Benedetto
Carucci Viterbi,
rabbino
|
Una
della caratteristiche del sapiente, secondo una mishnah di Avot letta
ieri, è “non entrare dentro le parole di un’altra persona”. Può
significare non interrompere chi sta parlando. O, con maggior senso,
non pretendere di aver capito le sue parole prima che le abbia
compiutamente espresse.
|
|
David
Bidussa,
storico sociale
delle idee
|
Entriamo nella settimana in cui tutti parleranno del centenario dell’ingresso dell’Italia nella Prima guerra mondiale.
La guerra che ricordiamo è ancora la guerra di oggi? Fino alle soglie
della Prima guerra mondiale la guerra è frontale, osserva delle regole,
si fa ‘vedendosi’. È una ‘guerra duello’. Dalla seconda battaglia di
Ypres (aprile-maggio 1916) a Ardeatine 1944; da Srebrenica 1995 alla
teletrasmissione delle decapitazioni degli ostaggi, quanto è cambiata
la guerra? il modo di viverla? Le forme del combattimento? Il nemico ha
ancora diritto al rispetto o è meritevole solo di annientamento?
Qualcuno troverà le parole per dirlo?
|
|
Israele, il Vaticano
e la questione palestinese
|
Spazio
sui quotidiani di oggi all’incontro tenutosi ieri in Vaticano tra papa
Bergoglio e il presidente dell’Autorità nazionale palestinese Mahmoud
Abbas. Un’udienza, spiega l’Osservatore Romano – da sottolineare come
il quotidiano vaticano definisca Abbas “presidente dello Stato di
Palestina -, in cui si è parlato dell’accordo in via di definizione tra
Santa Sede e autorità palestinese così come dei negoziati di pace con
Israele. L’auspicio espresso dal Vaticano è “che si possano riprendere
i negoziati diretti tra le parti per trovare una soluzione giusta e
duratura al conflitto. A tale scopo si è ribadito l’augurio che, con il
sostegno della comunità internazionale, israeliani e palestinesi
prendano con determinazione decisioni coraggiose a favore della pace”.
Il tentativo palestinese, come rivela l’irritazione espressa
dall’ambasciatore israeliano presso la Santa Sede Zion Evrony, è di
usare l’arma diplomatica per costringere Israele a riconoscere lo Stato
palestinese. “È increscioso che Abu Mazen usi forum internazionali per
attaccare Israele e si astenga dal tornare ai negoziati che sono il
giusto modo di attuare una soluzione di pace”, il commento
dell’ambasciatore (La Stampa). Molta risonanza sui media (Repubblica e
Sole 24 Ore, tra gli altri) hanno poi avuto le parole di Bergoglio
durante il conferimento di una medaglia al presidente dell’Anp. “Questa
medaglia distrugge lo spirito cattivo della guerra. Lei sia un angelo
di pace”, l’auspicio rivolto dal pontefice ad Abu Mazen, protagonista
lo scorso anno di un incontro in Vaticano con l’allora presidente di
Israele Shimon Peres.
Il significato delle mosse vaticane. Lettera a Corrado Augias
(Repubblica) di Bruno Segre, scrittore e saggista, secondo cui “il
riconoscimento dello Stato di Palestina annunciato dal Vaticano”
sarebbe “un passo fondamentale in direzione della pace nel Vicino
Oriente”. D’accordo Augias, per cui l’azione di Bergoglio “coincide con
quella di una robusta corrente di opinione israeliana che condivide
queste speranze di pace, le sole che potrebbero assicurare un avvenire
alla tormentata regione, beninteso con confini sicuri e riconosciuti
per Israele”. L’intervento vaticano, che prefigura un riconoscimento
indiretto dello Stato palestinese, è stato però criticato da Israele,
che nelle ultime ore ha sottolineato come le azioni diplomatiche
unilaterali non siano d’aiuto al processo di pace.
|
|
Leggi
|
|
|
qui livorno
Nel nome di Rav Toaff
Tutta una Comunità stretta nel ricordo di uno dei suoi figli più amati.
Nel nome del rav Toaff, a un mese dalla scomparsa, gli ebrei livornesi
torneranno infatti a varcare le soglie del cimitero cittadino per
rendere un nuovo omaggio all’indimenticato rabbino, maestro e uomo del
dialogo mancato alla soglia dei 100 anni.
L’appuntamento è per il pomeriggio di lunedì, per un momento di
preghiera e riflessione organizzato dalla dirigenza comunitaria assieme
al rabbino capo Yair Didi.
Tra gli ospiti dell’evento, che avrà inizio alle 16, il rav Avraham
Josef, rabbino capo di Khulon e figlio del rav Ovadia Josef; rav Aryeh
Goldberg; rav Joseph Hillel; il presidente dell’Assemblea Rabbinica
Italiana e rabbino capo di Genova Giuseppe Momigliano.
Dopo la sosta al cimitero, una serie di interventi tracceranno in
sinagoga la figura del rav Toaff e il suo straordinario contributo nei
diversi campi in cui è stato attivo. Oltre al ricordo dei Maestri è
previsto un intervento del presidente della Comunità ebraica livornese
Vittorio Mosseri.
|
Qui Trieste - Il laboratorio di studi
Memoria, seconda generazione
Il
Laboratorio permanente sulla Memoria e sull’uso della Storia, istituito
dalla Provincia di Trieste nel 2012, ha offerto un’importante occasione
per comprendere ciò che il passaggio della Memoria alle seconde
generazioni ha comportato e quali traumi abbia generato.
Nel corso del convegno internazionale “Passaggi di Memoria – La
trasmissione generazionale del trauma” si sono potuti ascoltare
importanti studiosi, italiani e stranieri, che hanno affrontato il tema
attraverso un’ottica interdisciplinare, indispensabile per l’analisi di
un tema così complesso e articolato: gli storici si sono confrontati
con gli psicologi e gli psicanalisti in un dialogo che ha portato anche
alla condivisione di termini, come “trauma”, tipici di discipline
specifiche, dimostrando così quanto sia necessario uscire da contesti
autoreferenziali per essere in grado di agire in modo adeguato in
situazioni che, avvenute decenni fa, continuano a generare conseguenze
ancora oggi nei singoli e nei gruppi sociali.
Paola Pini
Leggi
|
qui torino - salone del libro
Isis, una minaccia per tutti
Dopo
la recente uccisione, in un intervento orchestrato dagli Stati Uniti,
di Abu Sayyaf, uno dei leader chiave dello Stato Islamico, a fare il
punto sulla guerra contro i fondamentalisti dell’Isis sono cinque
esperti di Medio Oriente, ospiti del Salone Internazionale del Libro di
Torino: il giornalista della Stampa Maurizio Molinari (autore de “Il
califfato del terrore”, ed. Rizzoli), Domenico Quirico (“Il grande
Califfato”, ed. Neri Pozza), Jordan Foresi (“Il Califfato nero”, ed.
Nutrimenti), Khaled Fouad Allam (“Il jihadista della porta accanto”,
ed. Piemme) e Francesca Paci, giornalista della Stampa per anni inviata
in Medio Oriente. Leggi
|
Wagenbach, editore indipendente |
Fra
i tanti spunti preziosi che il Salone del libro di Torino ci ha offerto
quest’anno, un piccolo segno di intelligenza, la mostra dedicata al
cinquantesimo anniversario dell’editore indipendente berlinese Klaus
Wagenbach, mi è rimasto nel cuore.
Ricordo Wagenbach al lavoro nel suo studio in una Berlino ancora ferita
dal Muro. Un incontro che a distanza di quasi trent’anni è rimasto vivo
per il suo calore, l’amicizia e il profondo amore di questo grande
editore tedesco per la cultura ebraica e per la cultura italiana.
Sembrava quasi che Klaus avesse ereditato da Franz Kafka, di cui è
stato uno dei massimi studiosi, tutta la profonda sincerità dello
scrittore praghese.
Nella mostra appare un’immagine indimenticabile: Wagenbach tiene
l’orazione funebre per il collega Giangiacomo Feltrinelli. Il suo
racconto di quel giorno ci offre un ritratto dell’Italia di allora e
una misura del coraggio di molti editori del nostro paese: “Nel 1972 il
mio amico Giangiacomo Feltrinelli morì in circostanze davvero oscure.
Durante il funerale, il Cimitero Monumentale di Milano era circondato
da un esercito di poliziotti e di mezzi pesanti. Dei suoi colleghi
editori, presso i quali fino a qualche tempo prima aveva goduto di
grande stima, si erano presentati solo in due. Toccò così a me
improvvisare l’orazione funebre…”.
gv
|
|
Il genocidio degli armeni/5
|
Nelle
memorie del suo segretario personale ad Abdul Hamid II è attribuita la
volontà netta di perseguire una «politica di severità e di terrore
contro gli armeni; in ragione di ciò decise di dare loro un colpo
economico, impedendo che potessero commerciare e negoziare» (così
secondo lo storico Vahakn Dadrian, nella sua monumentale «Storia del
genocidio armeno»), con l’evidente fine di determinarne l’isolamento
sociale, oltreché quello politico e civile. L’ondata di violenze
preordinate colpì quindi in particolare modo i distretti di Bitlis,
Diyabakir, Erzurum, Mamurel-ul-Aziz, Sivas, Trebisona e Van. In quei
mesi migliaia di civili vennero assassinati, sia per mano dell’esercito
ottomano che della cavalleria curda come anche per l’intervento
predatorio di una parte della popolazione musulmana. Molti furono i
morti nell’inverno tra il 1895 e il 1896.
Claudio Vercelli
Leggi
|
|
|