Benedetto
Carucci Viterbi,
rabbino
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“L'invidia,
il desiderio e la ricerca di onore portano l'uomo fuori dal mondo”;
questo insegnamento dal Pirke Avot è, nella lettura di Rav Wolbe, la
chiave di interpretazione della contestazione di Korach e della sua
punizione.
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David
Bidussa,
storico sociale
delle idee
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In
Israele si è riproposto il rapporto tra intellettuali e potere.
Nella discussione mi sembra che più che altro si siano fronteggiati
avversari. Per parlare di azione degli intellettuali, occorre
richiamare le diverse configurazioni che ne connotano l’azione. Ne
individuo almeno quattro. L’intellettuale che: 1. Si pone al
disopra della mischia; 2. Si propone “né di qua, né di là”; 3. Si
colloca “e di qua, e di là”, nel senso che non individua il bene da una
sola parte ma coglie le positività in tutti i campi in conflitto;
4. Si dà il compito della sintesi proponendo una visione che include e
supera i singoli schieramenti contrapposti.
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Usa, la lotta al razzismo
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Molti
gli interrogativi che scuotono gli Stati Uniti dopo la strage di
Charlestone, compiuta venerdì scorso da un fanatico del suprematismo
bianco che ha ucciso otto persone, tutte afroamericane. “Non ho scelta,
devo farlo” annunciava l’assassino sul suo blog, in cui definiva i neri
“stupidi e violenti…Hanno un quoziente dl Intelligenza basso…La
segregazione non è una cattiva cosa è una misura difensiva” (Corriere
della Sera). Deliri condivisi sul suolo statunitense da diverse
organizzazioni razziste e in favore della supremazia bianca, come
racconta Vittorio Zucconi su Repubblica. “L’aggressività, la virulenza
sono in aumento – spiega Zucconi – e almeno cento negli ultimi cinque
anni sono state le vittime di ‘hate killings’, di omicidi condotti per
puro odio razziale. Inclusi ebrei, sempre ben presenti nella mitologia
del “Bianco Anglosassone Protestante” insidiato da afroamericani,
“razze inferiori” assortite, “meticci”, ‘latinos’, omosessuali. Da
chiunque non corrisponda all’ideale del perfetto “ariano”
americanizzato”.
La Capitale e la protesta del Family day. Manifestazione ieri a Roma,
organizzata da diverse associazioni cattoliche, per protestare contro
le unioni civili. “Fermiamo nozze e adozioni gay”, uno degli slogan più
presenti in piazza San Giovanni, teatro dell’iniziativa promossa dal
Comitato “Difendiamo i nostri figli” che annovera tra le sue richieste
l’abolizione della legge 194 sull’aborto. “Una piazza enorme, anche se
forse il milione non c’è. Una piazza di fedi, rosari e parole d’ordine.
Si unisce nel grido: ‘No alle adozioni per i gay, no alle unioni
civili’. Intransigenti e felici di esserlo”, scrive il quotidiano
Repubblica che in un altro pezzo dedicato alla manifestazione titola
“Preti, imam suore e rabbini la santa alleanza delle religioni”,
riportando, tra gli altri, l’invio di un messaggio agli organizzatori
del Family Day da parte del rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni. “La
vostra manifestazione è importante perché indica la necessità di non
travolgere culture e fondamenti consolidati in nome di nuove ideologie
– il massaggio di rav Di Segni – Dobbiamo tutti insieme lavorare per
stabilire modelli condivisi e rispettosi della sensibilità, delle
tradizioni, delle differenze e delle sofferenze”.
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la solenne cerimonia dopo il restauro
Pisa, la rinascita della sinagoga
"Patrimonio di tutta la città"
Torna
alla sua antica bellezza la sinagoga di Pisa, reinaugurata oggi al
termine di un lungo lavoro di restauro che ha restituito alla Comunità
e alla cittadinanza la fruibilità di un gioiello della grande stagione
architettonica dell’ebraismo italiano post-emancipazione (la firma
dell’indimenticato Marco Treves). Una giornata di festa che ha visto
raccogliersi nel Tempio, la cui inagibilità ha avuto inizio otto anni
fa, rappresentanti delle istituzioni, rappresentanti del rabbinato e
delle Comunità ebraiche, tanti comuni cittadini.
“Oggi
il complesso sinagogale di Pisa viene restituito non solo alla Comunità
ebraica, che dopo molti anni potrà finalmente utilizzare uno spazio
fondamentale, per oltre quattro secoli al centro della vita
comunitaria, ma anche alla città e a tutta la società, che ne potrà
fruire nelle tante iniziative e di confronto che vengono portate avanti
durante l’anno” ha sottolineato nel suo intervento il presidente
dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna.
In Tempio, tra gli altri, il presidente dell’Assemblea dei Rabbini
d’Italia rav Giuseppe Momigliano, il rav Yair Didi, i consiglieri UCEI
Dario Bedarida, Daniele Bedarida e Anselmo Calò, la presidente della
Comunità ebraica di Firenze Sara Cividalli, il presidente della
Comunità livornese Vittorio Mosseri.
A fare gli onori di casa Guido Cava, giunto al termine di un esteso
mandato al vertice della Comunità pisana e pronto a passare il
testimone nella consapevolezza “dell’importanza del risultato che oggi
celebriamo”. Un risultato accolto con soddisfazione dal primo cittadino
Marco Filippeschi, che ha sollecitato le comunità religiose del
territorio a proseguire nell’impegno comune per il dialogo e la
reciproca comprensione. Un impegno che, ha affermato, “sta dando a Pisa
riscontri positivi”.
Fratellanza: questo il concetto chiave evocato da rav Luciano Caro,
rabbino di riferimento per la realtà territoriale, a capo del comitato
per l’inaugurazione della sinagoga di cui fanno anche parte Maurizio
Gabbrielli, Andrea Gottfried, Paolo Piantanida, Arsenio Veicsteinas,
Anna Deutsch Gottfried e Giacomo Schinasi. Proprio rav Caro ha
officiato un momento di preghiera, particolarmente sentito da tutti i
presenti, apertosi con la lettura di alcuni salmi. “Oggi questa
comunità dà un forte segno di riaffermazione identitaria”, ha
commentato il vice capo missione dell’ambasciata d’Israele in Italia
Dan Haezrachy, mentre David Cassuto, già vicesindaco di Gerusalemme, si
è soffermato sulla centralità della sinagoga nell’identità e nella vita
ebraica.
Introdotti sul palco dal segretario comunitario Giacomo Schinasi, sono
stati invitati a portare un saluto i rappresentanti delle diverse
realtà (Arcus spa, Mibac-Ministero per i beni e le attività culturali,
Fondazione Pisa e Fondazione Carismi) che hanno concorso al ripristino
degli ambienti sinagogali. Ad intervenire anche Daniele Ravenna del
ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, il
presidente della commissione Istruzione Pubblica e Beni Culturali del
Senato Andrea Marcucci e l’ex deputato Andrea Di Teodoro.
A guidare i presenti in visita negli spazi restaurati sono stati invece
l’ingegnere Paolo Piantanida e l’architetto Maria Grazia Contarini. E
numerosi sono stati (e altrettanti saranno nel pomeriggio) gli
intermezzi musicali: protagonisti Daniele Bedarida, Piero Nissim,
Enrico Fink, Alon Donitza, il coro Ernesto Ventura, la Balagan Cafè
Orkestar. Nel pomeriggio, inoltre, il direttore de “Il Tempo e l’Idea”
Bruno Di Porto traccerà una panoramica sulla storia della Comunità
pisana.
Nel corso della cerimonia mattutina, condotta dalla giornalista
Francesca Bianchi, sono stati inoltre letti i messaggi di saluto
invitati vicepresidente del Senato Maurizio Gasparri, dall’arcivescovo di Pisa Giovanni Paolo Benotto e dal parlamentare Emanuele Fiano.
a.s twitter @asmulevichmoked
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dopo l'incendio alla chiesa di tagba “Vicini ai cristiani, contro l'odio"
La solidarietà dei rabbini italiani
Un
gesto “in assoluta contraddizione con i valori morali e storici
dell’ebraismo”. Così il presidente dell’Assemblea dei Rabbini d’Italia,
rav Giuseppe Momigliano, commenta l’ignobile azione compiuta da
estremisti, che in Israele hanno incendiato la chiesa di Tagba, nella
regione del lago di Tiberiade.
A nome di tutti i rabbini italiani, rav Momigliano afferma “risoluta
condanna” e “profondo rammarico” per l’accaduto e ribadisce come ogni
ebreo abbia cari i principi di “fede in Dio” e di “obbedienza ai suoi
comandamenti”. In ragione di ciò deve quindi aborrire simili azioni,
“tenendo costantemente presente l’imperativo etico che l’Eterno
trasmise ad Abramo, destinandolo a divenire portatore di benedizione
per tutti i popoli: Prescriva ai suoi figli e alla sua famiglia dopo di
lui di osservare le vie del Signore, praticando giustizia e rettitudine
(Gen.18,19)”.
L’Assemblea dei Rabbini d’Italia, prosegue rav Momigliano, “desidera
esprimere alla Chiesa cattolica e alla comunità cristiana il sentimento
di condivisione per il dolore che questo gesto ha provocato” e rinnova
l’auspicio “che la fede nell’unico Dio possa stimolare i popoli, in
questo tempo già tanto carico di sconvolgimenti, a un sincero e
concreto processo di rinnovamento delle coscienze e riavvicinamento dei
cuori”.
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israele
Terrorismo, torna la minaccia
Un
uomo palestinese venerdì scorso ha fermato nei pressi dell'insediamento
di Dov, in Cisgiordania, un auto con a bordo due israeliani. Sembrava
volesse chiedere aiuto, invece una volta avvicinatosi alla vettura ha
esploso diversi colpi a bruciapelo contro i due giovani per poi darsi
alla fuga. Una delle vittime, Danny Gonen, venticinque anni, non è
sopravvissuto all'attentato, troppo gravi le ferite da arma da fuoco
riportate mentre l'amico è ancora ricoverato in ospedale . "I
terroristi cercano costantemente di attaccarci, purtroppo a volte ci
riescono", l'amaro commento del Primo ministro israeliano Benjamin
Netanyahu durante la riunione di gabinetto domenicale che apre i lavori
settimanali del governo. Nelle stesse ore, un altro attentato ha
causato il ferimento di un poliziotto israeliano: un giovane
palestinese di diciotto anni ha accoltellato un agente presso la porta
di Damasco a Gerusalemme, ferendolo in modo grave al collo e al petto.
Prima di perdere conoscenza, il poliziotto è riuscito ad aprire il
fuoco contro l'attentatore, ora ricoverato presso un ospedale
israeliano. Leggi
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Il genocidio degli armeni / 9 |
I
campi in cui affluivano i deportati non costituivano un sistema
concentrazionario estremamente rigido e coeso. Ovvero, benché le
gratuite brutalità fossero moneta quotidiana, la metodicità
dell'assassinio era affidata all'arbitrio e alla discrezionalità delle
autorità locali. Si trattava, infatti, di un circuito di aree di
prigionia creato in pochi mesi, nelle difficili condizioni dettate
dalla guerra in corso e dopo aver già sterminato buona parte della
popolazione armena con altri metodi. La totalità delle strutture,
inoltre, erano improvvisate, composte con gli scarsi materiali a
disposizione. Da un lato non si voleva offrire ai prigionieri qualcosa
che garantisse loro un'accoglienza e una permanenza dignitose.
Dall'altro lato, non si avevano comunque i beni necessari per rendere
stabili siti che erano considerati, quanto meno nelle intenzioni,
luoghi di transito verso ulteriori mete, in Siria e Mesopotamia. Nei
fatti, tuttavia, i deportati vi rimanevano imprigionati per lunghi
periodi, in genere almeno fino all'arrivo di nuovi contingenti di civili.
Claudio Vercelli
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Gay Pride |
Non
è nella mia natura scrivere lettere di protesta ai giornali, ma lo
faccio questa volta per esprimere disappunto e irritazione verso il
commento sul Gay Pride israeliano firmato da Michele Steindler. Non
devo spiegare perché quel trafiletto è inopportuno, insulso, e
offensivo. Da anni leggo Moked proprio per la qualità dei suoi
articoli, ma quel commento stride.
Non vi è dubbio che Steindler offre un punto di vista personale sul Gay
pride, ma rimane oscuro perché Moked diffonde simili grossolane e
volgari opinioni (ci sono i social network per questo; il problema non
è la libertà di espressione come scrive Regard). Queste
tradiscono insensibilità e mancanza di conoscenza dei dibatti intorno
all'omosessualità che impegnano anche settori dell'ebraismo ortodosso
in Israele e Stati Uniti.
Non ho l'autorità di decidere che cosa Moked debba pubblicare oppure
no, ma il buon senso mi spinge a esortarvi a rimuovere quel messaggio
che getta una luce molto negativa sulla vostra redazione e, in
un'ultima analisi, sull'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane.
Marco Di Giulio
Franklin & Marshall College, Lancaster (Usa)
Carissimo Professore,
abbiamo ricevuto numerosissime reazioni sdegnate alle affermazioni di
Michele Steindler sul Gay pride e il suo cortese messaggio che
pubblichiamo oggi bene rappresenta anche tanti altri sulla stessa
linea. La nostra impressione è che, per quanto sgradita a molti,
l’opinione che la disturba possa essere espressa liberamente e, piaccia
o meno, sia anche rappresentativa di componenti significative del mondo
ebraico italiano. La negazione dell’interlocutore non fa parte né dei
valori né delle prassi praticate da questa redazione. Chi non concorda
può reagire e vedere nella sua reazione una nuova occasione di far
comprendere le proprie ragioni e il proprio impegno. Perché mai
dovrebbe degradarsi al livello degli intolleranti?
gv
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