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20 agosto 2014 - 24 Av 5774

alef/tav
Su Pagine Ebraiche 24, la Newsletter quotidiana di metà giornata, oggi i pensieri del rav David Sciunnach e Davide Assael. Nella sezione pilpul una riflessione di Alberto Cavaglion e Francesco Lucrezi.
 
Israel Foreign Min. ‏@IsraelMFA
20 ago
Since yesterday afternoon, Hamas has fired over 50 rockets from #Gaza at Israel.

Maurizio Molinari ‏@Maumol 
20 ago
#Gaza, #Hamas "tentando di uccidere Mohammed Deif #Israele ha aperto le porte dell'inferno"
 
 
Israele-Gaza, trattative saltate
Razzi di Hamas violano la tregua

Alle tre di pomeriggio di ieri i missili partiti da Gaza hanno messo fine alle trattative per arrivare a una tregua con Israele. La violazione del cessate il fuoco e la rottura dei colloqui del Cairo a causa degli attacchi di Hamas e degli altri gruppi estremisti è una delle notizie d'apertura dei giornali di oggi. Di fronte ai missili di Gaza, sparati prima contro il Sud di Israele poi contro Tel Aviv (nell'area dell'aeroporto Ben Gurion) e Gerusalemme, il primo ministro Benjamin Netanyahu “ha richiamato la delegazione dal Cairo: niente negoziati sotto il fuoco”, riporta Davide Frattini sul Corriere della Sera. Poi il via libera dello stesso Netanyahu all'esercito di rispondere al fuoco di Hamas, con raid israeliani sul nord della Striscia. Secondo Frattini, “l'organizzazione fondamentalista sembra prepararsi a una guerra d'attrito: bersagliare le zone a sud del Paese per costringere gli israeliani 'ad accettare le nostre condizioni', come proclama un portavoce”. “La violazione del cessate-il-fuoco non ha alcun senso politico-diplomatico – spiega Alberto Flores D'Arcais su Repubblica - potrebbe essere il tentativo disperato dell'organizzazione terrorista di uscire dal vicolo cieco in cui si è cacciata, incapace di raggiungere un vantaggioso risultato dai negoziati del Cairo e quindi spinta a rilanciare un conflitto che la renda di nuovo protagonista ( non importa a che prezzi di sangue per la popolazione di Gaza)”. “Conviene tutto ciò a un'organizzazione che ha già subito danni giganteschi? La risposta razionale è no, ma Hamas è irrazionale e religiosa e non farà mai un accordo laico”, afferma Fiamma Nirenstein sul Giornale. A far saltare le trattative del Cairo e riaccendere le ostilità, il rifiuto di uno dei leader di Hamas, Khaled Meshal. Meshal dal Qatar, nonostante un tentativo di intercessione di Abu Mazen, ha respinto al mittente la proposta egiziana, causando di fatto l'escalation di violenza in cui è ricaduta, a migliaia di chilometri di distanza, la Striscia di Gaza.

Dopo i nuovi attacchi di Hamas, Israele sta valutando quali operazioni mettere in atto per fermare le minacce provenienti da Gaza, dove torna l'emergenza profughi. Tra le opzioni, un'azione per distruggere i tunnel nella Striscia ancora integri (Corriere della Sera). Mentre la rete di cunicoli “offensiva”, ovvero che permetteva a Hamas di infiltrarsi dalla Striscia in Israele, sembra essere stata smantellata, ora il bersaglio sarebbero quelli “difensivi” (dove si nascondono i terroristi e usati come depositi di armi). A distanza di più di un mese dall'inizio dell'operazione Margine difensivo, l'Israel Democracy Institute ha pubblicato un sondaggio da cui risulta che “ il 92% degli ebrei israeliani è a favore della guerra a Gaza, mentre solo il 7% pensa che questo conflitto non sia giustificato” (Messaggero). Ieri, inoltre, la triste notizia del ritrovamento del cadavere di David Gordon, 21 anni, di origine americana, che aveva combattuto a Gaza nella Brigata Givati. Gordon si sarebbe suicidato (Nazione – Carlino - Giorno).

“Dobbiamo spingere l'Islam moderato a intervenire per  i cristiani d'Oriente”. L'appello del filosofo Bernard-Henri Lévy pubblicato dal Corriere della Sera perché i musulmani moderati facciano sentire la loro voce e intervengano direttamente per fermare le violenze in Iraq dei jihadisti dello Stato Islamico. Il Levante, afferma Lévy, “sta diventando non solo judenfrei, ma christlichfrei, 'ripulita' dei suoi cristiani, dopo esserlo stata dei suoi ebrei”. E intanto i jihadisti continuano con le violenze in Iraq: sui giornali la notizia della decapitazione di un giornalista americano. L'azione efferata sarebbe stata ripresa in video da miliziani dell'Isis, riporta Repubblica che rilancia l'appello dei cristiani iracheni che denunciano di essere caduti nel dimenticatoio. “Solo il papa si ricorda di noi”, dicono.

Intanto in Iraq si è recato il presidente del Consiglio italiano Matteo Renzi. A Bagdad incontrerà , il presidente Fuad Masum, il premier uscente Nouri al-Maliki e quello incaricato Hai-der al-Abadi. “Finora gli italiani hanno portato nel Nord dell'Iraq, con 6 voli umanitari, 50 tonnellate di generi alimentari, 35 di acqua, 300 tende militari e 400 sacchi a pelo”(Il Mattino). Dall'Italia dovrebbe partire anche un rifornimento di armi per sostenere le forze dell'esercito peshmerga, impegnato nel combattere i jihadisti.


Sul Fatto Quotidiano, Furio Colombo risponde al deputato Cinque stelle Alessandro Di Battista e a Marco Pannella. Colombo, in riferimento alla polemica avviata dal post di Di Battista in cui si invocava il dialogo con i terroristi e si definiva il terrorismo stesso l'unica arma a disposizioni di alcuni per combattere l'oppressione, articola in cinque punti la sua risposta e sottolinea che “è bene guardare oltre i conflitti, come tentano il papa e Obama, ma non empatizziamo con nemici spietati”.

Terza guerra mondiale a pezzi”. La definizione data da papa Bergoglio dell'attuale situazione dei conflitti del mondo viene analizzata dal direttore dell'Osservatore Romano Giovanni Maria Vian in un corsivo pubblicato dal Sole 24 Ore. “L'espressione è certo forte, ma come non condividerla ascoltando e leggendo ogni giorno notizie sempre più preoccupanti e spaventose che arrivano da una lista troppo lunga di luoghi”, scrive Vian, ricordando, tra gli altri quanto accade in Iraq, Ucraina, Gaza. Sul conflitto tra israeliani e palestinesi, il direttore ritorna in riferimento all'incontro in Vaticano tra Peres e Abu Mazen per la preghiera di pace in Medio Oriente. Preghiera che secondo Vian non è stata un fallimento: “come ha risposto il papa – scrive Vian - a una giornalista francese che si era riferita all'ultima guerra di Gaza dopo l'incontro in Vaticano con Peres e Abu Mazen: “Dopo questo è arrivato quello che è arrivato. Ma questo è congiunturale. Quell'incontro non era congiunturale, è un passo fondamentale di atteggiamento umano: la preghiera. Adesso il fumo delle bombe, delle guerre non lascia vedere la porta, ma la porta è rimasta aperta da quel momento» ha detto Francesco”.

Daniel Reichel twitter @dreichelmoked
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