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29 luglio 2014 - 2 Av 5774

alef/tav
Su Pagine Ebraiche 24, la Newsletter quotidiana di metà giornata, oggi i pensieri del rav Roberto Della Rocca e di Dario Calimani. Nella sezione pilpul una riflessione di Tobia Zevi e Mario Avagliano.
 
Benjamin Netanyahu@netanyahu
28 lug
PM Netanyahu to UN SecGen: Instead of finances by the intl. community being used to build terror tunnels, it must work to demilitarize Gaza.
 
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Le scritte dell'odio a Roma
e un silenzio "pesante"
Svastiche, scritte antisemite, parole di odio. Sui muri di Roma, non nuovi a queste iniziative, il rancore e il veleno antisemita tornano a manifestarsi con modalità inquietanti. “Svastiche sui negozi, raid antisemita nel cuore di Roma”, titola il Messaggero.
Sui quotidiani, tra gli altri, le reazioni del presidente della Comunità ebraica Riccardo Pacifici e dell’assessore alle relazioni esterne Ruben Della Rocca. Una ferma condanna dell’accaduto è arrivata anche dal primo ministro Matteo Renzi, dal sindaco Ignazio Marino e da esponenti delle diverse forze politiche.


Sul dorso romano di Repubblica, intervistato da Rory Cappelli, Pacifici afferma: “È innegabile che le scritte di questa notte abbiano una matrice e abbiano una firma, ed è anche abbastanza chiaro chi possano essere i mandanti. È un mondo dell’estrema destra che soffia sul fuoco perché ha tutto da guadagnare da un ipotetico scontro tra il mondo ebraico e quello islamico”.

In un editoriale sulla prima pagina del Corriere Paolo Conti sottolinea la risposta compatta di istituzioni e società civile ravvisando però, proprio nell’assenza di una condanna da parte islamica, la lacuna più “pesante”. Scrive Conti: “Manca all’appello (lo ha ricordato giorni fa Pierluigi Battista) la solidarietà e il sostegno di quel mondo islamico, ben radicato qui a Roma, al quale — per una di quelle coincidenze piene di significato — si è rivolto proprio ieri Renzo Gattegna, presidente dell’Unione delle comunità ebraiche Italiane, per la conclusione del periodo di digiuno del Ramadan. Gattegna, nel suo messaggio, sottolinea che ‘ebrei e musulmani devono camminare al fianco e insieme contribuire al progresso della società italiana’. Parole di straordinaria civiltà, soprattutto in queste ore tragiche per il Medio Oriente: una mano tesa verso il dialogo e il superamento delle divisioni. Ma il dialogo è, appunto, un dialogo quando a parlare e a tendersi la mano sono due interlocutori”.

Domani alle 21, davanti alla sede del Foglio, presidio di solidarietà per Tsahal e tutti i cristiani perseguitati dall’integralismo islamico. Una manifestazione che ha l’obiettivo di “illuminare l’aria appestata dalla cultura di guerra del jihad” e “dalla spettrale invasione dei tagliagole”. Oggi, formulando un invito, il direttore Giuliano Ferrara sottolinea: “Pochi o molti che saremo, saremo quelli che hanno espresso questo rifiuto, che non vogliono confusione ideologica e maleducazione intellettuale, che intendono trasmettere ai giovani europei armati di kefiah e di cattive idee, e di indifferenza verso i martiri, una cosa nuova e bella”.

Sembrano arenarsi, almeno al momento, le possibilità di una tregua tra Israele e Hamas. Il fallimento dell’azione diplomatica di Kerry, accusato dal primo ministro Netanyahu di aver ceduto alle richieste del gruppo terrorista, emerge con nuova evidenza. Dopo l’attacco con colpi di mortaio che ha portato all’uccisione di alcuni cittadini israeliani nella regione di Eshkol il premier ha affermato: “Dobbiamo prepararci a una lunga campagna, andremo avanti fino a quando la missione sarà compiuta”. Sempre da Israele arriva l’accusa ad Hamas di sparare sulla popolazione civile per incrementare il numero delle vittime. Tra gli episodi contestati il bombardamento di un ospedale e quello di un’area giochi di un parco profughi in cui sono morti otto bambini. Ne scrivono, tra gli altri, Davide Frattini sul Corriere e Maurizio Molinari sulla Stampa.

Le cronache di questi giorni ripropongono con forza il dramma degli abitanti di Gaza utilizzata dalla leadership di Hamas come scudo umano permanente. Sul Corriere un’insidiosa valutazione di Sergio Romano che, pur riconoscendo l’esistenza di questo crimine, inserisce nello stesso ragionamento situazioni del tutto differenti come la conquista di villaggi arabi da parte dell’esercito israeliano nel 1948 e la presenza di insediamenti in Cisgiordania. “L’uso militare dei civili nelle guerre asimmetriche”, il titolo della sua riflessione.

Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked
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