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Pierpaolo Pinhas Punturello, rabbino
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Esiste
nell’ebraismo il dovere di הכרת הטוב di riconoscere il bene, di
ringraziare e rispettare coloro che lo compiono. La sofferenza, il
dolore, le difficoltà collettive del nostro popolo e le nostre
personali non devono mai offuscare la nostra capacità di vedere il
bene, di riconoscerlo, di renderlo più forte di ogni buio e di ogni
tentativo che il male compie per affermarsi. Questa che vi racconto è
una storia di bene e di persone che lo hanno compiuto. Martedì scorso,
15 dicembre, a Palermo si è tenuta una marcia per la pace alla presenza
di pastori e guide di ogni fede; dal rabbino che scrive a svariati
imam, ed alla presenza del sindaco di Palermo e di molti suoi
collaboratori che cercano di costruire la pace. Nel cammino di questa
marcia sono state dette molte e significative parole di pace, ma sono
state ascoltate anche parole faziose che parlavano di guerra,
dell’ultima guerra di Gaza; parole pronunciate da un imam confuso tra
l’impegno personale in nome della pace e l’uso della platea pubblica
che Palermo, inconsapevolmente, gli stava offrendo.
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Gadi
Luzzatto
Voghera,
storico
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In
Burundi, un piccolo paese del centro Africa grande come la Lombardia,
si è più che vicini alla riapertura di una guerra civile che è nel
contempo tribale e politica fra Hutu e Tutsi. Si tratta di un’area dove
non c’è petrolio e dove non ci sono neppure i tagliagole
fondamentalisti dell’Isis. Di religione sono per la gran parte
cristiani (anche se c’è l’ipotesi che i Tutsi derivino dagli ebrei di
Etiopia, di cui conserverebbero molte delle ritualità, in particolare
la festività di Sukkot). Non ne so molto, e fra i lettori di questa
rubrica forse se ne sa ancora meno. Non ci commuoviamo e non ne
sappiamo quasi nulla. Ma fra Ruanda e Burundi fra l’inizio degli anni
’60 e il 1994 si sono consumati tre genocidi, con il massacro di uomini
e donne che ci parla di centinaia di migliaia morti alla volta. Il
mondo si è accorto solo dell’ultimo massacro in Rwanda, e nei Giardini
dei Giusti sono stati piantati alberi per ragionare su quello
sterminio. Ma la memoria è cortissima, e dopo vent’anni il mondo si
prepara ad assistere non dico senza reazione militare (ché ci sono
voluti 4 anni solo per intervenire in Siria…), ma neppure con un
sussulto morale.
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Odio sulla rete,
interviene la Procura
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Manager,
intellettuali, professori universitari, giornalisti, cantanti e attori.
Ebrei o colpevoli di vicinanza al mondo ebraico e Israele. La delirante
lista stilata dal sito Radio Islam, giacente sul web da molti anni,
riceve in queste ore le attenzioni della Procura di Roma.
Ieri infatti è stato aperto un fascicolo e tra i reati ipotizzati, per
il momento contro ignoti, vi sono minaccia e diffamazione, con
l’aggravante dell’odio razziale.
Numerose le reazioni all’inquietante iniziativa. Dai vertici della
Federazione Nazionale della Stampa Italiana alla presidente della
Comunità ebraica romana Ruth Dureghello. Sorprende però che venga
presentata come una novità assoluta da molti quotidiani, trattandosi di
un elenco con informazioni e profili estremamente datati.
Colosseo bloccato, per gli urtisti ipotesi di reato.
Accesso al Colosseo bloccato per trenta minuti, alcune transenne
divelte. Quindi l’intervento delle Forze dell’ordine, che hanno
ripristinato la normalità.
La clamorosa iniziativa degli urtisti, gli storici venditori di ricordi
(alcuni dei quali appartenenti al mondo ebraico romano), ritrovatisi
ieri in gran numero per protestare contro l’allontanamento dall’area, è
raccontata in toni fortemente critici dai quotidiani.
“Dopo lo spettro del terrorismo – si legge sul Messaggero – le minacce
degli ambulanti. Non c’è pace per il Colosseo. È il leitmotiv della
mattinata di follia, ieri, all’Anfiteatro Flavio, quando un centinaio
di urtisti (e, a detta della Soprintendenza, centurioni in borghese)
hanno preso d’assalto gli ingressi al monumento, tenendolo ‘sotto
sequestro’ mezz’ora”.
“Illegale. Indecente. Indifendibile. Indegno di una qualsiasi Capitale
europea. Potremmo continuare di questo passo e divertirci per allungare
l’elenco degli aggettivi e delle definizioni adatte a ciò che è
accaduto al Colosseo” scrive Paolo Conti in un editoriale sul sito del
Corriere.
“Stiamo valutando l’ipotesi di interruzione di pubblico servizio” afferma intanto la direttrice Rossella Rea.
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PAGINE EBRAICHE GENNAIO 2016
Dialogo, i segnali da cogliere
Come
interpretare le nuove testimonianze di amicizia pervenute dalla Chiesa
cattolica? E come collocarle all’interno di un percorso dialogico che
sembra imprimere una svolta significativa alle relazioni tra ebrei e
cristiani?
Ampio
approfondimento sul tema sul numero di gennaio di Pagine Ebraiche in
distribuzione, che ospita tra gli altri un’intervista al presidente dei
rabbini italiani Giuseppe Momigliano, un intervento del direttore
dell’Osservatore Romano Giovanni Maria Vian e alcune considerazioni del
direttore dell’emittente televisiva cattolica Tv2000 Lucio Brunelli.
Dal
documento sul dialogo recentemente emesso dalla commissione per i
rapporti religiosi con l’ebraismo della Santa Sede alla prossima visita
di Bergoglio nella sinagoga di Roma, terzo papa nella storia a varcare
quella soglia. Molteplici sono gli spunti e gli argomenti che sono
trattati e che costituiscono vivo argomento di riflessione tra i
consiglieri della massima assise dell’ebraismo italiano.
Come
il legame di stretta parentela tra ebraismo e cristianesimo affermato
dai firmatari del documento vaticano. O ancora, il fatto che la Chiesa
debba comprendere l’evangelizzazione rivolta agli ebrei in maniera
diversa “rispetto a quella diretta a coloro che appartengono ad altre
religioni o hanno altre visioni del mondo”. Non ultimo, nella direzione
opposta, un controverso documento firmato da diversi esponenti del
rabbinato internazionale appartenenti alla corrente modern orthodox in
cui si interpreta la nascita del Cristianesimo come parte di un piano
divino per la comune redenzione del mondo.
A
proposito del documento vaticano Lisa Billig, rappresentante
dell’American Jewish Committee in Italia e presso la Santa Sede, su
Vatican Insider-La Stampa sostiene che il principio esplicitato secondo
cui “il riconoscimento che la Torah è per gli ebrei ciò che Cristo è
per i cristiani” segna un ulteriore svolta nei rapporti. “Per
l’interlocutore di fede ebraica, ancora segnato dal ricordo, nei secoli
di storia della Chiesa, di conversioni forzate e dell’insegnamento del
disprezzo’ (per usare la terminologia di Jules Isaac), queste sono
probabilmente le dichiarazioni più significative, che aprono la strada
ad una nuova fiducia e all’apertura al dialogo in corso tra le due fedi
‘fraterne’. Allo stesso tempo – aggiunge – queste stesse affermazioni
avvolte nelle contraddizioni del ‘mistero divino’ aiutano a comprendere
la riluttanza della Commissione a proclamarlo documento ufficiale del
Magistero”. Leggi
ACCOLTA l'istanza della redazione ucei Giornalisti, formazione continua
L'Ordine riconosce l'Unione
L’Unione
delle Comunità Ebraiche Italiane ha ottenuto il riconoscimento come
ente formatore per i giornalisti professionisti italiani vincolati
all’obbligo dell’aggiornamento professionale permanente. L’annuncio
dell’accoglimento dell’istanza presentata dalla redazione giornalistica
dell’Unione e dell’accredito congiunto da parte dell’Ordine nazionale
dei giornalisti e del ministero per le Attività produttive, pervenuto
nelle scorse ore, è stato diffuso a conclusione dei lavori del
Consiglio nazionale dell’Ordine che si sono tenuti in Roma e che hanno
fra l’altro intrapreso l’esame degli interventi mirati al riordino
delle diverse norme della deontologia professionale.
L’Ordine professionale cui sono obbligatoriamente iscritti i
giornalisti professionisti italiani (i giornalisti che hanno superato
l’esame di Stato di abilitazione professionale e che hanno ottenuto il
mitico tesserino rosso) e che esercita la vigilanza e la disciplina
sull’esercizio della professione giornalistica, ha intrapreso negli
scorsi mesi il processo di formazione professionale permanente
dell’intera categoria, assoggettando tutti i giornalisti italiani
all’obbligo di frequenza di corsi di formazione e di aggiornamento al
fine di maturare i crediti necessari al raggiungimento per ogni
triennio di esercizio professionale del quoziente richiesto. L’UCEI
entra così, assieme a numerosi, prestigiosi enti e atenei italiani,
nella rosa degli enti ammessi a organizzare e progettare autonomamente
tali attività di formazione.
I corsi di formazione dedicati a materie di etica dell’informazione e
della comunicazione, orizzonte su cui la redazione giornalistica
dell’Unione ha già maturato una lunga esperienza attraverso
l’organizzazione di seminari e incontri di formazione, ricevono la
valutazione massima dell’Ordine nei criteri di assegnazione dei crediti.
I
corsi si svolgono durante tutto l’anno e in tutte le regioni italiane,
in modo da offrire ai giornalisti un’ampia facoltà di scelta e la
possibilità di combinare la formazione con la propria vita
professionale.
“Si tratta – commenta il direttore della redazione giornalistica
dell’Unione, Guido Vitale, in un messaggio di congratulazioni rivolto
ai colleghi giornalisti che hanno lavorato in questi mesi per ottenere
l’accredito – non solo di un riconoscimento che costituisce una grande
soddisfazione professionale, ma soprattutto di un’occasione importante
per l’intero ebraismo italiano. Formare i giornalisti, metterli in
condizione di comprendere meglio e di raccontare correttamente la
complessità della società in cui viviamo e di questo elemento
essenziale e profondamente radicato nell’identità nazionale che è
l’ebraismo italiano, costituisce il migliore investimento per prevenire
le storture quotidianamente prodotte dal sistema dell’informazione ai
danni di una corretta percezione di Israele, della presenza e
dell’identità ebraica, e più in generale di tutte le culture e le
realtà sociali di minoranza. Il patrimonio ebraico di regole, di
valori, di conoscenze e di esperienze ha molto da dire sul piano
dell’etica dell’informazione; ma anche la corretta conoscenza della
Storia, una stimolante e viva concezione della Memoria della Shoah,
un’equilibrata analisi della realtà di Israele e del conflitto
mediorientale, delle storture messe in rete dagli irresponsabili che
speculano sulla demenza digitale dilagante, sono elementi su cui le
istituzioni dell’ebraismo italiano devono impegnarsi per offrire
maggiori elementi di cultura, di conoscenza e di giudizio. Per questo –
conclude il messaggio – le difficoltà superate nel raggiungere questo
importante traguardo non devono distoglierci dall’obbiettivo di mettere
al lavoro, nel rispetto delle opinioni e delle autonomie di tutti, le
diverse realtà dell’ebraismo italiano al fine di entrare in questo
processo di formazione con un messaggio efficace e positivo. Il
rabbinato italiano e le altre realtà professionali che operano nei
diversi segmenti potranno offrire in questo quadro un contributo
determinante per la riuscita del progetto”.
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LA NOTA DEL PRESIDENTE UCEI
"Liste di odio antiebraico in rete
un pericolo per l'intera società"
"
Il presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna ha commentato:
"Le liste di proscrizione rimandano a un periodo non così lontano in
cui essere indicati come ebrei significava l'allontanamento dal mondo
della scuola e del lavoro.
Per questo è importante il passo compiuto ieri dalla Procura di Roma,
che ha aperto un fascicolo d'inchiesta sui delinquenti che da molti
anni impunemente seminano odio e pregiudizio antiebraico su un
delirante sito web denominato Radio Islam. Si tratta di schede che
contengono informazioni insensate, sconclusionate, inesatte e
diffamatorie, ma la loro stessa esistenza sulla rete costituisce una
violazione dei diritti fondamentali e un pericolo per l'intera
società".
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QUI ROMA - MINORANZE Valdesi, trenta anni di Intesa
“Il
superamento delle discriminazioni ma allo stesso tempo la possibilità
delle religioni di portare la loro testimonianza in un mondo
globalizzato”. Questa la sfida più significativa oggi per le minoranze
religiose in Italia, a trent’anni dalla firma dell’Intesa tra lo Stato
italiano e la Chiesa valdese, secondo Valdo Spini, docente
universitario, ex ministro e direttore della rivista dei Quaderni del
Circolo Rosselli, di cui è stato presentato a Roma, all’Istituto
dell’Enciclopedia Italiana, il numero speciale per celebrare
l’anniversario. Quella stipulata dalla Chiesa valdese fu la prima
Intesa del genere – come ha sottolineato Spini che fu uno dei
protagonisti delle battaglie politiche che portarono alla sua stipula –
e a essa ne poterono seguire altre tra cui quella con l’Unione delle
Comunità Ebraiche Italiane (siglata nel 1989). Il Quaderno (intitolato
Fede e istituzioni. A trent’anni dall’Intesa tra lo Stato italiano e la
Chiesa Valdese, Pacini editore), curato da Francesca Cadeddu, ne
ripercorre dunque la storia e ne analizza gli aspetti politici,
giuridici e istituzionali ma allo stesso tempo affronta i temi della
coscienza civile, etica e religiosa nella società italiana. A
presentarlo, dopo un saluto del vicepresidente dell’Istituto
dell’Enciclopedia Italiana Mario Romano Negri, il moderatore della
Tavola Valdese Eugenio Bernardini, il professor Francesco Margiotta
Broglio, conosciuto come uno dei massimi esperti dei complessi rapporti
fra lo Stato e le religioni, e il giurista ed ex presidente della Corte
costituzionale Cesare Mirabelli. Leggi |
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Ricordiamo |
La
storia è una madre scarmigliata, sbigottita. Ha perduto i gioielli che
una volta l’ornavano. “Testimone dei tempi, luce della verità, vita
della memoria, maestra di vita, messaggera dell’antichità”, chi la
loderebbe ancora con le parole di Cicerone? E chi ormai la corteggia,
questa ‘magistra’ infelice, che non hai mai saputo educare i propri
figli? Il mondo digitale fluisce, riluce, svanisce. Non è la durata
della storia, che ci interessa, ma quella breve dell’evento. Chi sa
ricaricarla, la batteria del passato, come si fa a riaccenderla e a
quale scopo? La tradizione rabbinica, che di memoria si nutre, può
forse aiutarci a distinguere l’essenziale. “Ricordati cosa ti fece
Amalec”, recita il Deuteronomio (25. 17). Questo ‘ricorda’, che
costituisce uno dei 248 precetti positivi, è da osservarsi in ogni
luogo e in ogni tempo. Poco importa che del popolo degli amaleciti si
sia persa la cognizione esatta.
Giulio Busi, Freie Universitaet Berlin Leggi
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Identità stagionale
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Nelle
scorse settimane molti politici e opinionisti si sono lanciati in
rumorose crociate per difendere il presepe o i canti di Natale nelle
scuole pubbliche, rivendicando a gran voce il peso della tradizione
cristiana nella cultura italiana. Persino qualche voce ebraica mi è
parsa dar loro ragione. Nessuno, però, sembra essersi chiesto cosa
succede nel resto dell’anno. E, diciamoci la verità, la risposta a
questa domanda – se confrontata con la passione dedicata in questi
giorni a questioni tutto sommato secondarie – appare piuttosto
sconcertante. Nello studio della letteratura latina difficilmente si
arriva agli autori cristiani, che pure sarebbero previsti dai programmi
scolastici; le citazioni bibliche nei testi letterari non sempre
vengono messe in evidenza dai libri di testo, e persino autori come
Dante e Manzoni vengono talvolta letti in chiave forzatamente laica.
Non mi risulta che qualcuno abbia avuto da ridire per questo, o abbia
sollevato polemiche. Sembra, dunque, che per qualcuno la vera esigenza
non sia approfondire sul serio la conoscenza della tradizione
cristiana, ma solo brandire qualche elemento esteriore del
cristianesimo come una bandiera per marcare le differenze e far sentire
gli ‘altri’ fuori posto. E visto che tra gli ‘altri’ ci siamo anche
noi, forse vale la pena spendere ogni tanto due parole – parole di
italiani che considerano Dante e Manzoni parte del proprio bagaglio
culturale – per far notare quanto certe polemiche stagionali siano, a
ben vedere, del tutto pretestuose.
Anna Segre, insegnante Leggi
Radio Islam |
“Radio
Islam è contro tutti i tipi e forme di razzismo, perciò è contro il
razzismo ebraico verso i non-ebrei e gli obiettivi del sionismo
internazionale”; sicuramente neanche Aristotele, padre dei sillogismi,
poteva arrivare a conclusioni logiche così ardite. Ma Ahmed Rami, il
fondatore di Radio Islam, “dissidente” marocchino, negazionista della
Shoah e grande amico di Robert Faurisson, è riuscito finalmente a
dimostrare come l’antisemitismo non sia sinonimo di odio e violenza.
Chiunque potrebbe finire facilmente nella trappola, e ingannarsi che
questo portale – da pochi giorni sotto accusa ed inserito in un
fascicolo della procura di Roma – non sia nient’altro che un sito
religioso creato per la comprensione o la diffusione della religione
musulmana.
Francesco Moises Bassano, studente
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