4 agosto 2014 - 7 Av 5774 |
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Su Pagine Ebraiche 24, la Newsletter
quotidiana di metà giornata, oggi i pensieri del rav Benedetto Carucci
Viterbi e di David Bidussa. Nella sezione pilpul una riflessione di
Claudio Vercelli e Francesca Matalon.
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Raphael Ahren @RaphaelAhren
(2 agosto)
Bibi: "Unique link has been forged w/ states of the region;" after
#Gaza war, "this will open new possibilities for us." What does he
mean?
Peter Lerner @LTCPeterLerner
(2 agosto)
#Breaking: #IDF Concludes that 2nd Lt. Hadar Goldin was killed in action. The family has been notified.
Tovah Lazaroff @tovahlazaroff
(3 agosto)
Army Radio: says Hamas never agreed to a cease fire that allowed the
IDF to continue to operate against the tunnels in #Gaza. #Israel
Pierpaolo Punturello @PPunturello
(3 agosto)
I radical chic vogliono la pace: a ferragosto non possono occuparsi di Gaza. Crema solare docet. #vincessehamaschemondosarebbe
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Iniziato il ritiro unilaterale
Ritiro
unilaterale da alcune aree della Striscia di Gaza. Senza aspettare una
tregua, e senza negoziare. Questo ha annunciato Netanyahu in un
discorso televisivo alla nazione. “Andremo avanti fino alla distruzione
di tutti i tunnel, l’operazione è quasi completata”, ha sottolineato il
premier (Davide Frattini, Corriere). Questa la risposta di Sami Abu
Zuhri, portavoce di Hamas: “Il ritiro unilaterale
di Israele non ci impegna a niente”. Quest’ultima dichiarazione è
citata anche da Ugo Tramballi sul Sole 24Ore, dove scrive anche delle
scelte operate dall’esercito israeliano, già chiare prima dell’inizio
delle operazioni sul terreno. Maurizio Molinari, corrispondente a
Gerusalemme de La Stampa, spiega che Israele ha declinato l’invito
egiziano a trattare un nuovo cessate il fuoco e che la scelta di
Netanyahu è di agire in maniera unilaterale per “ripristinare la calma
nel Sud”. II ministro per l'Intelligence Yuval Steinitz ha spiegato che
non ha senso mandare una delegazione al Cairo a trattare la tregua
perché “Hamas ha già violato cinque cessate il fuoco, non sono
interessati a raggiungere accordi e dunque noi procederemo
unilateralmente”. Contemporaneamente le forze armate hanno comunicato
ai cittadini di Beit Lahiya e Beit Hanoun che si stanno ritirando, e
che possono rientrare nelle loro case.
Sempre su La Stampa una spiegazione del tentativo egiziano:
Azzam EI Ahmad, veterano dell'Olp e di Al Fatah guida la delegazione
inter-palestinese giunta al Cairo, che comprende rappresentanti di
Hamas e della Jihad islamica residenti in Libano, e altri provenienti
da Gaza. Scrive Molinari che “l'intento dell'Egitto è far
accettare l'immediata cessazione delle ostilità per trasformare
l'Autorità nazionale palestinese di Abu Mazen nell'interlocutore della
comunità internazionale su sicurezza e ricostruzione di Gaza”. Il piano
ha anche l’appoggio del premier italiano Matteo Renzi (Messaggero).
Fiamma Nirenstein sul Giornale scrive della situazione drammatica
in una Striscia di Gaza devastata, con le gente che si chiede perché
mai Hamas abbia rotto dopo pochi minuti la tregua. A scrivere
dell’improvviso silenzio seguito al primo parziale ritiro di Tzahal è
anche Fabio Scuto, su la Repubblica. Nell'articolo si racconta della
situazione a Gaza e di come Netanyahu abbia chiarito che “qualsiasi
aiuto per la ricostruzione di Gaza sarà condizionato al disarmi di
Hamas e alla smilitarizzazione della Striscia”.
E l’ambasciatore israeliano in Italia,
Naor Gilon, intervistato sul Quotidiano Nazionale,, sintetizza la
complessità della situazione spiegando come sia strutturata la rete di
Hamas, e come i rapporti fra gli Stati arabi siano cambiati rendendo le
cose ancora più difficili che in passato: “Tutto l'Occidente sta
diventando più debole perché attraversa una crisi economica e politica.
Inoltre ha perso molti alleati. Con i vecchi leader del mondo arabo
sapevi come comportarti, con l'anarchia attuale è tutto più difficile.
Allo stesso tempo nel Medio Oriente stanno crescendo elementi molto
estremisti.”
Un quadro dell’onda lunga dell’antisemitismo
riesploso in tutta Europa viene tracciato dall’Avvenire, che riporta,
tra gli altri dati, come in Francia ci sia stata un’impennata del 40
per cento degli atti antisemiti in confronto allo stesso periodo dello
scorso anno, e come in Gran Bretagna solo nell’ultimo mese siano
stati 130 gli episodi di intolleranza.
Senza dimenticare la situazione ungherese, Grecia e Svezia. Ma anche
Belgio, Olanda, Germania e Italia sono stati teatro di aggressioni,
manifestazioni e sono comparse ovunque scritte o striscioni dal
contenuto antisemita.
Sul tema antisemitismo, in un articolo pubblicato sull’Osservatore
Romano, Anna Foa scrive di “Uno stereotipo antisemita fra liturgia e
storia (Il Mulino, 2014), il volume di Daniele Menozzi che analizza “in
una storia attenta e rigorosa” il fenomeno. In particolare nella
preghiera per gli ebrei del Venerdì santo, quello della "perfidia
giudaica" e come abbia influito sulla mentalità dei fedeli il modo in
cui il termine "perfidia" è stato tradotto e interpretato.
Su La lettura, inserto domenicale del Corriere, Adriano Schimmenti,
professore di psicologia dinamica e studioso delle conseguenze
psicologiche dei traumi infantili, spiega perché le immagini delle tragedie vanno vietate ai più piccoli, mentre i più grandi vanno aiutati a capire.
Ada Treves
twitter @atrevesmoked
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