Paolo Sciunnach,
insegnante
|
Credo
fermamente nella posizione ebraica ortodossa secondo la quale uomini e
donne hanno ruoli diversi, complementari. So che agli occhi delle
femministe questa sembra la peggiore delle eresie. Ma occorre studiare
prima di giudicare; occorre comprendere, anche senza condividere
necessariamente.
|
|
Anna
Foa,
storica
|
Ancora
Srebrenica: no, non è una fissazione mia, è che vent'anni fa in quel
genocidio (ed è giusto chiamarlo nei suoi termini), oltre al dolore e
all'orrore, si sono infranti i sogni dell'Europa. È che solo accettando
le colpe e le responsabilità la Serbia può dimostrare di non essere più
quella di Milosevic, e che le truppe di un altro macellaio come Mladic
non verranno a compiere nuovi eccidi. Vucic si è presentato alla
celebrazione del ventennale portando proposte moderate ma dopo aver
negato il carattere di genocidio a quell'evento traumatico di cui si
stava celebrando la memoria, che il divieto dello zar Putin all'Onu
aveva appena impedito di definire formalmente "genocidio". Che nel 1995
in Europa si sia svolto sotto gli occhi dell'Onu e con la complicità
dell'Europa unita un genocidio è qualcosa che riguarda tutti noi, noi
europei per quanto quell'evento ha pesato sulla storia successiva
dell'Europa e sui suoi sogni di pacificazione, ed anche noi ebrei
d'Europa per quanto di riporta alla memoria del nostro passato, per
quanto quelle ottomila e passa tombe ci sollecitano a ricordare delle
altre tombe senza nome del nostro passato.
|
|
|
Nucleare, accordo vicino
|
Sempre
più vicino l’accordo tra le potenze del 5+1 e Teheran sul nucleare. La
bozza d’intesa è stata inviata ieri alle rispettive capitali, mentre il
segretario di Stato americano John Kerry annuncia l’ora “delle vere
decisioni”. Scrive il Corriere della sera: “Gli ultimi metri sono stati
i più densi di ostacoli. Snodi delicati sul piano tecnico e politico,
come l’accesso ai siti militari persiani per gli ispettori dell’Aiea,
l’Agenzia per l’Energia atomica che avrà l’incarico di monitorare
l’accordo; la simultaneità della fine delle sanzioni con l’entrata in
vigore dell’accordo, pretesa dagli iraniani; il definitivo chiarimento
delle passate attività atomiche di Teheran, che non ha mai voluto
ammetteme la dimensione militare”. Ma soprattutto, a frenare le
trattative, “è stato l’embargo sull’esportazione e importazione di armi
e missili balistici, che data dal 2006 e l’Iran vorrebbe tolto con le
altre sanzioni, invocando piena libertà di movimento sulla scena
internazionale”. L’accordo è osteggiato con forza da Israele e dal suo
primo ministro Benjamin Netanyahu, secondo cui dallo stesso l’Iran
trarrebbe forza per finanziare “il suo apparato di terrorismo e
conquista”.
“Nucleare, ride soltanto l’Iran” il titolo di una riflessione di Fiamma Nirenstein sul Giornale.
Gentiloni al Cairo.
Oggi la visita del ministro degli Esteri Paolo Gentiloni al Cairo. Le
istituzioni egiziane si mobilitano intanto per arginare gli effetti
dell’attentato al consolato italiano di sabato scorso. Scrive la
Stampa: “Appello agli italiani a restare, scomunica per chi attacca i
diplomatici stranieri e una task force per fare luce sull’attentato:
l’Egitto di Abdel Fattah Al Sisi reagisce all’autobomba con
un’offensiva su più fronti tesa a rassicurare gli stranieri che vi
risiedono”. Ma c’è anche l’altro rovescio della medaglia ed è quello
degli egiziani più radicali che esprimono soddisfazione per l’accaduto.
È sempre la Stampa a raccontare questo mondo di “vicoli, barricate e
moschee clandestine”.
Israele, scarcerato il jihadista Khader Adnan.
Liberato dalle carceri israeliane l’ex portavoce della Jihad islamica
in Cisgiordania Khader Adnan, da quasi due mesi in sciopero della fame.
Al suo arrivo nel villaggio cisgiordano di Arrabe (Jenin), Adnan ha
ricevuto un’accoglienza trionfale. “I suoi sostenitori – scrive il
Corriere – lo hanno prelevato dall’auto e lo hanno portato in spalla
fino alla sua abitazione”.
|
|
Leggi
|
|
|
l'accordo sul nucleare iraniano
Israele, parla il ministro Yaalon:
"A rischio la nostra sicurezza"
“Da
questo accordo dovremo difenderci”. È il commento del ministro della
Difesa Moshe Yaalon all'ormai imminente firma dell'intesa tra il gruppo
dei 5+1 (Stati Uniti, Cina, Russia, Francia, Gran Bretagna più la
Germania) e Teheran in merito al nucleare iraniano. “L'accordo che si
sta costruendo a Vienna – ha dichiarato Yaalon nelle scorse ore,
intervenendo alla Commissione della Knesset per gli Affari Esteri e la
Difesa – influenzerà la nostra sicurezza più di qualsiasi altra cosa e,
per quanto possiamo sapere, verrà firmato presto, forse persino nei
prossimi giorni”.
“Anche se ci saranno degli miglioramenti dell'ultima ora – il commento
negativo del ministro israeliano – si tratta comunque di un cattivo
accordo che garantirà all'Iran di avvicinarsi alla soglia nucleare, con
tutto ciò che questo ne comporta”. In un'intervista il direttore del
ministero degli Esteri Dore Gold ha fatto sapere che Israele cercherà
di far sentire la propria voce all'interno del Congresso americano, che
dovrebbe essere chiamato a ratificare l'accordo con l'Iran.
Leggi
|
trieste - redazione aperta
Sfide aperte e progetti di futuro Prende
il via in questi minuti la settima edizione di Redazione Aperta,
laboratorio giornalistico organizzato a Trieste dalla redazione
dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane con il supporto della
locale Comunità ebraica. Rabbini, intellettuali, leader ebraici.
Numerosi gli ospiti che animeranno il confronto per due settimane di
intenso lavoro e programmazione.
(Nell'immagine il direttore Guido Vitale con la redazione e alcuni ospiti del laboratorio)
|
pagine ebraiche - international edition
Trieste, la redazione è apertaT
Prende il via in queste ore a Trieste la settima edizione di Redazione aperta.
Presentate anche al pubblico internazionale di Pagine Ebraiche le due
settimane di laboratorio che dal 2009 vedono riunirsi la redazione
giornalistica dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, che viene
accolta dalla Comunità di Trieste insieme a collaboratori, ospiti e
leader dell’ebraismo italiano, per lavorare fianco a fianco, scambiarsi
idee e pianificare i progetti futuri. A questo momento caratterizzante
della vita della redazione, dedica il suo spazio It Happened Tomorrow
anche il direttore Guido Vitale. “L’entusiasmo e lo slancio
professionale sono rimasti quelli della prima volta, ma i giornalisti
della redazione sono intanto cresciuti professionalmente e realizzano
tre giornali stampati, due notiziari quotidiani, una rassegna stampa e
molti altri prodotti che hanno conquistato numerosi lettori. E
ovviamente l’esperimento di questo notiziario internazionale. Ne siamo
orgogliosi e ci teniamo a dirlo”.
Ancora per i lettori di Pagine Ebraiche nel mondo, la notizia della
visita in Italia del ministro della Difesa israeliano Moshe Ya’alon,
nel solco della stretta cooperazione tra i due paesi.
“Partire o restare?” è la domanda che si pone la scrittrice ebrea
francese Eliette Abécassis, intervistata dal giornale dell’ebraismo
italiano all’indomani dell’uscita del suo ultimo libro “La tentazione
dell’Aliyah”. Ancora sul tema Francia e crescente antisemitismo, a sei
mesi dalle stragi nella redazione di Charlie Hebdo e del supermercato
Hypercasher a Parigi, nella sezione Bechol Lashon, questa settimana in
lingua francese, un breve ritratto di Lassana Bathily, musulmano
impiegato del negozio che è riuscito a mettere in salvo diversi
clienti, ma che afferma “non mi considero un eroe”.
A proposito di libri invece, torna l’appuntamento con le lettura
d’estate: per Italics – Summer Books, Daniela Gross presenta il volume
di Antonio Scurati “Il tempo migliore della nostra vita”.
A chiudere l’edizione internazionale di questa settimana, le
riflessioni di Yaacov Mascetti, docente all’Università di Bar Ilan, sul
difficile equilibrio, nella tradizione ebraica, tra il precetto di “non
frammentarsi”, non suddividersi in gruppi, e invece la caratterizzante
tendenza allo sviluppo di modi diversi di vivere e di leggere
l’ebraismo da sempre presenti nella storia e oggi più forte che mai.
Leggi
|
Oltremare
- L'allarme medusa
|
Quelli
che frequentano le nostre pacifiche spiagge sanno bene che fra fine
giugno e luglio i telegiornali lanciano allerte terrificanti sul
pericolo meduse, costa per costa, giorno per giorno, manco si trattasse
di alieni in ricognizione. Un paese che di solito ha davvero altre
questioni per la testa, si trova per un mese tutto concentrato nella
valutazione se fare o non fare il bagno, e dove, e segue con ansia lo
svilupparsi dell'attacco a tenaglia della specie più temuta: la medusa
bianca.
La medusa bianca sembra un innocuo ma abbastanza schifoso sacchetto di
plastica, e invece di provocare il giusto disgusto del dove andremo a
finire con tutto questo inquinamento, lascia scie ed eritemi e può in
effetti essere un pericolo, se ci si trova in mezzo a un banco intero.
Non succede, anche perchè le coste telavivesi sono dotate di un Iron
Dome anti-medusa umano: i bagnini con megafoni infernali che dall'altro
della loro casetta sulla riva sono capaci anche, ove occorra, di
sgridare un bambino che si mettesse le dita nel naso.
Vedono tutto, commentano tutto, e soprattutto sono indefessi
avvistatori di meduse. In sette estati a Tel Aviv non ne ho mai, dico
mai visto uno scendere dalla torretta di avvistamento. È possibile che
le loro palafitte siano autosufficienti per mesi anche in caso di
calamità naturali assortite, e comunque fanno un fior fiore di servizio
pubblico: sulle spiagge di Tel Aviv non ci si sente mai soli, non c’è
mai un minuto di completo silenzio, e se fra giugno e luglio una medusa
sta nuotando al tuo fianco da mezz’ora è sicuramente una di quelle blu,
estetiche e fluttuanti, che non oserà pungerti neanche lontano dallo
sguardo severo del bagnino.
Ah, che bello sapere che c’è chi ci protegge, almeno dalle meduse,
mentre il nucleare iraniano, il Bds, l’Isis, i tunnel di Hamas, e il
resto delle preoccupazioni possono stare lontane dai nostri castelli di
sabbia.
Daniela Fubini, Tel Aviv twitter @d_fubini
|
|
Le barriere abbattute |
“Desidero
esprimere la mia profonda gratitudine per questo corso di formazione
così intenso e coinvolgente. Al termine di ogni sessione mi sono
trovata in attesa del successivo incontro… Il corso, a mio avviso, è
stato una sorta di terapia che mi ha riempito delle energie di cui ho
bisogno per essere una moglie, una madre, un’insegnante migliore, più
rilassata e calma. Ogni incontro è stato significativo e ho applicato
immediatamente le idee e le attività nella mia classe ricevendo una
reazione entusiasta da parte delle mie allieve. All’inizio ho temuto,
vedendo la differenza e la provenienza delle partecipanti, ma ben
presto sono rimasta affascinata dell’accoglienza profonda verso ognuna
delle insegnanti che facevano parte di quello che è diventato un
affiatatissimo gruppo”.
Il brano è tratto dal diario di Sheindel, una delle insegnanti che
hanno preso parte al corso “Sviluppo del pensiero attraverso le arti”
che ho presentato quest’anno a Zfat nel Centro Pisga per lo sviluppo di
leader nell’educazione.
Angelica Edna Calò Livne
Leggi
|
|
|