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22 Febbraio 2015 - 3 Adar 5775
PAGINE EBRAICHE 24

ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav
Benedetto
Carucci Viterbi,
rabbino
Il Faraone ha liberamente indurito il suo cuore ben prima che Dio intervenga per renderglielo duro. E la durezza di cuore gli impedisce di capire il senso evidente delle piaghe. Chi non vuol vedere non vede; allora come oggi.
 
David Bidussa,
storico sociale
delle idee
Intorno alla metà di aprile prossimo cade il centenario del genocidio degli armeni. È stato il primo episodio di una lunga catena inaugurata nel 1915 e ancora aperta. Al netto della tecnica (come sterminare) molte cose erano già venute fuori in quell’occasione: civili che per divertirsi sparano o seviziano i perseguitati; stupri; violenze sui minori e sugli anziani. Insomma una vasta gamma di atti che poi “hanno fatto scuola”. Vi sembra che qualcuno ne parli?
 
TORINO -  Si terrà oggi alle 16 al Circolo dei Lettori di via Bogino 9 l’incontro “Islamismo, società islamica, antisemitismo”, parte del ciclo in memoria del prof. Vittorio Dan Segre z. l. Dopo le serate con Maurizio Molinari e David Meghnagi oggi pomeriggio il relatore sarà Ugo Volli.
 
Oslo, i cittadini musulmani
abbracciano la sinagoga
Un cordone composto da oltre mille persone di fede islamica ha cinto la sinagoga di Oslo al termine dello Shabbat. Le immagini della catena umana, promossa per esprimere amicizia e vicinanza alla comunità ebraica norvegese, hanno fatto il giro del mondo. “Se i jihadisti vogliono usare violenza nel nome dell’Islam devono prima passare attraverso noi musulmani”, il monito degli organizzatori riportato oggi da Repubblica.

Dall’Italia alla Jihad. “Ha fatto il bagnino, poi l’operaio nella zona di Ravenna. Quindi lo hanno assunto come barista a Milano. Avrà servito caffè e alcolici, ma per poco tempo. Perché la sua strada era un’altra: la Jihad”. Il Corriere racconta così la figura di Neji Ben Amara, tunisino, 36 anni, che sarebbe caduto sotto lo stendardo dell’Isis in Siria: ucciso da guerrigliera curda nella battaglia di Kobane o – secondo i suoi amici – in un raid aereo giordano.

Il voto per la Palestina. “La leadership palestinese è notoriamente laica, riformista e aperta: un contraltare sul campo alla tragica degenerazione fondamentalista in atto”. È quanto sostiene Vincenzo Vita, presidente dell’associazione nazionale Italia-Palestina, in un lettera inviata al Corriere per promuovere il riconoscimento dello Stato palestinese da parte del Parlamento italiano.
 
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  davar
OSLO, un abbraccio che ha commosso il mondo
Musulmani ed ebrei
insieme
per sconfiggere il terrorismo
"Appuntamento alle 18.30 alla sinagoga di Oslo per il Fredens Ring, l'anello della pace".  È con un invito lanciato su Facebook che Hajrah Arshad, 17 anni, e altri otto ragazzi hanno riunito ieri più di mille cittadini musulmani che, insieme, hanno circondato la sinagoga della capitale norvegese per lanciare una ferma condanna agli attacchi perpetrati in Europa dalla frangia estremista dell'Islam a una settimana dall'agguato alla sinagoga centrale di Copenaghen nel quale è stato ucciso la guardia volontaria Dan Uzan.
Un'iniziativa fortemente simbolica lanciata sui social con queste parole: "Islam significa proteggere i nostri fratelli e sorelle indipendentemente dalla religione alla quale appartengono. Islam significa essere al di sopra dell'odio e non scendere mai al livello di chi odia. Islam significa proteggersi l'un l'altro. I musulmani vogliono mostrare quanto sia forte la loro condanna verso ogni tipo di antisemitismo".
Entusiasta Ervin Kohn, presidente della Comunità ebraica di Oslo, che ha definito l'evento 'unico'. "È stato bellissimo fare l'avdalah (la preghiera della fine dello Shabbat) davanti a 1300 persone. Non era mai successo prima", scrive Kohn su Twitter. Mentre la giovane Arshad, anima dell'evento ha spiegato: "Dopo l'attacco terroristico a Copenaghen, questo ci è sembrato il momento adatto per prendere le distanze dall'ondata di odio che sta colpendo gli ebrei".
Sul Times of Israel è poi il columinist Waqas Sarwar a firmare un articolo dal titolo "Perché io, un musulmano, andrò in sinagoga" nel quale scrive quanto i musulmani e gli ebrei siano legati da destini simili: "Dobbiamo imparare a vivere insieme in pace e armonia, riconoscendo le religioni dell'altro, la storia e condividendo quello che abbiamo in comune. E questa non è un'opzione. Proprio per questo insieme a tanti altri sono andato in sinagoga sabato. Per proteggere i miei fratelli e sorelle ebree". 
Prima di loro erano stati i musulmani inglesi che per contrastare le sanguinose azioni dell'Isis avevano lanciato l'hashtag 'Not in my name', non in mio nome, prendendo le distanze da chi vuole dimostrare che l'Islam sia sinonimo di morte.
Perché, come ha scritto Roger Cohen, "solo i musulmani coraggiosi, in definitiva, potranno sconfiggere i mercanti di morte jihadisti con le loro bandiere nere".


Rachel Silvera
STATI UNITI
Ari, il re del poker ha la kippah
A chip and a chair, dicono i giocatori di poker. Finché hai una fiches da poterti giocare, puoi sedere al tavolo verde e sfidare la sorte. Certo, farlo con una kippah in testa è decisamente inconsueto visto il divieto nella tradizione ebraica di giocare d’azzardo. Eppure Ari Engel, figlio di un rabbino ortodosso americano, ha fatto del poker il suo lavoro. Per lui il Texas Hold’em, specialità del poker, è un gioco di abilità, di calcolo delle probabilità, di strategia. “Il poker non appartiene ai casinò”, dichiarava il giovane Engel in un’intervista alla Jta, agenzia americana di informazione ebraica. “Certo ci sono molte cose che sono oltre il tuo controllo, ma molte di più lo sono. Io non azzardo affatto quando gioco”. Un’idea condivisa dalla maggior parte dei giocatori professionisti del tavolo verde (anche se oramai buona parte dei giocatorisi diletta on-line): se fosse tutta una questione di fortuna, noi non arriveremmo la maggior parte delle volte in fondo ai tornei, sostengono quelli che il mondo dell’Hold’em considera dei campioni. E tra loro anche il giovane Ari Engel, che da studente di yeshiva e laureando in Finanza industriale alla New York University è passato al fascino delle carte, facendo del poker un lavoro a pieno titolo. Decisione che a sorpresa ha trovato il benestare dei genitori. Sia per la problematica religiosa sia perché dire ai tuoi che vuoi diventare un professionista di poker in genere non sembra una notizia che possa renderli felici.

Daniel Reichel
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SORGENTE DI VITA
La minaccia dell'Isis
La storia, gli obiettivi e le strategie  del califfato islamico che  dalla Siria all’Iraq, dal Sinai alla Libia, fino agli attentati nel cuore dell’Europa, minaccia il mondo intero:  l’ analisi di Maurizio Molinari corrispondente da Gerusalemme del quotidiano La Stampa e autore del libro “Il califfato del terrore” apre la puntata di Sorgente di vita di domenica 22 febbraio. Si parla poi dei 150 anni della Comunità ebraica di Napoli raccontati dalle preziose testimonianze, dai libri antichi, arredi liturgici, tessuti preziosi, quadri, fotografie e oggetti di vita quotidiana, ma anche documenti inediti e rari in  mostra all’Archivio di Stato della città partenopea.
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pilpul
Produrre l'odio
Si fa un grande parlare di un abbandono progressivo dell’Europa da parte degli ebrei. I ripetuti atti di antisemitismo, un clima di intolleranza crescente, le manifestazioni di diffusa aggressività ma anche, aggiungono certuni, le crescenti difficoltà economiche, sarebbero alla base di un congedo che se in alcuni paesi è senz’altro tangibile in altri ha dimensioni molto più contenute ma non per questo del tutto trascurabili. Così soprattutto in Francia, che si candida a divenire l’epicentro del disagio. Ancora una volta poiché, come ben sappiamo, non è certo fatto nuovo che proprio nella patria della rivoluzione repubblicana e laica, laddove fu formulato compiutamente il rapporto tra minoranze e maggioranza al di fuori degli schemi di antica servitù, si manifesti questo angosciante fantasma. Al di là dei singoli casi, tuttavia, quello che più in generale rende irrequieti, se non a volte apertamente inquieti, è la percezione di un fenomeno che potrebbe essere in via di maturazione un po’ ovunque.

Claudio Vercelli
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Nugae - Per induzione
Ecco cos’hanno in comune storie d’inquietudini psicologiche e strampalate storie d’amore. Il fatto che a quanto pare sono entrambe perfette per l’esordio alla regia di due attori da red carpet e occhialoni da sole. Un po’ di nomi: sono di questa settimana le notizie che Ewan McGregor dirigerà la trasposizione cinematografica del romanzo “Pastorale americana” di Philip Roth, e che Ben Stiller sarà regista di una serie tv basata su “Storia d’amore vera e supertriste” di Gary Shteyngart. Andando con ordine, confessione per confessione: non ho letto “Pastorale americana”, rimandando il confronto a un momento di sufficiente pace dei sensi per affrontarne i tormenti; ma d’altra parte non ho letto nemmeno “Storia d’amore vera e supertriste”, perché sebbene in quanto storia romantica mista a critica sociale mista a disavventure alla Woody Allen di un trentanovenne ebreo russo emigrato in America intellettualoide e tendente alla calvizie abbia attratto la mia attenzione, purtroppo la Feltrinelli è un luogo di perdizione dove si entra con un desiderio e si esce con venti.

Francesca Matalon, studentessa di lettere antiche
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