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12 luglio 2015 - 25 Tamuz 5775
PAGINE EBRAICHE 24

ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav
Jonathan Sacks, rabbino
Possiamo mandare un messaggio che sia tanto potente quanto l'estremismo religioso, ma che porti lontano dalla violenza e invece conduca verso il rispetto tra le fedi?
David Bidussa,
storico sociale
delle idee
A proposito dei libri messi sotto osservazione dal sindaco di Venezia. La battaglia ai libri è sempre stata la bandiera dei totalitarismi. Il principio è sempre lo stesso: non voglio turbare i miei amministrati. Hanno ben altro cui pensare. È interessante l’altruismo quando gronda rispetto da tutti gli artigli.
Terrore al Cairo
“L’Italia sa che quella contro il terrorismo è una sfida enorme che segna in profondità la storia del nostro tempo”. È quanto ha detto il primo ministro Matteo Renzi al presidente egiziano Al Sisi in seguito allo scoppio di un’autobomba di fronte all’edificio del consolato italiano al Cairo. L’attentato, avvenuto intorno alle sei di mattina, ha avuto come vittima un passante e ha causato dieci feriti. Dietro vi è sicuramente una formazione jihadista, anche se in queste ore si tenta di capire a chi esattamente ricondurlo. Il governo egiziano, riporta Repubblica, ha subito puntato il dito contro i Fratelli musulmani, anche se nel pomeriggio è arrivata via Twitter la rivendicazione dell’Isis.
Intervistato da Repubblica, il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, che domani sarà al Cairo per portare la sua solidarietà al personale della sede diplomatica, si è detto non sorpreso della rivendicazione dell’Isis, anche se ha sottolineato la difficoltà di attribuire una effettiva responsabilità in mancanza di elementi certi. “Le caratteristiche dell’attacco ci dicono che lo scopo era sicuramente intimidatorio, colpire la presenza internazionale nell’ambito di uno scontro fra terrorismo fondamentalista ed Egitto. Ma noi non ci lasciamo intimidire”, ha dichiarato. E sulla presa di mira dell’Italia ha invitato alla cautela: “Non vorrei che si esagerasse con la dietrologia, attentati come questo possono anche avere aspetti casuali, cioè essere legati alla possibilità logistica di colpire una nazione occidentale che sostiene la lotta al terrorismo del governo egiziano. Noi siamo e restiamo il Paese del dialogo – afferma Gentiloni – abbiamo rapporti di amicizia con le diverse parti in tutta l’area di crisi, tanto con l’Arabia Saudita quanto con la Turchia, tanto con l’Iran quanto con Israele, e più che mai continuiamo ad avere un ruolo di ponte e di mediazione”.

Srebrenica, disordini alle commemorazioni. Un fitto lancio di sassi e altri oggetti ha bersagliato ieri a Srebrenica il premier serbo Aleksandar Vucic, nella città bosniaca per la cerimonia di commemorazione nel ventesimo anniversario del massacro nel quale 8mila musulmani vennero uccisi dai serbi di Bosnia dopo la caduta dell’enclave sotto la protezione dell’Onu. Motivo della protesta, che ha costretto Vucic alla fuga, il rifiuto di classificare la tragedia come genocidio. L’attacco è stato definito dalla Serbia un “attentato”, anche se una volta tornato in patria il primo ministro ha dichiarato che “la mano della riconciliazione resta tesa”.
“Solo punendo i colpevoli potremo dare un senso di giustizia a coloro che hanno perso i loro cari e solo chiamando il male con il suo nome, genocidio, possiamo trovare la forza di superarlo”, il messaggio del presidente Usa Barack Obama. “Non bastano vent’anni per perdonare, forse a volte nemmeno cinquanta”, le parole invece del presidente della Camera Laura Boldrini, che a Srebrenica ha rappresentato l’Italia (Corriere).
 
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  davar
pagine ebraiche - dossier magia
Angeli e demoni,
la mostra
che ha stregato Parigi
“Non bisogna credere alle superstizioni, ma è più prudente rispettarle”, scriveva Yehudah ben Samuel di Ratisbona nel Sefer Hasidim. Una frase che riassume bene i contrasti e la ricchezza della mostra intitolata “Magie. Anges et démons dans la tradition juive” (Magia. Angeli e demoni nella tradizione ebraica) in corso al Musée d’art et d’histoire du judaisme di Parigi fino al 19 luglio, che espone le centinaia di opere e documenti usati – e ancora in uso – presso gli uomini per rapportarsi con tutto ciò che sfugge al loro controllo. A raccontarla a Pagine Ebraiche è il curatore Gideon Bohak, professore di filosofia ebraica all’Università di Tel Aviv. Ciò su cui mette immediatamente l’accento è la varietà che caratterizza i trecento oggetti esposti nei tre piani della mostra. “Ad esempio abbiamo voluto mettere in evidenza l’esistenza di una magia popolare, praticata in gran parte dalle donne e che ha dato vita a oggetti di poco valore, piccoli amuleti spesso in carta con un nome scritto sopra, che non necessitavano di essere belli perché servivano a essere immediatamente sotterrati, ma accanto a essa si ritrovano i prodotti di una magia più élitista, raffinata, fabbricati soprattutto da uomini, più scritti e in materiali più preziosi”. Un’altra opposizione è poi quella che riguarda i risultati da ottenere con le pratiche magiche: “Accanto a una magia protettrice – spiega Bohak – da utilizzare come arma contro le forze soprannaturali che popolano il mondo degli uomini, vi è una magia aggressiva, che mira nuocere, a distruggere un rivale, fare sì che qualcuno cambi idea su una questione, far tacere le maldicenze, fino anche a vere e proprie maledizioni, invocazioni dei demoni stessi contro qualcuno”.


da Pagine Ebraiche, luglio 2015
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qui roma
Il triste commiato degli urtisti:
"Lasciamo a chi sporca"

“Vi consegniamo Roma cari concittadini, una Roma diversa da quella che 150 anni fa hanno deciso di accudire i nostri nonni e bisnonni. Con le lacrime agli occhi la consegniamo a chi la sfrutta, la sporca, a chi la mercifica e la vuole umiliare”. È l’amaro commiato che appare sulla pagina Facebook gestita dagli urtisti, i venditori di souvenir, uno degli storici mestieri della Roma ebraica, a poche ore dal trasferimento in massa della categoria, allontanata dalle aree vicine ai più importanti monumenti della capitale come implementazione delle iniziative anti-degrado varate dall’amministrazione cittadina.
Un accostamento che i rappresentanti di categoria, anche attraverso queste pagine, hanno sempre respinto con forza, vantandosi anzi di essere vere e proprie sentinelle contro l’abusivismo imperante nelle strade e nelle piazze del centro (supportati in questo, tra gli altri, dal presidente del pd romano Tommaso Giuntella e dalla presidente del Consiglio del Municipio XII Alessia Salmoni). Una funzione che continuano a svolgere anche in queste ore, pur sradicati da quella che è stata la loro area di competenza per così lungo tempo. Cioè da quando una dispensa papale concesse l’esercizio della professione ad alcuni ambulanti ebrei romani (professione poi trasmessa con regolare licenza a figli, nipoti etc) fino a pochi giorni fa.
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il nuovo documentario su amy winehouse
Dai casting al palcoscenico,

il canto della solitudine
“Cantare è sempre stato importante per me, ma non pensavo che sarei mai diventata una cantante. Pensavo di essere fortunata perché c'era qualcosa che avrei sempre potuto fare se avessi voluto, così fortunata”. Parla così del suo dono una Amy Winehouse ancora agli esordi in una delle interviste raccolte nel film documentario sulla sua vita intitolato “Amy”, del regista inglese Asif Kapadia. Ha fatto il suo esordio sfavillante al festival di Cannes e ora è nelle sale cinematografiche, dove ha registrato un successo da record al botteghino così come tra la critica, che un po' per la storia intima e commovente che descrive, un po' per il grande lavoro di documentazione dietro le quinte e la prospettiva inedita, anche da un punto di vista identitario, lo ha definito imperdibile. Non sono poi mancate alcune polemiche con la famiglia, e così Amy la cantante morta quattro anni fa di overdose all'età di 27 anni e “Amy” la pellicola che la racconta non smettono di far parlare di sé.
 
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sorgente di vita
Milano e Genova, l'impegno

contro l'indifferenza
L’emergenza profughi e le iniziative di Milano e Genova nel servizio di apertura della puntata di Sorgente di vita di domenica 12 luglio. Migranti di diverse nazionalità vengono ospitati a Milano negli spazi del memoriale della Shoah: un dormitorio di emergenza è stato allestito al Binario 21, il luogo dove durante l’occupazione nazista i prigionieri, ebrei e non, venivano caricati sui treni destinati ai campi di sterminio. E a Genova la comunità ebraica promuove una raccolta di cibi e di indumenti destinati ai profughi: due iniziative ispirate dal valore ebraico della “zedakah”, misericordia e giustizia sociale, per combattere l’indifferenza.
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pilpul
Sinai di sangue 
Mentre in Italia, e in Europa, ci si accapigliava per il referendum greco sulle condizioni alle quali accettare o meno le richieste della cosiddetta “Troika”, nel Sinai una nuova pagina della guerra fondamentalista veniva scritta. I miliziani jihadisti, da tempo interessati a costruire una solida testa di ponte sulla penisola – ampia 61 mila chilometri quadrati (tre volte le dimensioni d’Israele e duecento volte quelle della Striscia di Gaza, per intenderci), spazio che collega l’Africa all’Asia, nonché storicamente luogo di transiti e traffici, spesso illegali – hanno infatti ingaggiato una serie di scontri armati con l’esercito egiziano, seguendo il copione di una calcolata e preordinata azione di guerra. Il numero dei morti si attesterebbe intorno al centinaio ma, il problema, evidentemente, non è solo questo, rimandando semmai alla strategia di espansione e contaminazione virale che il cosiddetto ‘califfato’ di Al-Baghdadi sta cercando di mettere in atto in quella dozzina di paesi nei quali è oramai stabilmente presente.

Claudio Vercelli
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