Roberto
Della Rocca,
rabbino
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Inizia
con oggi, il primo dei due giorni di Rosh Chodesh Elùl, l’impegnativo
percorso di quaranta giorni di Teshuvah che ci accompagnerà fino al
digiuno di Kippùr. In verità, e senza ipocrisie, nelle nostre Comunità,
in quelle stesse sinagoghe dove ci concentriamo nelle intense
preghiere, nelle riflessioni sul nostro comportamento riproponendoci
cambiamenti propositivi per il futuro, e dove ascoltiamo lezioni e
discorsi edificanti dei vari rabbini, abbondano le persone che non si
parlano e che si guardano in cagnesco. Da sempre la nostra tradizione
ai discorsi retorici e a generiche dichiarazioni di principio,
predilige piccole azioni quotidiane e fattive.
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Dario
Calimani,
anglista
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Pensavamo
di esserne usciti, di aver imboccato la strada giusta per la civiltà.
Con qualche piccolo intoppo sul nostro percorso, è vero, ma ci vedevamo
già fuori dal lungo tunnel della disumanità e della barbarie. Ora ci
tocca dar ragione al pessimismo del poeta: "Now days are dragon-ridden,
the nightmare / Rides upon sleep" - 'Ora i draghi cavalcano i giorni, e
l'incubo cavalca il sonno".
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La minaccia del terrore
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Non
c'è differenza tra la minaccia del Califfato e quella di Hamas. Lo
spiega sul Corriere della Sera, il demografo Sergio Della Pergola in un
corsivo in chiede che “L'occidente non rinunci a condannare il sogno
islamista di una società ingiusta”. Richiamando un editoriale di
Antonio Ferrari, apparso sul Corriere il 23 agosto, Della Pergola
sottolinea le analogie tra la barbara esecuzione del giornalista James
Foley da parte di un miliziano dello Stato Islamico e le fucilazioni di
piazza di Hamas di oltre 20 palestinesi, uccisi perché presunti
informatori di Israele. In entrambi i casi gli aguzzini compaiono nelle
immagini incappucciati e in entrambi i casi “fanno parte di movimenti
islamici armati, di ispirazione sunnita, dediti alla 'liberazione' del
loro territorio da una supposta 'occupazione' straniera”, sottolinea
Della Pergola. Il demografo israeliano si chiede quale società possa
nascere da movimenti tanto brutali, che hanno in spregio i valori della
democrazie e dei diritti umani. Ma soprattuto, si chiede perché
l'Occidente ordini in modo perentorio all'Isis di rispettare questi
valori mentre la stessa determinazione non viene usata nei confronti di
Hamas.
Sul Fatto Quotidiano Furio Colombo cita Sergio Della Pegola e il suo
testo apparso sulla newsletter dell'UCEI, Pagine Ebraiche 24, il 22
agosto scorso. Colombo suggerisce al primo ministro Matteo Renzi di
analizzare il documento di Della Pergola – il testo pubblicato è
l'anticipazione dell'editoriale che apparirà sul numero di settembre
del mensile Pagine Ebraiche – per capire cosa accade in Iraq e
dintorni. Fortemente critico nei confronti della politica estera
italiana, Colombo chiede al primo ministro di richiamare persone
competenti – e cita Emma Bonino, già ministro degli Esteri – per
confrontarsi con il problema mediorientale e di leggere appunto il
testo di Della Pergola in cui “spiega che le guerre islamiche in corso
sono almeno quattro diverse guerre, con feroci divisioni e un nemico
comune. Ma dimostra anche che "il nemico comune" di queste guerre non
è, come si dice e si pensa, uno solo, Israele. La lista è più lunga e
fa luce. Nemici che devono essere distrutti sono gli ebrei, sono i
cristiani di tutte le denominazioni, sono i curdi, sono gli yazidi.
Sono le altre minoranze che, tutte, hanno abitato queste terre per
secoli prima dell'islamismo”.
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#IsraeleDifendeLaPace Domande e risposte
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Domande
chiare e risposte chiare e autorevoli, punto per punto, ai complessi
problemi della crisi mediorientale. Aggiornamenti costanti ora per ora.
L'impegno di fare chiarezza sui diversi nodi del conflitto in corso tra
lo Stato di Israele e i terroristi di Hamas.
Sul portale dell'ebraismo italiano www.moked.it il lancio di una nuova
area informativa dedicata dalla redazione a notizie, schede,
dichiarazioni sugli ultimi sviluppi relativi all'operazione delle
forze di sicurezza israeliane nella Striscia di Gaza. Tutti i cittadini
che ritengono di poter aggiungere un contributo positivo per arricchire
il notiziario possono mettersi in contatto scrivendo a desk@ucei.it.
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QUI ROMA - l'intervento del rav di segni
"Nessun incontro con Leonelli,
il killer dell'Eur un mitomane"
“Mai
sentito nominare. In ufficio abbiamo un intero faldone di gente fuori
di testa che mi scrive: ci sono persone di tutti i tipi, ma francamente
questo delirio non me lo ricordo”. Il rabbino capo di Roma Riccardo Di
Segni commenta così, per i nostri lettori, l'intervista del quotidiano Repubblica al proprietario della villa in cui è stata decapitata la colf ucraina Oksana Martseniuk.
In un passaggio dell'intervista Giovanni Ciallella racconta infatti
della crisi mistica attraversata dall'assassino, il 35enne Federico
Leonelli, che in un determinato momento della sua vita si sarebbe
avvicinato ai testi della tradizione ebraica fino a sviluppare una vera
e propria ossessione per gli stessi oltre all'intenzione di arruolarsi
in Tsahal.
Sollecitato a spiegare quale idee si fosse fatto sull'uomo, Ciallella
risponde: “Nessuna idea, le spiego quello che diceva lui. Mi raccontava
di aver incontrato il rabbino di Roma e di essere pronto a unirsi
all'esercito israeliano contro Hamas e i terroristi armati di missili”.
Affermazioni sulle quali rav Di Segni interviene con queste parole: “Mi
capita di incontrare e parlare con molta gente, anche per strada. Forse
un giorno gli avrò pure stretto la mano e un mitomane come Leonelli
avrà creduto chissà cosa. Sono dell'idea che la sua vicenda debba
essere oggetto di investigazioni psichiatriche, non penso servano altre
valutazioni da parte mia”. Nell'intervista si racconta anche
dell'opposizione formulata dalle istituzioni israeliane alle sue folli
richieste. Anche se con alcune imprecisioni: si parla infatti di
consolato mentre a Roma ha sede l'ambasciata e nessun visto,
diversamente da quanto si legge, è necessario per accedere in
territorio israeliano.
Anche al Portico d'Ottavia nessuno ha mai visto né sentito parlare di
Leonelli prima del folle omicidio. Dal Bar Totò, storico punto di
ritrovo in "piazza", all'info point della Comunità ebraica la risposta
è unanime: un millantatore.
Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked
(ha collaborato Rachel Silvera)
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#ISRAELEDIFENDELAPACE
Le reticenze dell'Occidente
nei confronti di Hamas
Caro
direttore, Antonio Ferrari, in un commento apparso sul Corriere del 23
agosto, coglie nel segno quando, riferendosi alle esecuzioni di
supposti «collaborazionisti» sulla pubblica piazza a Gaza, scrive che
«difendersi ricorrendo alla concorrenza della ferocia è una barbarie
che si rivelerà anche politicamente suicida». L'osservazione nasce
dall'analogia, che molti notano, fra le azioni dell'incappucciato che
ha barbaramente trucidato il giornalista americano James Foley nel nome
del califfato islamico, e quelle degli incappucciati palestinesi che a
Gaza hanno fucilato decine di persone nel nome della lotta di
liberazione di Hamas. L'obiezione che si tratti di due situazioni
completamente diverse non sembra reggere al vaglio di un'osservazione
più attenta. In entrambi i casi gli incappucciati fanno parte di
movimenti islamici armati, di ispirazione sunnita, dediti alla
«liberazione» del loro territorio da una supposta «occupazione»
straniera: in Iraq, dalle ingerenze del mondo americano e occidentale,
ma anche sciita, curdo, cristiano e yazida; a Gaza, da quelle di
Israele, ma anche dell'Autorità palestinese, di fatto cessate
nell'agosto 2005. In entrambi i casi l'esecuzione pubblica avviene
senza alcuna procedura legale nella quale sia stata fornita una prova
di colpevolezza e sia stato consentito ai condannati a morte di far
udire le proprie ragioni. Ma al di là del parallelismo nelle tragiche
coreografie, in entrambi i casi il problema di fondo è quale società
civile vorrebbero creare questi movimenti di «liberazione» se dovessero
riuscire nel loro intento; quali sarebbero le istituzioni democratiche
e le garanzie civili, quali i diritti delle minoranze etniche e
religiose, del genere femminile, dei diversi. L'Occidente, che certo si
riconosce in questi parametri irrinunciabili, e che sembra pretenderli
senza compromessi da parte dell'lsis, appare invece stranamente
reticente nel richiedere lo stesso ad Hamas. La rappresentazione
mediatica e politica dei fatti in Iraq e a Gaza resta in gran parte
divisa da paratie stagne, e questo lancia un segnale preoccupante sulla
capacità e volontà di giudizio in Occidente. Resta infine l'inquietante
domanda: chi paga?
Sergio Della Pergola
(Corriere della Sera 26 agosto 2014)
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Solidarietà |
“La
durezza delle nostre posizioni nei confronti di Israele, in qualsiasi
senso, nasce da una scelta libera e cosciente, o è il sostituto
psicologico di problemi personali non risolti?”. Con questa e altre
domande Rav Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma, chiudeva alcuni
mesi fa un’assemblea comunitaria incandescente. Ci ho ripensato in
questi giorni per via di un fatto straordinario: duecento ragazze e
ragazzi israeliani, perlopiù provenienti dal martoriato Sud di Israele,
hanno trascorso parte dell’estate tra Ostia, Fregene, Livorno e
Trieste, ospiti delle varie comunità ebraiche, a loro volta sostenute
da privati.
Tobia Zevi, Associazione Hans Jonas
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Storie
- Il censimento del 1938 |
Anche
nel Novecento, in estate la burocrazia andava in vacanza. Ma in
quell’agosto del 1938 il regime fascista di Benito Mussolini richiamò
in servizio prefetti, uffici comunali, carabinieri, responsabili del
partito e via dicendo, per affidare loro il delicato compito del
censimento degli ebrei in Italia. L’operazione fu ordinata con priorità
assoluta, con la richiesta ai funzionari di mantenere massima
segretezza sulla procedura (nei telegrammi la parola ebreo era in cifra
e corrispondeva a 24535).
Mario Avagliano
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Educazione al dialogo
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I
bombardamenti continuano. Stanotte anche la Siria e il Libano si sono
aggregate alla festa. Perché no? Perché non inveire su qualcuno che
reagisce solo per difendersi? Che non capisce la lingua del terrore e
della violenza barbarica? Non ho mai visto tanta TV come in questi
giorni, passo da arutz 10 a arutz 2 alla uno. Cambiando ogni volta che
c’è la pubblicità, cercando di cogliere ogni elemento, ogni particolare
che mi faccia capire di più. Decine di famiglie del sud d’Israele
vagano tra un kibbutz e l’altro della Galilea e del Golan. I loro
bambini sono terrorizzati e ora, dopo la tragedia di Daniel Tragerman,
4 anni e mezzo, che è rimasto ucciso nella sala da pranzo del suo
kibbutz, la ferita nella testa e nel cuore sarà ancora più profonda.
Angelica Edna Calò Livne
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