Benedetto
Carucci Viterbi,
rabbino
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Mosè,
appena diventato grande, va a vedere "l'oppressione dei suoi fratelli".
Rashi spiega: "mise gli occhi ed il cuore per soffrire come loro". La
prima grandezza di Mosè è dunque quella di essere capace di
identificarsi con l'altro che soffre - chiunque esso sia, non
solamente fratello - come dimostra il successivo episodio in
cui interviene per salvare le figlie del sacerdote di Midian. Da lui
abbiamo imparato a dire in questi giorni "Je suis Charlie". Amaro
constatare che pochi dei difensori della libera satira abbiano
avuto la capacità di dire "Je suis Juif".
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David
Bidussa,
storico sociale
delle idee
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In
Europa oggi quando si colpiscono ebrei molti si chiedono: perché io
dovrei subire le conseguenze di come gli israeliani trattano i
palestinesi? Dunque che vadano là, se restano qua se le cercano. Allo
stesso tempo gli attacchi di piccoli gruppi di fanatici, modificando
radicalmente le complicate strutture di una metropoli hanno l’effetto
di isolare i cittadini di fede musulmana, farli percepire come una
minaccia per tutti e dunque anche per loro si pone lo stesso problema.
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Francia in piazza
contro l’odio |
Parigi
si prepara alla grande manifestazione indetta per oggi contro il
terrore. Dopo gli attentati contro il supermarket ebraico venerdì e
contro la redazione del giornale satirico Charlie Hebdo, la Francia
risponde alla paura scendendo per le strade. “In questi giorni di
sfida, di lacrime e di sangue, com’è bella, grande e fraterna,
dignitosa, fiera e unita!”, scrive su Repubblica il politologo Bernard
Guetta, riferendosi alla sua città, Parigi. Qui sfileranno oggi
centinaia di migliaia di persone, guidate dal presidente francese
Francois Hollande (a cui invece non dovrebbe partecipare Marine Le Pen,
intervistata dal Corriere). Nella Capitale francese, blindata e sotto
stretta osservazione, sono attesi quaranta capi di Stato e di governo
presenti: oltre al premier italiano Matteo Renzi, ci sarà anche il
primo ministro d’Israele Benjamin Netanyahu (La Stampa).
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Terrore a parigi
In marcia per la libertà
La
Francia unita e repubblicana in piazza per affermare il proprio rifiuto
verso l’odio, l’antisemitismo, la discriminazione a tutela
dell’inviolabile libertà di espressione e di satira. Capi di Stato,
leader politici, rappresentanti religiosi, comuni cittadini: centinaia
di migliaia, forse milioni di persone affluiranno oggi nel centro di
Parigi per prendere parte alla grande manifestazione repubblicana
indetta dall’Eliseo. Per l’Italia una delegazione guidata dal primo
ministro Matteo Renzi, che su Twitter ammonisce: “Non permetteremo alla
paura di cambiarci”.
Aderisce all’iniziativa anche l’Unione delle Comunità Ebraiche
Italiane. In un messaggio inviato al termine dello Shabbat al
presidente francese Francois Hollande e al presidente del Conseil
Représentatif des Institutions juives de France Roger Cukierman, il
presidente dell’Unione Renzo Gattegna scrive: “I terribili fatti degli
scorsi giorni costituiscono un attacco ai valori irrinunciabili non
solo della Francia ma di tutta Europa. Per questo vi giunga la
vicinanza e la gratitudine degli ebrei italiani per la straordinaria
lezione di unità offerta in queste ore dalle diverse anime della
società francese insieme all’adesione dell’UCEI alla grande marcia
repubblicana”. Ai nemici della libertà di stampa e di satira. A chi
fomenta l’odio, l’antisemitismo, la discriminazione. A chi vorrebbe
imporre modelli culturali non compatibili con le nostre società
progredite – sottolinea Gattegna – “rispondiamo compatti nel solco dei
grandi valori di pluralismo e democrazia che, dalla Francia, si sono
irradiati in Europa e nel mondo intero”.
Forte vicinanza ai vertici dell’ebraismo italiano, forte impegno a
procedere nel solco dei valori che sono propri di tutti i cittadini che
credono nella libertà, nella democrazia e nel pluralismo, da parte dai
protagonisti della vita politica nazionale.
Adam Smulevich
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TERRORE A PARIGI - MILIONI IN PIAZZA
"Non c'è Francia, senza ebrei"
“La
Francia non è la Francia senza ebrei”. Non basteranno le parole del
primo ministro francese Manuel Valls a rassicurare la comunità ebraica
francese, la maggiore d'Europa, scossa ancora una volta da un
sanguinoso attentato. Eppure oggi, mentre milioni di
cittadini si raccolgono nelle strade per gridare la propria
opposizione al terrorismo, gli ebrei francesi non si sentiranno soli,
oggi avranno tutto il mondo democratico a marciare insieme a loro nella
grande dimostrazione di Parigi.
Ci saranno i giornalisti superstiti di Charlie Hebdo, in testa al
corteo, come simbolo della libertà di espressione. Ci saranno cinquanta
capi di Stato e di governo da tutto il mondo. E ci saranno le centinaia
di migliaia di persone che stanno in queste ore affollando place de la
République. Un'onda che investirà la Capitale francese al suono di “Je
suis Charlie, flic, Juif”, “Sono Charlie, poliziotto, ebreo”,
ricordando chi ha perso la vita in nome della libertà di espressione,
chi per difenderla, chi per il solo fatto di essere ebreo. Un milione
di persone marceranno per difendere i valori delle democrazia, della
Repubblica, della libertà. E l'ebraismo francese, dopo essersi sentito
solo, ritroverà nel momento del dolore la solidarietà dei suoi
concittadini. Eppure certo non basta la solidarietà, non dopo che alla
strage di Tolosa sono seguiti i fatti di venerdì, quando di nuovo
quattro ebrei sono stati uccisi in quanto ebrei dalla mano del
terrorista Amedy Coulibaly.
Daniel Reichel
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terrore a parigi
Il destino, la libera scelta
Siamo
tutti Yohav, Yohan, Philippe e Francois-Michel: questo è il nostro
destino, il nostro orgoglio e il nostro onore. E se non vi dispiace
siamo anche Charlie: questa è la nostra libera scelta e la nostra
responsabilità.
Le emozioni forti generano talvolta un illusorio senso di unanimità. Ma
i gravi fatti avvenuti a Parigi nelle scorse ore mettono ognuno nella
necessità di fare una scelta chiara. Non tutti infatti hanno trovato il
coraggio di dire chiaramente che la più forte difesa della libertà di
stampa e di satira, anche nei casi in cui la satira non ci fosse
gradita, costituisce la sola possibile difesa della nostra identità e
del nostro diritto di vivere liberi in pace e in sicurezza.
gv
(Nell’immagine “#Je suis Charlie – #Je suis Juif”, vignetta di Chari Pere)
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terrore a parigi
Ahmed e Lassana fra gli eroi
"Sventurata
la terra che ha bisogno di eroi”, affermava amaro il Galileo brechtiano
in Vita di Galileo. Eppure gli eroi, quelli in carne ed ossa, servono
per continuare ad avere fiducia nel prossimo, per sentirsi rassicurati
davanti all'odio, servono alla Francia e all'Europa per ritrovare
l'unità di fronte alla violenza. Per credere che ci siano più Lassana
Bathily o Ahmed Merabet rispetto a uomini intrisi di rabbia omicida
come Amedy Coulibaly o i fratelli Cherif e Said Kouachi. Perché l'eroe
Bathily, ventiquattrenne musulmano di origini malesi, è la risposta al
fanatismo islamico e antisemita di Coulibaly, l'uomo che venerdì scorso
è entrato in un supermarket kasher di Parigi e ha ucciso quattro
persone. Il terrorista che in nome di una presunta fede ha assassinato
quattro ebrei perché ebrei. All'odio di Coulibany ha infatti risposto
Lassana, proteggendo alcuni clienti in fuga dalla follia del terrorista
e nascondendoli in una cella frigorifera del supermarket. Un gesto
istintivo e immediato, racconta il giovane malese che del market kasher
è uno dei dipendenti. Un gesto salutato dal mondo democratico come un
atto di eroismo, come un segno che la società multiculturale ha ancora
un futuro. Lassana è il simbolo di una barriera possibile contro
l'antisemitismo dei fondamentalisti islamici. Così come Ahmed Merabet
sarà ricordato come un simbolo della difesa della libertà di
espressione. Leggi
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Terrore a PARIGi - la strage prima di shabbat
Quattro vite spezzate
“Scendo
a comprare le challot”, “Non ci sono più omogeneizzati, corro al super
perché è quasi Shabbat”, “Stasera si cena da Ilan, devo prendere del
vino prima di passare da lui”. Affrettarsi per l’ultima spesa, carichi
di buste e pacchetti è tipico del venerdì. Poche ore prime dello
Shabbat ci si ricorda dell’incombenza dimenticata e dell’acquisto della
merendina senza la quale il tuo intemperante figlioletto di tre anni ti
farà impazzire. Una corsa alle provviste come se il giorno di riposo
durasse una settimana intera. Questi potrebbero essere stati i pensieri
sparsi delle venti persone (tra cui un bambino di tre anni ed una di
pochi mesi) che all’una di venerdì 9 gennaio, poche ore prima di
Shabbat, hanno varcato la porta di Hypercacher, uno dei supermercati di
cibo kasher a Porte de Vincennes, Parigi. Gli ultimi clienti entrano
prima che il delirio abbia inizio: pochi minuti dopo Amedy Coulibaly,
che il giorno prima aveva ucciso una vigliessa, oltrepasserà la soglia,
prenderà una quindicina di ostaggi e strapperà la vita a quattro
uomini; Yohav Hattab, 21 anni, Philippe Braham, di 45, Francois-Michel
Saada, 64 anni e Yohan Cohen, 20 anni.
Rachel Silvera Leggi
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Terrore a Parigi – Il ruolo dei social network
#JeSuisCharlie, la voce di twitter
Erano
le 12.52 del 7 gennaio, e le notizie sull’attacco terroristico alla
redazione del settimanale satirico francese Charlie Hebdo erano ancora
molto confuse, quando Joachim Roncin ha pubblicato su twitter
l’immagine che nelle ore successive avrebbe fatto il giro del mondo,
trasformandosi rapidamente in uno degli hashtag più ripresi di sempre.
Usando il font caratteristico del settimanale gratuito da lui diretto,
Stylist, ha scritto “Je suis” e vi ha agiunto il logo di Charlie Hebdo,
a comporre un messaggio di sole 15 battute – il limite su twitter è 140
– che, come mostra una impressionante visualizzazione grafica ha
letteralmente incendiato il mondo del web.
La capacità dei social network di agire da amplificatori di idee
semplici ha mostrato tutta la sua potenza nel giro di poche ore: decine
di migliaia di persone in tutto il mondo hanno sfilato e ancora stanno
manifestando in queste ore mostrando la sua immagine, stampata e
riprodotta all’infinito, mentre l’account twitter di Roncin, che aveva
circa 500 follower, ne ha ora molte migliaia.
Ada Treves Leggi
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Memoria
Meina, tre pietre per ricordare
È
il settembre del 1943 quando, sulle rive del Lago Maggiore, si consuma
uno dei crimini più atroci delle SS in Italia: l’uccisione di 16 ebrei
italiani e greci ospitati all’Hotel Meina mentre erano intenti a
preparare una fuga oltreconfine in Svizzera.
In ricordo di quella carneficina sono state apposte oggi tre
stolpersteine, le pietre d’inciampo ideate dall’artista tedesco Gunter
Demnig. All’iniziativa hanno partecipato fra gli altri il sindaco del
comune piemontese Fabrizio Barbieri, il direttore dell’Istituto storico
della Resistenza “Piero Fornara” Giovanni Cerutti, la sinagoga
riformata Lev Chadash di Milano e i musicisti Cinzia Bauci e Pier
Gallesi
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Boko Haram |
Mentre
a Parigi si consumava, quasi in presa diretta, la strage dei redattori
di Charlie Hebdo, nonché i successivi luttuosi eventi, che stanno
continuando a sconvolgere l’intero continente, a qualche migliaio di
chilometri a sud della metropoli francese, nell’Africa subsahariana, e
precisamente nel nord-est della Federazione nigeriana, a Baqa così come
in alcune località limitrofe (tutte comprese nel distretto di Kukawa,
nello Stato del Borno), duemila civili indifesi venivano massacrati dal
gruppo terrorista Boko Haram.
Claudio Vercelli
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Nugae
- Parigi |
È
vero che lo dico di continuo che vorrei essere a Parigi, ma oggi penso
proprio che dovrei essere a Parigi. Ho reagito a questa settimana dura
ascoltando con ammirazione le urla di dolore e solidarietà ma
standomene per conto mio, consumando gli occhi a leggere con il
costante sottofondo di France 24 come se fosse Radio Londra e a
piangere davanti a un computerino a tarda notte guardando video che
sbattono in faccia senza pietà il senso di perdita e cercando
testardamente di colmarlo con litri di tisana.
Francesca Matalon, studentessa di lettere antiche
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