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6 dicembre 2015 - 24 Kislev 5776
PAGINE EBRAICHE 24

ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav
Benedetto
Carucci Viterbi,
rabbino
Chanukkà è guardare la luce e non usarla per vedere altro. Una vera rivoluzione.
David Bidussa,
storico sociale
delle idee
“Considerato che il disconoscimento e il disprezzo dei diritti dell’uomo hanno portato ad atti di barbarie che offendono la coscienza dell’umanità, e che l’avvento di un mondo in cui gli esseri umani godono della libertà di parola e di credo e della libertà dal timore e dal bisogno è stato proclamato come la più alta aspirazione dell’uomo…”. È la premessa al testo della Dichiarazione universale dei diritti umani, un testo varato il 10 dicembre 1948 e che oggi pochi ricordano. Il diritto acquista forza non in base ad una estensione dei diritti, al riconoscimento della loro insufficienza, ma sulla base di una “ferita” e in relazione alla barbarie vissuta, a catastrofe avvenuta. Il diritto, così, si presenta come un risarcimento. Forse, anche per questo, non da tutti è vissuto come una conquista, ma come una sanzione.
Regionali in Francia
Il sorpasso di Le Pen
C’è preoccupazione per i sondaggi che danno Marine Le Pen e il partito di estrema destra nazionalista e anti-europeista Front National vincenti in sette regioni francesi su tredici. Una vittoria schiacciante contro il Partito socialista al governo e che va di pari passo con un tasso di astensionismo da record, previsto al 50 percento. Il Corriere della sera propone nell’occasione un confronto tra Marine Le Pen, figlia del fondatore del partito Jean-Marie, laica e ribelle, e la nipote Marion Maréchal-Le Pen, cattolica e anti-gay. Dietro al loro successo, viene spiegato, “non c ’è soltanto la richiesta di una stretta sull’immigrazione e di una lotta senza quartiere ai terroristi, per i quali Marine invoca il ritorno della ghigliottina” ma anche l’angoscia di una nazione abituata all’egemonia, “che ora sente di non contare molto più di nulla”.

La fissazione Israele. “Condivideva l’ideologia di Al Baghdadi per creare lo Stato islamico, ed era fissato con Israele”. A parlare è il padre di Syed Farook, il terrorista responsabile della Strage di San Bernardino in California, in un’intervista rilasciata a La Stampa. “Io gli ripetevo sempre: stai calmo, abbi pazienza, fra due anni Israele non esisterà più. La geopolitica sta cambiando: la Russia, la Cina, anche l’America, nessuno vuole più gli ebrei laggiù. Li riporteranno in Ucraina. A cosa serve combattere? Lo abbiamo già fatto e abbiamo perso. Israele non si batte con le armi, ma con la politica. Lui però niente, era fissato”.

L’Isis verso Kabul? I giornali italiani descrivono oggi il variare dei delicati equilibri dell’area mediorientale, dove la sfida contro il Califfato si fa sempre più complessa. Mentre le reazioni alla notizia di due giorni fa della presenza di truppe turche nelle zone curde di Bashiqa, a pochi chilometri dalla città di Mosul sotto controllo dell’Isis, hanno riacceso ed estremizzato vecchie tensioni tra Turchia e Iran e si accentua anche la crisi con la Russia, a complicare lo scenario, riporta il Corriere, è la capacità dell’Isis di cambiare strategie e teatri di guerra in parallelo alle pressioni militari della coalizione internazionale. “Mentre fonti dell’intelligence occidentale confermano che, a fronte dei continui bombardamenti sulla zona siriana di Raqqa, l’Isis sta inviando uomini e mezzi in Libia – si legge – sembra assodato che gli uomini del Califfo stiano raggiungendo anche l’Afghanistan orientale”.
 
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  davar
il presidente barelli a pagine ebraiche
'Europei di nuoto un vero exploit
Con Israele abbiamo visto giusto'

"Un grande successo, che conferma la bontà della nostra scelta. Israele si è dimostrato all’altezza sotto tutti i punti di vista”. Presidente della Lega europea del nuoto, Paolo Barelli ci risponde mentre è in viaggio per Gerusalemme. Dopo pochi minuti, nella capitale, il primo ministro Benjamin Netanyahu gli ha esternato la soddisfazione personale e del governo per come è stata gestita l’edizione dei giochi continentali in vasca corta che vanno concludendosi a Netanya. Una grande festa di sport, come aveva auspicato Barelli in un’intervista su Pagine Ebraiche di dicembre. E anche un grande exploit per il movimento italiano, che ha fatto incetta di record e medaglie. “Sono molto soddisfatto, non potrebbe essere altrimenti. L’organizzazione è stata eccellente e le gare si sono svolte in un clima sereno e positivo, apprezzato da tutte e 48 le federazioni coinvolte. Lo stesso governo israeliano si è reso conto dell’importanza di questa manifestazione, che ha avuto una dimensione mediatica planetaria. Dietro c’è stato un lavoro notevole – sottolinea Barelli – ed è motivo di orgoglio il fatto che venga riconosciuto”. Un lavoro che è stato anche volto a contrastare le molte pressioni subite (“in parte in buona fede, in parte no”) per spostare l’organizzazione del torneo in Ungheria, dove alcune delegazioni o atleti avrebbero ammesso di sentirsi maggiormente a proprio agio sul piano della sicurezza individuale.

(Nell’immagine, da sinistra a destra, il presidente della federazione israeliana Shay Schachner, il presidente della Lega europea del nuoto Paolo Barelli, il ministro Miri Regev e l’ambasciatore italiano in Israele Francesco Maria Talò)
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qui venezia 
Unione Giovani Ebrei d'Italia,
eletto il nuovo direttivo

Eletto a Venezia il nuovo Consiglio dell’Unione Giovani Ebrei d’Italia. Fanno parte del nuovo direttivo, designato nel corso dei lavori del ventunesimo Congresso ordinario, Max Cavazzini (Genova), Sara Bedarida (Livorno), Ariel Nacamulli (Milano), Filippo Tedeschi (Torino), Giorgio Berruto (Torino), Simone Bedarida (Firenze), Giulio Piperno (Roma). “Spero, e credo sarà così, che da questo Congresso esca un Consiglio forte, di persone che si vogliono mettere in gioco e vogliano dedicare le proprie energie, le proprie risorse e la propria creatività all’UGEI” l’auspicio formulato dalla presidente uscente Talia Bidussa nella sua relazione di fine mandato.
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chanukkah 5776 
Otto luci, un'identità viva
Mai come in questi tempi difficili c’è bisogno di luce. È la luce della civiltà, del coraggio, di un’identità, quella ebraica, che ha saputo resistere a millenarie vessazioni e difficoltà, consapevole del proprio passato e al tempo stesso protesa verso il futuro. Rinnovata in questo solco la collaborazione tra la redazione e il Museo dei Lumi di Casale Monferrato che per Chanukkah, la festa ebraica delle luci che avrà inizio nelle prossime ore, ha donato ai nostri lettori uno sguardo in anteprima alle nuove opere che troveranno collocazione nell’esposizione permanente. Chanukkah sameach!

da Italia Ebraica, dicembre 2015

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qui livorno
La Comunità ebraica al sindaco:
"Esigiamo rispetto ed equilibrio"

“Rispetto”, “equidistanza” ed “equilibrio”. A chiederli la Comunità ebraica di Livorno, in una lettera inviata dal presidente Vittorio Mosseri al sindaco Cinquestelle Filippo Nogarin. Il riferimento è ad alcuni episodi delle scorse settimane tra cui un delirante intervento del consigliere comunale Marco Valiani, che ha parlato in pubblico di “giudeomassoneria italica” senza ottenere né censure né condanne da parte del primo cittadino, e l’organizzazione di una “Giornata per la Palestina” (in un primo tempo prevista nella sala più prestigiosa del Comune) segnata da prese di posizione apertamente anti-israeliane. Non è la prima volta che si registrano forti tensioni tra Nogarin e la Comunità ebraica. I rapporti si erano fatti particolarmente tesi nell’estate del 2014, dopo l’affissione di uno striscione con scritto “Fermare il genocidio a Gaza. Israele vero terrorista” su un palazzo di proprietà comunale. Adesso il rischio concreto, senza inversione di tendenza, di una clamorosa rottura.

(Nell’immagine il presidente della Comunità ebraica livornese Vittorio Mosseri insieme al sindaco Filippo Nogarin)
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qui venezia - memoria
Sei lumi accendono il ricordo
Commemorazione in Laguna in ricordo degli ebrei veneziani deportati nei campi di sterminio. Prima la preghiera alla sinagoga levantina con il limmud di rav Scialom Bahbout, l’Ani Ma’amin e poi i sei lumi posti sul memoriale della Shoah in campo di Ghetto Nuovo alla memoria di altrettanti milioni di vittime. Furono più di 200 le persone deportate a partire dal 5 dicembre 1943, quando il questore Cordova comandò di eseguire l’immediato arresto degli ebrei: gli uomini vennero tradotti al carcere di Santa Maria Maggiore, le donne alla Giudecca, e i bambini al centro minorenni. Nulla riuscì a fermare la scelleratezza dei rastrellamenti che non risparmiarono neppure i vecchi e i malati ricoverati negli ospedali cittadini, deportati nella Risiera di San Sabba. Non servirono a nulla neppure i sacrifici di uomini d’onore come il presidente della Comunità Giuseppe Jona che a settembre di quell’anno si era suicidato pur di non consegnare la lista degli iscritti alla comunità israelitica. Presenti a questo momento di raccoglimento i partecipanti al Congresso Ugei che proprio quest’anno ha come sede la Comunità di Venezia.

Michael Calimani 

pilpul
La politica della paura
In tempi di mutamento, e quelli che stiamo vivendo sono senz’altro tali, l’incertezza del presente e la precarietà del futuro possono condizionare enormemente la qualità della vita come del pensiero di un grande numero di persone. Molti tra di noi vivono un senso di disagio che può derivare da una pluralità di cose, a partire dall’ineffabilità e dall’incomprensibilità delle trasformazioni in atto, che tendiamo a leggere quasi sempre come una minaccia a ciò che vorremmo considerare come acquisito una volta per sempre, scoprendo invece che può essere messo in discussione in qualsiasi momento. I cantori della bellezza della globalizzazione, la quale, secondo il loro dire, avrebbe dischiuso opportunità impensabili, si confrontano adesso con gli angosciati dalle trasformazioni. I secondi sono molto di più dei primi e non è detto che siano sempre e comunque dei “conservatori”. Per innovare ci vogliono tante cose, tra cui la disposizione d’animo, le risorse culturali e materiali ma anche il senso del futuro. Quest’ultimo, a meno che non sia fantasia degli ingenui o degli illusi, non ci deriva per illuminazione ma per riscontro.

Claudio Vercelli
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Il settimanAle - Le tribù smarrite
“Una confederazione di due stati, Israele e Palestina, è l’unica soluzione”, avrebbe detto il Presidente Rivlin a un gruppo di giornalisti stranieri, secondo quanto riportato dalla radio israeliana il 3 dicembre. Affrettandosi a precisare che i due stati dovrebbero avere lo stesso esercito, uno solo, quello di Israele (come per l’Armando di Jannacci: stessa donna, una sola, la mia). Si tratta comunque di un passo avanti importante per Rivlin, che proviene dalla destra del Likud e si era finora detto contrario alla creazione di uno stato palestinese. L’elezione a Presidente, lungamente contrastata da Netanyahu, sembra avergli infuso il coraggio di adattare le posizioni politiche a quell’umanità che anche gli avversari gli hanno sempre riconosciuto. Il passo precedente l’aveva compiuto alla conferenza di Herzliya, a Giugno, con lo storico discorso delle “quattro tribù” – una sono gli arabi israeliani – dalle proporzioni quasi equivalenti fra le generazioni future. Dopo sei mesi e molteplici accoltellatori suicidi, dev’essersi accorto che sopravvivono in qualche modo ancora due tribù, i palestinesi della Cisgiordania e quelli di Gaza, e che l’idea della confederazione consentirebbe forse di salvare il salvabile dell’ebraicità d’Israele.

Alessandro Treves, neuroscienziato
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