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8 agosto 2014 - 12 Av 5774
Su Pagine Ebraiche 24, la Newsletter quotidiana di metà giornata, oggi i pensieri di Pierpaolo Pinhas Punturello e di Gadi Luzzatto Voghera. Nella sezione pilpul una riflessione di Anna Segre, Francesco Moises Bassano, Ilana Bahbout e Laura Salmon.
 
Maurizio Molinari@Maumol
data (es. 30 Dic)
‪#Gaza, l'esercito israeliano "abbiamo colpito obiettivi di ‪#Hamas nel nord della Striscia"


BBC Breaking News @BBCBreaking
(8 agosto)
Israeli government orders military to respond after at least 18 rockets fired from Gaza  ‪http://bbc.in/1oKm7Ye

Gad Lerner @gadlernertweet
(8 agosto)
Ricominciando a lanciare razzi su Israele, Hamas per bieca convenienza infligge il "martirio" al popolo di Gaza

 
Hamas, razzi contro la tregua
La notizia non è ancora presente sui giornali di oggi, ma la tregua in Medio Oriente è finita. Hamas allo scadere delle 72 ore concordate ha sparato alcuni colpi di mortaio, per poi proseguire con nuovi lanci di missili, che hanno richiesto l’intervento del sistema di difesa antimissile israeliano e - dopo più di due ore in cui Israele ha evitato di rispondere - è arrivata la risposta dell’esercito.
Sulla Stampa Maurizio Molinari racconta la corsa contro il tempo fatta dai negoziatori: Ismail Haniyeh, il leader di Hamas, è contrario all'estensione del cessate il fuoco perché “le nostre richieste non vengono prese in considerazione”. Israele è a favore di un rinnovo incondizionato della tregua, e rilancia la richiesta di disarmare Hamas. I mediatori egiziani hanno respinto alcune richieste (l'apertura di un porto, un aeroporto e un corridoio per Gaza), e iI Cairo ha fatto anche presente che “la riapertura del confine di Rafah avverrà solo se sul lato opposto vi saranno le forze di Abu Mazen, e non di Hamas”. Sull’altro fronte Yuval Steinitz, ministro per l'Intelligence ha avvertito che a una ripresa degli attacchi di Hamas la risposta israeliana sarà molto dura, e i comandi militari hanno presentato al premier Benjamin Netanyahu le opzioni per una ripresa dei combattimenti terrestri. E il titolo dell’Avvenire è “Hamas non aderisce alla tregua ‘estesa’”.

Il Medio Oriente, come scrive Fiamma Nirenstein sul Giornale, “è tutto un campo di battaglia” e “i civili non esistono se non come vittime, pedine”. Il Califfato continua  la sua espansione, ha preso a Mosul la maggiore diga idroelettrica irachena e ha costretto almeno 40mila civili curdi alla fuga. Gli Stati Uniti stanno valutando un intervento, ma dichiarano contestualmente che “ogni eventuale azione militare sarà limitata nei suoi obiettivi”, perché “alla crisi in Irak serve una soluzione politica”. E secondo Nirenstein “Lo Stato Islamico trova pane per i suoi denti soltanto quando si confronta con l'Egitto nel Sinai, e quando Hamas deve affrontare Israele”.


A Livorno non pare vicino a una risoluzione il caso dello striscione anti-israeliano: appeso il 25 luglio durante Effetto Venezia, la rassegna estiva della città, riporta un atto d’accusa pesantissimo, subito contestato dalla comunità ebraica locale. Nonostante le richieste, le raccomandate al sindaco e addirittura una lettera dell’ambasciatore israeliano in Italia che il sindaco cinque stelle Nogarin definisce “molto gentile” (Corriere), a distanza di due settimane lo striscione ancora è ben visibile all’ingresso del centro storico della città. Il primo cittadino, intervistato per il Corriere da Fabrizio Roncone, sostiene che gli sembra si tratti di “una frase generica” e che per lui “lo striscione può restare lì”. Soddisfatto del dibattito che sta suscitando aggiunge: “Lo striscione non ha alcuna accezione antisemita. E poi... non è compito mio rimuoverlo”.

L’Espresso pubblica una lunga intervista a Daniel Cohn-Bendit, intitolata “Dimenticate Bibbia e Corano”, ragionamento di uno dei protagonisti della politica europea, abbandonata recentemente per “lasciare spazio ai giovani”. Parlando della situazione sia in Israele che in Ucraina sostiene che nei due paesi servirebbero leader capaci di spiegare ai propri cittadini che “è necessario rinunciare ad alcuni sogni”.


E Israele deve rinunciare a ospitare la sfida di Coppa Davis con l’Argentina: lo ha annunciato la Federazione Internazionale che con voto unanime ha deciso lo spostamento dell’appuntamento in programma 12 al 14 settembre, a causa del conflitto in corso nella Striscia di Gaza. Israele ha cinque giorni per proporre una sede neutrale.

Ada Treves twitter @atrevesmoked
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