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28 ottobre 2014 - 4 Cheshvan 5775
PAGINE EBRAICHE 24

ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav
Roberto
Della Rocca,
rabbino
Potrebbe essere interessante capire se il progetto Shabat Achàt, che si è realizzato sabato scorso in molte Comunità, sia riuscito a coinvolgere quegli ebrei che solitamente non vivono appieno lo spirito dello Shabat o se invece sia stato essenzialmente uno Shabat come tanti altri e con le solite persone. Durante questo Shabat ho pensato molto a quella preoccupazione sempre più diffusa tra molti ebrei che è quella di far conoscere meglio l’ebraismo alla società che ci circonda e di come combattere pregiudizi e luoghi comuni sugli ebrei. Sono convinto che l’osservanza dello Shabat è forse una delle opportunità più straordinarie. Provate per un istante a immaginare se tutti i ragazzi ebrei, costretti ad andare a scuola di Shabat, decidessero di non scrivere, realizzando in questo modo, oltre che un preciso dettame della Torah, l’espletamento di un diritto alla diversità previsto dalle Intese stipulate dall’Ucei con lo Stato italiano che tanto abbiamo voluto.
 
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Dario
Calimani,
anglista
Tutt’attorno, orfani ed esiliati. Non esistono più i bei partiti di un tempo, con le loro idee grandi e sicure e le loro figure note e stagionate. La destra, disfatta, è in rotta. Finalmente scomparsi, almeno per ora, nani e ballerine. La sinistra, sbigottita e ancora legata a vecchie ideologie, superata dal reale in corsia d’emergenza, dà nostalgici colpi di coda di fronte al cambiamento. Visione pietosa. La realtà corre spregiudicata verso il nuovo che attende alla fine del tunnel, lunghissimo e per ora tutto buio. Nel caos, i vampiri del populismo esaltano la moralità della mafia. C’è tuttavia una grande novità, ed è il ritorno al governo degli antichi crociati, beneamati, benevoli, ottimisti e sorridenti. I tentacoli sono ovunque, e hanno teste antiche. Siamo tutti orfani ed esiliati. Ma la speranza domina su tutto, ed ancora non ce ne siamo accorti.
 
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Netanyahu-Abu Mazen,
lo scontro si infiamma
Torna ad infiammarsi lo scontro tra il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e il leader palestinese Abu Mazen. Ieri Netanyahu ha annunciato l’intenzione di costruire mille nuove case a Gerusalemme Est con queste parole: “Israele ha diritto a costruire nella sua capitale come la Gran Bretagna lo ha a Londra e la Francia a Parigi”. Dopo questo annuncio Abu Mazen ha deciso di rivolgersi ad Obama perché, scrive Maurizio Molinari (La Stampa), “vede nell’insediamento di famiglie ebraiche nel quartiere arabo di Silwan, nell’accesso di fedeli ebrei alla Spianata delle Moschee e nello schieramento di mille agenti di polizia nei quartieri arabi i contorni di un unico piano per ‘ebraicizzare la città che sarà nostra capitale’”.
Nei governi occidentali viene intanto salutata con favore la vittoria elettorale, in Tunisia, delle forze che maggiormente si richiamano ai valori laici a scapito del partito islamico Ennahda salito al potere nel 2011. Scrive Francesco Battistini (Corriere della sera): “Mancano i dati ufficiali, ma gli exit poll avevano fatto capire già domenica sera la grande sorpresa: troppo grande la distanza, troppo forte la delusione, i fratellini musulmani d’Ennahda calano sotto il 30 per cento, perdendo un quarto dei voti e il credito che la prima delle rivoluzioni arabe aveva loro concesso”.
 
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  davar
israele
Alta tensione a Gerusalemme
Ad un passo da una nuova intifada. Il popolare quotidiano israeliano Yedioth Ahronot dedica la sua prima pagina alla tensione sempre più alta che si vive a Gerusalemme. “Un altro morto è sarà intifada”, il titolo d'apertura del giornale, che ha inviato i suoi giornalisti a Silwan, quartiere arabo nella zona Est della Capitale israeliana. Da qui proveniva l'attentatore, legato al movimento terroristico di Hamas, che mercoledì scorso a Gerusalemme ha lanciato la sua auto contro alcune persone in attesa del tram che attraversa la città. Un attacco che è costato la vita a una bambina di 3 mesi e a una ragazza di vent'anni e che ha causato diversi feriti. L'attentatore, poco più che ventenne, è stato ucciso dalla polizia israeliana e, al suo funerale, celebrato ieri a Silwan, gli animi si sono ulteriormente scaldati. “Qui è come una bomba ad orologeria – afferma un abitante della zona, intervistato da Yediot Ahronot – Qui le persone si sentono messe al muro”. Un clima incandescente, aggravatosi dalla decisione del premier Benjamin Netanyahu di costruire oltre mille unità abitative a Gerusalemme Est.
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italia ebraica NOVEMBRE 2014
Da Genova all'Emilia Romagna,

la cultura torna protagonista
Giunto alla 14esima edizione, il premio letterario Adei Wizo intitolato alla memoria di Adelina Della Pergola arriva domani a Parma in collaborazione con la locale Comunità ebraica. Due le pagine che sono dedicate a questo evento sul numero di novembre in distribuzione del mensile Italia Ebraica – Voci dalle Comunità. Numerosi, come di consueto, gli approfondimenti dedicati alle attività e alle iniziative sul territorio. In prima pagina la notizia dell'incarico di direttrice del museo ebraico di Bologna affidato a Vincenza Maugeri oltre alla consegna, in una Genova ferita ma non abbattuta dal recente disastro atmosferico, del Premio Primo Levi al ginecologo congolese Denis Mukwege, candidato quest'anno al Nobel per la Pace.
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qui roma
Nuove sfide e nuovi traguardi

nel nome del rav Elio Toaff
In tanti ieri hanno affollato le sale del Maxxi di Roma per la serata organizzata dalla Fondazione Elio Toaff e dedicata alla raccolta fondi destinata a nuovi importanti progetti. All’asta trentuno opere d’autore, dalle foto di Golda Meir di Roberto Schezen al ritratto del rabbino emerito Elio Toaff di Daniele Recchione fino alla scultura dell’eclissi di Giovanni Albanese, i cui ricavati serviranno a raggiungere tre nobili scopi: la ristrutturazione degli asili della Comunità ebraica di Roma, la creazione dell’archivio Elio Toaff e lo sviluppo, in collaborazione con la Comunità di Sant’Egidio, di una scuola in Pakistan. La presentatrice Lorena Bianchetti introduce un video che ricostruisce il passato e il presente di rav Toaff, che non ha potuto partecipare alla serata: un collage di ricordi, speranze e dichiarazioni. “Mio padre mi ha sempre detto di non fare il rabbino – racconta attraverso lo schermo – ma io non gli ho dato retta. Un suo insegnamento però l’ho seguito, quello di non essere rigido, di andare sempre incontro al prossimo”. Rievoca poi momenti dolorosi e topici della sua carriera: “Il periodo più difficile della mia vita è stato l’attentato al Tempio Maggiore nel quale morì il piccolo Stefano Gay Tachè. Quello più bello fu quando nacquero i miei figli e mi resi conto di quanto le persone mi volessero bene. Quello che non dimenticherò mai infine fu la visita del papa Wojtyla, sono stato forse il primo rabbino che abbia mai abbracciato”. Il filmato si conclude con una frase emblematica: “Per essere giusti bisogna avvicinarsi alla cultura, bisogna essere istruiti”.
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qui roma - pitigliani kolno'a festival
Il cinema israeliano protagonista
Presentata oggi la nona edizione del Pitigliani Kolno’a Festival, la kermesse che porta a Roma, dal 1 al 5 novembre, il cinema israeliano e di argomento ebraico. Tanti i film che raggiungeranno per la prima volta la capitale e verranno poi commentati da diversi personaggi del grande schermo. Ad introdurre, Ronny Fellus, consigliere del Centro Ebraico Italiano Il Pitigliani: “Oramai questo festival ha quasi dieci anni, un traguardo reso possibile anche grazie ai nostri sponsor e alla città di Roma che continua a credere nel progetto”. Interviene quindi l’On. Michela Di Biase, presidente della Commissione Cultura di Roma Capitale: “Per noi è sempre un piacere poter partecipare all’iniziativa e contribuire all’arricchimento e allo scambio”. “Da anni la stampa parla del fermento positivo del cinema israeliano. Vengono continuamente prodotti decine di film di qualità. Dopo quattro nomination agli Oscar, speriamo che quest’anno, con ‘Gett’, sia la volta buona” spiega Eldad Golan, nuovo addetto alla Cultura dell’Ambasciata israeliana. E “Gett”, candidato all’Oscar come miglior film straniero, sarà appunto il lungometraggio con il quale si aprirà il festival sabato sera (in una proiezione su invito). “Non è tutto – interviene Ariela Piattelli, direttrice del PKF con Dan Muggia – arriverà tra gli ospiti Gila Almagor, l’Anna Magnani del cinema israeliano che domenica 2 alle 18.30 alla Sala Deluxe della Casa del Cinema interverrà dopo la proiezione del film ‘Matzor’ girato nel 1969 dal regista italiano Gilberto Tofano. Grande omaggio inoltre al compianto Assi Dayan, protagonista della serie In Treatment e figlio di Moshe”.
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qui milano
Interrogarsi sull'identità ebraica
Chi è ebreo? Questo il quesito al centro degli ultimi due incontri di Kesher a Milano, e del saggio da cui prende spunto il dibattito intrapreso, dal titolo “Cosa significa essere ebreo? 50 Saggi rispondono a Ben Gurion”, tradotto in italiano dal francese a cura dell'Associazione di cultura ebraica Hans Jonas e pubblicato in ebook da Proedi (Milano). A tentare di dare una risposta ieri sera rav Roberto Della Rocca, direttore del Dipartimento Educazione e Cultura dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, Simone Mortara, consigliere della Comunità ebraica di Milano, e rav Paolo Sciunnach, insegnante alla Scuola delle Comunità.
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qui mantova
Adesioni millantate
La Comunità ebraica di Mantova è estranea alle iniziative condotte da Articolo 3 – Osservatorio sulle discriminazioni. La precisazione  arriva dal presidente Comunità mantovana Emanuele Colorni, dopo la diffusione della notizia che l'Osservatorio starebbe preparando un esposto all'Ordine dei giornalisti del Piemonte contro il vicedirettore de La Stampa Massimo Gramellini. Motivo della denuncia, il passaggio di uno scritto del giornalista dello scorso 24 ottobre legato alla proposta shock a Borgaro (provincia di Torino) di realizzare una linea di un bus per i rom della zona. In un articolo apparso sul Fatto Quotidiano è emerso un collegamento inesistente della Comunità ebraica mantovana con la vicenda sulla base delle dichiarazioni di un esponente dell'Istituto di Cultura sinta di Mantova Sucar Drom.
“Articolo 3, come si legge nell'atto costitutivo, - specifica Colorni - è un'associazione non riconosciuta disciplinata dal Codice civile e aperta a tutte le singole persone che intendano impegnarsi nel sostegno alla realizzazione delle finalità istituzionali”. Colorni, poi, ricorda come l'ex presidente della Comunità ebraica mantovana “Fabio Norsa (z.l.) sia stato, anni addietro e a titolo personale, uno dei cinque soci fondatori dell'Osservatorio e ne abbia ricoperto a suo tempo la carica di presidente”.
Come è noto, aggiunge il direttore della redazione giornalistica UCEI Guido Vitale, l'Osservatorio utilizza per le proprie ricerche la rassegna stampa dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, un servizio che peraltro è sempre a disposizione di tutti i cittadini. Non vi sono e non vi sono mai stati altri rapporti in essere e nessuno su questa base può millantare, per assecondare i propri fini e giustificare le proprie azioni, adesioni che non ha mai ricevuto"


pilpul
Uno spazio per lo studio
Il mio articoletto della scorsa settimana ha innescato su queste colonne un dibattito cui hanno preso parte i rabbanim Riccardo Di Segni, Adolfo Locci, Pierpaolo Punturello, Gianfranco Di Segni e anche Daniel Funaro. Sono onoratissimo di questa attenzione – oltretutto da parte persone assai più autorevoli e preparate di me – e devo dire che questa prima discussione va oltre ogni più rosea aspettativa. L’obiettivo del mio scritto era infatti proprio di aprire un confronto allargato. Mi pare che un (piccolo) episodio come questo testimoni chiaramente l’utilità dei mezzi di informazioni online, se ben adoperati, e anche il ruolo dei commentatori “laici” (in ebraico si direbbe hiloni, che ha in effetti un’accezione più vasta). Dunque non resta che rilanciare: perché non proviamo a immaginare un ciclo di studi, che coinvolga tutta l’Italia ebraica e ospiti stranieri, attorno a un’agenda di temi selezionata? Credo che si renderebbe un ottimo servizio all’ebraismo (italiano), e credo che non manchino associazioni e persone disposte a rimboccarsi le maniche.

Tobia Zevi, Associazione Hans Jonas
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I 90 anni di Gianfranco Moscati
Il prossimo 30 dicembre Gianfranco Moscati compirà 90 anni. Nacque nel 1920, ultimo di cinque figli, in viale Certosa a Milano, e nel dopoguerra ha vissuto tra Napoli e Locarno, in Svizzera.
A queste tre terre è legata la sua storia. A Milano, dopo l’emanazione delle leggi razziste del 1938, subì la persecuzione fascista e, dopo l’8 settembre del 1943, anche quella nazista, e fu costretto a rifugiarsi con la famiglia in Svizzera. A Napoli si trasferì nel 1952, al seguito del fratello Sandro, per motivi di lavoro, e s’innamorò della città del Vesuvio e vi restò per più di cinquant’anni.
Dal 1967 Moscati ha cominciato a raccogliere documenti, lettere, cartoline, oggetti, libri e francobolli sui temi dell’ebraismo, dell’antisemitismo e delle persecuzioni, in Italia e in Europa. Preziosa la sua attività nell’esporre e pubblicare quanto trovato (fra i lavori più recenti, “Racconti ebraici”, scritto a quattro mani con Gustavo Ottolenghi). Moscati ha donato una parte della sua straordinaria collezione all’Imperial war museum di Londra, che gli ha dedicato una sezione del suo sito web, e una parte al Meis, il Museo dell’ebraismo italiano di Ferrara.


Mario Avagliano
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