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14 novembre 2014 -  21 Cheshvan 5775
PAGINE EBRAICHE 24

ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav

Pierpaolo Pinhas Punturello, rabbino
Negli ultimi giorni quanto si è parlato di muri, di barriere, di separazioni e quante condanne e giudizi negativi abbiamo espresso contro di essi. I muri separano, le barriere allontanano, le siepi dividono. Tutti abbiamo invocato o siamo stati zitti quanto altri hanno invocato per noi, “un mondo senza barriere”. Al di là del fatto che il populismo di questa invocazione ha nella Storia centinaia di fallimenti, questa stessa invocazione è ipocrita quanto discutibile. Ed ecco che personalmente vengo ad elogiare le barriere, non a seppellire l’uguaglianza tra i popoli e le persone, ma a lodare la difesa che le barriere offrono. La difesa della vita, quando si tratta di una barriera contro il terrorismo, ma anche la difesa della privacy di una persona, del cerchio dei suoi affetti, del limite tra il pubblico e privato, tra ciò che va offerto e ciò che va preservato.
 
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Gadi
Luzzatto
Voghera,
storico
La complessità del conflitto in Siria e in Iraq travolge schieramenti consolidati e mette in discussione certezze che parevano granitiche. Il Medio Oriente sta cambiando fisionomia, i confini inventati dopo la fine della Grande Guerra non esistono più (se mai hanno avuto un significato) e la prima vittima di tutto questo sembra essere la coerenza di numerosi attori, fuori e dentro la regione. Partono dal Veneto i giovani dei centri sociali, destinazione Kobane. Un campo di solidarietà per attestare la loro vicinanza a chi combatte “contro i fascisti dell’ISIS e contro il governo turco”. Sono gli stessi – per intenderci – che qualche anno fa inneggiavano alla Flotilla che veleggiava in direzione di Gaza, sponsorizzata dallo stesso governo turco che supportava il regime islamista di Hamas.
 
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Ghetto di Venezia,
al via il restauro
“La scadenza è tassativa: il 2016. Una corsa contro il tempo per trovare dodici milioni di dollari e per completare i lavori di restauro del Ghetto di Venezia, uno dei più antichi d’Europa, in vista delle celebrazioni del cinquecentenario dalla disposizione del Governo della Serenissima di confinare gli ebrei in una zona circoscritta della città lagunare”, questo l’incipit di Veronica Tuzii sul Corriere del Veneto che introduce la raccolta fondi lanciata da Venetian Heritage, organizzazione no profit con sede a New York e Venezia. Un’iniziativa che ha l’appoggio del presidente della Comunità ebraica di Venezia Paolo Gnignati e vede impegnati nell’impresa degli sponsor d’eccezione: “L’immobiliarista Joseph Sitt, nota stilista Diane von Furstenberg e Toto Bergamo Rossi, rispettivamente presidente, vicepresidente e direttore del Venetian Heritage Council”. Un piano di ristrutturazione ambizioso e studiato con attenzione che coinvolgerà: “una compagine cosmopolita di progettisti, architetti e designer, che lavoreranno sotto la supervisione della Soprintendente per i Beni Architettonici e Paesaggistici di Venezia Renata Codello, per il risanamento di tre delle cinque sinagoghe ancora esistenti nel Ghetto di Venezia (nel 1719 erano ben nove), ovvero la Scuola Grande Tedesca, la Scuola del Canton e la Scuola Italiana, edifici cinquecenteschi tanto sobri all’esterno quanto sontuosi all’interno”. Ha dichiarato infine von Furstenberg: “Questa iniziativa è dedicata a preservare il passato della comunità veneziana ed ebraica, assicurando alle generazioni future l’accesso per altri 500 anni a queste testimonianze di cultura umana e di progresso”. Sempre sul Corriere del Veneto, Fabio Bozzato disegna un viaggio nell’antico ghetto, ritraendo gli abitanti: “Aveva 12 anni la signora Palmira quando ha cominciato a lavorare nel panificio di Giovanni Volpe, aperto nel 1954. Ora ne ha 60 e con un sorriso sfoggia pagnotte e pasticcini kosher”. Si passa poi, dalla comunità Lubavitch, alla galleria d’arte Ikona: “Ziva Krauss l’ha fondata nel 1979 ma è solo dal 2003 che l’ha portata in Ghetto Nuovo. Dedicata alla fotografia, ora ospita David Weber, un giovane veneziano di base a Parigi. ‘Era una vecchia falegnameria, in condizioni disastrose. Allora non c’erano tutte queste attività né il fiume Lo studioso È il primo Ghetto ma a differenza di Roma, la Serenissima non ha mai annichilito gli ebrei di turisti’. Il Ghetto è un luogo che da 500 anni cambia continuamente.” Un percorso che si conclude con le parole del rabbino capo Scialom Bahbout che racconta di come abbia trovato una comunità ebraica vivace e che ama le tradizioni.
 
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  davar
Qui berlino
L'Osce ai governi europei:

"Fermo impegno contro l'odio""
Un fermo invito a tutti i governi affinché intensifichino i loro sforzi per contrastare l’antisemitismo mettendo in atto buone pratiche di cooperazione. A lanciarlo il documento conclusivo presentato al termine della conferenza internazionale svoltasi a Berlino in occasione del decennale dalla dichiarazione OSCE sull’antisemitismo. Al centro del confronto le problematiche più stringenti legate al pregiudizio contemporaneo e le modalità di contrasto a questo fenomeno nelle sue diverse forme. “Dieci anni fa gli Stati dell’OSCE, riunitisi presso l’Ufficio Federale degli Affari Esteri, hanno lanciato un forte impegno contro l’antisemitismo. Gli eventi cui assistiamo oggi in molti paesi europei dimostrano come questo impegno sia ancora urgente. Questo è uno dei motivi per cui ho trovato importante invitare la comunità internazionale a Berlino” ha affermato il ministro degli Esteri tedesco Frank-Walter Steinmeier (nell’immagine). Sulla stessa lunghezza d’onda Didier Burkhalter, presidente OSCE e ministro degli Esteri della Svizzera, che ha sottolineato: “La lotta all’antisemitismo passa imprescindibilmente da un impegno delle forze politiche. È nostra responsabilità far sì che questa sfida sia vinta”. Oltre 550 i partecipanti all’incontro. Nella delegazione italiana il vicepresidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Roberto Jarach anche la delegata dell’Unione giovani ebrei italiani Talia Bidussa, l’esponente del World Jewish Congress e del Bene Berith Europa Daniel Citone, la rappresentante a Roma dell’American Jewish Committee Lisa Palmieri Billig. In una sessione dei lavori il ricercatore del Centro di documentazione ebraica contemporanea di Milano Stefano Gatti, a nome dell’Osservatorio Antisemitismo animato in collaborazione da Cdec e UCEI, ha presentato la realtà italiana.
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qui milano - bookcity
A Grossman le chiavi della città
Milano riabbraccia David Grossman. Centinaia di persone si sono messe in coda ieri per ascoltare lo scrittore israeliano, a cui Bookcity – la rassegna milanese dedicata a libri e lettura – ha affidato l'inaugurazione della sua terza edizione. Curiosando tra chi pazientemente attendeva di entrare al Teatro dal Verme, si scoprono alcuni perché del enorme successo di Grossman tra il pubblico italiano. La delicatezza melanconica dei suoi romanzi, la capacità di esprimere e descrivere i sentimenti umani, le parole di speranza e al contempo dolorosa critica espresse sul Medio Oriente, sono alcune delle risposte più diffuse. C'è anche chi non lo conosce ma ha accolto l'invito della professoressa di andare ad ascoltarlo perché può essere una buona fonte di ispirazione: il caso di alcuni studenti di una scuola di scrittura creativa milanese. Ancora, c'è chi non lo conosce e non sa bene per quale motivo si trovi lì, come il signore che tra le prime chiede alla vicina “come che si chiama già lo scrittore che deve parlare?”. Tutti, in ogni caso, a giudicare dal fragoroso applauso conclusivo, rimangono conquistati da Grossman e le copie del suo ultimo libro, Applausi a scena vuota (Mondadori), vengono prese d'assalto dal pubblico milanese. Del resto non sarà un caso se in apertura di serata – prima dell'intenso dialogo con il giornalista Edoardo Vigna - il sindaco Giuliano Pisapia gli affida le chiavi della città, conferendogli il Sigillo d'oro. Letteratura israeliana protagonista anche nel giorno di chiusura del Festival, domenica, con un altro scrittore molto amato in Italia, Amos Oz. Un evento organizzato dalla Comunità ebraica in collaborazione con l'editore Giuntina con Oz ad aprire una staffetta oratoria in una cornice molto particolare, la Sinagoga centrale di Milano.
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vertice alla farnesina
Italia - Israele, quale futuro
Rafforzare i rapporti tra i due stati, mettere in campo progetti e analizzare insieme le tensioni mediorientali. Questi i punti al centro della quinta riunione di dialogo strategico italo-israeliano svoltasi stamane alla Farnesina tra le delegazioni dei Ministeri degli Esteri dei due Paesi, guidate dal segretario generale Michele Valensise e dal suo omologo israeliano Nissim Ben-Shetrit. “Abbiamo avuto un scambio di vedute molto ampio e proficuo su temi di attualità di interesse comune e una discussione aperta sulle prospettive del processo di pace in Medio Oriente - ha dichiarato l'ambasciatore Valensise al termine dei lavori - a conferma delle solide relazioni tra Italia e Israele e della volontà dei due Paesi di rafforzare la consultazione politica e sviluppare ulteriormente i progetti di collaborazione in atto".
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qui roma - LIBRi
1940-43: gli italiani al fronte

e la propaganda fascista
Presentato ieri all’Istituto Luigi Sturzo di Roma il libro di Mario Avagliano e Marco Palmieri “Vincere e vinceremo!” (ed. Il Mulino). Un volume che, attraverso fonti diverse (lettere personali, documenti istituzionali e d’archivio), ricostruisce la vita e sentimenti degli italiani al fronte tra 1940 e 1943. A discuterne con gli autori, Ernesto Nassi, Presidente Anpi del Comitato Provinciale di Roma, il giornalista e scrittore Roberto Olla e Alessandra Tarquini, docente di storia all’Università La Sapienza. Invia il suo messaggio anche il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Luca Lotti: “Questa è un’opera ambiziosa e una conquista storica. Per capire veramente la Seconda Guerra Mondiale bisogna studiare anche le vite di coloro che combatterono dalla parte sbagliata. I due autori hanno dimostrato una grande passione e impegno civile e scientifico”. Vengono letti, da Rosario Tronnollone alcuni stralci del libro, missive di soldati al fronte che inneggiano alla guerra: “Dobbiamo vincere e vinceremo!” scrive Emilio Petrelli, e ancora “Le madri e le spose d”Italia non devono piangere”. Ernesto Nassi si dichiara entusiasta: “L’opera di cui parliamo oggi fa capire davvero cosa era l’Italia quando decise di entrare in guerra. In alcune lettere ancora si respira il senso di illusione, mentre in altre si intuisce la progressiva crescita della consapevolezza. Mi ha colpito rilevare il rapporto fortissimo tra alcuni soldati e i propri parroci, ai quali indirizzavano numerose lettere e il rapporto tra gli stessi e il duce. Scrivono continuamente: ‘se il duce scoprirà questa cosa saranno guai!’, quando si presentavano dei soprusi. Mussolini, nonostante la sua vita affatto cristallina, veniva sollevato da qualsiasi responsabilità. Spero dunque che questo libro venga studiato nelle scuole”.
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Qui roma - gusto kosher
Tra cinema ed enogastronomia
Cibi e sapori abbinati a film d’autore del cinema ebraico e israeliano. È il nuovo percorso ‘cinegustologico’ che sarà proposto domani sera al Centro Ebraico Il Pitigliani in previsione di Gusto Kosher, evento di degustazione enogastronomica che Lebonton Catering organizza per domenica 23 novembre al Palazzo della Cultura in collaborazione con il Creativity Lab ICPO. Protagonista dell’evento è Marco Lombardi, 46 anni, giornalista e critico cinematografico e gastronomico oltre che insegnante di Cinegustologia al Master del Gambero Rosso di Roma e all’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo. Tra le pellicole che saranno proposte spezzoni dei film di Woody Allen e dei Fratelli Cohen oltre all’immortale ed epico Exodus.
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pilpul
La peggiore possibile
Più leggo, studio, ascolto conferenze, partecipo a dibattiti a proposito del conflitto israelo-palestinese, più mi rafforzo in una convinzione: la soluzione due popoli – due stati è ingenua, velleitaria, di difficile attuazione, densa di incognite, e per di più ormai poco popolare sia tra gli israeliani sia tra i palestinesi. Indubbiamente la peggior soluzione possibile, ad eccezione di tutte le altre soluzioni possibili.

Anna Segre, insegnante


Ritorno in Algeria
Alcune notizie dello scorsa estate riportavano l’intenzione da parte del neo-ministro algerino Mohamed Aissa di riaprire le sinagoghe chiuse nel paese a partire dagli anni novanta, periodo in cui l’Algeria fu travolta dalla violenta guerra civile che coinvolse lo stato guidato dal FLN e i gruppi islamisti, come il FIS e in seguito il GIA. Questa dichiarazione, naturalmente accolta con le proteste degli islamisti più radicali, oltre forse a significare una presa di distanza dal diffuso antisemitismo/antisionismo dei paesi arabi – nonostante l’Algeria non accetti neppure i possessori di passaporto israeliano – parrebbe quasi nel clima attuale, una battuta di spirito. Non è del tutto noto, se in Algeria, sia rimasto ancora qualche ebreo praticante, visto che la maggioranza di essi, circa 150.000 prima dell’indipendenza, ha seguito la via del “rimpatrio” in Francia nel 1962 assieme ai pieds-noirs, o ha preferito l’Aliyah in Israele, e gli ultimi rimasti partirono tra il 1971 e i fatidici primi anni ’90.

Francesco Moises Bassano, studente
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Venezia è come il Talmud
La pianta di una città può essere come una pagina di Talmud? È di questo avviso l’artista Jacqueline Nicholls, che nei suoi disegni, realizzati durante il suo recente soggiorno a Venezia, lo mostra nitidamente: isole divise dall’acqua come i testi da spazi vuoti. Per conoscerli servono ponti, reali o ideali.

Ilana Bahbout






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