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6 luglio 2014 - 8 Tamuz 5774


alef/tav
Su Pagine Ebraiche 24, la Newsletter quotidiana di metà giornata, oggi i pensieri del rav Benedetto Carucci Viterbi e di David Bidussa. Nella sezione pilpul una riflessione di Claudio Vercelli e Francesca Matalon.
 
Jonathan Sacks
@rabbisacks
4 lug
"Leadership w/out loyalty isn’t leadership. Skills alone can’t substitute for moral qualities".

Maurizio Molinari
@Maumol
6 lug
#Israele annuncia la cattura di uno dei rapitori dei tre ragazzi ebrei. Si tratta di Hossam Dofash. Non è uno dei due finora super-ricercati.
 
 
Fecondazione eterologa,
una prospettiva ebraica

L’autopsia ha dato il suo risultato: Mohammed, il giovane palestinese ucciso negli scorsi giorni da ignoti, è stato bruciato vivo. Mentre le forze di sicurezza indagano sul movente dell’omicidio e nessuna ipotesi sembra esclusa, non si placano le tensioni non solo sul fronte interno ma anche con la Striscia di Gaza. Ieri infatti due missili lanciati dalla Striscia hanno puntato la città di Beersheba, 200mila abitanti: sono stati intercettati dal sistema difensivo Iron Dome (una cronaca, tra gli altri, di Davide Frattini sul Corriere della sera). Sulla Stampa Maurizio Molinari traccia l’identikit dei gruppi di lotta palestinese: “Agiscono a piccoli gruppi, non rispondono ai partiti, odiano Israele, disprezzano Abu Mazen e includono donne: sono gli shabab di Gerusalemme Est protagonisti della rivolta di Shuafat che contagia altri centri arabi, su entrambi i lati del confine del 1967”.

L’inquietante figura di Abu Bakr Al Baghdadi, l’autoproclamatosi califfo dell’Islam responsabile di migliaia di morti nelle ultime settimane, si manifesta una prima volta davanti alle telecamere. Dal pulpito della moschea di Mosul il terrorista rivendica la scia di sangue e sembra manifestare aspirazioni sempre più estese. “Il luogo, le circostanze, il momento. Tutto – scrive Alberto Stabile su Repubblica – spinge a considerare che l’inedita uscita pubblica del capo dello ‘Stato islamico’, sigla tristemente famosa per le crudeltà praticate nel mattatoio siriano, oggi orbata della definizione ‘dell’Iraq e del Levante’ (Isis), a significare che non ci si riferisce più a questa quella regione araba, ma alla comunità intera dei musulmani, sia stata accuratamente studiata per lanciare una serie di messaggi”. Il principale dei quali sembra essere: “Non vi fate illusioni. Siamo qui per restare”.

Una prospettiva ebraica sul tema della fecondazione eterologa. Ad offrirla è il rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni con un intervento che appare sul domenicale del Sole 24 Ore. “Nella storia di tante culture – scrive il rav – non vi sono stati grandi dubbi su come definire chi è la madre; ma oggi abbiamo una madre genetica e una gestante, tra un po’ forse non ci sarà la gestante, sostituita da chissà cosa. E allora come si fa a costruire di corsa un nuovo sistema di valori che sia il più possibile condiviso, dovendo decidere in poco tempo ciò che prima veniva stratificato sull’esperienza di millenni? La risposta dei mondi religiosi, come quello ebraico, è di non staccare il legame con il passato ma di trovare il modo di un’evoluzione coerente. Questo dà ad ogni decisione autorevolezza, condivisione, sicurezza e, per chi ci crede, sacralità”.

Una nuova sfida per Roman Polanski. Il grande regista polacco, racconta Le Monde (il testo è tradotto da Repubblica), sarà infatti alle prese con il processo che vide alla sbarra Alfred Dreyfus, da poco trattato anche dall’autore di best seller Robert Harris in una fortunata prova letteraria. “Lavorando a questo progetto – spiega Polanski – mi sono reso conto che quando cominci a chiedere alle persone che cosa conoscono dell’affaire Dreyfus, scopri che ne sanno davvero poco o nulla, anche quelle istruite. Quando dico che farò un film sull’affare Dreyfus mi dicono che è una cosa fantastica, che sarà interessantissimo, e basta. La gente ignora che i francesi bruciavano per strada i libri di Zola insieme a L’Aurore (il giornale che aveva pubblicato il famoso J’accuse dello scrittore). In buona sostanza non sa che quello scandalo ha letteralmente cambiato la storia della Francia”. Le Monde intervista anche Harris che, nella infamante cerimonia di degradazione dell’ufficiale di artiglieria, vede un punto di svolta per l’intera storia ebraica contemporanea: “Theodor Herzl, il fondatore del sionismo politico, era tra la folla e fu da quel momento che pensò che il popolo ebraico dovesse avere un suo Stato. La degradazione di Dreyfus – sottolinea – rappresentò un punto di svolta”.

A proposito della scomparsa di Giorgio Faletti ha commentato: “È morto il Giorgio sbagliato”. Sdegno trasversale per il tweet di Debora Billi, comunicatrice del Movimento Cinquestelle che, scrive Antonio Calitri sul Messaggero, sale con tutta probabilità sul podio della classifica delle peggiori gaffe grilline. Tra le più significative elencate dal quotidiano romano (ma talvolta è proprio difficile etichettarle come "gaffe") le offese di Beppe Grillo alla memoria delle vittime di Auschwitz dello scorso aprile.

Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked
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