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Pierpaolo Pinhas Punturello, rabbino
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Forse
non tutti sanno che noi italiani di Gerusalemme abbiamo scritto sul
nostro passaporto, rilasciato dal Consolato Generale d’Italia, che
viviamo nello Stato “ZZZZ” e non in Israele.
Non è questo il luogo per analizzare l’ipocrisia dei motivi politici e
diplomatici che sono alla base questa definizione dello stato di
Israele come “ZZZZ” nell’aerea di Gerusalemme, però la prossima volta
che dovesse venire in visita presso la sede della Comunità Italiana di
Gerusalemme in Rechov Hillel un ministro, un sottosegretario, un
sindaco o un usciere qualsiasi dello Stato Italiano potremmo provare a
fare un esperimento: mostrando loro il nostro Museo di arte italiana,
la Sinagoga di Conegliano Veneto e gli arredi e le collezioni di
oggetti di Roma, Saluzzo, Mantova, Venezia, Ancona, Livorno, Firenze,
Sabbioneta, Cuneo, Mondovì o chissà dove, potremmo dire: “Sono tutti
pezzi di storia ebraica italiana giunti a Yerushalaim, capitale dello
Stato ‘ZZZZ’ da moltissime città che videro gloriose pagine di storia
ebraica ai tempi dei granducati toscani, degli Asburgo-Lorena, degli
Austriaci e dello Stato Pontificio, città che da centocinquanta anni
sono state occupate ed annesse al regno Sabaudo divenuto Repubblica
Italiana con dubbia vittoria dopo il referendum del 1946”. Insomma un
italico stato “ZZZZ”. E vedere di nascosto l’effetto che fa.
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Gadi
Luzzatto
Voghera,
storico
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Il
testo proposto da papa Bergoglio a proposito di una riflessione sulla
natura e il ruolo dell’uomo nel mondo del creato non può lasciare
indifferenti. Esso contiene – come ovvio – un allarme sentito sulle
condizioni del nostro Pianeta e sul modo in cui l’uomo si comporta in
relazione alla gestione delle risorse naturali. Fra le altre cose, mi
sembra una interessante novità il capitolo non marginale che Francesco
dedica alla citazione delle fonti bibliche, poste al centro della sua
riflessione. Gli ebrei com’è noto non hanno un papa, ma le riflessioni
su questo argomento non sono mancate nel tempo, anche in anni
recentissimi. La Giornata Europea della Cultura Ebraica nel 2013 era
stata proprio dedicata al tema “Ebraismo e Natura”, e le numerosissime
manifestazioni organizzate allora avevano posto l’accento sulla
fondamentale, quasi ossessiva attenzione con cui le fonti ebraiche si
occupano del rapporto fra l’uomo e la natura. Mi ha colpito in
particolare la straordinaria relazione proposta ancora nel 1974 dal
rabbino Elio Toaff z”l che può a tutti gli effetti essere considerata
alla stregua di una “enciclica” ebraica per la ricchezza delle fonti
elencate e citate e per la profondità del messaggio, che a suo tempo
conteneva elementi di grande coraggio politico e civile.
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Nuovi scenari nel Sinai
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All’indomani
della cruenta battaglia di terra a Sheikh Zwaid gli aerei F-16
dell’Egitto di Al Sisi bersagliano dall’alto lo Stato Islamico
insediatosi nel nord del Sinai. I jihadisti uccisi nei raid nell’ultima
giornata sarebbero almeno 23, e lo scontro minaccia di estendersi a
Gaza. A raccontare la guerra da Kerem Shalom , l’ultimo lembo di
deserto israeliano stretto fra Gaza e l’Egitto dove è schierato
l’esercito israeliano, è Maurizio Molinari su La Stampa. Secondo Yoav
Mordechai, generale israeliano che coordina le attività nei Territori
Palestinesi, “i leader militari di Hamas a Gaza aiutano Isis nel Sinai
e hanno collaborato agli ultimi attacchi” a Rafah, Al-Arish e Sheikh
Zwaid, probabilmente fornendo anche i razzi usati contro gli Apache
egiziani, simili a quelli lanciati da Hamas contro gli elicotteri
israeliani nel conflitto della scorsa estate. Da qui, spiega, l’ipotesi
di raid egiziani a Gaza per colpire retrovie e arsenali dell’Isis,
mentre Hamas percepisce il pericolo e schiera unità scelte a ridosso di
Rafah.
Daniel Cohn-Bendit e la crisi greca. In un’intervista sul Fatto
Quotidiano, l’ex europarlamentare e scrittore francese Daniel
Cohn-Bendit, nato apolide da genitori ebrei, poi diventato cittadino
tedesco, fa il punto sull’attuale crisi greca, dovuta secondo lui al
fatto che “tutti i responsabili sono stati vigliacchi”, sia l’Unione
Europea sia il governo greco, nel non dire fin dall’inizio che ci
voleva una ristrutturazione del debito. “Se vogliamo uscirne, dobbiamo
solo sperare che i greci dicano di sì. E lunedì torniamo a discutere
intorno a un tavolo”, afferma Cohn-Bendit, che definisce la situazione
dell’Europa “drammatica”. “Sappiamo che le soluzioni non sono facili,
però quello che vediamo è la fiera degli egoismi. Ci sono solo un
insieme di interessi nazionali che vanno l’uno contro l’altro. C’è
bisogno di rinnovare l’Europa dalle fondamenta – la sua conclusione – e
per farlo dobbiamo riferirci a valori come solidarietà e
responsabilità, proprio come non è accaduto con i migranti nel
Mediterraneo”.
Barenboim nel cuore di Berlino. A Berlino, la “Barenboim-Said Akademie”
aprirà le porte a ottobre ai primi 13 musicisti della “West-Eastern
Divan Orchestra”, l’orchestra composta da giovani israeliani e
palestinesi fondata nel 1999 dal direttore Daniel Barenboim e insieme
all’intellettuale americano-palestinese Edward Said. “Sarà una vera e
propria accademia in cui i giovani musicisti israeliani e arabi
studieranno scienze umanistiche e suoneranno da me diretti”, ha
spiegato Barenboim in occasione dell’inaugurazione della nuova sala da
concerto dell’Akademie nell’ex deposito dell’Opera di Stato
(l’Espresso).
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qui bologna
Il Memoriale prende forma
Sarà
un gruppo di cinque giovani architetti italiani a curare il progetto
per la realizzazione del Memoriale della Shoah di Bologna: l’idea di
Onorato di Manno, Andrea Tanci, Gianluca Sist, Lorenzo Catena e Chiara
Cucina di realizzare un installazione fortemente evocativa al centro
della piazza, posizionando uno vicino all’altro due imponenti muri che
andranno a formare un passaggio angusto, è stata scelta dalla giuria
del Memoriale tra i quasi trecento progetti che hanno partecipato al
bando indetto lo scorso gennaio. “Sono riusciti a trasmettere grande
emozione ed energia”, spiega Daniele De Paz, presidente della Comunità
ebraica di Bologna, tra i promotori del progetto. Al fianco della
Keillah bolognese, ad impegnarsi nell’iniziativa del Memoriale, oltre
all’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, la Fondazione del Monte di
Bologna e Ravenna, il Comune di Bologna, l’Ordine degli Architetti di
Bologna e le Ferrovie dello Stato. “Una struttura spaziale in grado di
coinvolgere la cittadinanza, invitandola ad entrare in una dimensione
esperienziale particolare, legata alla Memoria, attraverso uno spazio
che trasmette un senso pressante di angoscia”, commenta De Paz. “Il
progetto – aggiunge – soddisfa le indicazioni del bando, rispondendo
all’esigenza di privilegiare soluzioni che inducessero la cittadinanza
a porsi domande sul senso della Memoria, senza preoccuparsi di fornire
risposte univoche o obbligate”. Il Memoriale sorgerà nella nuova piazza
tra via Carracci e il ponte di via Matteotti, luogo di transito che
connette la città storica all’espansione urbana di inizio ’900, e che
una volta completata sarà uno dei punti di accesso per la nuova
stazione Alta Velocità, divenendo uno snodo ancora più frequentato.
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pagine ebraiche - il dossier di luglio
Demoni, amuleti e incantesimi: magia, un'eredità da riscoprire
Angeli,
demoni, esseri dai poteri eccezionali e difficili da controllare. La
tradizione ebraica descrive un mondo complesso di forze sovrannaturali,
per l’uomo a volte pericolose, a volte salvatrici, di certo misteriose,
che per essere dominate necessitano di pratiche magiche ed esoteriche e
che hanno influenzato tutta la cultura occidentale. Un argomento spesso
poco conosciuto o lasciato ai margini, che d’altro canto oggi riaffiora
e riprende vigore. Questi mesi si caratterizzano per la presenza di
varie occasioni di approfondimento, che il numero di Pagine Ebraiche
attualmente in distribuzione presenta in un dossier interamente
dedicato alla magia nella tradizione ebraica (per leggerlo, cliccare qui), per offrire spunti di riflessione su un tema dall’enorme fortuna di cui tuttavia spesso s’ignorano le fonti.
Sarà proprio l’Italia a ospitare, l’1 e 2 settembre a Ferrara e
Ravenna, un’occasione di scambio internazionale. È “L’eredità di
Salomone. La magia ebraica in Italia e nel Mediterraneo” il titolo
scelto per l’annuale congresso organizzato dal Museo dell’Ebraismo
Italiano e della Shoah (Meis) e dall’Associazione Italiana per lo
studio del Giudaismo, nel quale si riuniranno studiosi europei e
israeliani, tra cui la ricercatrice italiana presso l’École Pratique
des Hautes Études di Parigi Emma Abate, membro del comitato
scientifico. Al centro dei lavori saranno in primo luogo le fonti, in
particolare quelle provenienti dalla
penisola, tra cui vari manoscritti che testimoniano una presenza di tali rituali antica e radicata.
È inoltre in corso a Parigi, fino al 19 luglio, al Museé d’Art e
d’Histoire du Judaisme, una ricca mostra dal titolo “Magie. Anges et
démons dans la tradition juive” (Magia. Angeli e demoni nella
tradizione ebraica), raccontata nelle pagine del dossier dal curatore
Gideon Bohak, che interverrà tra l’altro anche nel congresso di Meis e
Aisg.
Del rapporto fra magia e religione si sono occupate tra l'altro anche
le ricerche antropologiche giovanili del rabbino capo di Roma Riccardo
Di Segni, autore nel 1981 del volume “Le unghie di Adamo”. A
differenziare i due ambiti egli individua il rapporto personale della
persona con il rituale preso in considerazione e la mediazione della
divinità.
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la rassegna settimanale di melamed
L'elenco dei libri proibiti
Melamed
è una sezione specifica della rassegna stampa del portale dell’ebraismo
italiano che da tre anni è dedicata a questioni relative a educazione e
insegnamento. Ogni settimana una selezione della rassegna viene inviata
a docenti, ai leader ebraici e a molti altri che hanno responsabilità
sul fronte dell’educazione e della scuola. Da alcune settimane la
redazione giornalistica dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane
aggiunge al lavoro di riordino e selezione settimanale un commento, per
fare il punto delle questioni più trattate sui giornali italiani ed
esteri. Per visualizzare la newsletter settimanale di melamed cliccare qui.
Scrive l’Avvenire che "Tra
i primi atti del nuovo sindaco del capoluogo lagunare, Luigi Brugnaro,
c’è il ritiro dei 1.098 libri di favole per le scuole, acquistati
dall’inizio del 2014 dall’allora delegata ai Diritti civili della
giunta Orsoni, Camilla Seibezzi, apertamente indirizzati verso la
teoria del gender.” (26 giugno) L’elenco dei libri ritirati ha
immediatamente iniziato a circolare sui social network, sollevando
reazioni fra l’incredulità, lo scandalo e lo sconcerto: sono stati
messi all’indice, per esempio, un grande classico come Piccolo blu e
piccolo giallo di Leo Lionni (Babalibri), e “Il pentolino di Antonino”
di Isabelle Carrier (Kite edizioni), volume accompagnato da un quaderno
pedagogico – gli autori sono docenti dell’Università di Padova –
dedicato a insegnanti, educatori e operatori sociali per integrare la
prospettiva della resilienza nel proprio lavoro. Vietato anche “Dov’è
la mia mamma”, di Julia Donaldson e Axel Scheffler (Emme Edizioni), i
notissimi autori del Gruffalò e di altri classici per l’infanzia.
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Metapilpul
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È
nomale parlare di metaletteratura, metateatro, metacinema; forse vale
la pena una volta tanto azzardare un metapilpul, un pilpul per
riflettere su come funziona il pilpul. Questa newsletter ha molte
decine di collaboratori che scrivono settimanalmente. Molti non si
conoscono tra loro, o, comunque, difficilmente si parlano tutte le
settimane; a volte dialogano a distanza, talvolta si danno ragione, più
spesso (come accade tra ebrei) si confrontano, polemizzano, si
punzecchiano. Anche se, per la verità, non è affatto scontato che tutti
si leggano a vicenda, e non è detto che tutti i pezzi settimanali siano
scritti all’ultimo minuto. Così talvolta un testo può sembrare la
risposta a un altro mentre in realtà era stato scritto già una
settimana prima. Oppure due o più persone polemizzano tra loro ma i
lettori si perdono qualche puntata e non capiscono più di chi e di cosa
si stia parlando.
Anna Segre, insegnante
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Famiglia
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Forse
bisognerebbe interrogarci più approfonditamente, da un punto di vista
etico piuttosto che ideologico, su cosa si intenda oggi per ‘famiglia
tradizionale’, soprattutto chiederlo a chi scende in piazza per il
cosiddetto Family day. Visto che questo concetto di famiglia sembra già
stato sepolto da tempo, con la crisi della borghesia e l’eclissarsi
della religione nella sfera privata, e poi con l’inevitabile
emancipazione femminile e con l’istituzione del divorzio, divenendo una
‘scelta’ o una ‘possibilità’ piuttosto che una delle basi della società
stessa. La cosiddetta famiglia tradizionale – intesa come costituita da
due genitori eterosessuali, sposati presumibilmente sotto il rito
cristiano, con il padre al vertice che provvede al sostentamento del
resto della famiglia e la madre che si occupa della casa e dei bambini
– nella ‘liquidità’ del mondo contemporaneo fondato sull’individuo, ha
perso il suo contesto e la validità che deteneva nel mondo di ieri, e
ciò come parte di una più lunga trasformazione, non essendo perciò né
una novità e né un fatto dovuto alle battaglie per i diritti LGBT.
Francesco Moises Bassano, studente
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