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27 ottobre 2015 - 14 Cheshvan 5776
PAGINE EBRAICHE 24

ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav
Roberto
Della Rocca,
rabbino
Abramo arma i ‘Chanichav’, i suoi educandi (Bereshìt, 14; 14) per andare a liberare suo nipote Lot prigioniero di guerra.
Si porta dietro 318 discepoli. È una delle rarissime volte, in tutta la Torah, in cui compare la radice della parola Chinuch-educazione.
La radice Chinuch va ben oltre l’insegnamento. Chinuch è educazione nel senso di iniziazione. Chinuch è inaugurare. Nelle parole di Rashì, Chinuch è iniziare una persona negli strumenti che gli serviranno in futuro. Come una casa che si inaugura solo dopo averla costruita, rifinita, e riempita di contenuti.
 
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Dario
Calimani,
anglista
Ogni tanto fa piacere cambiare idea, fa bene alla salute mentale. Da qui, da Gerusalemme, le cose le si vede in una prospettiva diversa. Anzi le si vede da prospettive plurime. La mente ti si confonde e rischi di capire che cosa sia la sindrome di Stendhal. Forse questo è l’unico luogo in cui le contraddizioni accettano di coesistere in frastornante consonanza. Qui le polemiche sulla Spianata ti sembrano assurde, perché i musulmani hanno certamente il diritto di pregare tranquillamente nei loro luoghi, e tuttavia non si vede perché non lo possano fare anche gli ebrei che lo desiderano. Qui i diritti dei palestinesi appaiono leggermente conculcati dagli insediamenti cisgiordani, e tuttavia non si capisce perché si metta in discussione il diritto degli ebrei a riconoscere come luogo ebraico il Muro del Pianto, come se non lo avessero costruito loro duemila anni fa.
 
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Israele, ancora violenza
Continua a salire il bilancio delle aggressione per mano dei terroristi palestinesi ai danni di civili e soldati israeliani. Solo ieri ci sono stati tre nuovi attacchi in uno dei quali un soldato, pugnalato, è rimasto gravemente ferito. Intanto il Primo ministro di Israele Benjamin Netanyahu pensa, secondo quanto riporta il Fatto Quotidiano, di revocare lo status di cittadini di Gerusalemme ad alcuni palestinesi residenti nella parte Est della città, zona dalla quale proviene il maggior numero degli attentatori che hanno scosso il Paese nelle ultime settimane. A commentare la situazione sulla Stampa, lo scrittore Abraham Yehoshua: “Sono attacchi suicidi personali. Non parliamo di gente indottrinata da Hamas, da fanatici, dall’esterno. Sono giovani che agiscono da soli. E questo suscita uno stato d’animo che non abbiamo mai provato prima”.
 
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  davar
ROMA - I LAVORI DEL WORLD JEWISH CONGRESS
“La nostra forza? Nell'unità”
In svolgimento i lavori del direttivo del Congresso Ebraico Mondiale, riunito in queste ore a Roma per un confronto sui principali temi strategici e le sfide di interesse generale.
Lotta all’odio e all’antisemitismo. Difesa di Israele contro la delegittimazione. Sensibilizzazione dell’opinione pubblica sulle molte minacce che gravano sulle società progredite, a partire dal terrorismo islamico nelle sue molteplici ramificazioni. Questi alcuni dei temi discussi nel corso della giornata.
Un confronto di estremo interesse, che si è aperto con le parole del presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna. Intervenendo a nome delle 21 Comunità territoriali, il presidente dell’Unione si è soffermato sull’esperienza ebraica italiana e sulla capacità di ciascun nucleo di vivere in dialogo con la società circostante preservando al tempo stesso “i propri valori” e “le proprie tradizioni”. Gattegna ha inoltre invitato a una sempre più stretta collaborazione tra le realtà della Diaspora così da superare gli ostacoli e raggiungere “i molti obiettivi comuni”.
Nell’inaugurare la seduta, che segue la visita avvenuta ieri sera alla Comunità ebraica romana (a fare gli onori di casa la presidente Ruth Dureghello), il presidente del Congresso Ronald Lauder ha ripercorso l’impegno profuso in questi anni nei diversi scenari. Le molte iniziative adottate, quello che resta ancora da fare. Anche sul fronte del dialogo interreligioso. A tal proposito Lauder guiderà domani una delegazione in Vaticano, per confrontarsi con Bergoglio sulle relazioni tra ebrei e cristiani a cinquanta anni dalla promulgazione della Nostra Aetate.
Riflettori puntati anche sul Medio Oriente e i suoi molti interrogativi aperti. "Un tempo non lontano la questione del nucleare iraniano era 'il problema' per eccellenza, adesso purtroppo è soltanto uno dei problemi" ha sottolineato tra gli altri l'ambasciatore israeliano a Roma Naor Gilon.
Di stretta attualità anche la relazione del vicepresidente UCEI Roberto Jarach, intervenuto per illustrare il contributo degli ebrei italiani nell’assistenza ai migranti. Jarach ha portato in particolare una testimonianza sulle porte aperte al Memoriale della Shoah milanese (di cui è vicepresidente). “Viviamo quasi quotidianamente con l’immagine della grande scritta ‘Indifferenza’ che campeggia all’ingresso del Memoriale davanti ai nostri occhi. Questo fatto – ha affermato – non ci ha lasciato scelte alternative di fronte alla situazione di afflusso crescente di profughi e rifugiati di passaggio a Milano materializzatasi dallo scorso mese di giugno”.
Suddivisi in più sessioni, i lavori hanno coinvolto un significativo numero di partecipanti tra cui il consigliere UCEI Cobi Benatoff, che del Congresso Mondiale è tra i vicepresidenti e che nel pomeriggio interverrà sul “cambiamento di approccio” nei rapporti tra Europa e Israele. Presenti alla riunione anche il segretario generale UCEI Gloria Arbib e la presidente nazionale Adei Wizo Ester Silvana Israel.
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In ventimila contro il social network
“Facebook fermi gli istigatori,
basta ignorare l’odio palestinese”

Era stato ricoverato due settimane fa in condizioni gravissime, Richard Lakin, una delle vittime dell’attentato compiuto da due terroristi palestinesi sull’autobus 78, a Gerusalemme.

Nonostante le cure dei medici israeliani, Lakin, settantaseienne con cittadinanza americana e israeliana, non è riuscito a sopravvivere alle ferite. Con lui, su quell’autobus, sono state uccise altre tre persone e almeno venti ferite. “Ti amiamo papà e faremo del nostro meglio per vivere nel rispetto e amare la vita”, l’affettuoso addio dei figli affidato ai social network. Ma mentre c’è chi usa i nuovi media per esprimere il proprio affetto e dolore, c’è chi li adopera come arma di propaganda e per istigare all’odio: è quanto sta accadendo in queste ultime settimane sul fronte palestinese, con il diffondersi sui social network di post, vignette, video, che incitano ad aggredire e uccidere gli ebrei in Israele. Una situazione considerata tanto insostenibile e pericolosa da portare a una vera e propria class action contro Facebook: nelle scorse ore 20mila israeliani hanno intentato, presso la Corte suprema di New York, una causa contro la piattaforma di Mark Zuckerberg. L’accusa è di non aver bloccato le istigazioni, continuamente rilanciate sui social, da parte palestinese a compiere atti terroristici contro Israele.
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qui roma
Cinquant'anni da Nostra Aetate, si rinnova la sfida del dialogo

Cosa è cambiato cinquanta anni dopo l’emanazione di Nostra Aetate, il documento che ha segnato l’apertura della Chiesa nei confronti dell’ebraismo e delle altre fedi? Quali i risultati raggiunti, quanta la strada già fatta e quanta ancora da percorrere? Questo lo spirito con il quale si è aperto ieri il convegno di tre giorni organizzato dalla Pontificia Università Gregoriana che vede il confronto tra i protagonisti che da anni sono in prima linea per favorire il dialogo interreligioso. A partecipare alla tre giorni, tra gli altri, il rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni. In queste ore invece a intervenire è stato il rabbino David Rosen, direttore internazionale per i Rapporti Interreligiosi dell’American Jewish Committee, protagonista di una tavola rotonda dedicata al rapporto tra la ricerca della pace e la religione assieme ad Abdellah Redouane, segretario generale del Centro islamico culturale d’Italia, e don Rocco D’Ambrosio (nell'immagine). Prendendo la parola, il rabbino Rosen ha spiegato: “Quella di Nostra Aetate è stata una vera e propria rivoluzione copernicana che ha ribaltato il modo della Chiesa di rapportarsi con gli ebrei, aprendo la strada per il Dialogo. Dobbiamo però ammettere che il percorso davanti a noi è ancora lungo. Oggi sono qui per parlare di una realtà scandalosa ovvero quella che vede le religioni, i primi strumenti che dovrebbero favorire la pace, paradossalmente come parte del problema dell’assenza della pace stessa".
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ROMA – IL SEMINARIO del museo della shoah
Memoria, il lavoro con le scuole

Promuovere momenti di formazione per gli insegnanti, che a loro volta sapranno trasmettere il valore della Storia ai giovani. È questo il compito più importante per una fondazione che si occupa di Shoah, afferma lo storico Marcello Pezzetti, che ha tenuto ieri alla Casina dei Vallati, nuova sede della Fondazione Museo della Shoah di Roma, la prima lezione di un seminario promosso assieme al Comune capitolino e dedicato ai professori che accompagneranno le classi nei viaggi della Memoria.
“Si tratta della prima iniziativa specificamente dedicata alla città di Roma”, ha spiegato a Pagine Ebraiche Pezzetti, coordinatore del seminario organizzato con il ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca con cui è stata inaugurata il 16 ottobre la Casina dei Vallati. L’edificio è stato individuato dall’amministrazione cittadina in attesa della posa della prima pietra del memoriale, che sorgerà a Villa Torlonia sulla base del progetto dell’architetto Luca Zevi.
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qui roma - il convegno alla farnesina
I media e la guerra al fanatismo 
Con un numero sempre crescente di video diffusi in rete, messaggi che circolano sui quotidiani, e immagini e storie che arrivano nelle case di tutto il mondo, la battaglia contro il terrorismo si combatte anche attraverso i giornali, la televisione e il web.
A questo aspetto del fenomeno che sconvolge l’attualità è dedicato il convegno “Radicalismi, censura e dialogo nei media e nelle società musulmane”, in corso presso il Ministero degli Affari Esteri, promosso da Reset – Dialogues on Civilizations, associazione di ricerca nel campo dei diritti umani. Sotto la direzione di Giancarlo Bosetti, che ha introdotto il convegno, Reset ha fondato nel 2013 l’Arab Media Report, un osservatorio su tv, stampa e social network nei paesi arabi e nei paesi a maggioranza musulmana per raggiungere una maggiore consapevolezza di come essi stiano creando nuovi orizzonti culturali, sociali e politici in Medio Oriente.
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televisione - lo stato dell'arte a rai5
L’interdizione delle immagini

e la creazione dell'artista
È con rav Benedetto Carucci Viterbi, per una prima puntata sul significato profondo del divieto di immagini nella tradizione ebraica e sulla la forza creatrice della parola, che nasce questa sera il nuovo programma di Rai Cultura “Lo stato dell’arte”, condotto e ideato da Maurizio Ferraris e in onda tre sere alla settimana su Rai5, alle 23.15. Ospite negli ex Magazzini Generali a Roma, rav Carucci si confronterà con lo storico dell’arte Claudio Strinati, per il quale lo stesso processo di visualizzazione mentale che avviene quando leggiamo o quando ascoltiamo rivela il primato dell’immagine sulla parola.
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qui torino
Israele fra nazione e politica
I movimenti politici di destra e la fondazione dello Stato d’Israele. A questo intreccio è dedicato l’ultimo libro di Vincenzo Pinto, storico del nazionalismo ebraico, In nome della patria. Gli ebrei e la cultura di destra nel Novecento (Le Lettere editore). A presentarlo assieme all’autore alla Fondazione Camis De Fonseca di Torino nel corso dell’incontro organizzato dall’Associazione Italia-Israele, lo storico Alberto Cavaglion e Giorgio Berruto. L’opera analizza la storia d’Israele attraverso i movimenti politici legati alla destra israeliana e lo fa focalizzandosi sulle vicende specifiche di sei personaggi, accomunati dall’essere intellettuali ebrei impegnati politicamente, a metà strada tra l’Europa e lo Stato ebraico. 


Alice Fubini
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pilpul
La lezione dell'Expo
La scorsa settimana ho finalmente visitato l’Expo di Milano. La giornata splendida ha mitigato la fatica delle file, e poi una manifestazione di questa importanza non poteva essere del tutto ignorata. Scartata subito l’ipotesi di affrontare i padiglioni più gettonati – in particolare, Kazakistan e Giappone – ho concentrato gli sforzi su Italia e Israele. E ce l’ho fatta. Il padiglione israeliano è tra quelli più aderenti all’idea originaria di Expo, quella di “nutrire il pianeta”. Com’è noto, molta parte di quell’intuizione è andata perduta nel corso degli anni, vuoi per via della malagestione, vuoi per via dei molti interessi di segno inevitabilmente opposto. Si è passati dagli orti a una schiera fitta di padiglioni in muratura, acciaio e vetro, la cui destinazione finale è oggi al centro del dibattito pubblico.

Tobia Zevi, Associazione Hans Jonas
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Storie - I nazisti e il rifugio Usa
Si sapeva che gli Stati Uniti nel dopoguerra reclutarono scienziati nazisti per i loro progetti di ricerca scientifica e che durante la guerra fredda Cia e Fbi in Europa orientale si servirono di SS e ufficiali nazisti come spie antisovietiche, ma erano solo parzialmente note le dimensioni di questo arruolamento che riguardò addirittura migliaia di persone. A raccontare questa pagina vergognosa della storia americana è il libro I nazisti della porta accanto. Come l’America divenne un porto sicuro per gli uomini di Hitler (Bollati Boringhieri, pp. 350), di Eric Lichtblau, giornalista del New York Times, già Premio Pulitzer, che ha potuto esaminare materiale desecretato negli ultimi anni e rapporti d’intelligence riservati, che gli hanno permesso di aggiungere nomi, storie e dettagli.

Mario Avagliano
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