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29 agosto 2014 - 3 Elul 5774
Su Pagine Ebraiche 24, la Newsletter quotidiana di metà giornata, oggi i pensieri di Pierpaolo Pinhas Punturello e di Gadi Luzzatto Voghera. Nella sezione pilpul una riflessione di Anna Segre, Francesco Moises Bassano, Ilana Bahbout e Laura Salmon.
 
Peter Lerner
@LTCPeterLerner

29 ago
#IDF Chief Lt.Gen. Gantz visited the border with #Syria today to assess the implications of the infighting in #Israel
 
 
"Più forti dell'odio"
Medio Oriente, società plurale, dialogo interreligioso, lotta all’odio. Sono i temi toccati dal presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna in una intervista di Giacomo Galeazzi per la Stampa (Vatican Insider). ”Le parole di papa Francesco sul dialogo – afferma Gattegna – sono importanti e significative, come d’altronde spesso accade nei suoi interventi. L’auspicio è che alle speranze possano presto seguire i fatti anche se i segnali che ci arrivano da molti paesi del mondo vanno in una direzione diversa. Il fondamentalismo, il disprezzo per l’Altro, la violenza e la barbarie sembrano infatti imperversare. Dalla Siria alla Nigeria, dall’Iraq all’Afghanistan. Intere comunità perseguitate, come purtroppo ben sanno i fratelli cristiani”. Chiamato a intervenire sui recenti episodi di antisemitismo in Italia, il presidente dell’Unione sottolinea: “Siamo evidentemente preoccupati ma anche consapevoli dell’asse di collaborazione instaurato in questi anni con le istituzioni e le forze dell’ordine. La soglia di vigilanza è alta e stretta è la collaborazione con il Ministero dell’Interno e con altre realtà della sfera pubblica. Al Viminale, incontrando il ministro Angelino Alfano, ho avuto modo di confrontarmi su queste tematiche in occasione di un recente vertice”. In più, aggiunge Gattegna, “il numero di italiani che rigettano il razzismo e la discriminazione è largamente maggioritario rispetto a chi fomenta l’odio”. Anche per questo resta la fiducia sul fatto che “sapremo contrastare ogni forma di minaccia”.

Egitto: quattro uomini sono stati decapitati nel Sinai (come dimostra il video diffuso) dal gruppo di salafiti di Bayit Al Maqdis con l’accusa di essere spie del Mossad. Azione criminale che ricorda i metodi utilizzati dall’Isis. “Si tratta della prima volta che Bayit Al Maqdis, l’organizzazione jihadista nel Sinai, mette a segno un tipo di esecuzione in territorio egiziano e fonti militari del Cairo affermano alla Tv Al Arabiya che questo fatto avvalora l’ipotesi di un condizionamento da parte dell’Isis”, scrive Maurizio Molinari su La Stampa. I quattro uomini uccisi sono nello specifico stati accusati “di aver fornito ad Israele le informazioni utili per mettere a segno il blitz del 23 luglio nel quale tre jihadisti  sono stati eliminati”. L’Egitto però nega violazioni di ‘sovranità territoriale’.

Continua intanto il dramma dei cristiani in Iraq, con una piccola speranza appesa a un filo, quella degli “Schindler musulmani” che cercano di salvarli, come riporta Lorenzo Cremonesi del Corriere della Sera: “Qualcuno aiuta le vittime per soldi. Altri per il semplice fatto che rifiutano l’ideologia e le violenze dello Stato Islamico. Altri ancora un misto di entrambi (…) Infine ci sono quelli commossi dal dramma dei vicini di casa, dei compagni di scuola, dei colleghi di lavoro, e mettono a repentaglio le proprie vite”.

Sempre sul Corriere della Sera Pierluigi Battista si schiera riguardo il procedimento dell’Ordine dei Giornalisti contro Magdi Cristiano Allam, difendendo quest’ultimo: “Trasformare in un crimine un’opinione, per quanto criticabile, non dovrebbe rientrare nei compiti dello Stato che voglia conservare la sua anima liberale”.

Il Fatto Quotidiano riporta una intervista al semiologo Ugo Volli, che commenta il terribile video dell’esecuzione nel Sinai: “Spingono la paura, non avendo la forza per realizzare il proprio progetto  tentano di terrorizzare i propri avversari ed intimorire i propri adepti. Non è una novità, ma anzi è una strategia che nasce con la ghigliottina durante la Rivoluzione francese”.

In un intervento al veleno sul Fatto Quotidiano dal titolo ‘Io, ebreo e i diritti dei palestinesi’ Moni Ovadia intanto dichiara: “Gli zeloti pro israeliani quando ascoltano o leggono le mie opinioni critiche, reagiscono immancabilmente con insulti, maledizioni e invettive. Il genere è : Sei un rinnegato, nemico del popolo ebraico, ebreo antisemita o ebreo che odia se stesso”
.
Mentre Stefano Jesurum, sulla rubrica Ponti&Muri del Corriere della Sera Sette, riflette sulle “Strategie di pace in tempi di guerra” citando i due intellettuali Leon Wieseltier e Ari Shavit.

Commovente infine, la storia fiorentina raccontata da Paola Fichera su La Nazione: sei profughi del Mali sono stati accolti dalla comunità ebraica, rispondendo all’appello dell’assessore Sara Funaro e mettendo a disposizione una “grande casa immersa nel verde”.
“I vicini di casa  - scrive la Fichera – sono due anziani, lei ha preparato per loro una crostata con i fichi del giardino, lui ogni mattina tenta di scambiare con loro qualche gesto di buona conversazione”.

Rachel Silvera twitter @RachelSilvera2
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