Benedetto
Carucci Viterbi,
rabbino
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Secondo il commento di Rashi, oltre all'Aron
che conteneva le tavole del patto - e che si muoveva al centro del
popolo durante i suoi spostamenti - c'era un altro Aron, nel quale
erano riposti i frammenti delle tavole rotte da Mosè all'indomani
dell'episodio del vitello d'oro. Questa seconda arca anticipava le
tappe del popolo, cercando luoghi di accampamento/riposo. Gli errori
passati, pare, possono aiutare a raggiungere i propri obiettivi e la
tranquillità, a patto che se ne faccia memoria costante.
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David
Bidussa,
storico sociale
delle idee
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Nella parashah che abbiamo letto ieri gli
ebrei prendono a muoversi dopo una lunga sosta e immediatamente inizia
un duro confronto interno pieno di difficoltà, carico di conflitti
interni fino al limite della guerra civile, e della congiura. Parte del
popolo del deserto insorge, chiede di decidere, vorrebbe liberarsi
della sua guida, Allo stesso tempo, appena si profila questa
eventualità, ne invocano la presenza. Crescere non è un picnic.
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Ucei-Fondazione Cantoni
Borse di studio per Israele |
Anche per l’anno accademico 2014-2015
l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e la Fondazione Raffaele
Cantoni tornano a offrire borse di studio per ragazzi italiani che
intendono sostenere un progetto di formazione nello Stato di Israele.
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Una preghiera per la pace |
Ampio spazio sui giornali all’iniziativa di
Jorge Bergoglio per riunire in preghiera il presidente israeliano
Shimon Peres e quello dell’Autorità nazionale palestinese Mahmoud
Abbas. Al momento di raccoglimento per la pace, in programma oggi, non
prenderanno parte altri esponenti politici, e invece saranno presenti
rappresentanti delle comunità ebraiche e islamiche, tra cui, come
ricorda Carlo Marroni sul Sole 24 Ore, il presidente dell’Unione delle
Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna e il presidente della
Comunità ebraica di Roma Riccardo Pacifici. Un plauso all’evento è
espresso dal rabbino David Rosen, responsabile del dialogo
interreligioso per l’American Jewish Committee, che però sottolinea,
intervistato da Avvenire “rimango abbastanza scettico. (…) Non lo nego:
se papa Francesco avesse invitato il primo ministro Benjamin Netanyahu
l’evento avrebbe avuto molto più impatto”. Repubblica propone invece un
lungo colloquio con Abbas, in cui il presidente dell’Anp spiega il suo
punto di vista sulle tematiche più attuali, a partire dalla
riconciliazione della sua formazione Fatah con il gruppo terroristico
di Hamas. Ancora sull’Osservatore romano i testi in italiano delle tre
preghiere che verranno recitate (in momenti diversi), quella ebraica,
cristiana e musulmana.
Repubblica racconta la grande mostra dedicata alle pittrici ebree del
XX secolo (promossa, tra gli altri dalla Fondazione beni culturali
ebraici e dal Museo ebraico di Roma). “Artiste, viaggiatrici,
protagoniste dell’emancipazione femminile e della scena culturale
romana. Ma soprattutto donne che nel tessuto turale dell’Italia del
Novecento seppero affermare la propria piena indipendenza creativa e
intellettuale. È un’avanguardia forse poco valorizzata dalla
storiografia, ma straordinariamente feconda quella raccontata nella
mostra ‘Artiste del Novecento tra visione e identità ebraica’, dal 12
giugno al 5 ottobre alla Galleria comunale d’Arte moderna”.
Esteri. Fiamma Nirenstein racconta sul Giornale la competizione per
eleggere il nuovo presidente d’Israele. “Colloqui diretti e alla luce
del sole tra Stati Uniti e Iran sul nucleare. Con una mossa a sorpresa,
che ha già provocato qualche polemica interna, la Casa Bianca ha
accettato di inviare domani a Ginevra una delegazione ufficiale per
incontrare gli inviati degli ayatollah” scrive Repubblica. “Riprendono
quota i rapporti diplomatici tra Egitto e Israele dopo le recenti
tensioni. Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha avuto ieri
un colloquio telefonico con il neo presidente egiziano Abdel Fattah El
Sissi, con il quale si è congratulato per la recente vittoria
elettorale. Secondo quanto riportato dall’ufficio del premier,
Netanyahu ha sottolineato ‘l’importanza strategica’ dei rapporti tra i
due Paesi e la necessità di mantenere gli accordi di Camp David”
riporta l’Osservatore romano. Ancora sul quotidiano della Santa Sede la
notizia che è il governo spagnolo ha approvato un progetto di legge per
offrire il diritto alla cittadinanza spagnola a tutti gli ebrei
discendenti da coloro che furono cacciati nel XV secolo.
Cultura. Il Corriere della Sera intervista il direttore d’orchestra
israeliano Daniel Barenboim, che parla tra l’altro del futuro della
Scala. Sul Sole 24 Ore Domenica si parla di conflitti tra le religioni
presentando il volume, a cura di Steve Clarke, Russell Powell, Julian
Savulescu, “Religion, Intolerance, and Conflict: A Scientific and
Conceptual Investigation” (University Press, Oxford). Repubblica offre
un colloquio con lo scrittore e storico dell’arte Arturo Schwarz.
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LA
MISSIONE DI PERES IN VATICANO E A ROMA
Al
Colle l’ultimo abbraccio
dei due amici che amano la pace
Non
è solo la preghiera comune per la Pace di questo pomeriggio, non è solo
il nuovo incontro con papa Bergoglio in Vaticano dopo la recente visita
a Gerusalemme del capo della Chiesa cattolica, a caratterizzare la
visita a Roma del presidente israeliano Shimon Peres.
Conclusa la fase degli incontri interreligiosi, infatti, le ultime ore
di Peres prima di abbandonare l’incarico della Presidenza assumeranno
nuovi significati con la visita che lo statista israeliano compirà
salendo al Quirinale. Rivedere Giorgio Napolitano, riabbracciare
l’amico di sempre assumerà per Shimon Peres, in queste ore di
inquietudine, di incertezza e di attesa su molte sponde del
Mediterraneo, l’emozione di un congedo, dell’atto conclusivo del suo
alto mandato alla testa della democrazia israeliana, ma soprattutto
sarà una nuova occasione di fraternizzare fra due paesi e fra due
uomini amici e amanti della pace. Nel corso della visita Peres
conferirà a Napolitano la più alta onorificenza dispensata dalla
Presidenza della repubblica israeliana, l’”Itur Nesi Medinat Israel”,
la Medaglia della distinzione che lo Stato di Israele come supremo
riconoscimento e che fino ad oggi è stata consegnata solo a 18
straordinari rappresentanti nel mondo della politica e della cultura
che si sono distinti per il bene che hanno compiuto a favore di Israele
e del mondo.
“Sono molti i simboli - spiega l’artista israeliano Yossi Matityahu
incaricato di disegnare la medaglia – evocati in questo medaglione. Che
cosa ci ha diretti prima dell’avvento delle tecnologie? La Stella del
Nord e la mappa celeste ci hanno fatto da guida per navigare nel buio.
Ma questa stella, al di là della sua funzione di indicatore perenne,
assume anche il significato del segno della retta via, del percorso che
ognuno aspira a seguire. La Menorah, il candelabro a sette braccia
dalla luce inestinguibile, simboleggia invece la nostra capacità di
raccordare l’identità di passato, presente e futuro, la vera vocazione
di Israele. Ora proprio l’eterna fiamma della Menorah è
rappresentata da una nuova stella, l’Orsa minore, che segna la strada
verso la Stella del Nord. Questa è la chiave dalla citazione dal primo
libro di Samuele, il dialogo necessario fra il destino di Israele e
l’evoluzione del mondo”.
Israele
ha bisogno di amici sinceri. Israele ha molto da offrire al mondo.
Saranno questi dati di fatto e la nostra maniera di rapportarci ad
essi, non solo gli alti gesti simbolici che costellano la missione
romana del Presidente di Israele. Proprio il Presidente Peres lo ha
ricordato nella sua strada da Gerusalemme a Roma: “Non credo – ha detto
– che i leader possano operare nel vuoto. Sono influenzati dalla
situazione concreta e dalla realtà spirituale e psicologica. Per questo
non credo che gli incontri di Roma possano assumere il significato che
attribuiamo al negoziato politico, ma hanno un’enorme importanza per
coloro che nel senso più ampio vogliono impegnarsi a portare la pace”.
gv
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DOPO
IL VIAGGIO DI BERGOGLIO IN ISRAELE
Dialogo,
valore pur con problemi
Sempre
più spesso, negli ultimi tempi, siamo stati costretti a intervenire per
tentare di contrastare la tendenza alla minimizzazione e alla
banalizzazione, a volte per malafede, a volte per ignoranza, di fatti
storici negativi e tragici che hanno riguardato direttamente l'ebraismo
e gli ebrei, ma che non possono non coinvolgere l'intera umanità. Lo
stesso impegno dovrebbe essere dedicato a contrastare la tendenza a
minimizzare o banalizzare, in questo caso spesso per il moderno
fenomeno di accorciamento della Memoria, fatti o eventi positivi.
Prendiamo come esempio i rapporti tra ebrei e cattolici o tra lo Stato
di Israele e il Vaticano. Anche all’indomani della missione di papa
Bergoglio in Israele è evidente che le incomprensioni restano in
agguato. Il suo gesto di pregare ai piedi della barriera di difesa che
protegge alcuni tratti di confine con i Territori dell’Autorità
palestinese, che si è dimostrata indispensabile per prevenire molte
sanguinose incursioni terroristiche, non potrà essere compreso fino a
quando la natura dello Stato ebraico non avrà ottenuto un pieno
riconoscimento da parte dei popoli vicini e non cesseranno quelle
minacce che gravano sulla popolazione civile e che hanno reso tale
barriera necessaria. Un’azione comune sarebbe auspicabile per isolare e
contrastare le organizzazioni terroristiche e violente mosse da odio
antiebraico e spesso aggressive nei confronti dei cristiani che abitano
nella regione. Tuttavia sarebbe un grave errore non vedere come negli
ultimi 50 anni i progressi nelle relazioni ebraico-cristiane siano
stati enormi.
Renzo Gattegna
presidente dell’Unione
delle Comunità Ebraiche Italiane
Pagine Ebraiche, giugno
2014
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Europa,
sveglia! |
L'Europa
deve rendersi conto della minaccia rappresentata dall’antisemitismo.
Pensa di essersene accorta, ma in realtà, lo ha fatto solo parzialmente.
Il problema è più grande e più profondo di quanto si pensi. E la posta
in gioco non potrebbe essere più alta, non solo per gli ebrei, ma per i
valori fondamentali dell'Europa, a cominciare dalla tutela della
dignità umana.
In quanto filo-europeo, con una moglie e tre figli cittadini
dell'Unione Europea, questo tema mi è molto familiare.
Vivevamo in Europa nel 2000-2001, quando il genietto antisemita fece
capolino dalla lampada in diverse nazioni dell'Europa occidentale.
David Harris, Direttore Esecutivo dell’American Jewish
Committee
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Il
nuovo jihadismo |
Il
terrorismo pare costituire un fenomeno destinato a essere perennemente
uguale a se stesso. In realtà, se le sue abominevoli modalità di
manifestazione non mutano, trattandosi di azioni particolarmente
violente contro indifesi e innocenti, compiute ovviamente a loro
insaputa, tese quindi a causare danni irreparabili per le vittime e ad
accrescere lo stato di ansia, se non di paura, tra la collettività
colpita, non si può dire che nella sua interna composizione,
caratterizzata da una multiformità di agenti, protagonisti e
motivazioni, rimanga la medesima cosa, ossia corrispondente a quanto
già è stato. Nel caso del terrorismo di radice islamista, poi,
registriamo un progressivo mutamento. La svolta è maturata nel corso
del tempo.
Claudio Vercelli
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Nugae
- Disegni |
Per
alcuni la coordinazione cervello-mano rimarrà sempre un sogno proibito.
Non si tratta solo di rompere rumorosamente tazze in ufficio o mettere
lo smalto sulle unghie con la vana speranza di non ottenere una volta
nella vita anche qualche polpastrello color corallo o rosa barbie.
Dietro c'è una velleità più artistica. In questo momento alimentata dai
disegni di Bob Eckstein pubblicati sul New Yorker di tutte le vetrine e
gli ingressi delle librerie di New York con tanto di commento.
Mannaggia, conferirebbe un'aria così romantica e chic poterlo fare. Ma
purtroppo l'abilità a disegnare è una di quelle doti innate, che fa
fare spallucce a chi ce l'ha e logorare chi non ce l'ha.
Francesca Matalon, studentessa di lettere antiche
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Identità:
Saul Lieberman |
Nel
1958 l’allora Primo ministro dello Stato di Israele, David Ben Gurion
si è trovato a gestire il fatto che la nozione stessa di identità
ebraica era diventata in Israele oggetto di una legislazione che
avrebbe avuto implicazioni pratiche cruciali. A cinquanta “Saggi di
Israele” Ben Gurion pose la domanda divenuta il titolo del lavoro del
professor Eliezer Ben Rafael, che in un e-book intitolato “Cosa
significa essere ebreo?” – scaricabile dai siti www.proedieditore.it e
www.hansjonas.it – ha messo in luce per la prima volta in Italia quella
discussione sistematica sull’identità ebraica. Ogni domenica, sul
nostro notiziario quotidiano e sul portale www.moked.it, troverete le
loro risposte. Oggi è la volta di Saul Lieberman (1898-1983). Nato a
Motal (Impero russo), nel 1928 immigra in Palestina e completa gli
studi all’Università ebraica di Gerusalemme dove, nel 1931, ottiene un
incarico come docente di Talmud. Nel 1935 è nominato preside
dell’Istituto Harry Fischel per la ricerca talmudica a Gerusalemme. Nel
1940 è invitato come professore di storia e di letteratura dal Jewish
Theological Seminary. Nel 1949 è preside del Seminary’s rabbinical
School e rettore nel 1958. Nel 1971 ottiene il premio di Israele.
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