papa potrà sorridere liberamente è Israele. È infatti l’unico Paese in cui la popolazione cristiana è cresciuta e non subisce persecuzioni di sorta: nel 2012 i cristiani erano 158mila, nel 2013 161mila, l’80 per cento si definisce comunemente (anche se ormai molti vogliono essere chiamati cristiani israeliani) arabi cristiani, e il 20 per cento russi”.
“La visita del pontefice si propone di testimoniare la volontà di dialogo con ebrei e musulmani. Ma alcune prese di posizione di Bergoglio possono risultare più scomode del previsto” l’analisi proposta da L’Espresso.
Il viaggio di Bergoglio viene guardato anche nella prospettiva di un suo possibile significato rispetto al rapporto tra israeliani e palestinesi. Da leggere, in questa prospettiva, il riassunto di un’intervista rilasciata dal Segretario di Stato, il cardinale Pietro Parolin, al Centro televisivo vaticano, che viene riportata dall’Osservatore romano.
“Chiamato poi a rispondere a una domanda sulla posizione della Santa Sede a proposito del dialogo israelopalestinese il porporato fa notare che i predecessori di Papa Francesco «in occasione dei loro viaggi in Terra Santa e in moltissime altre occasioni» hanno espresso «la posizione che la Santa Sede ha assunto» nei riguardi della questione.
 
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  davar
israele – Elezioni presidenziali
La sfida di Dalia
Dalia Itzik, la prima donna a presiedere la Knesset tra il 2006 e il 2009, ha ottenuto le firme dei dieci deputati necessari per candidarsi alla presidenza dello Stato d’Israele ed entra ufficialmente nella competizione.
Nata a Gerusalemme nel 1952, Itzik ha servito in Parlamento per più di vent’anni, fino al 2006 nel partito laburista, poi fino alle elezioni del gennaio 2013 nelle file del centrista Kadima. Nel suo percorso verso la presidenza ha guadagnato il supporto di figure appartenenti a varie forze dell’arco politico, dal centro governativo di Yesh Atid, all’opposizione religiosa del partito sefardita Shas e spera di ottenere anche quello del ministro degli Esteri Avigdor Lieberman che si porterebbe dietro la sua destra laica nazionalista di Yisrael Beytenu.
Se riuscisse a vincere il consenso di Lieberman, Dalia potrebbe davvero sorprendere, come sottolinea il Jerusalem Post, e creare guai ai suoi avversari più blasonati.
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Associazione medica ebraica
Uniti verso il futuro
“Vogliamo portare avanti uno sforzo di unità e collaborazione tra le varie sezioni sparse sul territorio e preparare una leadership pronta a raccogliere il testimone”. Il Consigliere dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Giorgio Mortara, da poco riconfermato alla presidenza dell’Associazione medica ebraica descrive così gli obiettivi primari per il lavoro dell’Ame nel prossimo futuro, sottolineando la valenza di un Consiglio, appena rinnovato, in cui le diverse anime geografiche dell’ebraismo della penisola trovano buona espressione: eletti sono risultati infatti il presidente dell’Ame Roma Dario Perugia, Guido Coen e Giuseppe Badia, pure provenienti dalla Capitale, Rosanna Supino e Andrea Finzi da Milano, lo storico della medicina Stefano Arieti dell’Associazione Maimonide da Bologna.
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qui trieste - il laboratorio della memoria
Minoranze, ferite aperte, diritti
Il pubblico che ha seguito la prima sessione del seminario “La Memoria dei Traumi, il XX secolo” in corso in questi giorni nella sala del Laboratorio della Memoria di Trieste, ha potuto apprezzare come affrontare un tema in maniere anche molto diverse fra loro possa essere una grande ricchezza.
I contesti disciplinari sono stati i più diversi, e gli interventi dei relatori, moderati  dallo storico Giacomo Todeschini (Università di Trieste) hanno concretizzato l’augurio di coloro che hanno voluto la nascita del laboratorio, riaffermando la centralità di Trieste non solo come capitale e luogo di incontro di tutte le minoranze, ma anche come spazio di riflessione e conoscenza delle sofferenze, e dei diritti delle minoranze. E l’incrocio fra gli interventi di chi lavora con l’analisi e la raccolta delle testimonianze sia scritte che orali e il punto di vista di un neuroscienziato ha stimolato le numerose domande arrivate alla fine della sessione, e un confronto diretto fra i relatori che si è prolungato ben oltre le attese.
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Oltreconfine
Lesina-Hvar, isola di solidarietà nel cuore dell’Adriatico
È una delle mete più amate dai turisti: mare, natura selvaggia, un'emozione continua. L'isola croata Lesina, Hvar in croato, è un punto di ritrovo estivo conteso da migliaia di turisti da ogni dove. Le scorie, i dolori di un passato angosciante sembrano ormai lontani affogati in un cocktail nel corso e in una romantica passeggiata lungomare. A farli riaffiorare, assieme a una straordinaria vicenda di solidarietà che vede protagonisti gli abitanti dell'isola, è la testardaggine di Mario Viola, romano molto vicino alla Comunità ebraica, che con pazienza certosina è andato a scavare nei meandri più reconditi di una vicenda di cui sembrava essersi persa la memoria.
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pilpul
Inutile, quindi educativa
A volte, soprattutto in questo periodo dell’anno, mi capita di pensare che insegnare il latino sia diventato semplicemente impossibile. O, meglio, che si possa insegnarlo, ma sia impossibile verificare con un minimo di correttezza e trasparenza quanto gli allievi hanno appreso. Nascondere un telefonino in una manica o sotto una sciarpa è fin troppo facile (con il greco almeno c’è il problema dell’alfabeto diverso) e i genitori sono sempre pronti a difendere i propri figli quando sono sospettati di aver copiato. Questo ovviamente accade in tutte le materie, ma nel caso del latino è particolarmente evidente, forse perché né gli allievi né i genitori vedono un’utilità pratica nella disciplina e quindi sembrano dare per scontato che qualunque comportamento scorretto sia giustificato.

Anna Segre, insegnante
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La politica di demenza digitale
Come per tutte le altre demenze, non esiste o non è possibile stabilire un limite per la demenza digitale. Nessuno sa dove inizi, dove finisca, o dove potrebbe portare. Quel che però è certo, è che l'ultimo annuncio di Beppe Grillo di istituire dei “processi popolari in rete”- per “giudicare le colpe e l'onestà” dei cosiddetti “distruttori del paese”, ovvero “giornalisti, imprenditori e politici” - costituisce sicuramente uno dei parossismi di questa grave malattia del nostro secolo, oltre che una delle ormai innumerevoli farneticazioni del leader pentastellato e dei suoi seguaci.

Francesco Moises Bassano, studente
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Il linguaggio della partecipazione
Roma. Una compagnia teatrale, dal nome “L’albero della neve”, ha voluto affrontare la coraggiosa impresa di mettere in scena il processo al gerarca nazista Eichmann con uno spettacolo intitolato "Il secchio”. "Trasformare in parole quello che avete passato sulla vostra pelle, ma che riguarda anche noi, era veramente difficile" spiegano gli autori Daniela Coppola e Fabio Salvati "volevamo cogliere l'attualità del discorso e renderlo più divulgativo possibile". Ed è soprattutto al personaggio di Hanna Arendt che affidano il compito di questa attualizzazione.

Ilana Bahbout
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Il razzismo della porta accanto
Un paio di giorni fa ero nella sala d’attesa del Comune di Genova per fare dei documenti. Non c’era ressa, c’erano sedie per tutti e i numeri scorrevano veloci sul tabellone. A un certo punto, un ragazzo di colore accede allo sportello e la mia vicina di sedia, una giovane signora dall’aria mite, prorompe a voce alta in una sfuriata razzista contro i “negri” che hanno rovinato l’Italia e contro la polizia che non spara a vista “a quelli lì” (“… come farebbero in America”). Una donna più anziana interviene a darle man forte. Sopraffatta dallo sdegno, reagisco e vengo apostrofata da entrambe come “buonista ipocrita” che vive nei “quartieri alti”, che “di extra-comunitari non ne ha mai visto uno da vicino!”. Alzo la voce e dico che un extra-comunitario, in realtà, me lo sono sposato. Entrambe le donne scuotono la testa con beffarda complicità: “beh, allora è chiaro”, dice la giovane, “è una di loro!”.

Laura Salmon, slavista
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