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25 agosto 2014 - 29 Av 5774
PAGINE EBRAICHE 24


ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav

Paolo Sciunnach,
insegnante
Nel 1950 a Londra Rav Dessler scriveva ai suoi studenti: Siamo abituati a dire che noi preghiamo. Invece non è affatto vero. Infatti non siamo arrivati ancora nemmeno lontanamente alla preghiera, di conseguenza non abbiamo ancora mai pregato. (...) Può essere considerato preghiera un balbettio di parole? Questo fenomeno è una terribile sintomo del deterioramento del concetto di preghiera che di conseguenza causa la chiusura delle porte del Cielo. (Michtav MeEliahu Vol. 4, Pag. 361).
 
Anna
Foa,
storica
La terza guerra mondiale divampa, sia pur a pezzi e bocconi come ha detto papa Francesco, in questo anomalo agosto, diviso tra sole e pioggia. Iraq e Siria hanno, giustamente, preso sui media il posto che solo fino a pochi giorni fa è stato di Israele e Gaza, senza tuttavia che i razzi abbiano smesso di cadere su Israele e le bombe piovere su Gaza. Ma quello che succede in Siria e in Iraq è di una gravità inaudita, totale.
 
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Giro di vite sul terrorismo
Sarebbero circa 200 i reclutatori di jihadisti in Italia. Il loro compito: fare proseliti per gli estremismi islamici. Alla chiamata avrebbero finora risposto circa 50 connazionali, che si sono arruolati in Iraq e Siria. Nell’ottanta per cento dei casi si tratterebbe di convertiti. Sul Corriere della sera Virginia Piccolillo racconta questo mondo e i pericoli per la sicurezza nazionale che ne sono diretta conseguenza. “Nei rapporti riservati della nostra intelligence che li ha posti sotto controllo – scrive Piccolillo – i ‘foreign fighters’ sono la punta estrema di fanatismo in un fenomeno che non è coeso in un unico nucleo, ma frammentato. E che può contare su un gruppo più consistente di residenti in Italia che fungono da ‘ufficiali di collegamento’ tra il nostro territorio e il terrorismo islamico”. Il fenomeno è particolarmente inquietante nelle città del Nord: la maggior parte delle adesioni, si legge, avviene a Brescia, Torino, Padova e Bologna.
Nel frattempo il governo italiano si muove per inasprire le pene contro il terrorismo. Un disegno di legge, preparato dall’Ufficio legislativo del dicastero, è stato consegnato al ministero dell’Interno e a quello della Giustizia. Tra i punti al varo la punibilità di atti di terrorismo commessi anche ai danni di uno Stato estero e l’inasprimento delle pene detentive per chi finanzia i terroristi: da sette a quindici anni di carcere. Previsti invece sconti per i collaboratori: il dl, spiega Cristiana Mangani sul Messaggero, stabilisce che vengano diminuite fino alla metà le pene “nei confronti dell’imputato che si adopera per evitare che l’attività delittuosa sia portata a conseguenze ulteriori, aiutando concretamente l’autorità di polizia o l’autorità giudiziaria nella raccolta di elementi di prova decisivi per la ricostruzione dei fatti”.
Con le ultime drammatiche notizie dalla Libia l’allarme terrorismo si estende anche a pochi chilometri dalle coste italiane. Eppure, rileva Gad Lerner su Repubblica, la consapevolezza di tutto ciò sarebbe ancora scarsa. “Ci siamo dentro fino al collo – denuncia il giornalista – ma continuiamo a far finta di nulla perché ignoriamo perfino chi siano le milizie in campo e quale sia l’intento dei loro burattinai. L’enigma Libia è la propaggine ovest, per noi la più pericolosa perché limitrofa all’Europa, del conflitto che insanguina Iraq e Siria. Ma nonostante lambisca le coste italiane e rovesci i suoi cadaveri nel Canale di Sicilia, la guerra di Libia ci risulta ancor meno decifrabile dell’offensiva scatenata dal sedicente califfo Abu Bakr al Baghdadi. È mai possibile tutta questa ignoranza?”
Israele ha dato ieri l’ultimo saluto al piccolo Daniel Tragerman, ucciso dai razzi di Hamas in un kibbutz vicino alla Striscia di Gaza e oggi torna a svegliarsi con le sirene che risuonano fino a Tel Aviv. “Salvai il capo di Hamas, ora fermi la guerra”: è l’appello di Mishka Ben-David, ex agente operativo del Mossad a capo del commando inviato nel 1997 in Giordania per uccidere Khaled Meshaal. Fu lui infatti, dopo le minacce del re Hussein, a somministrare l’antidoto al futuro leader di Hamas. Altrimenti sarebbe morto in poche per gli effetti del veleno iniettatogli dagli agenti israeliani. Ben-David si dice oggi contrario alla politica degli omicidi mirati e, interpellato da Davide Frattini del Corriere della sera, afferma: “È possibile trovare un intesa solo attraverso negoziati e concessioni”.
 
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#IsraeleDifendeLaPace Domande e risposte
Domande chiare e risposte chiare e autorevoli, punto per punto, ai complessi problemi della crisi mediorientale. Aggiornamenti costanti ora per ora. L'impegno di fare chiarezza sui diversi nodi del conflitto in corso tra lo Stato di Israele e i terroristi di Hamas.
Sul portale dell'ebraismo italiano www.moked.it il lancio di una nuova area informativa dedicata dalla redazione a notizie, schede, dichiarazioni  sugli ultimi sviluppi relativi all'operazione delle forze di sicurezza israeliane nella Striscia di Gaza. Tutti i cittadini che ritengono di poter aggiungere un contributo positivo per arricchire il notiziario possono mettersi in contatto scrivendo a desk@ucei.it.
 
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  davar
#Israeledifendelapace
I razzi di Hamas contro la tregua
Le voci di un possibile cessate il fuoco si scontrano con le urla delle sirene. La pioggia di missili sparati da Gaza continua a minacciare il Sud di Israele. Nelle ultime ore il sistema Iron Dome è entrato in funzione diverse volte, intercettando razzi su Sderot, Beersheva, Ashkelon. Secondo il canale televisivo israeliano Arutz 10, sarebbero oltre 80 i razzi lanciati da Hamas. La maggior parte, contro le comunità vicine alla Striscia di Gaza, dove le sirene sono risuonate in continuazione, a poca distanza l'una dall'altra. All'offensiva di Hamas, Tzahal ha risposto con diversi raid nella Striscia, colpendo nella note - secondo fonti militari - sedici obiettivi. E in questo quadro l'Egitto è tornato a mettere pressione alle parti, per raggiungere un cessate il fuoco temporaneo, a cui far seguire una tregua duratura. Lo stato delle trattative non è chiaro, con voci contraddittorie sulla prossimità di un accordo. In particolare Hamas ha negato un imminente cessate il fuoco, e a dimostrarlo la situazione al Sud di Israele.
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#Israeledifendelapace
 La scienza delle sirene
Era forse un falso allarme, quello che stamattina poco dopo le otto ha costretto gli abitanti di Tel Aviv a mettersi al riparo. Non lo erano invece le sirene che a partire dalle 6 hanno svegliato i cittadini dell’area di Ashdod, Ashkelon, Eshkol, con i razzi sparati da Hamas che hanno continuato a piovere in tutto il sud di Israele anche nelle ore successive.
Un suono che non assomiglia a quello nervosamente ripetitivo delle ambulanze, né al fastidioso ritmo degli antifurti. Le sirene dello Zeva Adom, del Codice Rosso, che talvolta si possono scorgere appese ai pali della luce o sugli edifici, si distinguono subito per un ululato lungo, profondo, capace di interrompere la vita quotidiana come i momenti di quiete per dare il segnale di cercare protezione.
Negli ultimi 45 giorni, da quando è iniziata l’operazione Margine protettivo, sono scattate oltre 4mila volte. L’allarme può partire automaticamente o essere attivato manualmente. Quando il radar intercetta un missile sparato da Gaza, la sua traiettoria e velocità vengono trasmesse nel giro di centesimi di secondo all’Home Front Command di Tsahal, rendendo possibile l’identificazione del tipo di colpo e la probabile area di impatto. Sono 204 le “zone di sirene” in cui è suddivisa Israele, e fino ad oggi, oltre il 99 per cento dei razzi che potenzialmente mettevano in pericolo vite umane ha fatto correttamente scattare il codice rosso, anche per segnalare la possibilità di detriti da cielo. Nelle aree più vicine al confine con la Striscia, dove ci sono solo 15 secondi per mettersi al riparo, la sirena suona ogni volta che un colpo parte, anche se poi risulta diretto altrove.
A partire dal 2012, a offrire un ulteriore baluardo contro i missili lanciati da Gaza, oltre alle stringenti istruzioni su come comportarsi in caso di allarme, è anche il sistema antimissile Iron Dome, capace di intercettare i razzi diretti contro centri abitati con una affidabilità sempre più alta.
Così sotto i cieli azzurri dell’estate israeliana, è diventato ormai comune aspettare il suono dello scoppio del missile distrutto in aria dopo l’allerta delle sirene. Il tutto in attesa che gli unici ululati per le strade del paese tornino a essere antifurti e ambulanze. Soprattutto nel sud, sempre più stremato.
 
Rossella Tercatin
 
MEMORIA
Weisz, un torneo contro l'oblio
Un campione di tattica e umanità, il dominatore di tre campionati, un grande tecnico scomparso per anni dalla memoria collettiva e solo ultimamente riportato agli onori che merita. Vita, morte, oblio, riscoperta di Arpad Weisz (1896-1944), il tecnico ungherese che avrebbe segnato gli anni Trenta del calcio italiano e che la furia nazifascista avrebbe condannato a un’orribile morte, assieme ai familiari, nel lager di Auschwitz. Nuovamente protagonista nel solco della biografia “Dallo scudetto ad Auschwitz” scritta nel 2009 da Matteo Marani per Aliberti, Weisz sarà prossimamente al centro delle cronache per la seconda edizione del torneo internazionale a lui dedicato. Scenario, in data 4 settembre, lo stadio Dall’Ara. L'iniziativa ha il supporto delle Comunità ebraiche di Bologna e Milano.
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Sapori 
“Io, chef a Londra”
I piatti della cucina ebraica italiana rispecchiano pienamente la tradizione culinaria del Bel Paese, con l'aggiunta di un accento ebraico. Così Silvia Nacamulli spiegava a un giornalista inglese l'intreccio tra il mondo dei fornelli, l'ebraismo e l'Italia. Tre elementi che hanno affascinato i palati d'Oltremanica con chef Nacamulli, cuoca professionista, insegnante di cucina e autrice di ricette per il Jewish Chronicle, a fare da ambasciatrice di questo universo culinario.
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pilpul
In cornice - Antonietta Raphaël
La riscoperta dell'arte di Antonieta Raphael Mafai non passa solo per la mostra romana sulle artiste ebree, ma che per il nuovo museo del Novecento di Firenze che ospita una sua scultura "Maternità". Impressionante.
Una donna nuda, in bronzo scuro e non patinato, stringe a sé una figlia non piccolissima, anche lei nuda, in un gesto di protezione che pare quasi volere riportarla in grembo. Lo sguardo è teso in avanti, vuoto, verso l'origine dei mali a cui guardarsi. L'opera è tragica, quanto la sorte della comunità di Kovno in cui era nata
.

Daniele Liberanome, critico d'arte

 Oltremare - Scuola in guerra
Se Cesare faceva le campagne d’estate un motivo c’era, e se Napoleone è stato sconfitto dal Generale Inverno, anche. Questa guerra (sfido qualunque politico israeliano a continuare a chiamarla “operazione” per salvare il bilancio e la faccia) avrebbe dovuto iniziare e finire durante l’estate. Il fatto che continui, salvo interventi salvifici di qualche genio della strategia diplomatica che non sembra essere ancora nato, è gravissimo e impatta sulle nostre vite, sui nostri nervi e adesso anche sulla capacità del paese di mantenere una normalità, perlomeno lavorativa.

Daniela Fubini, Tel Aviv
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Tea for two - Insonnia
Fino a qualche tempo fa, quando l'insonnia faceva la sua teatrale apparizione, avevo un metodo infallibile: iniziavo i vagheggiamenti. Mi figuravo correre tra i prati in fiore, calarmi in realtà lontane, invadere improponibili favole. Da qualche mese però l'abile trucco da mille e una notte non riesce più. Quando gli occhi non cedono al sonno dei giusti, mi rifugio dentro a pensieri poco allettanti. Per essere precisi, il Medio Oriente.

Rachel Silvera, studentessa
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L'odio del network antisionista
Mi è stato segnalato un sito che non conoscevo, si chiama International Jewish Anti-Zionist Network. Dal suo seno è nata la lista dei 225 sottoscrittori di una dichiarazione di condanna del “massacro di Palestinesi a Gaza”, lista costituita da 33 “survivors” (nel senso americano del termine, cioè persone nate prima del genocidio nazista e che vi hanno assistito, sopravvivendogli), 78 figli di survivors e da altri parenti.
La mia attenzione era stata richiamata dal documento per il suo riferimento al nazismo e l’implicita accusa di nazismo rivolta a Israele.
Nel mio intervento su Pagine Ebraiche24 e su Moked dicevo che, con una rapida verifica sulle Pagine Bianche del Belgio del secondo nome della lista (il primo era troppo comune), quel nome non l’avevo trovato, e ne deducevo una montatura, cioè che si trattasse di un mazzo di nomi ebraici presi a caso o addirittura dal Central Data Base of Shoah Victims di Yad Vashem. Ora, su segnalazione di Davide Levy, che ringrazio, ho capito che la persona esiste davvero, che vive effettivamente in Belgio e che fa parte del network di cui sopra. Non ho modo di verificare tutti i nomi (peraltro non corredati di indirizzi né di altre qualificazioni), ma, a questo punto mi scuso con tutti coloro che hanno espresso approvazione per il comunicato se, a mia volta incredula dell’esistenza di una simile organizzazione, li ho convinti che queste persone non esistono. Prendo atto con tristezza che esiste anche un gruppo di ebrei le cui finalità sono combattere lo Stato d’Israele e “il suo ruolo nella repressione mondiale”, incitando al suo pieno boicottaggio economico, culturale e accademico.
Questi argomenti sono utilizzati dalle reti di comunicazione arabe, e rilanciati a piene mani, come se fossero fondati.
Una guerra mediatica si è sovrapposta alla guerra vera: questa costa vite umane sul serio da ambo le parti, ma quella non è meno determinante. Per difendersene, è necessario che il mondo cui sta a cuore l’esistenza dello Stato d’Israele scenda subito in campo con intelligenza e con mezzi
.

Liliana Picciotto
Consigliere dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane





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