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11 gennaio 2014 - 20 Tevet 5775
PAGINE EBRAICHE 24

ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav
Benedetto
Carucci Viterbi,
rabbino
Mosè, appena diventato grande, va a vedere "l'oppressione dei suoi fratelli". Rashi spiega: "mise gli occhi ed il cuore per soffrire come loro". La prima grandezza di Mosè è dunque quella di essere capace di identificarsi con l'altro che soffre - chiunque esso sia, non solamente fratello - come dimostra il successivo episodio in cui interviene per salvare le figlie del sacerdote di Midian. Da lui abbiamo imparato a dire in questi giorni "Je suis Charlie". Amaro constatare che pochi dei difensori della libera satira abbiano avuto la capacità di dire "Je suis Juif".
 
David Bidussa,
storico sociale
delle idee
In Europa oggi quando si colpiscono ebrei molti si chiedono: perché io dovrei subire le conseguenze di come gli israeliani trattano i palestinesi? Dunque che vadano là, se restano qua se le cercano. Allo stesso tempo gli attacchi di piccoli gruppi di fanatici, modificando radicalmente le complicate strutture di una metropoli hanno l’effetto di isolare i cittadini di fede musulmana, farli percepire come una minaccia per tutti e dunque anche per loro si pone lo stesso problema.
 
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Francia in piazza
contro l’odio
Parigi si prepara alla grande manifestazione indetta per oggi contro il terrore. Dopo gli attentati contro il supermarket ebraico venerdì e contro la redazione del giornale satirico Charlie Hebdo, la Francia risponde alla paura scendendo per le strade. “In questi giorni di sfida, di lacrime e di sangue, com’è bella, grande e fraterna, dignitosa, fiera e unita!”, scrive su Repubblica il politologo Bernard Guetta, riferendosi alla sua città, Parigi. Qui sfileranno oggi centinaia di migliaia di persone, guidate dal presidente francese Francois Hollande (a cui invece non dovrebbe partecipare Marine Le Pen, intervistata dal Corriere). Nella Capitale francese, blindata e sotto stretta osservazione, sono attesi quaranta capi di Stato e di governo presenti: oltre al premier italiano Matteo Renzi, ci sarà anche il primo ministro d’Israele Benjamin Netanyahu (La Stampa).
 
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  davar
Terrore a parigi
In marcia per la libertà 
La Francia unita e repubblicana in piazza per affermare il proprio rifiuto verso l’odio, l’antisemitismo, la discriminazione a tutela dell’inviolabile libertà di espressione e di satira. Capi di Stato, leader politici, rappresentanti religiosi, comuni cittadini: centinaia di migliaia, forse milioni di persone affluiranno oggi nel centro di Parigi per prendere parte alla grande manifestazione repubblicana indetta dall’Eliseo. Per l’Italia una delegazione guidata dal primo ministro Matteo Renzi, che su Twitter ammonisce: “Non permetteremo alla paura di cambiarci”.
Aderisce all’iniziativa anche l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. In un messaggio inviato al termine dello Shabbat al presidente francese Francois Hollande e al presidente del Conseil Représentatif des Institutions juives de France Roger Cukierman, il presidente dell’Unione Renzo Gattegna scrive: “I terribili fatti degli scorsi giorni costituiscono un attacco ai valori irrinunciabili non solo della Francia ma di tutta Europa. Per questo vi giunga la vicinanza e la gratitudine degli ebrei italiani per la straordinaria lezione di unità offerta in queste ore dalle diverse anime della società francese insieme all’adesione dell’UCEI alla grande marcia repubblicana”. Ai nemici della libertà di stampa e di satira. A chi fomenta l’odio, l’antisemitismo, la discriminazione. A chi vorrebbe imporre modelli culturali non compatibili con le nostre società progredite – sottolinea Gattegna – “rispondiamo compatti nel solco dei grandi valori di pluralismo e democrazia che, dalla Francia, si sono irradiati in Europa e nel mondo intero”.
Forte vicinanza ai vertici dell’ebraismo italiano, forte impegno a procedere nel solco dei valori che sono propri di tutti i cittadini che credono nella libertà, nella democrazia e nel pluralismo, da parte dai protagonisti della vita politica nazionale.

Adam Smulevich
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TERRORE A PARIGI - MILIONI IN PIAZZA
"Non c'è Francia, senza ebrei"
“La Francia non è la Francia senza ebrei”. Non basteranno le parole del primo ministro francese Manuel Valls a rassicurare la comunità ebraica francese, la maggiore d'Europa, scossa ancora una volta da un sanguinoso attentato. Eppure oggi, mentre milioni  di cittadini  si raccolgono nelle strade per gridare la propria opposizione al terrorismo, gli ebrei francesi non si sentiranno soli, oggi avranno tutto il mondo democratico a marciare insieme a loro nella grande dimostrazione di Parigi.
Ci saranno i giornalisti superstiti di Charlie Hebdo, in testa al corteo, come simbolo della libertà di espressione. Ci saranno cinquanta capi di Stato e di governo da tutto il mondo. E ci saranno le centinaia di migliaia di persone che stanno in queste ore affollando place de la République. Un'onda che investirà la Capitale francese al suono di “Je suis Charlie, flic, Juif”, “Sono Charlie, poliziotto, ebreo”, ricordando chi ha perso la vita in nome della libertà di espressione, chi per difenderla, chi per il solo fatto di essere ebreo. Un milione di persone marceranno per difendere i valori delle democrazia, della Repubblica, della libertà. E l'ebraismo francese, dopo essersi sentito solo, ritroverà nel momento del dolore la solidarietà dei suoi concittadini. Eppure certo non basta la solidarietà, non dopo che alla strage di Tolosa sono seguiti i fatti di venerdì, quando di nuovo quattro ebrei sono stati uccisi in quanto ebrei dalla mano del terrorista Amedy Coulibaly.

Daniel Reichel
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terrore a parigi
Il destino, la libera scelta
Siamo tutti Yohav, Yohan, Philippe e Francois-Michel: questo è il nostro destino, il nostro orgoglio e il nostro onore. E se non vi dispiace siamo anche Charlie: questa è la nostra libera scelta e la nostra responsabilità.
Le emozioni forti generano talvolta un illusorio senso di unanimità. Ma i gravi fatti avvenuti a Parigi nelle scorse ore mettono ognuno nella necessità di fare una scelta chiara. Non tutti infatti hanno trovato il coraggio di dire chiaramente che la più forte difesa della libertà di stampa e di satira, anche nei casi in cui la satira non ci fosse gradita, costituisce la sola possibile difesa della nostra identità e del nostro diritto di vivere liberi in pace e in sicurezza.

gv

(Nell’immagine “#Je suis Charlie – #Je suis Juif”, vignetta di Chari Pere) 

terrore a parigi 
Ahmed e Lassana fra gli eroi
"Sventurata la terra che ha bisogno di eroi”, affermava amaro il Galileo brechtiano in Vita di Galileo. Eppure gli eroi, quelli in carne ed ossa, servono per continuare ad avere fiducia nel prossimo, per sentirsi rassicurati davanti all'odio, servono alla Francia e all'Europa per ritrovare l'unità di fronte alla violenza. Per credere che ci siano più Lassana Bathily o Ahmed Merabet rispetto a uomini intrisi di rabbia omicida come Amedy Coulibaly o i fratelli Cherif e Said Kouachi. Perché l'eroe Bathily, ventiquattrenne musulmano di origini malesi, è la risposta al fanatismo islamico e antisemita di Coulibaly, l'uomo che venerdì scorso è entrato in un supermarket kasher di Parigi e ha ucciso quattro persone. Il terrorista che in nome di una presunta fede ha assassinato quattro ebrei perché ebrei. All'odio di Coulibany ha infatti risposto Lassana, proteggendo alcuni clienti in fuga dalla follia del terrorista e nascondendoli in una cella frigorifera del supermarket. Un gesto istintivo e immediato, racconta il giovane malese che del market kasher è uno dei dipendenti. Un gesto salutato dal mondo democratico come un atto di eroismo, come un segno che la società multiculturale ha ancora un futuro. Lassana è il simbolo di una barriera possibile contro l'antisemitismo dei fondamentalisti islamici. Così come Ahmed Merabet sarà ricordato come un simbolo della difesa della libertà di espressione.
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Terrore a PARIGi - la strage prima di shabbat
Quattro vite spezzate  
“Scendo a comprare le challot”, “Non ci sono più omogeneizzati, corro al super perché è quasi Shabbat”, “Stasera si cena da Ilan, devo prendere del vino prima di passare da lui”. Affrettarsi per l’ultima spesa, carichi di buste e pacchetti è tipico del venerdì. Poche ore prime dello Shabbat ci si ricorda dell’incombenza dimenticata e dell’acquisto della merendina senza la quale il tuo intemperante figlioletto di tre anni ti farà impazzire. Una corsa alle provviste come se il giorno di riposo durasse una settimana intera. Questi potrebbero essere stati i pensieri sparsi delle venti persone (tra cui un bambino di tre anni ed una di pochi mesi) che all’una di venerdì 9 gennaio, poche ore prima di Shabbat, hanno varcato la porta di Hypercacher, uno dei supermercati di cibo kasher a Porte de Vincennes, Parigi. Gli ultimi clienti entrano prima che il delirio abbia inizio: pochi minuti dopo Amedy Coulibaly, che il giorno prima aveva ucciso una vigliessa, oltrepasserà la soglia, prenderà una quindicina di ostaggi e strapperà la vita a quattro uomini; Yohav Hattab, 21 anni, Philippe Braham, di 45, Francois-Michel Saada, 64 anni e Yohan Cohen, 20 anni.

Rachel Silvera
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TERRORE A PARIGi  -
Lo sdegno delle matite di Israele
“Onore ai colleghi caduti”

“La libertà d’espressione e la libertà di stampa sono al centro di un’offensiva brutale e inumana. Continueremo a combattere gli oscurantismi con le armi delle nostre matite e dei nostri fogli di carta, che costituiscono le sole armi legittime per esprimere le proprie opinioni in una società democratica”. Lo afferma il disegnatore Nirmod Reshef, presidente dell’Associazione dei disegnatori della stampa israeliana in una dura presa di posizione in cui si ribadisce come chi lavora per la stampa libera dell’unica democrazia del Medio Oriente si senta impegnato con decisione sul fronte della libertà di opinione, di stampa, di creazione e di satira.
Dal canto suo il vignettista Michel Kichka, figlio di due sopravvissuti alla Shoah, illustre docente all’accademia Bezalel di Gerusalemme e grande artista che i lettori di Pagine Ebraiche conoscono bene per la frequente presentazione delle sue opere, ha annunciato la sua partecipazione alla marcia di Parigi assieme ai colleghi dell’organizzazione internazionale Cartooning for Peace.
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qui roma
Sami e Selma, 50 anni d'amore
Appuntamento al Tempio Maggiore di Roma per un anniversario da ricordare: i 57 anni di matrimonio del Testimone della Shoah Sami Modiano e di sua moglie Selma. La cerimonia si è svolta sotto gli occhi commossi di Sami abbracciato a Selma che stringeva un piccolo bouquet. A festeggiarli anche i bambini della scuola ebraica Vittorio Polacco e l’amico di una vita, Piero Terracina. Il rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni ha ricordato: “Abbiamo celebrato il Bar Mitzvah di Sami qualche anno fa proprio qui, decenni in ritardo, è naturale adesso ritrovarci per il suo matrimonio. Dopo tutto il dolore degli scorsi giorni è importante riunirci per questi eventi gioiosi”. Conclude lo stesso Modiano: “Ho perso una comunità, quella di Rodi spezzata dai nazisti, e una famiglia. Ma ho ritrovato una nuova comunità e una nuova famiglia”.
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Terrore a Parigi – Il ruolo dei social network
#JeSuisCharlie, la voce di twitter
Erano le 12.52 del 7 gennaio, e le notizie sull’attacco terroristico alla redazione del settimanale satirico francese Charlie Hebdo erano ancora molto confuse, quando Joachim Roncin ha pubblicato su twitter l’immagine che nelle ore successive avrebbe fatto il giro del mondo, trasformandosi rapidamente in uno degli hashtag più ripresi di sempre. Usando il font caratteristico del settimanale gratuito da lui diretto, Stylist, ha scritto “Je suis” e vi ha agiunto il logo di Charlie Hebdo, a comporre un messaggio di sole 15 battute – il limite su twitter è 140 – che, come mostra una impressionante visualizzazione grafica ha letteralmente incendiato il mondo del web.
La capacità dei social network di agire da amplificatori di idee semplici ha mostrato tutta la sua potenza nel giro di poche ore: decine di migliaia di persone in tutto il mondo hanno sfilato e ancora stanno manifestando in queste ore mostrando la sua immagine, stampata e riprodotta all’infinito, mentre l’account twitter di Roncin, che aveva circa 500 follower, ne ha ora molte migliaia.

Ada Treves
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Qui Torino
Inciampare nella Memoria
Sono arrivate anche a Torino le Stolpersteine, quelle Pietre d’Inciampo ormai ben note che obbligano il passante ignaro a fermarsi, leggere, pensare. Da ieri in molti angoli della città una piccola placca d’ottone ricorda chi fu deportati, in un monumento diffuso che nell’arco di una quindicina d’anni arriverà, nel progetto della Comunità di Torino, a ricordare tutti i deportati ebrei della città. Dalla serata di sabato, in cui dopo la fine di shabbat sono state posate le prime, al primo pomeriggio di domenica Gunter Demnig è passato “come una furia scatenata” da un quartiere all’altro, da una via a un grande viale a posare le Stolpersteine in memoria di chi è scomparso.
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Memoria
Meina, tre pietre per ricordare
È il settembre del 1943 quando, sulle rive del Lago Maggiore, si consuma uno dei crimini più atroci delle SS in Italia: l’uccisione di 16 ebrei italiani e greci ospitati all’Hotel Meina mentre erano intenti a preparare una fuga oltreconfine in Svizzera.
In ricordo di quella carneficina sono state apposte oggi tre stolpersteine, le pietre d’inciampo ideate dall’artista tedesco Gunter Demnig. All’iniziativa hanno partecipato fra gli altri il sindaco del comune piemontese Fabrizio Barbieri, il direttore dell’Istituto storico della Resistenza “Piero Fornara” Giovanni Cerutti, la sinagoga riformata Lev Chadash di Milano e i musicisti Cinzia Bauci e Pier Gallesi
 

TERRORE A PARIGI - INFORMAZIONE
La lotta all’antisemitismo
e la difesa della libertà di stampa 

Un gruppo di giornalisti impegnati professionalmente in diverse testate giornalistiche di ispirazione religiosa (cattolici, protestanti, islamici) ha sottoscritto e sollecitato l’adesione a un appello contro il terrorismo riguardo ai tragici fatti di Parigi.
Il coordinatore dei dipartimenti Informazione e Cultura dell’Unione delle Comunità Ebraiche Guido Vitale non ha accettato di sottoscriverlo e ha rivolto loro la seguente riflessione:
“Cari colleghi, grazie innanzitutto per l’invito da voi rivolto e grazie per l’appello che avete diffuso. Il vostro impegno per la pace e la convivenza ci conforta, fa onore a voi, al vostro credo e alle testate che rappresentate. Tocca a me, come responsabile della redazione giornalistica dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, il difficile compito di comunicarvi che l’orientamento dei colleghi della redazione è quello di non sottoscrivere questo documento.
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sorgente di vita
Il ruolo dei rabbanim
La figura del rabbino a tutto tondo in occasione dell’insediamento di tre nuovi Rabbini Capo a Trieste, Torino e Venezia è il servizio di apertura della puntata di Sorgente di vita di domenica 11 gennaio. .
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pilpul

Boko Haram
Mentre a Parigi si consumava, quasi in presa diretta, la strage dei redattori di Charlie Hebdo, nonché i successivi luttuosi eventi, che stanno continuando a sconvolgere l’intero continente, a qualche migliaio di chilometri a sud della metropoli francese, nell’Africa subsahariana, e precisamente nel nord-est della Federazione nigeriana, a Baqa così come in alcune località limitrofe (tutte comprese nel distretto di Kukawa, nello Stato del Borno), duemila civili indifesi venivano massacrati dal gruppo terrorista Boko Haram.

Claudio Vercelli
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Nugae - Parigi
È vero che lo dico di continuo che vorrei essere a Parigi, ma oggi penso proprio che dovrei essere a Parigi. Ho reagito a questa settimana dura ascoltando con ammirazione le urla di dolore e solidarietà ma standomene per conto mio, consumando gli occhi a leggere con il costante sottofondo di France 24 come se fosse Radio Londra e a piangere davanti a un computerino a tarda notte guardando video che sbattono in faccia senza pietà il senso di perdita e cercando testardamente di colmarlo con litri di tisana.

Francesca Matalon, studentessa di lettere antiche
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