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13 dicembre 2015 - 1 Tevet 5776
PAGINE EBRAICHE 24

ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav
Jonathan Sacks,
rabbino
Ci sono sempre due modi di vivere nel mondo, che è spesso un luogo buio e pieno di lacrime. Possiamo maledire le tenebre o accendere la luce. Come dicono i chassidim: una piccola luce può dissipare grandi tenebre.
 
David Bidussa,
storico sociale
delle idee
Dopo il voto francese di domenica scorsa con frequenza mi è capitato di ripensare alla prima lezione che ho ascoltato all’Università Ebraica di Gerusalemme tenuta da George L. Mosse.
Il tema era il voto degli ebrei tedeschi alle elezioni del gennaio 1933. Mosse con la sorpresa di molti, me compreso, rifletteva sulla razionalità del voto di una parte di minoranza, ma non sparuta, degli ebrei tedeschi per Hitler. Il problema, sosteneva Mosse, non era che non sapessero chi era Hitler, era che avevano più paura degli ebrei polacchi, che avvertivano come una minaccia, che non di Hitler. Così scelsero di respingere quello che ritenevano la causa principale della loro paura affidando le loro sorti a quello che ritenevano essere il “male minore”. La paura non è mai una buona consigliera.
 
 
 
Elezioni in Francia,
il momento della verità
Dopo il balzo in avanti del Front National di Marine Le Pen al primo turno delle elezioni regionali, oggi i francesi tornano alle urne. Cruciale per valutare gli equilibri, spiega tra gli altri il Corriere, sarà il voto d’astensione. Come noto nell’ultima settimana il partito socialista, nel tentativo di fermare l’avanzata del FN, ha chiesto ai propri candidati di ritirarsi in tre regioni dove non avevano alcuna possibilità di vincere, invitando i propri elettori a votare per i Republicains di destra. Tanti andranno quindi in cabina “turandosi il naso” (come racconta Repubblica).

Il futuro della Libia. Si svolgerà oggi a Roma, coordinato dal ministro degli Esteri italiano Paolo Gentiloni e dal segretario di Stato americano John Kerry, un summit internazionale dedicato alla situazione della Libia. Un incontro complesso, dato che sul tavolo ci saranno potenze che hanno interessi diversi nei confronti del Paese, che ha però l’ambizione di “creare, consolidare e rafforzare le condizioni di un governo di unità nazionale” che scongiuri la minaccia Isis (Corriere).
 
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  davar
ARGENTINA - israele, l'asse si rafforza
Buenos Aires, il nuovo governo
applaudito a Gerusalemme

“Si tratta di un cambiamento di direzione a cui diamo il benvenuto. Spero che vedremo un significativo miglioramento nelle relazioni tra Argentina e Israele così come, negli anni a venire, con altri paesi del Sud America”.

Ad esprime soddisfazione, il Primo ministro d'Israele Benjamin Netanyahu che, durante la riunione di governo di inizio settimana (la domenica in Israele), ha applaudito l'annuncio del neoeletto presidente argentino Mauricio Macri di non voler costituire la commissione congiunta con l'Iran per indagare sull'attentato all’Associazione Mutualità Israelita Argentina (Amia) del 18 luglio 1994. Nell'attacco furono uccise 85 persone e oltre 300 furono i feriti. Seppur in questi vent'anni non si sia riusciti a fare giustizia, la pista più solida (frutto di 600 pagine di inchiesta e avvalorata dall'Interpool) indica come responsabile dell'attentato una cellula del movimento terroristico Hezbollah che prendeva ordini da sei alti funzionari iraniani.
Dietro l'eccidio di Buenos Aires ci sarebbe quindi la mano del regime di Teheran. Siglare un accordo come quello firmato nel 2013 con l'Iran dall'allora presidente Cristina Fernandez Kirchner per indagare sull'attentato all'Amia per le famiglie delle vittime è suonato come un insulto: per dirla come l'American Jewish Committee equivaleva a chiedere “alla Germania nazista di aiutare a ricostruire i fatti della Notte dei Cristalli”. Un tribunale federale ha dichiarato illegittimo l'accordo tra Buenos Aires e Teheran ma la Kirchner aveva annunciato di voler ricorrere contro la decisione. Il cambio alla Casa Rosada ha però nuovamente modificato le carte in tavola portando tra l'altro il rabbino Sergio Bergman, tra i più strenui oppositori del citato accordo, a far parte del governo Macri.

(Nell'immagine, il rabbino Sergio Bergman nel corso del giuramento, sulla Torah, come ministro per l'Ambiente e lo Sviluppo)
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unione giovani ebrei d'italia
Ugei, Nacamulli alla presidenza
Romano di nascita ma milanese d’adozione (studia al Politecnico), Ariel Nacamulli è il nuovo presidente dell’Unione Giovani Ebrei d’Italia. Il nome di Nacamulli, che ha 20 anni e succede a Talia Bidussa, è stato indicato dai membri dell’esecutivo eletti in occasione dell’annuale Congresso Ugei, svoltosi una settimana fa a Venezia, e riunitisi oggi a Milano per la prima riunione consiliare. Al fianco di Nacamulli, nel direttivo in carica per l’anno 2016, i consiglieri Max Cavazzini (Genova), Sara Bedarida (Livorno), Filippo Tedeschi (Torino), Giorgio Berruto (Torino), Simone Bedarida (Firenze) e Giulio Piperno (Roma).

qui roma
Tempio dei giovani, 30 candeline "Riportiamo qui i nostri ragazzi"
Tutto iniziò durante la festa di Chanukkah del 1985 e segnò una nuova sfida per i ragazzi della Comunità ebraica romana. Trent’anni dopo il Tempio dei Giovani, situato all’interno dei locali dell’Ospedale Israelitico sull’Isola Tiberina, è una realtà di riferimento ormai consolidata nel vasto panorama sinagogale cittadino. Un traguardo significativo, celebrato ieri insieme a frequentatori storici e volti nuovi. “Trent’anni fa, pur di non far chiudere quella sinagoga che negli anni ’30 era il luogo dove pregavano gli anziani dell’ospizio il mio amico Semi Pavoncello ed io decidemmo di prendere le chiavi e riaprire il tempio, che sarebbe diventato un punto di riferimento per i giovani della comunità. A distanza di tanti anni – ha spiegato Sandro Di Castro – l’auspicio è quello di trovare un nuovo gruppo a cui passare il testimone”. A sottolineare l’importanza che il Tempio dei Giovani ha rappresentato per la città anche la presidente della Comunità ebraica Ruth Dureghello, che ha scherzato su come gli amici che lo fecero nascere siano adesso “diversamente giovani”.
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segnalibro - tra sogno e realtà
Berlino-Gerusalemme, sei strade
Cosa succede quando un sogno agognato e ardentemente desiderato diventa reale? Come sostenere la complessità della vita vera quando si era abituati ad arredare nella propria testa una dimora fantastica? Come reagire infine quando si capisce che per accedere alla città di Utopia è necessario, come minimo, zappare la terra? Di questo e di molto altro tratta Tra sogno e realtà. Ebrei tedeschi in Palestina (1920-1948) (Guerini e associati editore), il libro di Claudia Sonino, docente di Letteratura tedesca all’Università di Pavia, che cattura sulla carta la vita di “sei personaggi in cerca di autore” che, tra gli anni ‘20 e ‘30 del Novecento, si trasferirono dall’Europa nell’allora Palestina mandataria per costruire la futura Israele. Stiamo parlando di Hugo Bergmann, Gershom Scholem, Gabriele Tergit, Else Lasker-Schüler, Arnold Zweig e Paul Mühsam, campioni dell’intellighenzia del mondo tedesco e austroungarico e portatori del retaggio di una tradizione ebraica illuminata. Accomunati da un legame viscerale con la lingua materna e profondamente connessi con la loro identità ebraica, lasciarono il paese d’origine per motivi disparati: la vocazione spirituale unisce il filosofo celebre per i suoi lavori sul Messianesimo, Scholem, alla poetessa Lasker-Schüler. Una ricerca di spiritualità che lascerà entrambi piuttosto delusi una volta arrivati nella terra promessa. Diversa vocazione ha lo scrittore Arnold Zweig, che si trasferisce animato “dall’epopea sionista e socialista” e si scontra con una realtà più dura del previsto che minaccia i suoi sogni ad occhi aperti. Sionista convinto è anche Hugo Bergmann, l’intellettuale praghese compagno di scuola di Franz Kafka, che vorrebbe per la futura Israele adottare un modello virtuoso di etica ma che si incaglia con le problematiche di tutti i giorni.

Pagine Ebraiche, dicembre 2015

(Nell'immagine, un ritratto di Gershom Scholem)
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sapori
Torino, la solidarietà è casher
“Tutte le sere alla chiusura mettiamo il pane invenduto dentro due cestini legati alla ringhiera della vetrina, per le persone che magari possono averne bisogno. Abbiamo preso spunto da una cosa già fatta in altre città italiane, ci sembrava carino, visto il momento… lo vediamo anche noi che sono sempre di più quelli che si trovano in difficoltà”. È con questa semplicità che Andrea Bertino racconta l’ultima iniziativa, in linea con la apertura e la generosità che negli anni hanno fatto della panetteria casher di Torino il punto di riferimento non solo della comunità, ma dell’intero quartiere. È aperto da un’ottantina d’anni, il panificio che da almeno quaranta oltre a sfornare pane, pizze, torte e biscotti casher, nel tempo si è organizzato per vendere anche carne, salumi, formaggi e vini, senza mai dimenticare i prodotti per Pesach o le candele per Chanukkah.
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otto giorni otto luci
La grazia della saggezza
“Il Signore faccia splendere il Suo volto verso di te e usi grazia nei tuoi confronti”. Il secondo verso della benedizione sacerdotale (Numeri 6:25) è una possibile allusione ai lumi di Chanukkah. La luce che splende dal volto divino non è altro che la “luce nascosta” che emana dai lumi di Chanukkah e il termine “wichunnekkà-usi grazia nei tuoi confronti” ha in sé la stessa radice della festa. Inoltre, nel brano della Torah che in genere si legge nello Shabbat di Chanukkah (Miketz), quando Giuseppe rivede il fratello Beniamino dice: “Il Signore yochnekhà-ti faccia grazia, figlio mio” (Genesi 43:29). Nel senso, ti conceda la grazia della saggezza. Ecco perché nei giorni di Chanukkah acquisiamo il merito di una porzione maggiore di saggezza, capacità necessaria per saper distinguere la giusta luce. Specialmente in un periodo di presenza di tante luci estranee.

Adolfo Locci, rabbino capo di Padova

sorgente di vita
A scuola di multiculturalità
A lezione di italiano, di arte e di musica tra gli studenti di una scuola romana che da molti anni affronta il rapporto tra diverse culture, identità e religioni. Dopo le polemiche su presepi e canti natalizi una riflessione sulle sfide della scuola nella società multiculturale. Un approfondimento sul tema insieme agli insegnanti, al rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni e all’esperto scolastico Marco Rossi Doria. È il servizio di apertura della puntata di Sorgente di vita di domenica 13 dicembre.

p.d.s.
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pilpul
Marina, marescialla di Francia?
La si metta come meglio si crede, sospesi tra scetticismo, cinismo, timore, angoscia e qualche silenziosa curiosità, così qual è lo stato, a volte contrastante, senz’altro confuso, dei sentimenti, ma il risultato è sempre il medesimo. Il Front National dei Le Pen (il plurale non è per nulla casuale) vince in Francia. Forse il secondo turno, in queste ore, si incaricherà di dirci che non dilaga. Ma anche nell’ipotesi migliore per quanti ne guardano con diffidenza la costante evoluzione in questi ultimi dieci anni (magari sperando che accordi tra la ‘sinistrao hollandiana e i centristi sarkoziani possano fermare i candidati frontisti), rimane il fatto che conferma il suo oramai profondo radicamento nell’elettorato francese. Il primo turno esprime, tra le altre, un’evidente bocciatura della strategia di Sarkozy, il quale da tempo non riesce più a proporsi come credibile opposizione all’anemico governo socialista, tanto da permettere a Marine Le Pen di indicare il suo partito come l’autentico partito di opposizione.

Claudio Vercelli
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Il settimanAle - Chanukkah
Alcuni aggiornamenti sull’accensione di luci fra i giovani israeliani, la settimana passata. Non hanno acceso le candeline i ‘giovani delle colline’ fermati perché sospettati di aver dato fuoco alla casa della famiglia Dawabsheh nel villaggio di Duma, il 31 luglio, causando il rogo in cui perirono il piccolo Ali Sa’ad ed in seguito, per le ustioni riportate, entrambi i genitori. Secondo quanto denuncia Uzi Baruch il 9 dicembre su Arutz Sheva, l’emittente della destra religiosa, non gli sarebbe stato permesso dagli investigatori: “sono sistematicamente violati i diritti civili degli indagati” sostiene il rabbino di Kokhav Hashahar in Samaria, Rav Ohad Krakover “non è stato loro permesso di accendere le luci di Chanukkah, né di mettere i tefillin”.

Alessandro Treves, neuroscienziato
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