Benedetto
Carucci Viterbi,
rabbino
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Chanukkà è guardare la luce e non usarla per vedere altro. Una vera rivoluzione.
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David
Bidussa,
storico sociale
delle idee
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“Considerato
che il disconoscimento e il disprezzo dei diritti dell’uomo hanno
portato ad atti di barbarie che offendono la coscienza dell’umanità, e
che l’avvento di un mondo in cui gli esseri umani godono della libertà
di parola e di credo e della libertà dal timore e dal bisogno è stato
proclamato come la più alta aspirazione dell’uomo…”. È la premessa al
testo della Dichiarazione universale dei diritti umani, un testo varato
il 10 dicembre 1948 e che oggi pochi ricordano. Il diritto acquista
forza non in base ad una estensione dei diritti, al riconoscimento
della loro insufficienza, ma sulla base di una “ferita” e in relazione
alla barbarie vissuta, a catastrofe avvenuta. Il diritto, così, si
presenta come un risarcimento. Forse, anche per questo, non da tutti è
vissuto come una conquista, ma come una sanzione.
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Regionali in Francia
Il sorpasso di Le Pen
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C’è
preoccupazione per i sondaggi che danno Marine Le Pen e il partito di
estrema destra nazionalista e anti-europeista Front National vincenti
in sette regioni francesi su tredici. Una vittoria schiacciante contro
il Partito socialista al governo e che va di pari passo con un tasso di
astensionismo da record, previsto al 50 percento. Il Corriere della
sera propone nell’occasione un confronto tra Marine Le Pen, figlia del
fondatore del partito Jean-Marie, laica e ribelle, e la nipote Marion
Maréchal-Le Pen, cattolica e anti-gay. Dietro al loro successo, viene
spiegato, “non c ’è soltanto la richiesta di una stretta
sull’immigrazione e di una lotta senza quartiere ai terroristi, per i
quali Marine invoca il ritorno della ghigliottina” ma anche l’angoscia
di una nazione abituata all’egemonia, “che ora sente di non contare
molto più di nulla”.
La fissazione Israele.
“Condivideva l’ideologia di Al Baghdadi per creare lo Stato islamico,
ed era fissato con Israele”. A parlare è il padre di Syed Farook, il
terrorista responsabile della Strage di San Bernardino in California,
in un’intervista rilasciata a La Stampa. “Io gli ripetevo sempre: stai
calmo, abbi pazienza, fra due anni Israele non esisterà più. La
geopolitica sta cambiando: la Russia, la Cina, anche l’America, nessuno
vuole più gli ebrei laggiù. Li riporteranno in Ucraina. A cosa serve
combattere? Lo abbiamo già fatto e abbiamo perso. Israele non si batte
con le armi, ma con la politica. Lui però niente, era fissato”.
L’Isis verso Kabul?
I giornali italiani descrivono oggi il variare dei delicati equilibri
dell’area mediorientale, dove la sfida contro il Califfato si fa sempre
più complessa. Mentre le reazioni alla notizia di due giorni fa della
presenza di truppe turche nelle zone curde di Bashiqa, a pochi
chilometri dalla città di Mosul sotto controllo dell’Isis, hanno
riacceso ed estremizzato vecchie tensioni tra Turchia e Iran e si
accentua anche la crisi con la Russia, a complicare lo scenario,
riporta il Corriere, è la capacità dell’Isis di cambiare strategie e
teatri di guerra in parallelo alle pressioni militari della coalizione
internazionale. “Mentre fonti dell’intelligence occidentale confermano
che, a fronte dei continui bombardamenti sulla zona siriana di Raqqa,
l’Isis sta inviando uomini e mezzi in Libia – si legge – sembra
assodato che gli uomini del Califfo stiano raggiungendo anche
l’Afghanistan orientale”.
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il presidente barelli a pagine ebraiche
'Europei di nuoto un vero exploit
Con Israele abbiamo visto giusto'
"Un
grande successo, che conferma la bontà della nostra scelta. Israele si
è dimostrato all’altezza sotto tutti i punti di vista”. Presidente
della Lega europea del nuoto, Paolo Barelli ci risponde mentre è in
viaggio per Gerusalemme. Dopo pochi minuti, nella capitale, il primo
ministro Benjamin Netanyahu gli ha esternato la soddisfazione personale
e del governo per come è stata gestita l’edizione dei giochi
continentali in vasca corta che vanno concludendosi a Netanya. Una
grande festa di sport, come aveva auspicato Barelli in un’intervista su
Pagine Ebraiche di dicembre. E anche un grande exploit per il movimento
italiano, che ha fatto incetta di record e medaglie. “Sono molto
soddisfatto, non potrebbe essere altrimenti. L’organizzazione è stata
eccellente e le gare si sono svolte in un clima sereno e positivo,
apprezzato da tutte e 48 le federazioni coinvolte. Lo stesso governo
israeliano si è reso conto dell’importanza di questa manifestazione,
che ha avuto una dimensione mediatica planetaria. Dietro c’è stato un
lavoro notevole – sottolinea Barelli – ed è motivo di orgoglio il fatto
che venga riconosciuto”. Un lavoro che è stato anche volto a
contrastare le molte pressioni subite (“in parte in buona fede, in
parte no”) per spostare l’organizzazione del torneo in Ungheria, dove
alcune delegazioni o atleti avrebbero ammesso di sentirsi maggiormente
a proprio agio sul piano della sicurezza individuale.
(Nell’immagine, da
sinistra a destra, il presidente della federazione israeliana Shay
Schachner, il presidente della Lega europea del nuoto Paolo Barelli, il
ministro Miri Regev e l’ambasciatore italiano in Israele Francesco
Maria Talò)
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qui venezia
Unione Giovani Ebrei d'Italia,
eletto il nuovo direttivo
Eletto
a Venezia il nuovo Consiglio dell’Unione Giovani Ebrei d’Italia. Fanno
parte del nuovo direttivo, designato nel corso dei lavori del
ventunesimo Congresso ordinario, Max Cavazzini (Genova), Sara Bedarida
(Livorno), Ariel Nacamulli (Milano), Filippo Tedeschi (Torino), Giorgio
Berruto (Torino), Simone Bedarida (Firenze), Giulio Piperno (Roma).
“Spero, e credo sarà così, che da questo Congresso esca un Consiglio
forte, di persone che si vogliono mettere in gioco e vogliano dedicare
le proprie energie, le proprie risorse e la propria creatività
all’UGEI” l’auspicio formulato dalla presidente uscente Talia Bidussa
nella sua relazione di fine mandato.
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La politica della paura |
In
tempi di mutamento, e quelli che stiamo vivendo sono senz’altro tali,
l’incertezza del presente e la precarietà del futuro possono
condizionare enormemente la qualità della vita come del pensiero di un
grande numero di persone. Molti tra di noi vivono un senso di disagio
che può derivare da una pluralità di cose, a partire dall’ineffabilità
e dall’incomprensibilità delle trasformazioni in atto, che tendiamo a
leggere quasi sempre come una minaccia a ciò che vorremmo considerare
come acquisito una volta per sempre, scoprendo invece che può essere
messo in discussione in qualsiasi momento. I cantori della bellezza
della globalizzazione, la quale, secondo il loro dire, avrebbe
dischiuso opportunità impensabili, si confrontano adesso con gli
angosciati dalle trasformazioni. I secondi sono molto di più dei primi
e non è detto che siano sempre e comunque dei “conservatori”. Per
innovare ci vogliono tante cose, tra cui la disposizione d’animo, le
risorse culturali e materiali ma anche il senso del futuro.
Quest’ultimo, a meno che non sia fantasia degli ingenui o degli illusi,
non ci deriva per illuminazione ma per riscontro.
Claudio Vercelli
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Il settimanAle - Le tribù smarrite
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“Una
confederazione di due stati, Israele e Palestina, è l’unica soluzione”,
avrebbe detto il Presidente Rivlin a un gruppo di giornalisti
stranieri, secondo quanto riportato dalla radio israeliana il 3
dicembre. Affrettandosi a precisare che i due stati dovrebbero avere lo
stesso esercito, uno solo, quello di Israele (come per l’Armando di
Jannacci: stessa donna, una sola, la mia). Si tratta comunque di un
passo avanti importante per Rivlin, che proviene dalla destra del Likud
e si era finora detto contrario alla creazione di uno stato
palestinese. L’elezione a Presidente, lungamente contrastata da
Netanyahu, sembra avergli infuso il coraggio di adattare le posizioni
politiche a quell’umanità che anche gli avversari gli hanno sempre
riconosciuto. Il passo precedente l’aveva compiuto alla conferenza di
Herzliya, a Giugno, con lo storico discorso delle “quattro tribù” – una
sono gli arabi israeliani – dalle proporzioni quasi equivalenti fra le
generazioni future. Dopo sei mesi e molteplici accoltellatori suicidi,
dev’essersi accorto che sopravvivono in qualche modo ancora due tribù,
i palestinesi della Cisgiordania e quelli di Gaza, e che l’idea della
confederazione consentirebbe forse di salvare il salvabile
dell’ebraicità d’Israele.
Alessandro Treves, neuroscienziato
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