Roberto
Della Rocca,
rabbino
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Sabato scorso abbiamo letto nella Torah che
una parte consistente del popolo ebraico, composta dalle tribù di
Reuvén e Gad, decide, in ragione di legittimi interessi
economici, di rimanere fuori dalla terra di Israele. Moshè pone delle
condizioni: queste due tribù devono partecipare alla guerra di
conquista della terra e solo alla fine della conquista potranno tornare
a vivere fuori da Israele, nei luoghi più consoni alle loro scelte di
vita. Possiamo immaginare, anche se la Torah non ce lo dice, la
reazione delle altre dieci tribù: se non vogliono vivere in Israele,
non ci aiutano nella guerra, se ne stanno a casa loro al sicuro, perché
dovremmo spartire con loro la terra conquistata?
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Dario
Calimani,
anglista
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Quando Gianni Vattimo si esibisce nelle sue
uscite antisioniste non riesce mai a dissimulare il suo infelice
antisemitismo (“Leggete qualche giornale che non siano quelli italiani
posseduti dal Mossad, posseduti dalla caste di quelli che hanno i
soldi”). Vattimo è il filosofo del pensiero debole, forte però, a tempo
debito, in certi particolari e inveterati pregiudizi. Come svolga la
sua logica di intellettuale non lo si capisce. Ciò che si capisce, però
è che sono molti gli intellettuali e opinion makers che fondano il loro
pensiero su premesse logiche contraffatte, quando ci si aspetterebbe
che, oltre alla manifestazione di un turbamento della coscienza,
proponessero qualche idea illuminante che avvii la mente altrui alla
riflessione. Perché si può anche sostenere, ad esempio, che Israele
stia reagendo in modo esagerato ai razzi sparati da Hamas, ma
bisognerebbe allora dire con quale reazione ci si aspetta che uno stato
si difenda da un attacco terroristico attuato con le metodologie
barbare dello scudo umano. Perché si può anche affermare che Israele
dovrebbe concedere qualcosa di sostanziale in vista di una
pacificazione dell’area, ma bisognerebbe anche interrogarsi
sull’intransigenza di Hamas, il cui l’obiettivo ultimo non è mai stata
la pace ma l’eliminazione di Israele. Ciò che preoccupa di più, infine,
sul piano socio-politico è che mentre a Tel Aviv è possibile una
manifestazione contro la guerra, a Gaza nessuno oserà mai mettere in
discussione la politica terroristica di Hamas che, non potendo Israele
transigere sulla propria sopravvivenza, è la politica del vicolo cieco.
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Incubo antisemitismo
in Francia |
Negozi assaltati, molotov contro la
sinagoga, slogan. Ancora la cronaca di una giornata segnata dall’incubo
dell’antisemitismo a Parigi, dove una manifestazione di presunta
solidarietà alla popolazione di Gaza ha nuovamente mostrato il volto
dell’odio antiebraico. Come racconta sul Corriere Stefano Montefiori,
ciò che sta accadendo è tutt’altro che isolato, non solo nel paese ma
anche nel resto d’Europa e del mondo.
Le autorità francesi tentano di correre ai ripari. “Dopo gli scontri,
il presidente François Hollande ieri pomeriggio ha ricevuto all’Eliseo
i rappresentanti di tutte le religioni, e alla fine del colloquio
l’influente rettore della Grande moschea di Parigi, Dalil Boubakeur, si
è mostrato accanto al presidente del Concistoro israelita Joel Mergui,
chiamandolo ‘mio amico’, per esortare i fedeli musulmani ‘a evitare
certe derive’. L’Islam moderato, accusato spesso di non fare sentire la
sua voce, in Francia non esita a condannare le violenze contro gli
ebrei. Purtroppo, non è sufficiente” scrive il Corriere.
Su Repubblica, il commento di Gad Lerner. “Arabo contro ebreo. Non c’è
scudo protettivo che impedisca la deflagrazione della guerra di Gaza
ben oltre il teatro delle operazioni militari, fino a riversare nelle
metropoli cosmopolite della sponda nord del Mediterraneo la logica
feroce delle appartenenze etniche e religiose” scrive il giornalista,
che ricorda anche come “È bene sottolineare che tale incivile pratica
terroristica si è manifestata a senso unico: mai in Europa si è
verificata una minaccia diretta a una moschea o a una scuola islamica
rivendicata da mano ebraica”, sostenendo però anche che esista il
rischio di quella che definisce “una degenerazione militarista” anche
tra le Comunità ebraiche del Vecchio continente ansiose di difendersi.
Non si può e in nessun modo mettere sullo stesso piano l’organizzazione
terrorista di Hamas e lo Stato d’Israele. Lo afferma con forza sul
Corriere Bernard-Henri Lévy che parte da quanto accaduto in Francia per
ricordare la facile tendenza a equiparare situazioni che equiparabili
non sono, smontando punto per punto alcune delle più comuni letture
distorte o banalizzate del conflitto, anche da parte dei media.
“Facciamo notare che i responsabili di queste vittime, delle decine di
donne, bambini, vecchi — che, se l’avanzata criminale di Hamas non
viene bloccata, saranno, domani, centinaia — sono due, non uno: il
pilota che, prendendo di mira una rampa di missili iraniani nascosta
nel cortile di un edificio, colpisce per errore l’edificio vicino; ma
anche, se non innanzitutto, i mostri di cinismo che, al messaggio del
pilota che annuncia di essere sul punto di sparare e invita i vicini a
lasciare il quartiere per mettersi al riparo, rispondono
invariabilmente: ‘Che nessuno si muova’”, e ancora ricorda “non c’è
aggressione, ma contrattacco di Israele di fronte alla pioggia di
missili che, ancora una volta, si abbattono sulle sue città e che
nessuno Stato al mondo avrebbe tollerato così a lungo; che Gaza è, in
effetti, una sorta di prigione ma, avendola gli israeliani evacuata
ormai da quasi dieci anni, non si capisce come potrebbero esserne i
carcerieri”.
I giornali italiani raccontano ancora di una giornata molto dura (da
notare una tendenza generale all’iconografia molto caratterizzata da
scatti ritraenti le sofferenze dei civili di Gaza di forte impatto
emotivo).
A raccontare il terribile pericolo dei tunnel scavati dai terroristi
per infiltrarsi in Israele e uccidere e rapire gli abitanti dei centri
vicini al confine con Gaza è Maurizio Molinari sulla Stampa: ieri sono
sbucati fuori in dieci, vestiti con divise militari israeliane, che
hanno causato la morte di quattro soldati di Tzahal.
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#IsraeleDifendeLaPace Domande e risposte |
Domande chiare e risposte chiare e
autorevoli, punto per punto, ai complessi problemi della crisi
mediorientale. Aggiornamenti costanti ora per ora. L'impegno di fare
chiarezza sui diversi nodi del conflitto in corso tra lo Stato di
Israele e i terroristi di Hamas.
Sul portale dell'ebraismo italiano www.moked.it il lancio di una nuova
area informativa dedicata dalla redazione a notizie, schede,
dichiarazioni sugli ultimi sviluppi relativi all'operazione delle
forze di sicurezza israeliane nella Striscia di Gaza. Tutti i cittadini
che ritengono di poter aggiungere un contributo positivo per arricchire
il notiziario possono mettersi in contatto scrivendo a desk@ucei.it.
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#IsraeleDifendeLaPace
- informazione
L'orologio
che segna la quiete
spezzata dai razzi dell'odio
Non
si fermano i missili sparati da Gaza contro Israele. Decine e decine
ogni giorno, oltre 2000 in due settimane. Per offrire ai propri lettori
la sensazione di ciò che sta subendo la popolazione dello Stato
ebraico, il portale dell’ebraismo italiano lancia un ponte
con israelhasbeenrocketfreefor.com, l’applicazione sviluppata a tempo
record da due giovani esperti hi-tech israeliani il ventinovenne Aaron
Friedman, e il diciottenne Yehonatan Tsirolnik, che dà conto in modo
semplice e immediato del tempo che trascorre tra un missile e l’altro
(visibile in alto a destra su www.moked.it).
Un’iniziativa che si affianca a quella degli aggiornamenti ora per ora,
delle schede, #IsraeleDifendeLaPace che si arricchisce e convoglia
costantemente nuove analisi e informazioni e #IsraeleDifendeLaPace
domande e risposte, che riordina molte schede informative con le
risposte di giornalisti ed esperti per chiarire i diversi aspetti del
complesso conflitto fra Israele e le forze del terrorismo.
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qui
trieste - dAFDAF
A REDAZIONE APERTa
Un
laboratorio per il futuro
Giornate
di lavoro frenetico, durante le quali alle attività quotidiane si sono
aggiunte le iniziative straordinarie messe in campo dalla redazione per
seguire nella maniera migliore il conflitto mediorientale. Senza
dimenticare l’impegno dovuto alla attività di Redazione Aperta, con gli
ospiti che ogni anno hanno portato idee, energia, conoscenza e la loro
voglia di essere parte di un progetto di crescita costante. A tutto
questo si è aggiunta la giornata dedicata a DafDaf, che come tutti gli
anni raccoglie la redazione, il comitato scientifico e i collaboratori
del giornale ebraico dei bambini per fare un’analisi di quanto fatto
sino ad ora e per progettare i prossimi mesi. Nuovi collaboratori e il
comitato scientifico, voglia di inventare nuove pagine, rubriche da
rinnovare, e al centro di tutto un interesse appassionato per i piccoli
lettori, per il nostro futuro.
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Rue
des Rosiers |
Per
chi conosce Parigi, l’assalto di manifestanti “filo-palestinesi” a rue
des Rosiers è una ferita lacerante. Le saracinesche abbassate
precipitosamente, la fuga fuori dal quartiere, le camionette della
polizia accorse in difesa degli ebrei nei cuore del Marais compongono
una scena francamente impressionante. Ogni ebreo che è stato a Parigi
ha amato quelle strade, visitate ogni giorno da migliaia di turisti
incuriositi dal mix multiculturale, gastronomico, geografico. Ma quelli
di ieri non sono i primi attacchi alle sinagoghe e alle istituzioni
ebraiche nella capitale francese.
Difficile minimizzare.
Tobia Zevi, Associazione Hans Jonas
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Storie
- Musiche dai Lager |
Le
Monde gli ha dedicato un’intera pagina, intitolata “Le juif de
Barletta” (l'ebreo di Barletta). Il ministero della cultura francese,
nel dicembre 2013, lo ha insignito del titolo di cavaliere dell’Ordine
des Art set Lettres. Eppure Francesco Lotoro, il barbuto pianista
pugliese, classe 1964, che in ventitré anni di viaggi per il mondo ha
recuperato migliaia e migliaia di partiture, documenti, diari e
manoscritti provenienti dai lager e dai campi di concentramento, in
Italia è misconosciuto e nessuno finanzia le sue ricerche.
Mario Avagliano
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