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6 giugno 2014 - 6 Sivan 5774
PAGINE EBRAICHE 24

ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav

Pierpaolo Pinhas Punturello, rabbino
Nella parashah di Bealotechah l'accensione della Menorah è strettamente collegata all'elevazione, all'innalzare spiritualmente qualcosa o qualcuno come ci ricorda Rashi. I fuochi spirituali hanno un senso se elevano, se migliorano, altrimenti hanno il sapore dei roghi o dei fuochi fatui.
 
Gadi
Luzzatto
Voghera,
storico
La sinagoga è piuttosto bruttina. Ma è l’unica rimasta in piedi delle oltre cento che animavano la vita religiosa e di studio di Vilna, in Lituania. Visitandola solo da turista, il venerdì mattina, si rimane un po’ interdetti: un anziano custode che parla solo russo, una signora che descrive rapidamente la storia del luogo, turisti (israeliani) che girano senza kippah. E’ diffusa la sensazione di abbandono. Decido di tornarci per la tefillah di Shabbath Nasò. Una quindicina di anziani signori seguono il servizio, un chazan con una voce bellissima mi accompagna in un percorso spirituale popolato di ombre e di rimpianti. Rimango avvolto da un’atmosfera irreale: il minhag ashkenazita dei mitnagdìm resiste in questo luogo, uno fra gli ultimi a non cedere alla pervasiva presenza di Chabad (che pure in città sono attivi). Mentre cerco di districarmi nella tefillah, nell’ebraico tipico dell’Europa yiddish da cui provengono le mie radici ma a cui io personalmente non sono per nulla abituato, penso fra me che la mia presenza in quel luogo è un tributo dovuto al Gaon di Vilna e alla sua sfida al mondo chassidico. Non ne prendo le parti (anche perché so che entrambi – chassidìm e mitnagdìm – avrebbero molto da ridire sul mio modo di essere ebreo), ma trovo che l’ebraismo di Vilna meriti rispetto e sia necessario rendere omaggio alla sua storia orgogliosa. Mi lega a quella città la vicenda di Yekutiel Gordon, il giovane che decide di partire da Vilna per studiare medicina all’università di Padova.
 
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Ucei-Fondazione Cantoni
Borse di studio per Israele
Anche per l’anno accademico 2014-2015 l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e la Fondazione Raffaele Cantoni tornano a offrire borse di studio per ragazzi italiani che intendono sostenere un progetto di formazione nello Stato di Israele.
 
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No al silenzio di fronte
al razzismo
“Non sono passati neanche tre mesi da quando in un negozio di Roma è apparso un cartello con scritto ‘vietato l’ingresso agli zingari’. Nel torpore diffuso, come spesso accade, tra i primi a dare un segno di umanità ci furono le comunità ebraiche: ‘Quel cartello vergognoso evoca in modo preoccupante il periodo più buio della nostra storia. Anche se si tratta di un episodio isolato, non possiamo rimanere in silenzio di fronte a questi gesti di razzismo’, ricordava il presidente degli ebrei italiani, Renzo Gattegna. Gli ebrei non dimenticano quel popolo antico braccato da pregiudizi secolari e deportato accanto a loro ad Auschwitz-Birkenau e negli altri campi di sterminio nazista”. Così, sulla prima pagina del dorso romano del Corriere della Sera, il vaticanista Gian Guido Vecchi commenta la denuncia di Jorge Bergoglio contro il “disprezzo” dimostrato da tanti nei confronti delle popolazioni rom.
Dialogo. “Oltre a tutto – per una volta – nel vissuto/narrazione di Dana la visione del conflitto israelo-palestinese è assente e, come dice Eva Ruth Palmieri, pilastro di Dialogue nonché consigliera dell’Unione delle Comunità ebraiche italiane, in quel vissuto/narrazione non trovano spazio le barriere che ci portiamo dentro quando si parla di Medio Oriente”. Scoprire le proprie identità, conoscere l’altro, danzare. Su Corriere Sette Stefano Jesurum racconta il documentario di Gualtiero Peirce “Il passo di Dana”, prodotto dall’associazione Dialogue e presentato nelle scorse settimane su Pagine Ebraiche 24. Protagonista, oltre alla giovane Dana, italian-arabo-israeliana, anche Beresheet Lashalom e il Rainbow Theatre, il progetto di Angelica Calò Livne per portare insieme sul palco ragazzi di tutte le origini, religioni e culture.
Roma. Sulle pagine locali dei quotidiani viene dedicato significativo spazio alla notizia dell’assoluzione di Giulio Trevisani e Alessia Marini rispetto all’omicidio, avvenuto nel giugno 2011, di Rafael Cohen, commerciante di cui vengono tra l’altro messi in risalto “l’origine ebraica” e “il ruolo carismatico” all’interno della Comunità (Repubblica). “Per non aver commesso il fatto” la formula utilizzata, in attesa che vengano depositate le motivazioni della sentenza. Il Corriere spiega quali sarebbero le ragioni per cui è stata disattesa la richiesta del pubblico ministero di ergastolo per Trevisani: errori nella ricostruzione dei fatti e nella lettura delle prove.
Nuovi estremismi. Sul Fatto quotidiano, Furio Colombo spiega nella sua rubrica di lettere il significato dell’ambiguo termine “euroscettico” mettendo in rilievo le pulsioni fasciste che caratterizzano le forze politiche che scelgono di connotarsi con questa definizione, dal Front National francese alla greca “Alba dorata”. “Se Maometto vota Le Pen”: questo il titolo che la Stampa sceglie per un’approfondita intervista allo studioso Gilles Kepel, grande esperto del mondo musulmano. Su Repubblica un colloquio con il diciottenne Yahya Hassan, poeta danese di origine palestinese che vive sotto protezione dopo la pubblicazione dei suoi versi di denuncia contro il fanatismo islamico.
Ancora sul Fatto il racconto di come la festa dei tifosi della squadra di calcio veronese Hellas si sia trasformata in una celebrazione dell’estrema destra con richiami ai più inquietanti simboli degli anni orribili della storia d’Europa.
 
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  davar
QUI VENEZIA
Israele, architettura per la vita
Tonnellate e tonnellate di finissima e lucente sabbia del Mar Morto hanno contrassegnato, questa mattina in Laguna, alla vigilia dell’apertura a Venezia della Biennale Architettura, l’appassionante allestimento del padiglione di Israele. Protagonista della cultura architettonica e urbanistica, la compagine degli architetti invitati dal ministero della Cultura e dal ministero degli Esteri di Gerusalemme a rappresentare il paese ebraico ha realizzato una esposizione fuori dal comune, con immensi macchinari che disegnano nella sabbia i concetti e i contorni, segnano i confini, progettano le strade, le città e i villaggi, lasciano vedere come Israele sia un organismo vivo e pulsante che partendo dal deserto segna il territorio con la propria energia e la propria immaginazione. Presenti numerose autorità, assieme al presidente della Comunità ebraica di Venezia Paolo Gnignati, l’inaugurazione del padiglione è stata contrassegnata da una partecipazione travolgente.
“È questo un momento importante, ha affermato l’addetto culturale di Israele in Italia Ofra Farhi ringraziando i ministeri e gli sponsor privati che hanno reso possibile questa straordinaria presenza fra i grandi protagonisti della cultura architettonica mondiale, e un punto di contatto per cominciare a comprendere la vera Israele. Una prima occasione per esplorare la capacità di costruire di cui Israele è capace”.


qui gerusalemme
Una casa per gli italkim
Una casa per gli italkim. E una grande festa per celebrare una storia di tradizioni, cultura e generosità. Dopo anni travagliati, lo storico edificio di Rehov Hillel 25 a Gerusalemme che ospita la sinagoga e il Museo di arte ebraica italiana Umberto Nahon è al sicuro nelle mani della Hevrat Yehude Italia, l’associazione che riunisce la comunità degli italiani di Israele. A ripercorrerne la storia e le prospettive future è Angelo Piattelli, romano, esperto di manoscritti, libri ebraici e oggetti di judaica, in Israele dal 1993 e da alcuni mesi presidente della Hevrah. Hevrah che il prossimo 8 giugno, in collaborazione con la Jerusalem Foundation, si ritroverà a celebrare l’acquisizione della sinagoga, con una dedica speciale ai donatori che hanno reso possibile l’impresa.
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Qui Firenze
Shavuot al femminile
Ci sono tanti interrogativi sulla ragione per cui è stata scritta la Meghillah di Ruth. Ci sono anche molte risposte che ne confermano la ricchezza dei valori e la loro importanza. C’è però una risposta particolare che le donne della Comunità di Firenze hanno trovato insieme: la grande soddisfazione e il profondo piacere che la Meghillah dà quando viene studiata e cantata con una voce corale. Benché quest’anno lo studio ci avesse impegnate sul testo e sul canto di Shir Hashirim, la nostra instancabile guida e speciale organizzatrice Shulamit Levi Furstenberg, ci ha riunite tutte per proporci di ripetere per Shavuot la bella esperienza dello scorso anno.
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QUI VARSAVIA
Un giardino per i Giusti
Un monito all’Europa affinché combatta ogni forma di razzismo e ogni ideologia totalitaria. Così il presidente di Gariwo Gabriele Nissim nel presentare il Giardino dei Giusti inaugurato ieri a Varsavia vicino al luogo in cui sorgeva un tempo il Ghetto ideato dai nazisti come anticamera alla soluzione finale. L’iniziativa, celebrata con grande solennità, vede la luce grazie alla collaborazione tra Gariwo e il Comitato per il Giardino dei Giusti costituito lo scorso anno su iniziativa dell’ex primo ministro polacco Tadeusz Mazowiecki. A essere onorati, quanti misero a rischio la propria vita durante la Shoah ma anche, ha spiegato Nissim, tutti quelli che nel mondo “lottano contro i totalitarismi e per la prevenzione dei genocidi”.
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QUI NAPOLI
La stagione della danza d'Israele
Continua in tutta Italia in grande successo della danza contemporanea israeliana. A Torino Mono, lo spettacolo di Itamar Serussi, ha entusiasmato il pubblico del festival Interplay, tutto dedicato alla giovane scena internazionale. Ora a Napoli il Teatro Festival Italia ha riportato in città la Vertigo Dance Company, già protagonista delle scorse edizioni. Un gruppo talmente apprezzato da essere stato invitato ieri a inaugurare la settima edizione del festival partenopeo, dopo i grandi successi del 2012, con Null e Birth of the Phoenix, e del 2013, con Vertigo 20. Quest’anno la Vertigo porta in scena una prima assoluta: la coreografa Noa Wertheim in Reshimo ha voluto indagare la dicotomia tra finito e infinito, esplorando tracce antiche e traendo ispirazione persino dalla Kabalah. Gli otto danzatori creano uno spazio senza schemi e con forza di un campo magnetico appassionato e appassionante evocano tutto ciò che può essere contenuto nel tempo e nello spazio. Ritmo, gioco, emozioni… sulle note dello storico compositore della compagnia, Ran Bagno, tornano in scena i segni identificativi della Vertigo: tecnica, passione, energia.

a.t. 

INFORMAZIONE
La Zanzara e i veleni dell'odio
Numerosi i lettori che in questi giorni ci hanno scritto per i contenuti proposti dal programma di Radio 24 “La Zanzara” nella puntata di lunedì 2 giugno. Nel corso della trasmissione, condotta da Giuseppe Cruciani e con interventi di David Parenzo, hanno infatti trovato spazio – senza censura e per molti minuti – i deliri di alcuni ascoltatori accecati dai più beceri sentimenti razzisti, xenofobi e antisemiti. Ad essere riproposta (in forma parziale) anche l’intervista dell’estremista di destra Roberto Jonghi Lavarini al programma “Le Iene” fermamente denunciata, per i suoi farneticanti contenuti, dal presidente UCEI Renzo Gattegna. “Cruciani ha dato uno spazio indegno a persone violentemente antisemite inneggianti l’eliminazione degli ebrei e riportando parte della trasmissione delle Iene. Tutto ciò – sottolinea lo storico Marco Cavallarin – non può essere ignorato”. 

qui roma - l'invito a francois hollande
"Messaggio accolto con favore"
Sarebbe stato accolto con favore e avrà il sostegno dell’ambasciatore di Parigi in Italia Alain Le Roy l’invito per una visita in sinagoga formulato dal presidente della Comunità ebraica di Roma Riccardo Pacifici al presidente della Repubblica francese Francois Hollande. A confermarlo è lo stesso Pacifici in un messaggio inviato alla redazione. “Invitiamo al museo ebraico e in sinagoga il presidente Hollande perché vogliamo ribadire con orgoglio una memoria condivisa con la Francia e perché sappiamo che i corsi e i ricorsi della storia si possono rovesciare” aveva dichiarato il presidente degli ebrei romani in occasione della cerimonia per celebrare i 70 anni dalla riapertura del Tempio Maggiore della Capitale al termine della barbarie nazifascista. 

QUI FIRENZE
Sara Funaro a Palazzo Vecchio
Psicologa, 38 anni, una significativa esperienza maturata all'interno della casa di riposo 'Settimio Saadun' della Comunità ebraica e un impegno per la memoria del Giusto tra le Nazioni Gino Bartali portato avanti in sinergia con il giornale dell'ebraismo italiano Pagine Ebraiche. È di queste ore la notizia della nomina di Sara Funaro a nuovo assessore al sociale, al welfare e alla casa del Comune di Firenze. A Sara e ai suoi cari un caloroso mazal tov dalla redazione.

pilpul
Una donna emancipata
In una delle molte interessanti sessioni di Limmud, rav Bahbout ha illustrato un curioso passo talmudico in cui si narra di una donna che torna a casa tardi al venerdì sera perché si è fermata ad ascoltare una lezione di Rabbi Meir. È vero che il marito non la prende molto bene e ne nasce qualche complicazione, ma nonostante questo non posso fare a meno di provare ammirazione per questa donna colta ed emancipata: quante donne ebree nell’Italia di oggi avrebbero il coraggio al venerdì sera, anziché affannarsi a far trovare tutto perfettamente pronto e la tavola curata in ogni minimo dettaglio, di prendersi un po’ di tempo per sé e andare ad ascoltare una lezione rabbinica? E come reagirebbero i loro mariti, anche quelli più aperti e disponibili? Forse abbiamo ancora qualcosa da imparare dalle nostre antenate di quasi duemila anni fa.

Anna Segre, insegnante

Uomo e natura
Il bollettino di maggio della Comunità ebraica di Livorno si apre con l'infelice notizia che nelle piantagioni dello Sichuan (in Cina) verrebbero reclutati "lavoratori per l'impollinazione manuale", per sopperire così alla mancanza delle api causata dall'utilizzo intenso di pesticidi e fungicidi. Il bollettino stesso riporta poi di seguito parte dell'illuminante e istruttivo testo di Elio Toaff dal titolo "I rapporti uomo-natura nella filosofia e nella tradizione ebraiche" del 1974. Il Rav chiarisce il monito insito nel significato della creazione, nel quale l'uomo è "autorizzato solo a servirsi e a godere di ciò che D-o ha messo in essere, ma non può e non deve alterare, quell'equilibrio per il quale il Signore, contemplando ciò che aveva fatto, giudicò essere Tov Meod: perfetto.

Francesco Moises Bassano, studente
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Dono o incontro
Un incontro è una relazione che genera sentimenti, parole, discussione, vita. Un dono è una cosa che suscita riconoscenza. Un incontro ci segna per sempre e non si dimentica. Un dono possiamo lasciarlo per anni in un angolo della casa e usarlo magari all'occorrenza. La Torah è un dono o un incontro? Un lettore incontra o riceve la Torah? Oppure la Torah non è altro che il dono di un incontro?

Ilana Bahbout

Domande e risposte
Jacob Bronowski, matematico e scienziato ebreo polacco, nel libro “L’ascesa dell’uomo”, ha offerto una delle più efficaci definizioni dell’agire scientifico: “Questa è l'essenza della scienza: fate una domanda impertinente e preparatevi a ricevere una risposta pertinente”. Sembra una perfetta definizione del processo dialogico della ricerca ebraica: nessun geniale interprete della Scrittura può far progredire la ricerca da solo; nessuno studioso di qualsiasi disciplina può trovare qualcosa di nuovo se non accetta di ricevere domande impertinenti, anche a costo di porle a se stesso.

Laura Salmon, slavista
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