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6 gennaio 2015 - 15 Tevet 5775
PAGINE EBRAICHE 24

ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav
Roberto
Della Rocca,
rabbino
Nel Talmùd (Sotah,13 a) si racconta che quando i figli di Yaaqòv giunsero alla grotta di Makhpelà per seppellire il padre, Esaù cercò di impedire la sepoltura accampando il suo diritto di primogenito a essere sepolto in quel luogo accanto a suo padre Ytzchak.
Mentre Naftalì, veloce come una gazzella, correva in Egitto per recuperare il documento che attestava il diritto di Yaaqòv al suo terreno di sepoltura, Chushìm, il figlio sordo di Dan, intuendo che quella pretestuosa attesa era causa di disonore verso il cadavere del suo defunto nonno, prese una mazza e colpì a morte Esaù.
 
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Dario
Calimani,
anglista
Basiti? Perplessi? Qualcuno potrà dire: bisognava aspettarsela! Papa Bergoglio ha vita difficile nell’ambito del suo stesso ambiente ecclesiastico. Alle gerarchie consolidate le riforme non vanno giù. E anche certa intellighèntzia cattolica non ama le innovazioni, specie se vanno in direzione etica. E finché si tratta di abbandonare la messa in latino vada pure, ma quando vengono intaccati i privilegi, le prebende, quando vengono toccati gli intrighi con le consorterie politiche, beh, allora proprio no.
 
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ROMA: Questa sera alle 20.30, al Teatro Argentina, lo spettacolo "I love Libya" di David Gerbi. L'occasione è la Giornata Mondiale dei Rifugiati Ebrei dai Paesi Arabi. L'incasso dello spettacolo sarà devoluto alle famiglie in difficoltà assistite dalla Deputazione Ebraica di Assistenza e Servizio Sociale di Roma.
Israele non è sulla mappa
“Esigenze del mercato locale” Israele per Harper Collins, la maggiore casa editrice in lingua inglese del mondo, non esiste. Pubblicato lo scorso maggio tramite la sua sussidiaria Collins Bartholomew, specializzata in mappe, il Collins Middle East Atlas è un atlante “sviluppato specificamente per le scuole nel Medio Oriente” con l’obiettivo di spiegare agli studenti la regione e le sue problematiche. Come scrive Fiamma Nirenstein sul Giornale,  “Israele, hocuspocus, è sparito, proprio come voleva Ahmadinejad quando diceva: ‘Cancelleremo Israele dalla carta geografica’. Harper Collins l'ha fatto: mentre appaiono Gaza, il West Bank, la Siria, la Giordania, il Libano, essi si mangiano e digeriscono lo Stato d'Israele.”
Il volume è stato ritirato dalla vendita e la casa editrice si è scusata, spiegando semplicemente di “aver agito secondo le preferenze locali”. Tutte le copie dell’atlante sono state mandate al macero, ma, come scrive Nirenstein “Di fatto, sono anni che nel mondo arabo si producono, si imparano nelle scuole, si espongono negli uffici governativi mappe che disegnano la Palestina al posto di Israele”

No al razzismo Crescono in tutta a Germania le reazioni alle marce di Pegida, il movimento dei “Patrioti europei contro l’islamizzazione dell’Occidente” che ogni lunedì sfilano per denunciare la presunta invasione del Paese da parte delle forze oscurantiste. Si presentano ufficialmente come custodi di un’idea di purezza nazionale svincolata da pericolose commistioni con il neonazismo, e dalle manifestazioni sono stati banditi vessilli e slogan dell’estrema destra (che guarda comunque con simpatia ai cortei) ma in tutto il paese crescono i contro-cortei, a Colonia sono state spente in protesta le luci del Duomo e la stessa cancelliera Angela Merkel nel discorso di fine anno ha riaffermato il legame costitutivo tra identità occidentale e accoglienza con un esplicito riferimento alle marce: “L’immigrazione è un guadagno per tutti, è naturale accogliere coloro che cercano rifugio. A tutti coloro che vanno a queste manifestazioni dico: non seguite quanti vi invitano a parteciparvi! Troppo spesso i loro cuori sono pieni di pregiudizi, di gelo, di odio”. (Corriere, Repubblica) .
 
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  davar
iL MESSAGGIO DEL RAV SACKS
Dieci buone pratiche per il 2015
Dieci suggerimenti per il 2015. Suggerimenti fortemente intrisi di valori etici, spirituali e religiosi perché le grandi religioni, viene spiegato, “sono il nostro più importante tesoro sapienzale”. A proporli il rav Jonathan Sacks, ex rabbino capo di Gran Bretagna e del Commonwealth e tra le voci più autorevoli dell’ebraismo mondiale.
Ringrazia. Una volta al giorno prenditi del tempo per ringraziare per quello che hai e non avere la smania di ottenere quello che non hai. È un tassello per raggiungere la felicità: gran parte di noi ha infatti tutti gli ingredienti per arrivare a questo risultato, solo che tendiamo a darli per scontati concentrandoci maggiormente sui desideri non realizzati. Ringraziate, piuttosto che fare shopping. È anche più economico.
Loda. Quando qualcuno fa qualcosa di giusto, faglielo notare. La maggior parte delle persone, la maggior parte del tempo, è scarsamente apprezzata. Ricevere un segnale, una parola di gratitudine, un complimento, è una delle esperienze più belle che possano esserci. Non aspettare che qualcuno lo faccia per te, fallo per qualcun altro. Renderai la sua giornata speciale e questo aiuterà a rendere speciale anche la Trascorri del tempo con la famiglia. Fai in modo che ci sia almeno un momento, nella settimana, in cui poter condividere una cena senza distrazioni esterne – televisione, cellulare, e-mail. Tutti insieme, contenti della compagnia l’uno dell’altro. I matrimoni felici e le famiglie sane hanno bisogno di momenti come questo.
Dai un senso alle cose. Prenditi del tempo, una volta ogni tanto, per farti le seguenti domande: “Perché sono qua? Quali risultati spero di ottenere? Come posso utilizzare al meglio le mie qualità? Cosa mi auguro che si dica di me quando non sarò più qua?”. Dare un senso alle cose è essenziale per una vita piena. E come trovarlo se non si guarda mai? Se non sai dove vuoi essere, non ci arriverai mai.
Vivi i tuoi valori. La maggior parte di noi crede in valori importanti, ma agiamo nel loro solco solo sporadicamente. La cosa migliore da fare è stabilire alcune pratiche che ci permettano di correggere il tiro. Le religioni li chiamano “rituali”.
Perdona. La vita è troppo breve per portare rancore o cercare vendetta. Perdonare qualcuno è positivo sia per chi è perdonato sia per chi perdona.
Non smettere di imparare. Ho imparato questo dalla signora Florence, in occasione del suo 105esimo compleanno. Era così piena di energia e divertimento. “Qual è il tuo segreto?” le ho chiesto. “Non aver paura di imparare sempre qualcosa di nuovo”. La sintesi è che se hai questo spirito puoi avere 105 anni ed essere ancora giovane. Al tempo stesso puoi averne 25 ed essere già vecchio.
Impara ad ascoltare. Spesso, in una conversazione, trascorriamo metà del nostro tempo pensando a cosa vogliamo dire dopo piuttosto che a prestare attenzione a quello che il nostro interlocutore ci sta dicendo. La capacità di ascolto è uno dei più grandi doni che possiamo dare agli altri. Significa che siamo aperti al confronto, che prendiamo seriamente quello che ci viene detto e che accettiamo di buon grado il dono della parola che è stato dato al nostro interlocutore.
Lascia uno spazio al silenzio. Liberati, fosse anche solo per cinque minuti al giorno, dalla tirannia tecnologica, del cellulare, del computer. E respira l’aria inebriante della vita, la gioia di esistere.
Trasforma il dolore. Le più straordinarie persone che conosca – persone sopravvissute a traumi molto forti, dai quali sono usciti rafforzati – non si sono chieste “Chi mi ha fatto questo?” ma piuttosto: “In questa nuova situazione, cosa posso fare che non ho mai tentato prima?”. Si sono rifiutate di diventare vittime delle circostanze. E sono diventate ambasciatrici di speranza.

Jonathan Sacks, rabbino
(traduzione di Adam Smulevich)
 
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sapori
Il grande ritorno del bialy
Tra le varie specie in via d’estinzione degli anni 2010, oltre ai panda, le videocassette e i pantaloni a zampa (anche se quelli ogni tanto hanno ancora i loro momenti), forse non molti sanno che ci sono i bialy. E probabilmente ancora meno sanno vagamente cosa siano. Il bialy, che viene e prende il nome da Bialystok in Polonia, è “un pane perduto di un tempo perduto”. Così lo definisce David Zablocki, proprietario di Kossar’s, il tempio del bialy nel Lower East Side a Manhattan nonché uno dei pochi posti al mondo dove assaggiarlo. Si tratta del parente meno famoso del bagel, sempre gommoso e sempre tipicamente ebraico, ma attenzione: “Anche nel suo ambiente, nella sua cultura, sta diventando sempre meno conosciuto. Molti che fanno un bialy oggi usano gli stessi ingredienti e la stessa cucina dei bagel, ma nonostante bialy e bagel siano cugini, non sono gemelli; non possono sopravvivere con gli stessi utensili e ingredienti”, aveva spiegato Zablocki in un’intervista al Tablet Magazine. Salta subito agli occhi che i bialy non hanno il buco, ma una depressione i cui riempimenti più classici sono cipolle e semi di papavero. Inoltre, tanto per cominciare, sono solo cotti in forno e non prima bolliti come i bagel, e poi gli ingredienti non coincidono. “Un bialy non ha grassi né zucchero e non è fritto: è un pane piuttosto sano, ideato per essere mangiato fresco e quotidianamente, mentre il bagel è pieno di calorie”, continuava Zablocki.

Francesca Matalon, da Pagine Ebraiche - gennaio 2015
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pilpul
Noi?
Dialogo all’asilo. Accusa: “Voi ebrei avete ucciso Gesù!”. Difesa: “Noi?? Ma se noi stavamo in Egitto!”. (La bimba ebrea è Diana Di Segni. Oggi è un’esperta del Rambam, Maimonide, e ricercatrice presso il Thomas Institut dell’Università di Colonia).

Tobia Zevi, Associazione Hans Jonas
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