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24 luglio 2014 - 26 Tamuz 5774
alef/tav
Su Pagine Ebraiche 24, la Newsletter quotidiana di metà giornata, oggi i pensieri del rav Elia Richetti e di Sergio Della Pergola. Nella sezione pilpul una riflessione di Stefano Jesurum e Daniel Funaro.
 
PresidentPeres @PresidentPeres
23 lug
Standing for human rights for all and standing against terrorism are one and the same #HRC



 
 
 
 
"Israele è costretta a difendersi"
Il percorso che potrebbe portare a un cessate il fuoco, la sospensione dei voli verso l’aeroporto di Ben Gurion da parte di molte compagnie straniere, l’annuncio delle Nazioni Unite di voler aprire un’inchiesta su presunti “crimini di guerra” compiuti a Gaza da Israele (ma non da Hamas). Sono queste le principali notizie raccontate dai giornali in riferimento alla crisi che prosegue (tra gli altri Corriere, Repubblica, la Stampa, sul Giornale un’analisi di Fiamma Nirenstein).
Tra l’altro, si racconta come il gruppo terrorista consideri la sospensione dei voli verso Israele una vittoria. L’aeroporto continua però a operare regolarmente e nella notte l’autorità aeronautica statunitense ha annunciato il termine dell’interdizione che aveva costretto le linee americane a rinunciare alle rotte, che potranno ora essere ripristinate (tra l’altro il Messaggero illustra le forti misure di sicurezza prese dallo scalo israeliano e anche dai voli El Al).
A spiegare come Israele si trovi costretta a combattere per la propria difesa, raccontando la terribile minaccia dei tunnel che hanno consentito l’infiltrazione di terroristi, e dei razzi che continuano a raggiungere il paese è l’ambasciatore di Israele a Roma Naor Gilon intervistato dal Giornale.

Tra gli approfondimenti, sulla Stampa Maurizio Molinari racconta la crisi vista da Ramallah, con la popolazione che si mostra fortemente critica nei confronti del presidente dell’Autorità nazionale palestinese Abu Mazen, che se prima aveva sposato la proposta dell’Egitto per il cessate il fuoco, ora sembra pronto ad allinearsi alle richieste di Hamas. Repubblica spiega il ruolo e la storia di Mohammed Deif, il comandante delle Brigate Ezzedin al Qassam, responsabile del sistema dei tunnel. Sul Corriere invece si racconta la grande partecipazione di Israele ai funerali dei ragazzi uccisi in combattimento che si erano trasferiti lasciando la famiglia in altri paesi, “i soldati soli”, come Sean, 21 anni originario del Texas, ucciso negli scorsi giorni. Il quotidiano di via Solferino raccoglie anche le voci di alcuni esponenti del mondo della cultura israeliana note per il loro impegno pacifista che esprimono disagio denunciando tra l’altro una crescita di affermazioni e messaggi di intolleranza nei loro confronti. Sul Fatto quotidiano la raccolta di alcune analisi sul conflitto. “Perché Israele colpisce Gaza e vi penetra con una forza di terra? Perché Gaza è Hamas, un'armata moderna, ben finanziata che si vale di due straordinarie protezioni: il travestimento dei soldati da eroici partigiani che combattono con le mani e si sacrificano sulle barricate (invece operano da tunnel con ottime dotazioni militari) e un'immensa popolazione civile da offrire allo spaventoso spettacolo della guerra affinché diventino immagini di morte a carico dell'avversario, che intanto continua a essere sotto il fuoco” sottolinea Furio Colombo.

“Noi manifestiamo per la pace in Israele, per il diritto ad esistere e a vivere in serenità con i nostri amici, che sono l'Autorità palestinese e non Hamas. E fuori dubbio che l'80 per cento dei palestinesi vuole la pace. Ma la verità è che Israele sta reagendo per difendere il proprio popolo da Hamas. E il mondo se n'è lavato le mani”. Così il presidente della Comunità ebraica di Milano Walker Meghnagi, presenta la manifestazione di solidarietà che si svolgerà stasera alle 19 in piazza San Carlo (il Giornale).
La Stampa riporta invece la notizia che l’Adei-Wizo avrebbe scelto di annullare il concerto di Noa in programma in autunno nel capoluogo lombardo, dopo che la cantante israeliana ha postato sul suo blog il commento “Ci sono due parti in questo conflitto e non sono israeliani-palestinesi, ebrei-arabi ma sono i moderati e gli estremisti”.

Rimanendo su questa sponda del Mediterraneo, l’Europa assiste all’esplosione dell’antisemitismo. In Francia, dopo i ripetuti attacchi a sinagoghe e luoghi ebraici degli scorsi giorni, significativa la pubblicazione di un editoriale su Le Monde che invita a non chiudere gli occhi né banalizzare il nuovo antisemitismo. Su questi episodi interviene il primo ministro francese in un passaggio di un’intervista pubblicata su Repubblica. “La Francia è sempre stato un paese di accoglienza, ma ultimamente si registrano troppe tensioni: filo-ebrei contro filo-palestinesi smantellamento dei campi rom” domandano i giornalisti di El Pais che firmano il colloquio (e c’è qualcosa che non va, visto che aggressioni di stampo antisemita si trasformano in tensioni di “filo-ebrei” contro “filo-palestinesi”). “II modello repubblicano viene messo in discussione da 30 anni. Si mette in dubbio la laicità. Assistiamo anche all'aumento delle rivendicazioni di gruppi sociali. Quando vediamo che ci sono dei giovani capaci di recarsi in Siria per combattere, vuol dire che c'è qualcosa che non funziona. L'antisemitismo e il razzismo, in una società in crisi, hanno avuto una recrudescenza. Di fronte a questo è necessaria la massima intransigenza. Attaccare le sinagoghe o gridare in piazza slogan di odio contro gli ebrei sono atti inaccettabili. Abbiamo bisogno di ricostruire il tessuto sociale, di ricordare i nostri principi repubblicani, a cominciare dalla laicità, che è la migliore definizione della convivenza” la risposta di Manuel Valls.
Slogan antisemiti e tentativi di aggressioni anche in Germania (Messaggero).
Sulla situazione in Italia riflette sul Foglio l’analista americano Michael Leeden che offre diverse ragioni per cui “l’ebraismo italiano oggi prospera”.

Rossella Tercatin twitter @rtercatinmoked
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