Roberto
Della Rocca,
rabbino
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Nel
Talmùd (Sotah,13 a) si racconta che quando i figli di Yaaqòv giunsero
alla grotta di Makhpelà per seppellire il padre, Esaù cercò di
impedire la sepoltura accampando il suo diritto di primogenito a
essere sepolto in quel luogo accanto a suo padre Ytzchak.
Mentre Naftalì, veloce come una gazzella, correva in Egitto per
recuperare il documento che attestava il diritto di Yaaqòv al suo
terreno di sepoltura, Chushìm, il figlio sordo di Dan, intuendo che
quella pretestuosa attesa era causa di disonore verso il cadavere del
suo defunto nonno, prese una mazza e colpì a morte Esaù.
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Dario
Calimani,
anglista
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Basiti?
Perplessi? Qualcuno potrà dire: bisognava aspettarsela! Papa Bergoglio
ha vita difficile nell’ambito del suo stesso ambiente ecclesiastico.
Alle gerarchie consolidate le riforme non vanno giù. E anche certa
intellighèntzia cattolica non ama le innovazioni, specie se vanno in
direzione etica. E finché si tratta di abbandonare la messa in latino
vada pure, ma quando vengono intaccati i privilegi, le prebende, quando
vengono toccati gli intrighi con le consorterie politiche, beh, allora
proprio no.
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ROMA:
Questa sera alle 20.30, al Teatro Argentina, lo spettacolo "I love
Libya" di David Gerbi. L'occasione è la Giornata Mondiale dei Rifugiati
Ebrei dai Paesi Arabi. L'incasso dello spettacolo sarà devoluto alle
famiglie in difficoltà assistite dalla Deputazione Ebraica di
Assistenza e Servizio Sociale di Roma.
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Israele non è sulla mappa |
“Esigenze del mercato locale”
Israele per Harper Collins, la maggiore casa editrice in lingua inglese
del mondo, non esiste. Pubblicato lo scorso maggio tramite la sua
sussidiaria Collins Bartholomew, specializzata in mappe, il Collins
Middle East Atlas è un atlante “sviluppato specificamente per le scuole
nel Medio Oriente” con l’obiettivo di spiegare agli studenti la regione
e le sue problematiche. Come scrive Fiamma Nirenstein sul
Giornale, “Israele, hocuspocus, è sparito, proprio come voleva
Ahmadinejad quando diceva: ‘Cancelleremo Israele dalla carta
geografica’. Harper Collins l'ha fatto: mentre appaiono Gaza, il West
Bank, la Siria, la Giordania, il Libano, essi si mangiano e digeriscono
lo Stato d'Israele.”
Il volume è stato ritirato dalla vendita e la casa editrice si è
scusata, spiegando semplicemente di “aver agito secondo le preferenze
locali”. Tutte le copie dell’atlante sono state mandate al macero, ma,
come scrive Nirenstein “Di fatto, sono anni che nel mondo arabo si
producono, si imparano nelle scuole, si espongono negli uffici
governativi mappe che disegnano la Palestina al posto di Israele”
No al razzismo
Crescono in tutta a Germania le reazioni alle marce di Pegida, il
movimento dei “Patrioti europei contro l’islamizzazione dell’Occidente”
che ogni lunedì sfilano per denunciare la presunta invasione del Paese
da parte delle forze oscurantiste. Si presentano ufficialmente come
custodi di un’idea di purezza nazionale svincolata da pericolose
commistioni con il neonazismo, e dalle manifestazioni sono stati
banditi vessilli e slogan dell’estrema destra (che guarda comunque con
simpatia ai cortei) ma in tutto il paese crescono i contro-cortei, a
Colonia sono state spente in protesta le luci del Duomo e la stessa
cancelliera Angela Merkel nel discorso di fine anno ha riaffermato il
legame costitutivo tra identità occidentale e accoglienza con un
esplicito riferimento alle marce: “L’immigrazione è un guadagno per
tutti, è naturale accogliere coloro che cercano rifugio. A tutti coloro
che vanno a queste manifestazioni dico: non seguite quanti vi invitano
a parteciparvi! Troppo spesso i loro cuori sono pieni di pregiudizi, di
gelo, di odio”. (Corriere, Repubblica) .
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iL MESSAGGIO DEL RAV SACKS
Dieci buone pratiche per il 2015
Dieci
suggerimenti per il 2015. Suggerimenti fortemente intrisi di valori
etici, spirituali e religiosi perché le grandi religioni, viene
spiegato, “sono il nostro più importante tesoro sapienzale”. A proporli
il rav Jonathan Sacks, ex rabbino capo di Gran Bretagna e del
Commonwealth e tra le voci più autorevoli dell’ebraismo mondiale.
Ringrazia. Una
volta al giorno prenditi del tempo per ringraziare per quello che hai e
non avere la smania di ottenere quello che non hai. È un tassello per
raggiungere la felicità: gran parte di noi ha infatti tutti gli
ingredienti per arrivare a questo risultato, solo che tendiamo a darli
per scontati concentrandoci maggiormente sui desideri non realizzati.
Ringraziate, piuttosto che fare shopping. È anche più economico.
Loda. Quando
qualcuno fa qualcosa di giusto, faglielo notare. La maggior parte delle
persone, la maggior parte del tempo, è scarsamente apprezzata. Ricevere
un segnale, una parola di gratitudine, un complimento, è una delle
esperienze più belle che possano esserci. Non aspettare che qualcuno lo
faccia per te, fallo per qualcun altro. Renderai la sua giornata
speciale e questo aiuterà a rendere speciale anche la Trascorri del
tempo con la famiglia. Fai in modo che ci sia almeno un momento, nella
settimana, in cui poter condividere una cena senza distrazioni esterne
– televisione, cellulare, e-mail. Tutti insieme, contenti della
compagnia l’uno dell’altro. I matrimoni felici e le famiglie sane hanno
bisogno di momenti come questo.
Dai un senso alle cose.
Prenditi del tempo, una volta ogni tanto, per farti le seguenti
domande: “Perché sono qua? Quali risultati spero di ottenere? Come
posso utilizzare al meglio le mie qualità? Cosa mi auguro che si dica
di me quando non sarò più qua?”. Dare un senso alle cose è essenziale
per una vita piena. E come trovarlo se non si guarda mai? Se non sai
dove vuoi essere, non ci arriverai mai.
Vivi i tuoi valori.
La maggior parte di noi crede in valori importanti, ma agiamo nel loro
solco solo sporadicamente. La cosa migliore da fare è stabilire alcune
pratiche che ci permettano di correggere il tiro. Le religioni li
chiamano “rituali”.
Perdona. La vita è
troppo breve per portare rancore o cercare vendetta. Perdonare qualcuno
è positivo sia per chi è perdonato sia per chi perdona.
Non smettere di imparare. Ho
imparato questo dalla signora Florence, in occasione del suo 105esimo
compleanno. Era così piena di energia e divertimento. “Qual è il tuo
segreto?” le ho chiesto. “Non aver paura di imparare sempre qualcosa di
nuovo”. La sintesi è che se hai questo spirito puoi avere 105 anni ed
essere ancora giovane. Al tempo stesso puoi averne 25 ed essere già
vecchio.
Impara ad ascoltare.
Spesso, in una conversazione, trascorriamo metà del nostro tempo
pensando a cosa vogliamo dire dopo piuttosto che a prestare attenzione
a quello che il nostro interlocutore ci sta dicendo. La capacità di
ascolto è uno dei più grandi doni che possiamo dare agli altri.
Significa che siamo aperti al confronto, che prendiamo seriamente
quello che ci viene detto e che accettiamo di buon grado il dono della
parola che è stato dato al nostro interlocutore.
Lascia uno spazio al silenzio.
Liberati, fosse anche solo per cinque minuti al giorno, dalla tirannia
tecnologica, del cellulare, del computer. E respira l’aria inebriante
della vita, la gioia di esistere.
Trasforma il dolore. Le
più straordinarie persone che conosca – persone sopravvissute a traumi
molto forti, dai quali sono usciti rafforzati – non si sono chieste
“Chi mi ha fatto questo?” ma piuttosto: “In questa nuova situazione,
cosa posso fare che non ho mai tentato prima?”. Si sono rifiutate di
diventare vittime delle circostanze. E sono diventate ambasciatrici di
speranza.
Jonathan Sacks, rabbino
(traduzione di Adam Smulevich)
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sapori
Il grande ritorno del bialy
Tra
le varie specie in via d’estinzione degli anni 2010, oltre ai panda, le
videocassette e i pantaloni a zampa (anche se quelli ogni tanto hanno
ancora i loro momenti), forse non molti sanno che ci sono i bialy. E
probabilmente ancora meno sanno vagamente cosa siano. Il bialy, che
viene e prende il nome da Bialystok in Polonia, è “un pane perduto di
un tempo perduto”. Così lo definisce David Zablocki, proprietario di
Kossar’s, il tempio del bialy nel Lower East Side a Manhattan nonché
uno dei pochi posti al mondo dove assaggiarlo. Si tratta del parente
meno famoso del bagel, sempre gommoso e sempre tipicamente ebraico, ma
attenzione: “Anche nel suo ambiente, nella sua cultura, sta diventando
sempre meno conosciuto. Molti che fanno un bialy oggi usano gli stessi
ingredienti e la stessa cucina dei bagel, ma nonostante bialy e bagel
siano cugini, non sono gemelli; non possono sopravvivere con gli stessi
utensili e ingredienti”, aveva spiegato Zablocki in un’intervista al
Tablet Magazine. Salta subito agli occhi che i bialy non hanno il buco,
ma una depressione i cui riempimenti più classici sono cipolle e semi
di papavero. Inoltre, tanto per cominciare, sono solo cotti in forno e
non prima bolliti come i bagel, e poi gli ingredienti non coincidono.
“Un bialy non ha grassi né zucchero e non è fritto: è un pane piuttosto
sano, ideato per essere mangiato fresco e quotidianamente, mentre il
bagel è pieno di calorie”, continuava Zablocki.
Francesca Matalon, da Pagine Ebraiche - gennaio 2015
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Noi? |
Dialogo
all’asilo. Accusa: “Voi ebrei avete ucciso Gesù!”. Difesa: “Noi?? Ma se
noi stavamo in Egitto!”. (La bimba ebrea è Diana Di Segni. Oggi è
un’esperta del Rambam, Maimonide, e ricercatrice presso il Thomas
Institut dell’Università di Colonia).
Tobia Zevi, Associazione Hans Jonas
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