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22 luglio 2014 - 24 Tamuz 5774
PAGINE EBRAICHE 24


ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav
Roberto
Della Rocca,
rabbino
Sabato scorso abbiamo letto nella Torah che una parte consistente del popolo ebraico, composta dalle tribù di Reuvén e  Gad, decide, in ragione di legittimi interessi economici, di rimanere fuori dalla terra di Israele. Moshè pone delle condizioni: queste due tribù devono partecipare alla guerra di conquista della terra e solo alla fine della conquista potranno tornare a vivere fuori da Israele, nei luoghi più consoni alle loro scelte di vita. Possiamo immaginare, anche se la Torah non ce lo dice, la reazione delle altre dieci tribù: se non vogliono vivere in Israele, non ci aiutano nella guerra, se ne stanno a casa loro al sicuro, perché dovremmo spartire con loro la terra conquistata?
 
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Dario
Calimani,
anglista
Quando Gianni Vattimo si esibisce nelle sue uscite antisioniste non riesce mai a dissimulare il suo infelice antisemitismo (“Leggete qualche giornale che non siano quelli italiani posseduti dal Mossad, posseduti dalla caste di quelli che hanno i soldi”). Vattimo è il filosofo del pensiero debole, forte però, a tempo debito, in certi particolari e inveterati pregiudizi. Come svolga la sua logica di intellettuale non lo si capisce. Ciò che si capisce, però è che sono molti gli intellettuali e opinion makers che fondano il loro pensiero su premesse logiche contraffatte, quando ci si aspetterebbe che, oltre alla manifestazione di un turbamento della coscienza, proponessero qualche idea illuminante che avvii la mente altrui alla riflessione. Perché si può anche sostenere, ad esempio, che Israele stia reagendo in modo esagerato ai razzi sparati da Hamas, ma bisognerebbe allora dire con quale reazione ci si aspetta che uno stato si difenda da un attacco terroristico attuato con le metodologie barbare dello scudo umano. Perché si può anche affermare che Israele dovrebbe concedere qualcosa di sostanziale in vista di una pacificazione dell’area, ma bisognerebbe anche interrogarsi sull’intransigenza di Hamas, il cui l’obiettivo ultimo non è mai stata la pace ma l’eliminazione di Israele. Ciò che preoccupa di più, infine, sul piano socio-politico è che mentre a Tel Aviv è possibile una manifestazione contro la guerra, a Gaza nessuno oserà mai mettere in discussione la politica terroristica di Hamas che, non potendo Israele transigere sulla propria sopravvivenza, è la politica del vicolo cieco.
 
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Incubo antisemitismo
in Francia
Negozi assaltati, molotov contro la sinagoga, slogan. Ancora la cronaca di una giornata segnata dall’incubo dell’antisemitismo a Parigi, dove una manifestazione di presunta solidarietà alla popolazione di Gaza ha nuovamente mostrato il volto dell’odio antiebraico. Come racconta sul Corriere Stefano Montefiori, ciò che sta accadendo è tutt’altro che isolato, non solo nel paese ma anche nel resto d’Europa e del mondo.
Le autorità francesi tentano di correre ai ripari. “Dopo gli scontri, il presidente François Hollande ieri pomeriggio ha ricevuto all’Eliseo i rappresentanti di tutte le religioni, e alla fine del colloquio l’influente rettore della Grande moschea di Parigi, Dalil Boubakeur, si è mostrato accanto al presidente del Concistoro israelita Joel Mergui, chiamandolo ‘mio amico’, per esortare i fedeli musulmani ‘a evitare certe derive’. L’Islam moderato, accusato spesso di non fare sentire la sua voce, in Francia non esita a condannare le violenze contro gli ebrei. Purtroppo, non è sufficiente” scrive il Corriere.
Su Repubblica, il commento di Gad Lerner. “Arabo contro ebreo. Non c’è scudo protettivo che impedisca la deflagrazione della guerra di Gaza ben oltre il teatro delle operazioni militari, fino a riversare nelle metropoli cosmopolite della sponda nord del Mediterraneo la logica feroce delle appartenenze etniche e religiose” scrive il giornalista, che ricorda anche come “È bene sottolineare che tale incivile pratica terroristica si è manifestata a senso unico: mai in Europa si è verificata una minaccia diretta a una moschea o a una scuola islamica rivendicata da mano ebraica”, sostenendo però anche che esista il rischio di quella che definisce “una degenerazione militarista” anche tra le Comunità ebraiche del Vecchio continente ansiose di difendersi.
Non si può e in nessun modo mettere sullo stesso piano l’organizzazione terrorista di Hamas e lo Stato d’Israele. Lo afferma con forza sul Corriere Bernard-Henri Lévy che parte da quanto accaduto in Francia per ricordare la facile tendenza a equiparare situazioni che equiparabili non sono, smontando punto per punto alcune delle più comuni letture distorte o banalizzate del conflitto, anche da parte dei media.
“Facciamo notare che i responsabili di queste vittime, delle decine di donne, bambini, vecchi — che, se l’avanzata criminale di Hamas non viene bloccata, saranno, domani, centinaia — sono due, non uno: il pilota che, prendendo di mira una rampa di missili iraniani nascosta nel cortile di un edificio, colpisce per errore l’edificio vicino; ma anche, se non innanzitutto, i mostri di cinismo che, al messaggio del pilota che annuncia di essere sul punto di sparare e invita i vicini a lasciare il quartiere per mettersi al riparo, rispondono invariabilmente: ‘Che nessuno si muova’”, e ancora ricorda “non c’è aggressione, ma contrattacco di Israele di fronte alla pioggia di missili che, ancora una volta, si abbattono sulle sue città e che nessuno Stato al mondo avrebbe tollerato così a lungo; che Gaza è, in effetti, una sorta di prigione ma, avendola gli israeliani evacuata ormai da quasi dieci anni, non si capisce come potrebbero esserne i carcerieri”.
I giornali italiani raccontano ancora di una giornata molto dura (da notare una tendenza generale all’iconografia molto caratterizzata da scatti ritraenti le sofferenze dei civili di Gaza di forte impatto emotivo).
A raccontare il terribile pericolo dei tunnel scavati dai terroristi per infiltrarsi in Israele e uccidere e rapire gli abitanti dei centri vicini al confine con Gaza è Maurizio Molinari sulla Stampa: ieri sono sbucati fuori in dieci, vestiti con divise militari israeliane, che hanno causato la morte di quattro soldati di Tzahal.
 
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#IsraeleDifendeLaPace Domande e risposte
Domande chiare e risposte chiare e autorevoli, punto per punto, ai complessi problemi della crisi mediorientale. Aggiornamenti costanti ora per ora. L'impegno di fare chiarezza sui diversi nodi del conflitto in corso tra lo Stato di Israele e i terroristi di Hamas.
Sul portale dell'ebraismo italiano www.moked.it il lancio di una nuova area informativa dedicata dalla redazione a notizie, schede, dichiarazioni  sugli ultimi sviluppi relativi all'operazione delle forze di sicurezza israeliane nella Striscia di Gaza. Tutti i cittadini che ritengono di poter aggiungere un contributo positivo per arricchire il notiziario possono mettersi in contatto scrivendo a desk@ucei.it.
 
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  davar
#IsraeleDifendeLaPace - informazione
L'orologio che segna la quiete
spezzata dai razzi dell'odio

Non si fermano i missili sparati da Gaza contro Israele. Decine e decine ogni giorno, oltre 2000 in due settimane. Per offrire ai propri lettori la sensazione di ciò che sta subendo la popolazione dello Stato ebraico, il portale dell’ebraismo italiano lancia un ponte con israelhasbeenrocketfreefor.com, l’applicazione sviluppata a tempo record da due giovani esperti hi-tech israeliani il ventinovenne Aaron Friedman, e il diciottenne Yehonatan Tsirolnik, che dà conto in modo semplice e immediato del tempo che trascorre tra un missile e l’altro (visibile in alto a destra su www.moked.it).
Un’iniziativa che si affianca a quella degli aggiornamenti ora per ora, delle schede, #IsraeleDifendeLaPace che si arricchisce e convoglia costantemente nuove analisi e informazioni e #IsraeleDifendeLaPace domande e risposte, che riordina molte schede informative con le risposte di giornalisti ed esperti per chiarire i diversi aspetti del complesso conflitto fra Israele e le forze del terrorismo.

#IsraeleDifendeLaPace
Diplomazia al lavoro
“La retorica antisemita e l'ostilità contro gli ebrei, gli attacchi contro le comunità ebraiche e le sinagoghe non hanno posto nella nostra società”. Così i ministri degli Esteri di Francia, Germania e Italia hanno risposto al preoccupante clima di queste settimane emerso in Europa e nei rispettivi paesi, una crescente ondata di odio a carattere antisemita. Manifestazioni filopalestinesi, infatti - indette per protestare contro l'operazione israeliana Margine Protettivo in corso a Gaza - sono diventate negli scorsi giorni teatro di violenze e minacce alle diverse comunità europee.
In Israele intanto si attende l'arrivo di Ban Ki-moon, segretario generale dell'Onu, e di John Kerry, segretario di Stato Usa. I due nelle prossime ore lavoreranno per proporre una possibile tregua a Hamas e Israele.
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#IsraeleDifendeLaPace
Moshe Melako (1994 - 2014)
Ventotto soldati dell’esercito israeliano. Giovani morti durante queste giornate di combattimento per difendere Israele dal terrore. Le loro storie sono quelle di ragazzi normali, ragazzi che stavano facendo al meglio il proprio dovere.
Il Sergente Moshe Melako, vent’anni, viveva a Gerusalemme ed è stato ucciso domenica 20 luglio, nonostante il suo nome sia stato reso noto solo lunedì. Era parte della Golani Brigade, e aveva sette fratelli.
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#israeledifendelapace - domande e risposte
CRISI / Ospedali o lanciarazzi?
Le immagini, rese disponibili dal portavoce dell’esercito israeliano, mostrano come non sia casuale l’utilizzo da parte di Hamas di siti civili per attività militari e terroristiche.
L’area evidenziata in azzurro corrisponde alla struttura civile.
Il punto rosso, invece, identifica il punto da cui vengono lanciati i razzi.
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qui trieste - dAFDAF A REDAZIONE APERTa
Un laboratorio per il futuro
Giornate di lavoro frenetico, durante le quali alle attività quotidiane si sono aggiunte le iniziative straordinarie messe in campo dalla redazione per seguire nella maniera migliore il conflitto mediorientale. Senza dimenticare l’impegno dovuto alla attività di Redazione Aperta, con gli ospiti che ogni anno hanno portato idee, energia, conoscenza e la loro voglia di essere parte di un progetto di crescita costante. A tutto questo si è aggiunta la giornata dedicata a DafDaf, che come tutti gli anni raccoglie la redazione, il comitato scientifico e i collaboratori del giornale ebraico dei bambini per fare un’analisi di quanto fatto sino ad ora e per progettare i prossimi mesi. Nuovi collaboratori e il comitato scientifico, voglia di inventare nuove pagine, rubriche da rinnovare, e al centro di tutto un interesse appassionato per i piccoli lettori, per il nostro futuro.
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da londra a torino
Insieme per il Ramadan
In queste giornate di tensione e di dolore ogni piccolo segnale positivo è accolto con particolare favore. L’iniziativa portata avanti da una sinagoga di Londra, che ha deciso di ospitare la locale comunità musulmana che si trova senza sede a causa di un attacco di piromani, si collega allora alla scelta della comunità islamica torinese di aprire alla cittadinanza la cena che interrompe il digiuno per il Ramadan. Gli ingredienti della speranza: solidarietà, conoscenza reciproca, disponibilità a sedersi allo stesso tavolo.
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QUI VENEZIA
Daniel Zamir, jazz in Laguna
Due eccellenze artistiche in concerto e una prova di vitalità straordinaria, specialmente in un momento così difficile per Israele. A porte aperte, pronti a farsi sorprendere, centinaia di veneziani si sono ritrovati negli spazi messi a disposizione dalla Comunità ebraica per accogliere uno degli eventi più attesi del Venezia Jazz Festival: i virtuosismi al sassofono di Daniel Zamir, cui gli esperti attribuiscono la gestazione di un peculiare canone di “jazz ebraico” (al pianoforte Omri Mor).
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pilpul
Rue des Rosiers
Per chi conosce Parigi, l’assalto di manifestanti “filo-palestinesi” a rue des Rosiers è una ferita lacerante. Le saracinesche abbassate precipitosamente, la fuga fuori dal quartiere, le camionette della polizia accorse in difesa degli ebrei nei cuore del Marais compongono una scena francamente impressionante. Ogni ebreo che è stato a Parigi ha amato quelle strade, visitate ogni giorno da migliaia di turisti incuriositi dal mix multiculturale, gastronomico, geografico. Ma quelli di ieri non sono i primi attacchi alle sinagoghe e alle istituzioni ebraiche nella capitale francese.
Difficile minimizzare
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Tobia Zevi, Associazione Hans Jonas
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Storie - Musiche dai Lager
Le Monde gli ha dedicato un’intera pagina, intitolata “Le juif de Barletta” (l'ebreo di Barletta). Il ministero della cultura francese, nel dicembre 2013, lo ha insignito del titolo di cavaliere dell’Ordine des Art set Lettres.  Eppure Francesco Lotoro, il barbuto pianista pugliese, classe 1964, che in ventitré anni di viaggi per il mondo ha recuperato migliaia e migliaia di partiture, documenti, diari e manoscritti provenienti dai lager e dai campi di concentramento, in Italia è misconosciuto e nessuno finanzia le sue ricerche.

Mario Avagliano
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