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4 gennaio 2015 - 13 Tevet 5775
PAGINE EBRAICHE 24

ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav
Benedetto
Carucci Viterbi,
rabbino
"Non seppellirmi in Egitto" dice Giacobbe a Giuseppe quando si avvicina il tempo della sua morte; "affinché gli egiziani non facciano di me un idolo" chiosa Rashi riprendendo il midrash. La possibilità per i grandi uomini di diventare idoli è sempre a portata di mano: c'è chi se ne compiace e la sfrutta e chi la evita a tutti i costi.
 
David Bidussa,
storico sociale
delle idee
Le persecuzioni iniziano quando scompaiono le “figure ibride” che favoriscono la mediazione tra diversi. L’Egitto che inizieremo a leggere la prossima settimana dalle pagine di Esodo è una realtà che precipita nel sistema persecutorio nel momento in cui scompare Giuseppe, la “figura ibrida”.
 
Abu Mazen lancia la sfida, Israele blocca i fondi
Una fonte governativa israeliana ha fatto sapere che 500 milioni di shekel (circa 100 milioni di euro) che dovevano essere versati da Israele a Ramallah sono stati congelati. Come riportato dal Sole 24 ore si tratta di “una prima reazione” all’iniziativa del presidente palestinese Abu Mazen di sottoscrivere il Trattato di Roma che dà accesso alla Corte penale interanazionale dell’Aja.

Israele, 17mila aliyot dalla Francia in sei anni. “Si chiama Netanya la terra promessa di duemila ebrei francesi che lo scorso anno si sono trasferiti in Francia” scrive il Corriere della sera spiegando il significativo numero di aliyot dal paese transalpino negli ultimi sei anni (circa 17mila e 500). La Francia ha superato l’Ucraina, la Russia, la Bielorussia, gli Stati Uniti e la Gran Bretagna come Paese di emigrazione verso Israele. E anche se una quota può essere stata attratta dalla migliore situazione economica, si legge, “la maggioranza ha addotto il crescente clima di insicurezza che la comunità respira in Europa”.

Israele, la vicinanza del presidente Rivlin ai cristiani perseguitati. “A causa della loro fede centinaia di migliaia di persone sono esiliate, convertite a forza, attaccate e brutalmente uccise. C’è una guerra contro l’estremismo. C’è una guerra scatenata da chi innalza il vessillo della distruzione e dell’odio contro chi invece proclama la libertà di culto e la coesistenza”. È quanto dichiarato dal presidente israeliano Reuven Rivlin in occasione dell’incontro con i rappresentanti delle comunità religiose cristiane presenti nel paese. Sull’Osservatore Romano una cronaca dell’evento.
 
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  davar
AL VIA I LAVORI DEL CONVEGNO UNESCO
Gerusalemme, capitale bioetica
"Come sapete, l’etica medica è parte integrante del lavoro del medico; infatti, costituisce un fondamento della medicina moderna. La cooperazione internazionale in materia di etica medica è di vitale importanza” spiegava il dottor Zeev Feldman, direttore dell’Israeli Medical Association World Fellowship. Per questo in Israele, a Gerusalemme, si tiene il decimo Congresso Mondiale di Bioetica, etica e di diritto della sanità (6-8 gennaio 2015).
Un momento, organizzato dall’Unesco in cui medici, operatori sanitari, ricercatori si incontrano per discutere insieme di temi di bioetica, confrontarsi sulle proprie posizioni, valutare le diverse legislazioni. Dall’Italia, parteciperanno grazie a borse di studio dell’Associazione medica ebraica (Ame), la giornalista scientifica Daniela Ovadia e il maskil e gastroenterologo Cesare Efrati.
“A loro il compito di portare in Italia e divulgare tra i colleghi quanto appreso a Gerusalemme”, afferma il presidente dell’Ame Giorgio Mortara. Dal Brasile all’Australia, dal Sud Africa alla Russia, sono decine i paesi che partecipano ormai da dieci anni all’incontro, promosso dalle maggiori istituzioni sanitarie mondiali così come israeliane. Tanti gli argomenti sul tavolo dei diversi focus group con bioetica e etica medica agganciate a diverse tematiche: le norme statuali, la religione, la filosofia, l’ambiente, la tecnologia. Tra gli obiettivi, la sensibilizzazione interna al mondo medico così come dell’intera società rispetto all’importanza del rispetto dei principi di etica medica. “La storia della medicina ha conosciuto giorni bui di violazioni evidenti dell’etica medica – scrive Feldman - Dopo la seconda guerra mondiale è stato istituita la World Medical Association (WMA), che riunisce le associazioni mediche di tutto il mondo, con la consapevolezza che è necessario stabilire e determinare in modo chiaro degli standard etici. Nel 1947 la WMA aveva già formulato la Dichiarazione di Ginevra sull’etica medica e nel 1962 è stata adottata la Dichiarazione di Helsinki sui principi etici per la ricerca medica sui soggetti umani”. Quest’ultima lega moralmente ogni medico e oltrepassa qualsiasi disposizione legislativa o regolamento nazionale o locale, se la dichiarazione prevede un maggior livello di protezione delle persone rispetto al secondo. La Dichiarazione di Ginevra impegna il medico con le parole “La salute del mio paziente sarà la mia preoccupazione principale” e il Codice Internazionale di Etica Medica dichiara che “un medico dovrà agire solo nell’interesse del paziente quando fornisca una cura medica che possa avere l’effetto di indebolire lo stato fisico e mentale del paziente”.
Su questi fondamenti etico-normativi l’Associazione medica israeliana (IMA) ha lavorato duramente nel corso degli anni, sottolinea Feldman per sviluppare e aggiornare il nostro codice etico”.
Quest’ultimo è in attesa dell’ultima approvazione da parte dell’Assemblea generale dell’Ima ed è la testimonianza della volontà e dell’impegno per rimare all’avanguardia nel settore.

(Pagine Ebraiche gennaio 2015)
pilpul
Il colore dell'identità
La questione delle inaspettate convergenze rosso-brune si incontra, molto spesso, con il binomio «tradizione e identità», due parole intese come una sorta di endiadi granitica. In realtà, quando si gratta sotto la patina di questi due termini, si scopre non solo che il loro spessore culturale è molto circoscritto ma che spesso quello che ad essi è attribuito in termini di profondità storica – ossia, quanto gli è ascritto come deposito antico, se non atavico, di valori indifferenziati e immutabili, sempre uguali a sé – è semmai il prodotto di un’invenzione molto recente. Tutta la tradizione reazionaria trova peraltro il suo punto di coagulo nella risposta regressiva alla Rivoluzione francese, rinnovandosi successivamente, durante la seconda metà dell’Ottocento, nel rapporto e nell’appello alle masse e divenendo, da patrimonio di circoscritti gruppi di élite – spodestati dalla repentina trasformazione indotta dall’accelerazione economica, sociale e culturale nel frattempo intervenuta a elemento da trasfondere e diffondere nella collettività, ossia in società di “massa”, il cui consenso diventa fondamentale per dare un po’ di fiato ad un progetto politico che non si riduca solo alla lamentazione per il “bel tempo andato”.

Claudio Vercelli
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Nugae - Cultura
Visto che il Ministero dei beni culturali ci tiene a ricordare pure alla televisione che la prima domenica del mese l’ingresso ai musei è gratuito, è il caso di elaborare un piano di battaglia efficace per non fare troppe ore di fila alla mostra di Chagall al Palazzo Reale di Milano. A quanto pare è presa d’assalto, si vede che le attività culturali hanno un je ne sais quoi di magnetico. È quello che faceva pensare anche la notizia, che a questo punto torna in mente sgomitando tra le orde di articoli noiosi di classifiche di fine anno stipati nel cervello, che il dizionario americano Merriam-Webster ha nominato “cultura” come parola dell’anno. Sicuramente meglio dell’inquietante “vape” (fumare sigaretta elettronica) degli inglesi dell’Oxford Dictionary e dell’inflazionato “selfie” dello Zanichelli che si sveglia ora. La scelta, basata attenendosi agli imparziali numeri sul picco di ricerche della voce nel 2014, è stata considerata significativa sicuramente di una grande attenzione all’argomento nelle sue definizioni tanto varie, ma allo stesso tempo di un’evidente confusione legata ad essi. Forse perché il termine è stato spesso usato in modo ambiguo accostandolo in neologismi arditi e non certo felici a specificazioni come “della violenza” o “della droga”. Eppure di per sé avrebbe accezione abbastanza neutra, anzi tendente al positivo se considerata nel suo aspetto di arricchimento personale.

Francesca Matalon, studentessa di lettere antiche
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