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8 giugno 2014 - 10 Sivan 5774
PAGINE EBRAICHE 24

ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav
Benedetto
Carucci Viterbi,
rabbino
Secondo il commento di Rashi, oltre all'Aron che conteneva le tavole del patto - e che si muoveva al centro del popolo durante i suoi spostamenti - c'era un altro Aron, nel quale erano riposti i frammenti delle tavole rotte da Mosè all'indomani dell'episodio del vitello d'oro. Questa seconda arca anticipava le tappe del popolo, cercando luoghi di accampamento/riposo. Gli errori passati, pare, possono aiutare a raggiungere i propri obiettivi e la tranquillità, a patto che se ne faccia memoria costante.
 
David Bidussa,
storico sociale
delle idee
Nella parashah che abbiamo letto ieri gli ebrei prendono a muoversi dopo una lunga sosta e immediatamente inizia un duro confronto interno pieno di difficoltà, carico di conflitti interni fino al limite della guerra civile, e della congiura. Parte del popolo del deserto insorge, chiede di decidere, vorrebbe liberarsi della sua guida, Allo stesso tempo, appena si profila questa eventualità, ne invocano la presenza. Crescere non è un picnic.
 
 
Ucei-Fondazione Cantoni
Borse di studio per Israele
Anche per l’anno accademico 2014-2015 l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e la Fondazione Raffaele Cantoni tornano a offrire borse di studio per ragazzi italiani che intendono sostenere un progetto di formazione nello Stato di Israele.
 
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Una preghiera per la pace
Ampio spazio sui giornali all’iniziativa di Jorge Bergoglio per riunire in preghiera il presidente israeliano Shimon Peres e quello dell’Autorità nazionale palestinese Mahmoud Abbas. Al momento di raccoglimento per la pace, in programma oggi, non prenderanno parte altri esponenti politici, e invece saranno presenti rappresentanti delle comunità ebraiche e islamiche, tra cui, come ricorda Carlo Marroni sul Sole 24 Ore, il presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna e il presidente della Comunità ebraica di Roma Riccardo Pacifici. Un plauso all’evento è espresso dal rabbino David Rosen, responsabile del dialogo interreligioso per l’American Jewish Committee, che però sottolinea, intervistato da Avvenire “rimango abbastanza scettico. (…) Non lo nego: se papa Francesco avesse invitato il primo ministro Benjamin Netanyahu l’evento avrebbe avuto molto più impatto”. Repubblica propone invece un lungo colloquio con Abbas, in cui il presidente dell’Anp spiega il suo punto di vista sulle tematiche più attuali, a partire dalla riconciliazione della sua formazione Fatah con il gruppo terroristico di Hamas. Ancora sull’Osservatore romano i testi in italiano delle tre preghiere che verranno recitate (in momenti diversi), quella ebraica, cristiana e musulmana.
Repubblica racconta la grande mostra dedicata alle pittrici ebree del XX secolo (promossa, tra gli altri dalla Fondazione beni culturali ebraici e dal Museo ebraico di Roma). “Artiste, viaggiatrici, protagoniste dell’emancipazione femminile e della scena culturale romana. Ma soprattutto donne che nel tessuto turale dell’Italia del Novecento seppero affermare la propria piena indipendenza creativa e intellettuale. È un’avanguardia forse poco valorizzata dalla storiografia, ma straordinariamente feconda quella raccontata nella mostra ‘Artiste del Novecento tra visione e identità ebraica’, dal 12 giugno al 5 ottobre alla Galleria comunale d’Arte moderna”.
Esteri. Fiamma Nirenstein racconta sul Giornale la competizione per eleggere il nuovo presidente d’Israele. “Colloqui diretti e alla luce del sole tra Stati Uniti e Iran sul nucleare. Con una mossa a sorpresa, che ha già provocato qualche polemica interna, la Casa Bianca ha accettato di inviare domani a Ginevra una delegazione ufficiale per incontrare gli inviati degli ayatollah” scrive Repubblica. “Riprendono quota i rapporti diplomatici tra Egitto e Israele dopo le recenti tensioni. Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha avuto ieri un colloquio telefonico con il neo presidente egiziano Abdel Fattah El Sissi, con il quale si è congratulato per la recente vittoria elettorale. Secondo quanto riportato dall’ufficio del premier, Netanyahu ha sottolineato ‘l’importanza strategica’ dei rapporti tra i due Paesi e la necessità di mantenere gli accordi di Camp David” riporta l’Osservatore romano. Ancora sul quotidiano della Santa Sede la notizia che è il governo spagnolo ha approvato un progetto di legge per offrire il diritto alla cittadinanza spagnola a tutti gli ebrei discendenti da coloro che furono cacciati nel XV secolo.
Cultura. Il Corriere della Sera intervista il direttore d’orchestra israeliano Daniel Barenboim, che parla tra l’altro del futuro della Scala. Sul Sole 24 Ore Domenica si parla di conflitti tra le religioni presentando il volume, a cura di Steve Clarke, Russell Powell, Julian Savulescu, “Religion, Intolerance, and Conflict: A Scientific and Conceptual Investigation” (University Press, Oxford). Repubblica offre un colloquio con lo scrittore e storico dell’arte Arturo Schwarz.
 
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  davar
LA MISSIONE DI PERES IN VATICANO E A ROMA
Al Colle l’ultimo abbraccio
dei due amici che amano la pace

Non è solo la preghiera comune per la Pace di questo pomeriggio, non è solo il nuovo incontro con papa Bergoglio in Vaticano dopo la recente visita a Gerusalemme del capo della Chiesa cattolica, a caratterizzare la visita a Roma del presidente israeliano Shimon Peres.
Conclusa la fase degli incontri interreligiosi, infatti, le ultime ore di Peres prima di abbandonare l’incarico della Presidenza assumeranno nuovi significati con la visita che lo statista israeliano compirà salendo al Quirinale. Rivedere Giorgio Napolitano, riabbracciare l’amico di sempre assumerà per Shimon Peres, in queste ore di inquietudine, di incertezza e di attesa su molte sponde del Mediterraneo, l’emozione di un congedo, dell’atto conclusivo del suo alto mandato alla testa della democrazia israeliana, ma soprattutto sarà una nuova occasione di fraternizzare fra due paesi e fra due uomini amici e amanti della pace. Nel corso della visita
Peres conferirà a Napolitano la più alta onorificenza dispensata dalla Presidenza della repubblica israeliana, l’”Itur Nesi Medinat Israel”, la Medaglia della distinzione che lo Stato di Israele come supremo riconoscimento e che fino ad oggi è stata consegnata solo a 18 straordinari rappresentanti nel mondo della politica e della cultura che si sono distinti per il bene che hanno compiuto a favore di Israele e del mondo.
“Sono molti i simboli - spiega l’artista israeliano Yossi Matityahu incaricato di disegnare la medaglia – evocati in questo medaglione. Che cosa ci ha diretti prima dell’avvento delle tecnologie? La Stella del Nord e la mappa celeste ci hanno fatto da guida per navigare nel buio. Ma questa stella, al di là della sua funzione di indicatore perenne, assume anche il significato del segno della retta via, del percorso che ognuno aspira a seguire. La Menorah, il candelabro a sette braccia dalla luce inestinguibile, simboleggia invece la nostra capacità di raccordare l’identità di passato, presente e futuro, la vera vocazione di Israele.  Ora proprio l’eterna fiamma della Menorah è rappresentata da una nuova stella, l’Orsa minore, che segna la strada verso la Stella del Nord. Questa è la chiave dalla citazione dal primo libro di Samuele, il dialogo necessario fra il destino di Israele e l’evoluzione del mondo”.
Israele ha bisogno di amici sinceri. Israele ha molto da offrire al mondo. Saranno questi dati di fatto e la nostra maniera di rapportarci ad essi, non solo gli alti gesti simbolici che costellano la missione romana del Presidente di Israele. Proprio il Presidente Peres lo ha ricordato nella sua strada da Gerusalemme a Roma: “Non credo – ha detto – che i leader possano operare nel vuoto. Sono influenzati dalla situazione concreta e dalla realtà spirituale e psicologica. Per questo non credo che gli incontri di Roma possano assumere il significato che attribuiamo al negoziato politico, ma hanno un’enorme importanza per coloro che nel senso più ampio vogliono impegnarsi a portare la pace”.
 
gv

DOPO IL VIAGGIO DI BERGOGLIO IN ISRAELE
Dialogo, valore pur con problemi
Sempre più spesso, negli ultimi tempi, siamo stati costretti a intervenire per tentare di contrastare la tendenza alla minimizzazione e alla banalizzazione, a volte per malafede, a volte per ignoranza, di fatti storici negativi e tragici che hanno riguardato direttamente l'ebraismo e gli ebrei, ma che non possono non coinvolgere l'intera umanità. Lo stesso impegno dovrebbe essere dedicato a contrastare la tendenza a minimizzare o banalizzare, in questo caso spesso per il moderno fenomeno di accorciamento della Memoria, fatti o eventi positivi. Prendiamo come esempio i rapporti tra ebrei e cattolici o tra lo Stato di Israele e il Vaticano. Anche all’indomani della missione di papa Bergoglio in Israele è evidente che le incomprensioni restano in agguato. Il suo gesto di pregare ai piedi della barriera di difesa che protegge alcuni tratti di confine con i Territori dell’Autorità palestinese, che si è dimostrata indispensabile per prevenire molte sanguinose incursioni terroristiche, non potrà essere compreso fino a quando la natura dello Stato ebraico non avrà ottenuto un pieno riconoscimento da parte dei popoli vicini e non cesseranno quelle minacce che gravano sulla popolazione civile e che hanno reso tale barriera necessaria. Un’azione comune sarebbe auspicabile per isolare e contrastare le organizzazioni terroristiche e violente mosse da odio antiebraico e spesso aggressive nei confronti dei cristiani che abitano nella regione. Tuttavia sarebbe un grave errore non vedere come negli ultimi 50 anni i progressi nelle relazioni ebraico-cristiane siano stati enormi.

Renzo Gattegna
presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane
Pagine Ebraiche, giugno 2014

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Dialogo
Leader in raccoglimento
“Sono arrivato in Vaticano dallo Stato d’Israele insieme ai rappresentanti di molte religioni monoteiste del paese per uno straordinario evento di pace. Questa chiamata spirituale è molto importante e potente, poiché il conflitto è di natura sia politica sia religiosa”. Così il presidente dello Stato ebraico Shimon Peres ha parlato appena atterrato a Roma per partecipare in serata al momento di raccoglimento e preghiera per la pace organizzato su impulso di Jorge Bergoglio e che avrà come protagonisti proprio il pontefice, lo stesso Peres e Mahmud Abbas il presidente dell’Autorità nazionale palestinese (oltre a loro, nessun leader politico, ma rappresentanti delle varie religioni, inclusi, per il mondo ebraico italiano, il presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna e il presidente della Comunità di Roma Riccardo Pacifici).
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Qui Bologna
"Comunità, una piazza aperta"
Un’intervista a tutto campo, quella rilasciata da Daniele De Paz alla radio d’informazione cittadina Radio Tau, in cui il presidente della comunità ebraica di Bologna racconta se stesso, il rapporto con la città, e i molti progetti in cantiere. Architetto, un passato da studente alla Bezalel Academy di Gerusalemme, da molti anni impegnato in comunità, De Paz ha sottolineato per prima cosa come il rapporto fra gli ebrei e la città sia sempre stato intenso, e come il radicamento nel tessuto sociale della comunità sia un elemento storico.
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Brasile 2014
Il sogno azzurro si tinge di note
La voce di un violino per portare in alto i colori azzurri. Ai Mondiali Brasile 2014 non sarà soltanto la nazionale guidata da Cesare Prandelli a rappresentare il tricolore. Nell’ambito delle manifestazioni organizzate dall’Ambasciata italiana con l’appoggio della Figc, l’appuntamento è per il 9 giugno al Theatro Municipal di Rio de Janeiro. In programma una performance con due protagonisti d’eccezione. Da un lato la ventiquattrenne violinista Francesca Dego, a 24 anni, già protagonista, tra l’altro, del concerto I violini della speranza che in occasione del Giorno della Memoria 2014. Dall’altra, lui, una dozzina di volte più antico, prezioso al punto poter lasciare la sua dimora abituale a Cremona solo accompagnato da scorta armata: il violino Vesuvius, realizzato da Antonio Stradivari nel 1727. Ad accompagnare al pianoforte Francesca Leonardi.
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QUI TRIESTE
Tra arte e Memoria
Terzo concerto per il Festival Viktor Ullmann diretto da Davide Casali. Ad esibirsi, presso la Chiesa Evangelica Luterana di Trieste, è stata l’Orchestra Abimà assieme alla Corale Nuovo Accordo. Il programma è stato vario ed articolato: a una parte esclusivamente vocale sotto la direzione di Andrea Mistaro è seguito, di Guido Alberto Fano, l'esecuzione di un brano per voce sola e organo e, in conclusione, di due brani per coro con accompagnamento strumentale.
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pilpul
Europa, sveglia!
L'Europa deve rendersi conto della minaccia rappresentata dall’antisemitismo.
Pensa di essersene accorta, ma in realtà, lo ha fatto solo parzialmente.
Il problema è più grande e più profondo di quanto si pensi. E la posta in gioco non potrebbe essere più alta, non solo per gli ebrei, ma per i valori fondamentali dell'Europa, a cominciare dalla tutela della dignità umana.
In quanto filo-europeo, con una moglie e tre figli cittadini dell'Unione Europea, questo tema mi è molto familiare.
Vivevamo in Europa nel 2000-2001, quando il genietto antisemita fece capolino dalla lampada in diverse nazioni dell'Europa occidentale
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David Harris, Direttore Esecutivo dell’American Jewish Committee
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Il nuovo jihadismo
Il terrorismo pare costituire un fenomeno destinato a essere perennemente uguale a se stesso. In realtà, se le sue abominevoli modalità di manifestazione non mutano, trattandosi di azioni particolarmente violente contro indifesi e innocenti, compiute ovviamente a loro insaputa, tese quindi a causare danni irreparabili per le vittime e ad accrescere lo stato di ansia, se non di paura, tra la collettività colpita, non si può dire che nella sua interna composizione, caratterizzata da una multiformità di agenti, protagonisti e motivazioni, rimanga la medesima cosa, ossia corrispondente a quanto già è stato. Nel caso del terrorismo di radice islamista, poi, registriamo un progressivo mutamento. La svolta è maturata nel corso del tempo.

Claudio Vercelli
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Nugae - Disegni
Per alcuni la coordinazione cervello-mano rimarrà sempre un sogno proibito. Non si tratta solo di rompere rumorosamente tazze in ufficio o mettere lo smalto sulle unghie con la vana speranza di non ottenere una volta nella vita anche qualche polpastrello color corallo o rosa barbie. Dietro c'è una velleità più artistica. In questo momento alimentata dai disegni di Bob Eckstein pubblicati sul New Yorker di tutte le vetrine e gli ingressi delle librerie di New York con tanto di commento. Mannaggia, conferirebbe un'aria così romantica e chic poterlo fare. Ma purtroppo l'abilità a disegnare è una di quelle doti innate, che fa fare spallucce a chi ce l'ha e logorare chi non ce l'ha.

Francesca Matalon, studentessa di lettere antiche
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Identità: Saul Lieberman
Nel 1958 l’allora Primo ministro dello Stato di Israele, David Ben Gurion si è trovato a gestire il fatto che la nozione stessa di identità ebraica era diventata in Israele oggetto di una legislazione che avrebbe avuto implicazioni pratiche cruciali. A cinquanta “Saggi di Israele” Ben Gurion pose la domanda divenuta il titolo del lavoro del professor Eliezer Ben Rafael, che in un e-book intitolato “Cosa significa essere ebreo?” – scaricabile dai siti www.proedieditore.it e www.hansjonas.it – ha messo in luce per la prima volta in Italia quella discussione sistematica sull’identità ebraica. Ogni domenica, sul nostro notiziario quotidiano e sul portale www.moked.it, troverete le loro risposte. Oggi è la volta di Saul Lieberman (1898-1983). Nato a Motal (Impero russo), nel 1928 immigra in Palestina e completa gli studi all’Università ebraica di Gerusalemme dove, nel 1931, ottiene un incarico come docente di Talmud. Nel 1935 è nominato preside dell’Istituto Harry Fischel per la ricerca talmudica a Gerusalemme. Nel 1940 è invitato come professore di storia e di letteratura dal Jewish Theological Seminary. Nel 1949 è preside del Seminary’s rabbinical School e rettore nel 1958. Nel 1971 ottiene il premio di Israele.  
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