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14 luglio 2014 - 16 Tamuz 5774

alef/tav
Su Pagine Ebraiche 24, la Newsletter quotidiana di metà giornata, oggi i pensieri di Paolo Sciunnach e di Anna Foa. Nella sezione pilpul una riflessione di Daniela Fubini, Daniele Liberanome e Rachel Silvera.
 
PresidentPeres @PresidentPeres
13 lug
We cannot allow terrorism to drive our citizens into bomb shelters. There can be no compromise with terror

IDF @IDFSpokesperson
13 lug
A rocket fired from Gaza hit electricity infrastructure in Israel that supplied power to Gaza, cutting power to about 70,000 people in Gaza.



 
 
 
 
Medio Oriente, al lavoro
le diplomazie internazionali

“Lo scontro militare fra Israele e Hamas si concentra sui razzi a lungo raggio, l'arma più pericolosa presente negli arsenali balistici della Striscia di Gaza. Sono i razzi Al-Fajr, M-75 e J-80 che bersagliano Tel Aviv, Gerusalemme, Lod, Hedera e arrivano fino a Nord della città di Haifa”. Così sulla Stampa l’aggiornamento sulla crisi in Medio Oriente, che dà conto anche delle sofferenze delle popolazioni civili, della cooperazione fra Israele ed Egitto (quest’ultimo ha smantellato due lanciarazzi nel Sinai), delle tensioni con la Siria e di alcuni disordini in Cisgiordania. Riportata inoltre la notizia che un razzo di Hamas ha centrato un cavo elettrico dentro la Striscia lasciando al buio settantamila palestinesi (per un resoconto generale, vedi, tra gli altri, anche Fiamma Nirenstein sul Giornale).
Tra i temi più approfonditi sui giornali oggi, l’evacuazione delle zone a nord di Gaza (da dove vengono sparati la maggior parte dei razzi), con migliaia di persone che stanno seguendo l’avviso israeliano di mettersi al riparo altrove per evitare di essere coinvolti nell’operazione militare (Davide Frattini sul Corriere, Fabio Scuto su Repubblica).

Nel frattempo sembrano essersi messe in moto le diplomazie internazionali per favorire il ritorno al cessate il fuoco (la Stampa). Tra i paesi in prima linea anche l’Italia, con il ministro degli Esteri Federica Mogherini in partenza per la regione, e la richiesta di porre la crisi in cima all’agenda del vertice europeo (come ha ricordato il premier Matteo Renzi in un’intervista al TG1). A ricordare l’aggressione di Hamas di cui Israele è oggetto da settimane e invitare le istituzioni italiane a prendere una posizione chiara era stato nella giornata di ieri il Consiglio dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e il presidente Renzo Gattegna (Mattino).

Europa. Di Medio Oriente parla anche il presidente designato della Commissione europea Jean Claude Juncker in un’intervista alla Bild tradotta da Repubblica.
“Tre giovani israeliani uccisi dai palestinesi. La Ue può ancora finanziare le autorità palestinesi?” chiede il giornalista. “Non è chiaro che i tre giovani siano stati rapiti da autorità palestinesi” la risposta. “Ma Hamas controlla la striscia di Gaza...” “E allora come la mettiamo con l'ospedale costruito in Palestina con soldi dei contribuenti lussemburghesi e raso al suolo dalle bombe israeliane? È stato il governo israeliano. La situazione è difficile. In Medio Oriente dobbiamo continuare a dialogare con entrambe le parti. Non credo che ci sia stato un ordine di Hamas di uccidere i tre giovani”.
E sul possibile ruolo dell’Italia e dell’Europa si esprime anche il direttore dell’American Jewish Committee David Harris, intervistato dall’Unità. “L'Europa ha un ruolo critico da giocare negli affari globali, incluso ovviamente il Medio Oriente. Da subito, la Ue può esprimere con chiarezza morale che c'è oggi un aggressore, Hamas, che è elencato dalla Ue tra i gruppi terroristici, e che c'è una nazione democratica, Israele, che si trova nel mirino. Nel lungo termine, la Ue può utilizzare l'esempio di se stessa nell'aver superato una lunga storia di innumerevoli conflitti e dispute di confine per offrire una direzione alternativa per il Medio Oriente. La Ue è il progetto di pace più ambizioso e riuscito dell'era moderna".

“L'accordo fra Iran e Occidente sul dossier nucleare è ancora lontano. Ieri i ministri degli Esteri iraniano e dei 5+1 (i membri permanenti del Consiglio di Sicurezza Onu, Usa, Russia, Cina, Gran Bretagna e Francia, più la Germania), sono tornati a Vienna per tentare d'imprimere una svolta ai negoziati. Ma l'intesa non sembra a portata di mano” riferisce la Stampa. Mentre il Corriere, in un articolo dedicato agli arsenali a disposizione di Hamas, ricorda il ruolo della repubblica degli ayatollah nel rifornire l’organizzazione terrorista di missili a lungo raggio.

Rossella Tercatin twitter @rtercatinmoked
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