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23 febbraio 2015 - 4 Adar  5775
PAGINE EBRAICHE 24

ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav

Paolo Sciunnach,
insegnante
Nella Parashà della settimana (Tetzaveh) si parla del Ner Tamid, il lume perpetuo della Menorah. Il Pardes Yosef sottolinea che il Ner Tamid rappresenta il simbolo della spiritualità di ogni ebreo: ogni ebreo deve accendere nel proprio cuore il Ner Tamid, un lume a D-o. Ma questa luce interiore non deve restare soltanto nell’Ohel Moed (interiormente, nel Beth HaMidrash) ma anche fuori, verso l’esterno, nelle case e nelle strade, in tutti gli ambienti in cui viviamo e ci impegniamo perso il prossimo.
 
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Anna
Foa,
storica
Ad Oslo, molti giovani musulmani hanno circondato, a difenderla in una catena simbolica, la sinagoga durante lo Shabbat, per combattere contro l’antisemitismo e l’islamofobia. Non sottovalutiamo questo gesto, simbolico, certo, ma tutt’altro che insignificante. Che dei musulmani rifiutino l’antisemitismo e si dicano pronti a combatterlo non è mera solidarietà, è consapevolezza che i nemici degli ebrei, quelli che attaccano le loro sinagoghe e li uccidono, sono anche i loro nemici, coloro che uccidono tutti quelli che non la pensano come loro, siano cristiani, ebrei o musulmani.
Solo chiamando i musulmani a questa lotta comune, e riconoscendo la portata di atti come questo, abbiamo la speranza di non perdere la battaglia o almeno di non vincerla al prezzo della rinuncia ai nostri valori e ai nostri ideali.
 
 
 
Shoah, un vitalizio
per i figli dei perseguitati
Anche le persone di religione ebraica che ai tempi delle leggi razziste e della Shoah erano figli dei perseguitati potranno ricevere un vitalizio previsto per chi è stato vittima di persecuzioni. A stabilirlo è stata la Corte dei Conti del Lazio in due sentenze – scrive il Messaggero – “con cui accetta il ricorso di cittadini di religione ebraica a cui l’indennizzo in questione era stato negato dal Ministero dell’Economia e delle Finanze”. Uno dei due, allora bambini, venne abbandonato dalla madre “che essendo cattolica temeva di essere perseguitata perché aveva avuto una relazione con un uomo ebreo”, l’altro nacque nascosto in un convento e in una condizione precaria.
 
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  davar
oscar 2015 - grand budapest hotel e gli altri
Quattro statuette per Anderson, ma resta un po' d'amaro in bocca
Tutto è andato come doveva andare. Dicono. Birdman, il film sull’attore in crisi incastrato nel ruolo di un supereroe vestito da pennuto (Birdman appunto) ha vinto e stravinto: Oscar per il miglior film, la migliore regia di Alejandro Gonzalez Inarritu, migliore sceneggiatura originale e migliore fotografia. A suscitare perplessità è però il destino di Grand Budapest Hotel di Wes Anderson, il coloratissimo lungometraggio ispirato ai libri dello scrittore ebreo viennese Stefan Zweig che non vince dunque come miglior film o regia. Ambientato nella ridente Repubblica di Zubrowka e dopo essere stato protagonista al Festival di Berlino, conquista comunque ben quattro statuette per la colonna sonora, il trucco, la scenografia e soprattutto per i costumi della italianissima Milena Canonero che degli Oscar è una veterana (ha già vinto con Marie Antoniette, Momenti di Gloria e Barry Lyndon).
L’influenza della letteratura Zweig è stata fondamentale per la riuscita del film, Anderson ha infatti dichiarato di aver mescolato diverse opere a firma dell’autore opere come “Il mondo di ieri. Ricordi di un europeo” (ed. Mondadori), “L’impazienza del cuore” (ed. Elliot) e il racconto “Ventiquattro ore nel corpo di una donna” (ed. Garzanti) per ricreare l’ambientazione sognante di un tempo perduto per sempre. Nato a Vienna in una famiglia ebraica abbiente (padre industriale, madre proveniente da una famiglia di banchieri) Stefan Zweig è infatti l’incarnazione perfetta di un prolifico impero che fa brillare i suoi ultimi bagliori prima di spegnersi per sempre. Bagliori perfettamente ricreati nella vicenda del concierge che scappa accompagnato dal fidato assistente Zero.
L’Oscar come migliore sceneggiatura non originale va poi a Graham Moore, la cui firma è sul copione di The imitation game, il film dedicato al matematico Alan Turing. Daniela Gross nella sua apprezzata rubrica settimanale di cinema J-Ciak ce lo aveva già presentato, svelando il suo rapporto con l’ebraismo: “Nato a Chicago, Graham Moore cresce con la madre Susan Sher, avvocato che lavora con il presidente Obama come assistente particolare, presiede poi lo staff della First Lady ed è incaricata dalla Casa bianca di tenere i contatti con la Comunità ebraica. Un legame, quello con il mondo ebraico, molto sentito anche dal figlio. ‘L’ebraismo è diventato per me sempre più importante ed è sempre più un elemento di identità sociale. I miei nonni sono morti pochi anni fa. Ero molto attaccato a loro e per la loro generazione l’identità ebraica era fondamentale. Quando sono scomparsi, l’idea che i custodi di questa tradizione eravamo divenuti io e mia madre è risultata molto chiara e importante’, ha dichiarato in una recente intervista al Jewish Journal”.


(Nell’immagine Milena Canonero che riceve l’Oscar come costumista di Grand Budapest Hotel)
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corte dei conti del lazio
Un indennizzo per chi nacque
sotto il segno delle persecuzioni

 Si allarga la base dei benificiari dell’assegno vitalizio di benemerenza che spetta a chi è stato vittima di persecuzioni. A stabilirlo la Corte dei Conti del Lazio, con due sentenze che riconoscono questo diritto anche ai figli di deportati nati nell’arco temporale che va dalla promulgazione delle Leggi Razziste alla caduta del nazifascismo e che arrivano a seguito di un duplice ricorso dopo che tale indennizzo era stato negato dal ministero dell’Economia e delle Finanze.
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qui gerusalemme
Nir Barkat, il sindaco eroe
“Se Dio vorrà, sarò l'ultima persona ad essere accoltellata a Gerusalemme”, l'auspicio di Avraham Goldschmidt, il ventisettenne ultraordosso accoltellato ieri a Gerusalemme da un ragazzo palestinese di diciotto anni. Una preghiera formulata da Goldschmidt durante l'incontro ieri sera con chi è arrivato in suo soccorso e ha fermato l'attentatore: il primo cittadino di Gerusalemme, Nir Barkat. Come mostrano le immagini, infatti, ad intervenire e immobilizzare l'aggressore, dopo l'attacco a Goldschmidt, è stato proprio Barkat assieme alle sue guardie di sicurezza. "Stavamo percorrendo in auto la piazza Tzahal - ha raccontato Barkat ai media israeliani - quando le mie guardie hanno scorto un terrorista armato di coltello. Ci ha minacciati con la sua arma ma noi lo abbiamo afferrato e trattenuto fino all'arrivo della polizia. Subito dopo abbiamo prestato le prime cure al ferito”. 
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MUSEO DELLA SHOAH - L'APPELLO
"Paserman ritiri le dimissioni"
"A nome di tutti i membri e collaboratori di Progetto Memoria, condividiamo profondamente i gravi i motivi della tua protesta, che ti hanno spinto a dare le dimissioni da presidente della Fondazione Museo della Shoah. Ma ti invitiamo a ritirare le dimissioni, con la convinzione che la tua iniziativa sia stata utile e riuscirà a sbloccare la situazione".
È quanto scrive Enrico Modigliani (nella foto), presidente di Progetto Memoria, in una lettera rivolta al presidente dimissionario della Fondazione Museo della Shoah di Roma Leone Paserman, che lo scorso giovedì aveva annunciato di essersi dimesso dall'incarico sottolineando, tra i motivi di disagio, il ritardo nell’aggiudicazione definitiva della gara d’appalto per la costruzione dell’edificio a Villa Torlonia, l’attuale impraticabilità della Casina dei Vallati come sede della Fondazione e l’impossibilità di convocare un cda a quasi un anno dall’ultima riunione.
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informazione - international edition
Cittadini, Europa e Aliyah
Nel Vecchio Continente prosegue il dibattito sul futuro degli ebrei in Europa. Ad aprire l’edizione internazionale di Pagine Ebraiche di questa settimana è proprio un articolo che racconta come nelle diverse comunità ebraiche, Italia inclusa, si viva l'acuirsi degli attacchi antisemiti e la proposta avanzata da molti leader israeliani di trasferirsi nello Stato ebraico per risolvere il problema. Emerge tuttavia, dai dati portati in luce dal demografo Sergio Della Pergola citato nell’articolo, che i numeri dell’aliyah europea sono sempre più alti, ma rimangono limitati. Torna poi una rubrica che racconta un altro modo di guardare alle esperienze all’estero, Out of the Boot, “Via dallo stivale” e che ogni mese propone la storia di un giovane ebreo italiano lontano da casa: a febbraio protagonista della storia è Rebecca, liceale 17enne da Roma a Miami.

Rossella Tercatin
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qui firenze
Nuova luce sulla sinagoga
Inaugurata in forma solenne nel 1882, vistoso simbolo dell’emancipazione degli ebrei italiani e oggi simbolo di tutta una città, la sinagoga di via Farini è stata protagonista del secondo appuntamento del ciclo di incontri su “Firenze capitale dell’esotismo” organizzato dalla Fondazione Ente Cassa di Risparmio di Firenze in collaborazione, tra gli altri, con Comunità ebraica, Opera del Tempio Ebraico, Museo ebraico e Coopculture. Al centro delle celebrazioni i 150 anni di Firenze capitale. L’evento, svoltosi in una sala gremita, ha permesso di declinare non solo le suggestioni ma anche le professionalità – e furono molte e diverse – immesse nella realizzazione e nella successiva conservazione dell’edificio. Apertosi con un saluto della presidente Sara Cividalli, l’incontro è stato introdotto da Renzo Funaro, presidente dell’Opera del Tempio ebraico e vicepresidente della Fondazione Beni Culturali Ebraici in Italia, che ha illustrato progetti eseguiti e progettualità ancora in fieri oltre a fare il punto su alcune scoperte avvenute nel corso dei lavori di restauro della sinagoga. Al tavolo dei relatori si sono poi alternati tre specialisti: Laura Hamad (decorazioni interne); Simone Chiarugi (arredi lignei); Silvia Ciappi (vetrate ottocentesche).
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qui torino
L'Islam e le società occidentali:

informazione e disinformazione
Il Circolo dei Lettori di Torino ha ospitato nella giornata di ieri il terzo incontro del ciclo in memoria di Dan Segre dal tema “Islamismo, società islamica, antisemitismo”.
Il 28 gennaio scorso, in occasione degli eventi legati al Giorno della Memoria, il giornalista Domenico Quirico ha parlato di Islam e società del Medio Oriente, il 9 febbraio David Meghnagi ha analizzato il tema Vecchio e nuovo antisemitismo.
A prendere la parola ieri è stato il professor Ugo Volli per parlare dello spinoso problema della corretta informazione, in particolare Islam e Occidente: informazione e disinformazione. L’incontro è stato presentato e moderato da Emanuel Segre Amar, vice Presidente della Comunità Ebraica, che invita a riflettere su l’attendibilità di certe testate giornalistiche e su cosa intendiamo per corretta informazione.


Alice Fubini
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pilpul
 Oltremare - V per vittoria
V come vendetta. Ah, no, V come vittoria. Una mano giovane che spunta dal nulla con indice e medio alzati a fare una V, appunto. Non è un partito ma una iniziativa, non propone altro che la sostituzione di Netanyahu perché Israele ritrovi la speranza per il futuro.
Se ricorda un film americano degli anni settanta, è probabilmente perché fra i fornitori di dollari dell’iniziativa “V15″ ci sono parecchi masticatori di chewing-gum. Oh, non facciamo i santerelli: Israele è nata e ha continuato ad esistere per sessantasei anni, quasi sessantasette, largamente grazie a sborsatori di dollaro sonante. E questo coinvolge tutte le parti in causa, sinistre e destre parimerito.
Bibi deve ringraziare un miliardario americano, se un quotidiano gratuito viene confezionato ogni santo giorno da anni, con l’unico scopo di farlo apparire vincente, leader specchiato, e sempre immancabilmente dalla parte del giusto, anche quando tutta la stampa meno ‘dedicata’ si pone domande serie, fino ad accusarlo coralmente – come in questi giorni – di utilizzo quantomeno discutibile dei fondi pubblici per la gestione della residenza di primo ministro.


Daniela Fubini, Tel Aviv
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