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Pierpaolo Pinhas Punturello, rabbino
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Questa
settimana ho avuto l’onore di ascoltare per ben due volte l’inno
nazionale italiano: una prima volta presso la residenza del console
italiano a Gerusalemme, e una seconda volta presso la residenza
dell’ambasciatore italiano a Ramat Gan, Tel Aviv, in occasione dei
festeggiamenti per la festa della Repubblica Italiana.
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Gadi
Luzzatto
Voghera,
storico
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“Fratello,
di qualsiasi razza tu sia, varcando la frontiera Italiana che ti
separerà non in distanza geografica soltanto, ma in differenza
spirituale dai campi della Germania, Polonia ed Austria e da ogni campo
del mondo dove l’uomo era caduto nelle mani dell’uomo, permetti che ti
mandi questo documento di confessione. Tu sei sconosciuto, ma vedo il
tuo volto emergere dal mare della gente che soffrì gli orrori e
l’attesa e adesso, dopo la delusione sconcertante, appunta i suoi
sguardi su questa Italia dove spera di poter respirare liberamente,
ammirare l’azzurro del cielo senza l’incubo provato nei campi della
morte, quando uno sguardo verso il cielo limpido non faceva che mettere
in risalto la distanza opprimente che separava l’infinità senza
secondini del cielo dai forni di morte, in perpetua attività. Ti vedo
davanti a me, fratello sconosciuto, conosco i pensieri che agitano
l’anima tua. (…)
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![](http://moked.it/unione_informa/strutturanl/stampa_header.jpg) |
Polonia, un pugno
alla Memoria |
Le
ferrovie polacche mettono in vendita quel che resta di Belzec, il lager
i cui orrori – mezzo milione di morti in dieci mesi – furono raccontati
vanamente da Jan Karski (unico testimone sopravvissuto). Un vero e
proprio pugno alla Memoria. “Belzec fu cancellato dai nazisti in
ritirata, insieme al ricordo di quanto vi accadde. Occorre preservare
qualsiasi edificio od oggetto che lo rammenti” spiega a Repubblica lo
studioso statunitense Michael Berenbaum.
“Dinastia Gramazio” titola il Corriere nel tratteggiare il profilo di
uno degli arresti più eclatanti di questa nuova ondata di fermi per
Mafia Capitale, l’ex capogruppo del Pdl Luca Gramazio, assieme a quello
del padre, il “pinguino” Domenico. Si raccontano i legami di entrambi
con l’estrema destra romana e viene ricordata l’iniziativa del padre,
ex senatore, che a Gerusalemme affermò l’assenza di responsabilità del
fascismo nella Shoah.
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qui torino
I piccoli leggono ai grandi
Fervono
le attività alla Scuola ebraica di Torino, dove ormai da qualche
settimana non passa giorno senza qualche spettacolo, festa, saggio di
fine anno… ma non di solo attività didattiche e presentazioni si
tratta: continua il focus sui libri e sulla lettura, che per il secondo
anno trasforma completamente i locali scolastici. Dopo tutto un anno
accademico in cui gli appuntamenti con le pagine sono innumerevoli, dai
laboratori alle mensili feste del libro, dalle letture guidate alle
attività in classe o in gruppi trasversali, per un giorno “A spasso tra
i libri” ha coinvolto, oltre a tutti gli ordini scolastici, le famiglie.
Il programma che prevedeva l’impegno di ogni gruppo, a rotazione, a
presentare varie volte il risultato del proprio lavoro, ha così
intrecciato filastrocche animate, libri autoprodotti, giochi,
spettacoli, in una frenetica girandola di classi che si spostavano da
un’aula all’altra per assistere a quanto presentato dai propri
compagni, genitori che cercavano di non perdere nulla.
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qui roma - convegno "donne e religioni" Il femminile nell'ebraismo
“Sottomissione
o libero arbitrio?”. Attorno a questo interrogativo va concludendosi a
Palazzo San Macuto, sede della biblioteca della Camera dei deputati, la
quinta edizione del convegno “Donne e Religioni” organizzato
dall'associazione culturale Sound's good in collaborazione con il
mensile Confronti e con il patrocinio, tra gli altri, di Unione delle
Comunità Ebraiche Italiane e Adei Wizo.
A confrontarsi rappresentanti delle istituzioni, studiosi, addetti ai
lavori, mediatori culturali. Una vasta gamma di relatori, coordinati
dalla docente universitaria Marisa Patulli Trythall, con
approfondimenti che hanno toccato da vicino varie sfumature
dell'identità ebraica e della sua peculiare declinazione al femminile.
Un tema di grande attualità, come hanno messo in luce tra gli altri la
storica Anna Foa, parlando di “Dio, donne ed ebraismi”, e il rabbino
capo di Roma Riccardo Di Segni, intervistato sui molti capitoli che è
possibile aprire in merito dal direttore della redazione UCEI Guido
Vitale.
Ad intervenire, nel corso delle due giornate di convegno, anche i
giornalisti dell'Unione Francesca Matalon e Adam Smulevich e Ilana
Bahbout del Dec UCEI, che ha guidato un percorso sull'identità
femminile “tra Eva e Lilith”.
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qui torino
Master UCEI, un primo bilancio
Alla
conclusione dell’anno accademico il Master in Cultura ebraica e
Comunicazione dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane ha
presentato a Torino il lavoro di questi mesi nel corso di una serata
svoltasi presso il Centro sociale comunitario. L’incontro
(nell’immagine di Sergio Franzese) ha raccolto interesse e viva
partecipazione, accompagnando al bilancio dell’attività portata a
termine lezioni dedicate al pubblico torinese e un’analisi delle
prospettive del Master. Alla serata, introdotta dal presidente della
Comunità Dario Disegni, dopo la relazione della coordinatrice del
Master, Myriam Silvera, che ha spiegato “Che cosa è il Master in
Cultura ebraica e Comunicazione”, sono intervenute Roberta Ascarelli,
con “Il racconto chassidico dalle origini alla rilettura di Martin
Buber” e Micol Ferrara su “Torino vista da Roma. Per un’analisi dei
modelli di conversione in età moderna”.
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la rassegna settimanale di melamed Religioni come sistemi educativi
Melamed
è una sezione specifica della rassegna stampa del portale dell’ebraismo
italiano che da tre anni è dedicata a questioni relative a educazione e
insegnamento. Ogni settimana una selezione della rassegna viene inviata
a docenti, ai leader ebraici e a molti altri che hanno responsabilità
sul fronte dell’educazione e della scuola. Da alcune settimane la
redazione giornalistica dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane
aggiunge al lavoro di riordino e selezione settimanale un commento, per
fare il punto delle questioni più trattate sui giornali italiani ed
esteri. Per visualizzare la newsletter settimanale di melamed cliccare qui.
“Con
grande piacere l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane ha partecipato
alla Giornata di studio ‘Le religioni come sistemi educativi’ e tiene
ad esprimere il suo apprezzamento per questa iniziativa, che si snoderà
nell’arco dei prossimi tre anni, e in particolare per l’idea di mettere
in stretto collegamento i valori fondanti della fede -i processi
educativi – e il dialogo interreligioso. L’ebraismo e il popolo
ebraico, rappresentano, in questo senso, un esempio di fede, cultura e
tradizioni che nei millenni hanno trasmesso e radicato, nelle diverse
regioni del mondo, un insieme di principi e valori. Per il tema di
questo seminario, e con riferimento ai sistemi educativi nell’Europa
che oggi viviamo, vorrei evidenziare questo contributo sotto quattro
direttrici: affermazione di una propria identità culturale – religiosa,
riconoscimento e dialogo con gli altri; vita in famiglia, vita come
parte di una Comunità; scolarizzazione e studio; contenuti formativi e
metodologie didattiche Su tutti questi piani il contributo dei maestri,
rabbini, studiosi e insegnanti è stato nei secoli, e lo è tutt’oggi
illuminante. La base di partenza, direi senza dubbio patrimonio
dell’umanità, sono i nostri testi sacri – la Torah scritta e orale,
l’interpretazione talmudica, su cui nei secoli successivi – medioevo,
età moderna e contemporanea sono ulteriormente maturati il pensiero
rabbinico e filosofico, di scienziati e premi nobel in tutti i campi
del sapere.” Queste le parole con cui Noemi Di Segni, assessore
dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, ha aperto il suo
intervento durante il convegno di formazione “Europa e cultura Europea.
Le religioni come sistemi educativi”.
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Identità plurale |
“L’Italia
è un luogo molto accogliente coi forestierismi (certo più che coi
forestieri), ma a una condizione: che non pretendano di portarsi dietro
le loro desinenze, che si astengano dall’alterare il dna della nostra
lingua con la loro morfologia. Quindi: un bar, due bar; uno strudel,
due strudel, una liaison, due liaison, e così via. Unica – o quasi –
eccezione, le numerose parole di ebraico adoperate dagli ebrei italiani
per riferirsi ad alcuni elementi del loro specifico culturale e che
vengono abitualmente declinate al plurale secondo le regole della
morfologia ebraica: kibbutz / kibbutzim, kippà (copricapo usato dagli
ebrei osservanti) / kippòt, mitzvà (precetto religioso) / mitzvòt, ecc.”
Siamo davvero – come scrive Andrea De Benedetti nel suo utile e
divertente libretto “La situazione è grammatica. Perché facciamo
errori, perché è normale farli” (Einaudi 2015) – un caso così
eccezionale da meritare una deroga tutta per noi alle regole della
lingua italiana?
Anna Segre, insegnante
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Il nostro spazio, e quello altrui |
Uluru (Ayers Rock), Northern Territory, Australia
Uluru,
la pozza d'acqua di Mutitjulu, pittura rupestre
Alla mia asserzione della scorsa settimana sulla aterrirorialità transnazionale degli ebrei vanno aggiunte due riflessioni.
La prima, necessaria, è che non si può trascurare il fatto epocale
della ricuperata sovranità nazionale, territoriale e politica, degli
ebrei che ha modificato radicalmente le condizioni di gioco dei
precedenti due millenni e ha creato le nuove fondamenta senza le quali
gran parte dell’odierna esperienza non solo di Israele ma anche della
diaspora ebraica non potrebbe sussistere.
La seconda riflessione, forse più complessa, segue una visita a Uluru,
la rocca sacra alle nazioni tribali del grande deserto al centro del
continente australiano. L’imponente formazione rocciosa ricoperta dalla
fine polvere rossa del deserto comprende delle aree in cui sono
avvenuti episodi fondamentali nell’epopea della popolazione locale. In
questi siti è vietato fotografare perché nella narrativa tradizionale
la storia vive esattamente dove è avvenuta. Fotografare per raccontare
altrove i fatti e le persone significa asportare la storia dal suo
luogo esistenziale e quindi profanarla.
Interessante concetto, che induce a riflettere sull’universalità e
sull’esclusività dei luoghi. La suggestiva rocca rossa di Uluru non è
legata in alcun modo alla storia degli ebrei (anche se in una pittura
rupestre appare una figura che sembra approssimativamente una menorah;
e fisicamente questa montagna sarebbe una piattaforma ideale dove
ricevere un messaggio divino – magari le Tavole della Legge).
Sergio Della Pergola, Università Ebraica di Gerusalemme
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"Expo, le favolette non bastano" |
Una
proiezione circolare, una giovane donna che racconta la storia delle
sviluppo agricolo e industriale del suo Paese, la lotta contro la
mancanza di acqua, la vittoria suo deserto. È il padiglione di Israele
all’Expo.
Una proiezione circolare, una bambina che racconta lo sviluppo agricolo
e industriale del suo Paese, la lotta contro la mancanza di acqua, la
vittoria sul deserto. È il padiglione degli Emirati Arabi Uniti
all’Expo.
Separati dalla politica e dalla religione, uniti dalle condizioni
ambientali, dallo sforzo per superare gli stessi ostacoli climatici e
ambientali, e questa volta, dalla creatività.
Viene da chiedersi che cosa succederebbe se questi Paesi
collaborassero, invece che farsi la guerra, se gli sforzi fossero
comuni e le vittorie condivise.
Viviana Kasam
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Solo dal dialogo |
Un
consiglio di lettura di un libro israeliano, “La Collina” di Assaf
Gavron (Giuntina, 2015), si trasforma automaticamente sulla pagina
Facebook di Roberto Saviano, in un’occasione per sfoggiare il proprio
odio antisemita ed anti-israeliano. Nessuno, tra gli utenti ha ancora
letto il libro di Gavron, e nessuno, probabilmente lo leggerà mai nella
propria esistenza, ma ciò basta per affermare la propria irremovibile
intolleranza.
Francesco Moises Bassano, studente
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Sottomissione a chi?
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“Sottomissione
o libero arbitrio? La condizione femminile come indicatore di progresso
e crescita culturale e sociale” è il titolo della quinta edizione del
convegno sulle donne organizzato anche quest’anno dall’associazione
Sound’s good. Ma donne sottomesse a chi?
Ilana Bahbout
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