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15-21 maggio 2015
"I bambini entrano a scuola come punti interrogativi e la lasciano come punti"

Neil Postman


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C’è sempre qualche vecchia signora che affronta i bambini facendo delle smorfie da far paura e dicendo delle stupidaggini con un linguaggio informale pieno di ciccì e di coccò e di piciupaciù. Di solito i bambini guardano con molta severità queste persone che sono invecchiate invano; non capiscono cosa vogliono e tornano ai loro giochi, giochi semplici e molto seri.".

Bruno
Munari

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"La scuola deve imporsi. La storia recente tuttavia dimostra che il termine "autorità" si confonde con autoritarismo.
Tentare di imporre con la forza la propria volontà, è male. Ma avere autorità è salutare."


Bruno Bettelheim

 
OECD @OECD
22 maggio
In OECD countries ‪#inequality is highest in Chile, Mexico, Turkey, the US & Israel ‪http://bit.ly/1DnaVVF  ‪#dataviz

Routledge Ed Arena @educationarena
22 maggio
Don’t miss out on free access to Equity and Excellence in Education’s Special Issue on the School-to-Prison Pipeline  ‪http://bit.ly/EEE_SI_Pipeline

Rai Scuola@RaiScuola
22 maggio
#terzapagina sab. h9 @RaiScuola #Istat: +18,6% di libri per ragazzi pubblicati nel 2014, rispetto al 2013 @pfallai @folliafolle

 
Presunzione di razzismo
Due diversi episodi hanno messo la scuola al centro dell’attenzione dei media negli scorsi giorni, con un rincorrersi di articoli a forte presa emotiva. Sono ben undici, infatti, gli articoli che il 16 maggio raccontano quello che è successo fra due dodicenni all’uscita da scuola, a Terni. La sequenza dei titoli: da “Terni, porta il crocefisso. Il compagno di classe africano la prende a pugni” (Secolo d’Italia) a “Islam violento a casa nostra. Botte e insulti ai cristiani” (Il Giornale) fino a “Croci strappate e chiese invase. Piccoli talebani crescono. Da noi” su Libero. Anche il Corriere della Sera non ha dubbi e il titolo è “Aggredita a 12 anni perché porta il crocefisso”, mentre è di segno diverso il titolo su la Repubblica: “‘Mia figlia aggredita a scuola per il crocefisso’. Ma la preside smentisce”. E nell’articolo si parla di un pugno rabbioso all’uscita da scuola, insieme a “Qualche parola bofonchiata in una lingua non sua, una lingua che non capisce, che non sa parlare”. Più avanti: “C'è addirittura il germe di uno scontro di religione dentro l'episodio accaduto a Terni giovedì pomeriggio? Serve cautela, nel raccontare questa storia”. Una storia che ha luogo in una scuola di frontiera, luogo di integrazione per un numero notevole di studenti stranieri, che il ragazzino finito su tanti giornali frequenta da poche settimane dopo essere arrivato - così scrive Repubblica - sulle carrette del mare per raggiungere i genitori, che vivono a Terni da anni. È stato introdotto a scuola neppure un mese fa e non parla italiano: si esprime a gesti. Gesti sufficienti però per i bisticci con la compagna che ha poi colpito all’uscita di scuola, dopo un colloquio organizzato proprio per appianare il conflitto, fra la vicepreside, la mamma della ragazzina, i due litiganti e la sorella del nuovo arrivato a fare da interprete. La preside della scuola chiede prudenza “Un pugno è una cosa grave, non voglio minimizzare (...) Non credo al motivo religioso, né la considero una tragedia. I bambini vanno aiutati ad integrarsi, e vanno protetti dalle speculazioni. E dalle strumentalizzazioni degli adulti.”
Precisazioni ulteriori arrivano dal Corriere della Sera del 17 maggio: il ragazzino frequenta un oratorio, dove ogni pomeriggio va a fare i compiti e impara l’italiano. Al mediatore ha raccontato una storia molto diversa da quella apparsa sui giornali del giorno precedente: “Da giorni lei e altri 2 ragazzi della prima media mi prendevano in giro, dicevano brutte parole, alzavano le mani, lei stessa molto più alta di me giovedì mi aveva dato una botta in fronte e io l'avevo detto alla maestra, ma invano. Così alla fine ho deciso di rispondere da solo a quelle botte e all'uscita di scuola l'ho colpita. Tutto qui”. E suo padre, che vive e lavora in Umbria da 20 anni smentisce anche la storia dell’arrivo su un barcone: “Sono andato io un mese fa a prenderlo in Senegal dalla nonna e siamo venuti in Italia in aereo” e ha accettato una lunga intervista, pubblicata da Repubblica (17 maggio).
Il secondo episodio arriva su molti giornali il 19 maggio: in un istituto tecnico di Pisa un’alunna del primo anno, bravissima a scuola, ha ricevuto una serie di messaggi e minacce a sfondo razziale. La famiglia, dopo le cinque lettere infilate nel diario, con frasi in cui il razzismo si mescola con l’invidia (“Non si è mai visto una negra che prende 10 in Diritto”) e dopo libri e quaderni strappati ha sporto denuncia. La ragazzina non si arrende e ha ribadito - con il suo accento toscano - che vuole diventare avvocato. (Corriere della Sera, Repubblica, Corriere Fiorentino tra le numerose testate che hanno scritto della vicenda). Il giorno successivo la Repubblica pubblica una lunga lettera in cui la studentessa modello scrive: “Oggi sono tornata scuola dopo aver saltato un giorno perché sono convinta che bisogna andare avanti. Se rimanevo a casa avrei dato una soddisfazione a queste persone che mi hanno preso di mira e non voglio farlo.” E lo stesso giorno il Corriere fiorentino racconta come un grande studio internazionale di avvocati si stia interessando alla sua vicenda e come suo padre abbia deciso di sostenerla facendo l’impossibile per farla studiare all'università.
Divieto di statistica. Torna su Figaro magazine (16 maggio) l’affaire Bezier: facendo statistiche sulla religione degli alunni (dedotta solo dal nome degli stessi) il sindaco della cittadina francese ha violato la Costituzione, e una Legge del 1978 che impedisce di raccogliere e registrare informazioni relative alle origini etniche o all’appartenenza religiosa.
Anne Frank. “L'emozione non è affatto una virtù critica ma è difficile non provare una fitta alla sola evocazione del suo nome, Anne Frank, per noi tutti Anna com'era scritto sopra il titolo, Diario, nel volume di Einaudi”. La prefazione al volume del 1966 era di Natalia Ginzburg, ed esce ora, promossa dalla Anne Frank Fonds di Basilea un lavoro pluridecennale che porta finalmente alla edizione di “Tutti gli scritti”, che escono in italiano con la supervisione di Frediano Sessi. (il manifesto, 17 maggio)
Buone notizie. Compare su la Repubblica la notizia che sono già 300 i giovani migranti che sono stati protagonisti, dal 2012, del progetto pilota della Scuola di lingua italiana per stranieri dell'ateneo di Palermo. Per la direttrice della scuola, Mari D'Agostino, “L'università deve affrontare il problema dell'istruzione dei migranti che arrivano qui. I minori stranieri ci vengono segnalati dall'Ufficio nomadi e immigrati del Comune di Palermo: accogliamo tutti, la selezione poi si fa qui dentro perché tenere il passo è dura”.
Orgoglio prof. Sta in un film la conferma definitiva della recente ondata di apprezzamento per il mestiere di professore, un fenomeno confermato da segnali che arrivano da direzioni molto diverse e che concretizza a Cannes, quando alla fine della proiezione di "Mia Madre" le frasi degli ex alunni concluderanno il ritratto di una professoressa che “ha insegnato la vita, ancora più delle altre materie” Si tratta dell’amatissima professoressa di latino e greco del Liceo Visconti di Roma, madre del regista, Nanni Moretti.
Libri. Il venerdì di Repubblica (15 maggio) dedica ampio spazio a “Bullismo omofobico. Conoscerlo per combatterlo”, il volume dello psicologo inglese Ian Rivers che presenta i risultati di oltre quarant’anni di studi e spiega come affrontare le persecuzioni contro ragazzi e ragazze omosessuali (o presunti tali) che rischiano di portare fino al suicidio. Ancora sui giornali Roger Abravanel, intervistato questa volta dal Messaggero (16 maggio) che nel suo ultimo libro "La ricreazione è finita" traccia dei percorsi pratici per studenti e famiglia e ribadisce all’intervistatore che “In tutto il mondo da sempre le riforme della scuole sono le più difficili perchè toccano milioni di voti di insegnanti, di genitori e studenti . Ma il dibattito é molto più avanzato che da noi e non perche si parli più di ‘cultura’, ma perché si è capito che nella scuola del XXI secolo non é solo importante ‘cosa si insegna’, ma ‘come si insegna’ e quindi ci si concentra molto più sulla qualità dell’insegnamento".

Ada Treves twitter @atrevesmoked
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Scarica qui il pdf della selezione della rassegna di melamed
 
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