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24 dicembre  2015 - 12 Tevet 5776
PAGINE EBRAICHE 24

ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav


Elia Richetti,
rabbino
Al momento di benedire i figli di Yosèf, Ya’aqòv afferma di avere a disposizione una parte in più di Eretz Israel da distribuire, una parte “che ho preso dagli Emorei con la mia spada e col mio arco”.
La cosa è strana, perché in tutto il racconto precedente non abbiamo mai visto che Ya’aqòv avesse conquistato militarmente territori in terra di Kenà’an. È per questo che il Targum di Onkelos traduce i termini “spada” e “arco” con “preghiera” e “richiesta”.
A questo punto è logico domandarci perché la richiesta a D.o sia paragonata ad un arco. La risposta l’ha data il Rebbe di Kotzk: con l’arco, quanto più si tira verso di sé la corda tanto più la freccia va lontano; e con la Tefillah, quanto più ci si concentra in se stessi, tanto più la Tefillah sale.
 
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Sergio
Della Pergola,
Università
Ebraica
Di Gerusalemme
Qual è la differenza fra il sito antisemita, negazionista, razzista, filo-terrorista, in una parola demenziale, di Radio Islam e le sue grottesche liste di "ebrei influenti", e le posizioni prese in pubblico da esponenti della vita politica come Manlio Di Stefano? In pratica nessuna: li accomunano l'ignoranza, l'odio e la sobillazione a perseguitare e a commettere crimini, inclusa la violenza fisica contro le persone e la comunità.
I recenti studi sull'antisemitismo dimostrano che esistono fondamentalmente tre matrici antisemite. La prima (ben presente nel menu principale del sito Radio Islam) è quella classica dei Protocolli che attribuisce agli ebrei strapotere finanziario, mediatico e politico. La seconda (evidenziata da Radio Islam) è quella che nega l'esistenza della Shoah, o la minimizza a nota a margine della seconda guerra mondiale. La terza (ovviamente centrale a Radio Islam) è quella che demonizza lo Stato d'Israele e ne fa diventare l'esistenza la madre di tutti i mali fino al putativo sistematico sterminio dei palestinesi.
 
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Israele, torna la violenza
Il rabbino Reuven Biermacher e Ofer Ben Ari sono i nomi delle due vittime dell’attentato di ieri a Gerusalemme, dove due palestinesi armati di coltello hanno attaccato nei pressi della Porta di Giaffa i passanti. I due attentatori sono stati uccisi dalle forze di sicurezza israeliane. A dare un certo rilievo alla notizia in Italia, solo Avvenire che sottolinea come, in base alle ricostruzioni, “uno dei due israeliani deceduti sarebbe stato colpito dal fuoco amico della polizia” mentre non è chiaro se i due attentatori fossero affiliati a Hamas o ad altra organizzazione terroristica. A riguardo, lo Shin Bet ha annunciato di aver smantellato non lontano da Gerusalemme una vasta cellula terroristica di Hamas che “progettava attentati dinamitardi e attacchi suicidi in Israele”. In queste ore un altro attentato ha invece avuto luogo in Cisgiordania: due guardie di sicurezza sono state ferite da un terrorista nei pressi di Ariel.

Museo della Shoah di Roma e la posa della prima pietra. Con un emendamento alla legge di Stabilità il governo ha stanziato tre milioni di euro per la realizzazione del Museo della Shoah di Roma. A luglio, scrive il Corriere della Sera nelle sue pagine romane, è prevista la posa della prima pietra. “È un momento importante, – dichiara al quotidiano di via Solferino Luca Zevi, architetto responsabile del progetto museale – si conclude un ciclo amministrativo molto complesso, e adesso finalmente non solo la città ma l’Italia potrà avere il Museo”. I prossimi passi, riporta ancora il Corriere, sono già stati decisi: tutte le procedure sono state espletate, compresa l’aggiudicazione definitiva, quindi adesso il Campidoglio dovrà firmare il contratto con l’impresa aggiudicatrice e, presumibilmente nella prossima estate, a Villa Torlonia (luogo in cui sorgerà il museo), dovrebbero iniziare i lavori.

Israelitico, la decisione della Regione per la riapertura. In una nota diffusa nelle scorse ore la Regione Lazio fa sapere che sono state avviate “le procedure per lo sblocco, seppur parziale, delle attività degli ambulatori collegati all’ospedale Israelitico”. “Per l’ospedale e l’ambulatorio di via Veronese 59 – si legge nella nota – si provvederà in tempi brevi, dopo la presentazione dei documenti richiesti dai verbali, al rilascio del provvedimento di autorizzazione a esercitare l’attività sanitaria”(Repubblica Milano).

La lettera dell’imam a un ebreo. Sul Corriere Sette, il giornalista Stefano Jesurum riporta la lettera ricevuta dall’imam di Trieste Nader Akkad, incontrato dopo una manifestazione legata ai fatti di Parigi in cui l’imam aveva dichiarato dal palco “Noi al fianco dei nostri fratelli ebrei”. Nella lettera inviata a Jesurum, Akkad parla di terrorismo e islamofobia e scrive che “Capire l’odio e la paura collettiva verso di noi vuol dire capire fino in fondo l’orrore subìto da voi. Battiamoci insieme”. “Le due comunità, ebraica e islamica, – continua l’imam – lavorino assieme anche affinché torni la pace in Israele e in Palestina, due Stati amici per due popoli fraterni”.

Libia, l’Onu e il ruolo italiano. Le Nazioni Unite hanno approvato all’unanimità la risoluzione per la nascita di un governo di unità nazionale in Libia (frutto dell’accordo siglato a Tabruk dalle due fazioni).Venti i punti da seguire per il nuovo esecutivo, caldeggiato dall’Italia, e che dovrebbe diventare un presidio per arginare l’Isis nel Nord Africa (Corriere).
 
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  davar
dopo i servizi sull'attentato a gerusalemme
Israele contro i canali Cnn e Cbs:
"La vostra è falsa informazione"

Ancora un giorno di attentati terroristici. In Cisgiordania, nei pressi di Ariel, la mattinata si è aperta con due poliziotti di frontiera feriti da un palestinese armato di coltello. L'aggressore ventiduenne è stato ucciso mentre i due agenti sono stati ricoverati in condizioni moderate all'ospedale Beilinson di Petah Tikvah. Successivamente a Hebron un ragazzo palestinese di venticinque anni ha cercato di accoltellare degli agenti a un posto di controllo mentre nella zona Geva Binyamin un suo coetaneo cercava di investire dei soldati israeliani. Entrambi gli attentatori non hanno fatto vittime e sono stati uccisi dalle forze di sicurezza israeliane. Due è invece il conto delle vittime dell'attentato di ieri a Gerusalemme riguardo al quale è nata una polemica tra l'ufficio del Primo ministro israeliano e le emittenti televisive americane Cnn e Cbs. Da Gerusalemme è partita, infatti, una lettera che lamenta il modo in cui è stata riportata la notizia dai giornalisti dei due canali, ovvero parlando genericamente di quattro morti nella Capitale senza fare distinzioni tra vittime e terroristi. Differenza che invece è stata fatta dal New York Times e che ha scatenato altrettante polemiche: “due aggressori palestinesi uccisi, due israeliani morti”, riportava il titolo dell'autorevole quotidiano a cui sui social in molti hanno chiesto perché per i palestinesi si parlasse di “uccisione” mentre per gli israeliani di “morte”.
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israele 
Le vite di rav Reuben e di Ofer,
spezzate da odio e terrorismo

Sale a ventiquattro il bilancio delle vittime israeliane dell’ultima ondata di violenza perpetrata da terroristi palestinesi, perlopiù armati di coltelli, che ha colpito il Paese.
A perdere la vita ieri, in un attacco che si è consumato alla Porta di Giaffa nella città vecchia di Gerusalemme, il rabbino Reuben Birmajer, originario di Buenos Aires e Ofer Ben Ari, ucciso accidentalmente da una pallottola vagante nello scontro tra la polizia e gli attentatori.
Durante l’aggressione dei due ventenni palestinesi, poi immobilizzati dagli agenti, è stata accoltellata un’altra persona, la cui identità è ancora ignota. Ben Ari, 46 anni, lascia una moglie e due figlie; i suoi funerali avranno luogo oggi pomeriggio a Gerusalemme. A ricordarlo, una delle sue figlie di sedici anni: “Mio padre – ha dichiarato commossa – era un eroe, un uomo d’oro che non ha mai fatto male a nessuno”. “Era sempre di supporto – ha continuato la ragazza – è dura quando una persona così straordinaria muore. È davvero inconcepibile”.
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l'aiuto degli ebrei canadesi ai profughi siriani
Solidarietà, l’esempio di Abramo
Ebrei e musulmani insieme per aiutare i profughi siriani? È possibile.
A lanciare questa nuova sfida è la congregazione ebraica riformata di Montreal del Tempio Emanu-El Beth Sholom in collaborazione con il Canadian Council of Muslim Women, che questo mese si sono incontrati e confrontati durante una serata organizzata dal Ffeu, Foundation for Ethnic Understanding, l’associazione newyorkese che promuove il dialogo interreligioso, in collaborazione con il centro no profit Crarr (Centre for Research-Action on Race Relations).
L’occasione ha permesso al tempio Emanu-El di presentare l’iniziativa avviata a settembre per cercare di tamponare l’emergenza profughi.
“A Rosh Hashanah – ha spiegato Lisa Grushcow, una delle principali animatrici – abbiamo proposto ai membri della nostra congregazione di avviare una raccolta fondi per prenderci a carico delle famiglie di rifugiati siriani. Il risultato è stato sorprendente; in meno di un mese abbiamo raccolto 70mila dollari”.

(Nell’immagine, il primo ministro canadese Trudeau accoglie dei rifugiati siriani)
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sapori - la tradizione degli ebrei americani
Per il 24? Si prenota al cinese
“L’associazione dei ristoranti cinesi degli Stati Uniti desidera estendere i suoi più sentiti ringraziamenti al popolo ebraico. Non capiamo fino in fondo le vostre abitudini alimentari, ma siamo orgogliosi e grati che il vostro Dio insista che mangiate cibo cinese a Natale”. Questo cartello esposto nei ristoranti cinesi di New York ha già fatto da tempo il giro del web, ma il mondo si interroga ancora sul quesito di fondo: perché gli ebrei mangiano cinese a Natale? Che sia ormai una tradizione centenaria, soprattutto in America dove è nata ma ormai diffusa ben oltre l’Atlantico, è un dato di fatto comprovato dalle statistiche. Lo dimostrano i numeri, quelli delle prenotazioni dei ristoranti cinesi (Shun Lee West, nell’Upper East Side di Manhattan, registra 1300 richieste ogni anno la sera della vigilia), ma anche quelli di Google, dove nel periodo delle feste si registra ogni anno dal 2004, il termine ultimo per cui sono disponibili i dati, un picco di ricerche sui ristoranti cinesi (non che si sappia per certo che a digitare siano ebrei, ma si cerca di mettere insieme tutti gli indizi come si può).
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(1926-2015) -
Marcella Treves Momigliano
Una donna di altri tempi, ma assolutamente moderna di mentalità e di concezione. Una colonna della Adei Wizo di Torino, di cui è stata Vicepresidente per lunghissimi anni e una presenza costante nelle istituzioni e manifestazioni comunitarie torinesi e dove occorreva “dare una mano”.
Domenica scorsa si è spenta improvvisamente ma serenamente Marcella Treves Momigliano, a pochi mesi del compimento del suo 90° compleanno: una figura luminosa, come ha sottolineato rav Alberto Somekh al rito funebre celebrato unitamente a rav Ariel Di Porto e a rav Luciano Caro, nel Cimitero ebraico di Torino, luminosa e un esempio vivo, costruttivo e molte ebraico per i figli Livia e Roberto e per i nipoti, tra cui Alice Fubini nostra collaboratrice.

  pilpul
Setirot - Le feste degli altri
Leggendo un interessante articolo di Monika Bulaj su Repubblica (lei è una giornalista, fotografa, scrittrice, antropologa polacca che anni fa ha vinto un Visual Art Grant della European Association for Jewish Culture) apprendo che, per la prima volta negli ultimi 457 anni, per via del calendario lunare dei musulmani, la notte tra il 24 e il 25 dicembre ricorrerà l’anniversario sia della nascita di Gesù che di quella di Maometto. Coincidenze che impongono di riflettere, ancor più in questi tempi. E che – come ha fatto notare Enzo Bianchi della Comunità di Bose – dovrebbero "scuoterci dal nostro analfabetismo nel dialogo islamo-cristiano". 

Stefano Jesurum, giornalista
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In ascolto - Il mandolino di Avi
“Negli anni '50 ogni kibbutz aveva la sua orchestra di mandolini. Per certi versi la dirigenza temeva di crescere pianisti e violinisti virtuosi che avrebbero lasciato il kibbutz o peggio Israele, per fare carriera in Europa e in America. Il mandolino invece rassicurava, i pionieri pensavano che essendo uno strumento popolare non avrebbe mai strappato alla loro terra i giovani musicisti per portarli sulla scena internazionale”, racconta Avi Avital, mandolinista israeliano dal talento straordinario, che in questi giorni ha tenuto concerti al Teatro dal Verme di Milano e a Palazzo Cusani a Parma, il primo mandolinista al mondo a ricevere una nomination per il Grammy Award come “Best Instrumental Soloist” (2010).
“Beh, con te è successo”, commento io. Avi sorride. È nato nel 1978 nella biblica Beer Sheva, punto di accoglienza dei flussi migratori da Stati arabi, Russia ed Etiopia, crocevia commerciale e spazio musicale multietnico che il 20 novembre 1948 festeggiò l'annessione allo stato di Israele con un concerto diretto da Leonard Bernstein.


Maria Teresa Milano
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Time Out - Formazione ebraica
Spero davvero che la lettera che ha rivolto rav Laras all’ebraismo italiano sia stata letta dalle dirigenze che devono fondare il futuro delle nostre comunità.
Per farlo è necessario analizzare in maniera critica e non strumentale ciò che, fino ad oggi, non ha funzionato perfettamente. In primis la diminuzione del numero di ebrei in Italia, in parte per un fattore negativo, quello dei matrimoni misti, in parte per uno positivo che riguarda le aliyoth.
Non solo di numeri dobbiamo però parlare, ma anche dell’impostazione stessa delle comunità ebraiche. Come ha ricordato rav Laras, di cultura ebraica si è parlato troppo spesso, meno e poco di Torah e popolo ebraico
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Daniel Funaro
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Guerre stellari
Che la forza sia con me, affinché superi indenne l’onda d’urto dell’indigestione mediatica (nonostante la televisione in casa sia più un soprammobile acchiappa-polvere che altro, ma non c’è scampo) per il ritorno di Guerre stellari… Non ne ho visto uno, eppure confesso di conoscere i principali interpreti dei sei film precedenti, grazie all’enciclopedia per bambini dei personaggi dalla A alla Z (che poi non ho mai capito perché gli episodi più vecchi non siano numerati da uno in poi, come logica vorrebbe, ma lasciamo perdere).
Il primo quesito shabbatico post Chanukkah ha riguardato proprio il regalo più bello ricevuto dai figlioli l’ultima sera della festa, ovvero una mega astronave di Guerre Stellari della Lego da montare comodamente in soli 703 pezzi (o forse 707, ho rimosso)
.

Sara Valentina Di Palma
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