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11 dicembre 2015 - 29 Kislev 5776
PAGINE EBRAICHE 24

ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav

Pierpaolo Pinhas Punturello, rabbino
Che generazione strana questa nostra: si citano versetti, parole, pensieri, maestri, guide spirituali, nonni, nonne, antenati, presenze culturali e spirituali a vario titolo. Si cita l’“autorità” per non esporsi, per non incorrere in errore, per non prendere la responsabilità di un pensiero proprio, per attaccare con più veemenza il pensiero altrui, per poter illuminare di luce altrui ciò che non riusciamo ad illuminare con luce nostra. Ci si cita addosso, tanto per citare un celebre saggio irriverente dell’ebreo Allan Stewart Königsberg al secolo Woody Allen. Eppure i maestri che stabilirono i giorni di Channukkah ci insegnano ad impegnarsi in prima persona, a non cercare il rifugio dell’autorità, a prendere decisioni anche scomode al di là delle belle luci che brillano intorno a noi.
 
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Gadi
Luzzatto
Voghera,
storico
Il fatto che la Chiesa di Roma abbia indetto il giubileo della misericordia (e non un giubileo e basta) mi sembra richieda una riflessione sullo stato delle relazioni fra gruppi umani e fra comunità religiose. Il punto nodale su cui è necessario ragionare mi sembra questo: siamo sicuri che parlando di misericordia intendiamo tutti la stessa cosa? Prendiamo in considerazione i linguaggi religiosi e politici che caratterizzano per lo più il nostro ambiente: cristiani, ebrei e musulmani, ma anche atei e non credenti (molti dei quali provengono solo per nascita dalle componenti religiose, ma non vi si riconoscono e non intendono ad esse ridursi). E poi il linguaggio della politica e quello dello spettacolo (compreso lo sport).
 
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Un cammino complesso
Forte attenzione nei media internazionali (meno in quelli italiani) al nuovo testo prodotto dalla commissione vaticana per i rapporti religiosi con l’ebraismo in occasione del cinquantenario della dichiarazione Nostra Aetate.
Molteplici i temi affrontati, come ricordavamo ieri anche sul nostro notiziario quotidiano. Dall’impatto della dichiarazione conciliare allo statuto teologico del dialogo ebraico-cattolico; dalla relazione tra Antico e Nuovo Testamento al mandato evangelizzatore della Chiesa in relazione all’ebraismo.
“Vatican Says Catholics Should Not Try to Convert Jews” titola il New York Times, mettendo in rilievo uno degli aspetti più significativi.
Ampio spazio ai contenuti sull’Osservatore Romano, che pubblica le relazioni presentate in conferenza stampa. E in particolare gli interventi del cardinale Kurt Koch, del rabbino David Rosen e del teologo Edward Kessler. “Insieme per la redenzione del mondo”, titola il quotidiano della Santa Sede.
Il modo in cui i media UCEI hanno recepito il testo è raccontato da Avvenire, anche in relazione al documento congiunto di 25 rabbini modern orthodox che hanno parlato di nascita del Cristianesimo come parte di un piano divino “affinché ebrei e cristiani possano lavorare insieme per la redenzione del mondo”.
“Parole, queste – scrive Avvenire – accolte con freddezza da Moked, che lo definisce ‘un documento estremamente divisivo, che scarsi consensi sembra riscuotere all’interno degli ambienti ortodossi e che lascia immaginare una rottura da parte di alcuni rabbini decisamente aperturisti e modernisti'”.

Renzi: “Un premier non gioca a Risiko”. L’atteggiamento dell’Italia nella lotta internazionale al terrorismo? “Di serietà e buon senso” dice il primo ministro Matteo Renzi. Un presidente del Consiglio, ha affermato il premier nel suo intervento al Forum del Mediterraneo, “non gioca a Risiko per far contenti i commentatori, ma chiede che ci sia una strategia di lungo periodo in Iraq, Siria ed Africa”.
Del resto, scrive la Stampa, “le immagini dei nostri droni che partono dal Kuwait, spiano le posizioni del califfato nel deserto indicando gli obiettivi ai caccia alleati, sono la testimonianza del ruolo italiano in quei territori”.
 
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  davar
dialogo - il presidente dei rabbini italiani
"La lettera dei rav modernisti distoglie dai veri obiettivi" 
“Comprendo lo spirito con cui è stato scritto, ma le definizioni di carattere teologico rischiano di far danno. È più utile concentrarsi su ambiti in cui la collaborazione tra ebrei e cattolici può trasformarsi in qualcosa di concreto”. Non prevede grandi spaccature all’interno del rabbinato, anche perché “tanti nomi autorevoli” figurano tra i firmatari. Resta comunque l’impressione che tali iniziative non aiutino a raggiungere i “veri obiettivi”. E cioè, tra i vari esempi, azione comune sul fronte della giustizia, del sociale e dell’ambiente. Così rav Giuseppe Momigliano (nell’immagine), presidente dell’Assemblea dei Rabbini d’Italia, nel riferire a Pagine Ebraiche le proprie impressioni in merito al documento congiunto firmato diversi esponenti del rabbinato internazionale appartenenti alla corrente modern orthodox in cui si interpreta la nascita del Cristianesimo come parte di un piano divino “affinché ebrei e cristiani possano lavorare insieme per la redenzione del mondo”.
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il rabbino riformato guiderà l'ambiente
Argentina, insediato il governo

Bergman giura sulla Torah
L’emozione sul volto, una mano sulla Torah.

È un giorno storico per l’Argentina. E lo è anche per Sergio Bergman, 53 anni, rabbino riformato che il presidente Mauricio Macri ha voluto nominare alla guida di un ministero complesso come quello che ha in carico l’Ambiente e lo Sviluppo Sostenibile.
Ieri, con il giuramento di rito, l’avventura del nuovo esecutivo ha avuto inizio.
Tra l’orgoglio, le speranze e le aspettative di tutti gli ebrei argentini.
malumori sul nome di dayan
Brasilia e l'ambasciatore sgradito Quali alternative per Israele
Il problema sicurezza in Cisgiordania continua ad essere in cima all’agenda delle autorità israeliane. Nelle scorse ore, nei pressi di Hebron, un motociclista palestinese ha lanciato il suo veicolo contro un gruppo di soldati cercando di investirli. Non vi sono stati feriti mentre l’attentatore è stato ucciso. Poco prima, nelle vicinanze del valico di Gilboa (a nord del confine tra Israele e Cisgiordania) un uomo ha aperto il fuoco contro un checkpoint israeliano: i soldati hanno risposto all’attacco e, secondo le ricostruzioni, l’attentatore è fuggito a bordo di una macchina dirigendosi verso la zona controllata dall’Autorità nazionale palestinese. E mentre la violenza non sembra volersi fermale, nell’agenda di Gerusalemme trova posto un altro problema, questa volta diplomatico: dal Brasile – considerato un mercato potenzialmente strategico per Israele – non è arrivato l’ok per l’accreditamento di Dani Dayan, l’uomo scelto dal Premier Benjamin Netanyahu per guidare l’ambasciata a Brasilia. La scelta di Netanyahu era stata ufficializzata in estate ma da allora la presidente brasiliana Dima Rousseff non ha dato risposte a Gerusalemme.
E mentre la violenza non sembra volersi fermale, nell'agenda di Gerusalemme trova posto un altro problema, questa volta diplomatico: dal Brasile - considerato un mercato potenzialmente strategico per Israele - non è arrivato l'ok per l'accreditamento di Dani Dayan (nell'immagine), l'uomo scelto dal Premier Benjamin Netanyahu per guidare l'ambasciata a Brasilia. La scelta di Netanyahu era stata ufficializzata in estate ma da allora la presidente brasiliana Dima Rousseff non ha dato risposte.

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L'INIZIATIVA DEL ROMA CLUB GERUSALEMME
Israele, lo sport che unisce
Arabi ed ebrei, insieme nel nome dei valori più autentici dello sport. Una sfida rilanciata in queste ore dal Roma Club di Gerusalemme, che per la giornata di domenica e nel quadro del progetto sociale Kinder + Sport, ha organizzato un torneo di calcio a 16 squadre che vuole parlare, ancora una volta, la lingua del dialogo. “L’educazione e la formazione dei giovani sono un nostro obiettivo da sempre. Ben prima dei risultati sul campo, vengono infatti valori irrinunciabili quali amicizia, fiducia, reciproca comprensione. Valori cui non intendiamo rinunciare” spiega a Pagine Ebraiche il vicepresidente del club Samuele Giannetti. In programma a Tel Aviv con il sostegno dell’ambasciata italiana in Israele, il torneo si prefigge così di portare un “piccolo ma significativo contributo” all’allentamento dei conflitti che attraversano la regione. “L’integrazione è un obiettivo possibile, sia per i giovani che per gli adulti. Mai perdere la speranza”, sottolinea Giannetti.
ANNUNCIATE IERI LE NOMINATION
Golden Globes a tinte ebraiche
Non si preannuncia un evento all’insegna della sobrietà la cerimonia della 73esima edizione dei Golden Globe. In circolazione personaggi prorompenti come Amy Schumer (nell’immagine) e Rachel Bloom, oltre che l’imprevedibile Lady Gaga. C’è dunque grande attesa di scoprire chi il 10 gennaio indosserà l’abito più audace o farà il discorso più stravagante. E intanto con in mano la lista dei nominati annunciata ieri è possibile andare alla scoperta dei Jewish Golden Globes del 2016, che sono talmente ricchi da lasciare l’imbarazzo della scelta.
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OTTO GIORNI OTTO LUCI
Una grandezza maggiore
La Chanukkiah erede della Menorah. Questa asserzione trae origine da un Midrash riportato da RaSH”Y nel commento al verso “Quando fai ardere i lumi (della Menorah)…” (Numeri 8:2): Quando Aronne sommo sacerdote vide che tutti i principi di Israele presentarono l’offerta per l’inaugurazione del Tabernacolo, si dispiacque per non essere presente né lui né la sua tribù. Allora il Signore gli disse: Per te è destinata una grandezza maggiore rispetto alla loro, tu accenderai e ordinerai i lumi (della Menorah).


Adolfo Locci, rabbino capo di Padova
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pilpul
Miracoli
Da più di duemila anni facciamo festa perché un piccolo avanzo è durato inaspettatamente otto giorni. Detto in questo modo potrebbe contribuire ad alimentare qualche vecchio pregiudizio sugli ebrei, e in effetti, in apparenza, non sembra particolarmente rilevante che quasi ventidue secoli fa si sia potuta anticipare di una settimana l’accensione di una luce in un santuario che non esiste più da quasi venti secoli. Volendo dare una spiegazione storica si potrebbe dire che i Maestri che hanno istituito la festa abbiano voluto a tutti i costi cercare un pretesto per far passare in secondo piano la vittoria militare dei Maccabei. E se così fosse potrebbe essere un insegnamento importante: la vittoria militare non può essere di per sé un motivo per far festa; dovrebbe essere un mezzo, non un fine. E forse è anche importante ricordare che la storia ebraica, per la maggior parte del tempo, non va avanti a forza di eventi clamorosi e spettacolari, ma di piccoli miracoli quotidiani e in apparenza poco significativi la cui importanza diventerà evidente solo con il tempo.

Anna Segre, insegnante
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Impuniti
"Erano oltre un centinaio a circolare nella terra dei sogni irrealizzati, in quel fittizio Adriatisches Küstenland, mentre sulla lista pubblicata dai giornali di nomi ce ne sono sì e no una quindicina. E dove sono i soldati semplici? Dov’è la polizia tedesca? Dove sono gli ucraini? Dove sono i cosacchi? E dove sono le donne, o i familiari che li raggiunsero per le vacanze estive sulla costa adriatica o quelle invernali dal 1943 al 1945? E dove sono gli italiani al servizio del Reich? E dove sono i civili, gli osservatori silenziosi e tutti gli invisibili che parteciparono alla guerra? […] L’elenco potrebbe essere infinito. L’Elenco è, a tutti gli effetti, infinito”. Questi interrogativi sono estrapolati dal romanzo di Daša Drndić, Sonnenschein (Bompiani, 2015). Opera che ho letto in ritardo nei tempi e per puro caso, poiché generalmente attuo una rigida selezione su tutto ciò che concerne la Shoah in ambito narrativo e cinematografico, sia perché si tratta di un argomento che inevitabilmente mi tormenta e mi porta a maledire la storia, sia perché escluse le testimonianze dirette dei sopravvissuti quello che ultimamente viene prodotto perde spesso di spessore e finisce per banalizzare il periodo.

Francesco Moises Bassano, studente
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