
Elia Richetti,
rabbino
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Al
momento di benedire i figli di Yosèf, Ya’aqòv afferma di avere a
disposizione una parte in più di Eretz Israel da distribuire, una parte
“che ho preso dagli Emorei con la mia spada e col mio arco”.
La cosa è strana, perché in tutto il racconto precedente non abbiamo
mai visto che Ya’aqòv avesse conquistato militarmente territori in
terra di Kenà’an. È per questo che il Targum di Onkelos traduce i
termini “spada” e “arco” con “preghiera” e “richiesta”.
A questo punto è logico domandarci perché la richiesta a D.o sia
paragonata ad un arco. La risposta l’ha data il Rebbe di Kotzk: con
l’arco, quanto più si tira verso di sé la corda tanto più la freccia va
lontano; e con la Tefillah, quanto più ci si concentra in se stessi,
tanto più la Tefillah sale.
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Sergio
Della Pergola,
Università
Ebraica
Di Gerusalemme
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Qual
è la differenza fra il sito antisemita, negazionista, razzista,
filo-terrorista, in una parola demenziale, di Radio Islam e le sue
grottesche liste di "ebrei influenti", e le posizioni prese in pubblico
da esponenti della vita politica come Manlio Di Stefano? In pratica
nessuna: li accomunano l'ignoranza, l'odio e la sobillazione a
perseguitare e a commettere crimini, inclusa la violenza fisica contro
le persone e la comunità.
I recenti studi sull'antisemitismo dimostrano che esistono
fondamentalmente tre matrici antisemite. La prima (ben presente nel
menu principale del sito Radio Islam) è quella classica dei Protocolli
che attribuisce agli ebrei strapotere finanziario, mediatico e
politico. La seconda (evidenziata da Radio Islam) è quella che nega
l'esistenza della Shoah, o la minimizza a nota a margine della seconda
guerra mondiale. La terza (ovviamente centrale a Radio Islam) è quella
che demonizza lo Stato d'Israele e ne fa diventare l'esistenza la madre
di tutti i mali fino al putativo sistematico sterminio dei palestinesi.
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Israele, torna la violenza |
Il
rabbino Reuven Biermacher e Ofer Ben Ari sono i nomi delle due vittime
dell’attentato di ieri a Gerusalemme, dove due palestinesi armati di
coltello hanno attaccato nei pressi della Porta di Giaffa i passanti. I
due attentatori sono stati uccisi dalle forze di sicurezza israeliane.
A dare un certo rilievo alla notizia in Italia, solo Avvenire che
sottolinea come, in base alle ricostruzioni, “uno dei due israeliani
deceduti sarebbe stato colpito dal fuoco amico della polizia” mentre
non è chiaro se i due attentatori fossero affiliati a Hamas o ad altra
organizzazione terroristica. A riguardo, lo Shin Bet ha annunciato di
aver smantellato non lontano da Gerusalemme una vasta cellula
terroristica di Hamas che “progettava attentati dinamitardi e attacchi
suicidi in Israele”. In queste ore un altro attentato ha invece avuto
luogo in Cisgiordania: due guardie di sicurezza sono state ferite da un
terrorista nei pressi di Ariel.
Museo della Shoah di Roma e la posa della prima pietra. Con un
emendamento alla legge di Stabilità il governo ha stanziato tre milioni
di euro per la realizzazione del Museo della Shoah di Roma. A luglio,
scrive il Corriere della Sera nelle sue pagine romane, è prevista la
posa della prima pietra. “È un momento importante, – dichiara al
quotidiano di via Solferino Luca Zevi, architetto responsabile del
progetto museale – si conclude un ciclo amministrativo molto complesso,
e adesso finalmente non solo la città ma l’Italia potrà avere il
Museo”. I prossimi passi, riporta ancora il Corriere, sono già stati
decisi: tutte le procedure sono state espletate, compresa
l’aggiudicazione definitiva, quindi adesso il Campidoglio dovrà firmare
il contratto con l’impresa aggiudicatrice e, presumibilmente nella
prossima estate, a Villa Torlonia (luogo in cui sorgerà il museo),
dovrebbero iniziare i lavori.
Israelitico, la decisione della Regione per la riapertura. In una nota
diffusa nelle scorse ore la Regione Lazio fa sapere che sono state
avviate “le procedure per lo sblocco, seppur parziale, delle attività
degli ambulatori collegati all’ospedale Israelitico”. “Per l’ospedale e
l’ambulatorio di via Veronese 59 – si legge nella nota – si provvederà
in tempi brevi, dopo la presentazione dei documenti richiesti dai
verbali, al rilascio del provvedimento di autorizzazione a esercitare
l’attività sanitaria”(Repubblica Milano).
La lettera dell’imam a un ebreo. Sul Corriere Sette, il giornalista
Stefano Jesurum riporta la lettera ricevuta dall’imam di Trieste Nader
Akkad, incontrato dopo una manifestazione legata ai fatti di Parigi in
cui l’imam aveva dichiarato dal palco “Noi al fianco dei nostri
fratelli ebrei”. Nella lettera inviata a Jesurum, Akkad parla di
terrorismo e islamofobia e scrive che “Capire l’odio e la paura
collettiva verso di noi vuol dire capire fino in fondo l’orrore subìto
da voi. Battiamoci insieme”. “Le due comunità, ebraica e islamica, –
continua l’imam – lavorino assieme anche affinché torni la pace in
Israele e in Palestina, due Stati amici per due popoli fraterni”.
Libia, l’Onu e il ruolo italiano. Le Nazioni Unite hanno approvato
all’unanimità la risoluzione per la nascita di un governo di unità
nazionale in Libia (frutto dell’accordo siglato a Tabruk dalle due
fazioni).Venti i punti da seguire per il nuovo esecutivo, caldeggiato
dall’Italia, e che dovrebbe diventare un presidio per arginare l’Isis
nel Nord Africa (Corriere).
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israele
Le vite di rav Reuben e di Ofer,
spezzate da odio e terrorismo
Sale
a ventiquattro il bilancio delle vittime israeliane dell’ultima ondata
di violenza perpetrata da terroristi palestinesi, perlopiù armati di
coltelli, che ha colpito il Paese.
A perdere la vita ieri, in un attacco che si è consumato alla Porta di
Giaffa nella città vecchia di Gerusalemme, il rabbino Reuben Birmajer,
originario di Buenos Aires e Ofer Ben Ari, ucciso accidentalmente da
una pallottola vagante nello scontro tra la polizia e gli attentatori.
Durante l’aggressione dei due ventenni palestinesi, poi immobilizzati
dagli agenti, è stata accoltellata un’altra persona, la cui identità è
ancora ignota. Ben Ari, 46 anni, lascia una moglie e due figlie; i suoi
funerali avranno luogo oggi pomeriggio a Gerusalemme. A ricordarlo, una
delle sue figlie di sedici anni: “Mio padre – ha dichiarato commossa –
era un eroe, un uomo d’oro che non ha mai fatto male a nessuno”. “Era
sempre di supporto – ha continuato la ragazza – è dura quando una
persona così straordinaria muore. È davvero inconcepibile”. Leggi
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sapori - la tradizione degli ebrei americani
Per il 24? Si prenota al cinese
“L’associazione
dei ristoranti cinesi degli Stati Uniti desidera estendere i suoi più
sentiti ringraziamenti al popolo ebraico. Non capiamo fino in fondo le
vostre abitudini alimentari, ma siamo orgogliosi e grati che il vostro
Dio insista che mangiate cibo cinese a Natale”. Questo cartello esposto
nei ristoranti cinesi di New York ha già fatto da tempo il giro del
web, ma il mondo si interroga ancora sul quesito di fondo: perché gli
ebrei mangiano cinese a Natale? Che sia ormai una tradizione
centenaria, soprattutto in America dove è nata ma ormai diffusa ben
oltre l’Atlantico, è un dato di fatto comprovato dalle statistiche. Lo
dimostrano i numeri, quelli delle prenotazioni dei ristoranti cinesi
(Shun Lee West, nell’Upper East Side di Manhattan, registra 1300
richieste ogni anno la sera della vigilia), ma anche quelli di Google,
dove nel periodo delle feste si registra ogni anno dal 2004, il termine
ultimo per cui sono disponibili i dati, un picco di ricerche sui
ristoranti cinesi (non che si sappia per certo che a digitare siano
ebrei, ma si cerca di mettere insieme tutti gli indizi come si può).
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(1926-2015)
-
Marcella Treves Momigliano
Una
donna di altri tempi, ma assolutamente moderna di mentalità e di
concezione. Una colonna della Adei Wizo di Torino, di cui è stata
Vicepresidente per lunghissimi anni e una presenza costante nelle
istituzioni e manifestazioni comunitarie torinesi e dove occorreva
“dare una mano”.
Domenica scorsa si è spenta improvvisamente ma serenamente Marcella
Treves Momigliano, a pochi mesi del compimento del suo 90° compleanno:
una figura luminosa, come ha sottolineato rav Alberto Somekh al rito
funebre celebrato unitamente a rav Ariel Di Porto e a rav Luciano Caro,
nel Cimitero ebraico di Torino, luminosa e un esempio vivo, costruttivo
e molte ebraico per i figli Livia e Roberto e per i nipoti, tra cui
Alice Fubini nostra collaboratrice.
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Setirot
- Le feste degli altri |
Leggendo
un interessante articolo di Monika Bulaj su Repubblica (lei è una
giornalista, fotografa, scrittrice, antropologa polacca che anni fa ha
vinto un Visual Art Grant della European Association for Jewish
Culture) apprendo che, per la prima volta negli ultimi 457 anni, per
via del calendario lunare dei musulmani, la notte tra il 24 e il 25
dicembre ricorrerà l’anniversario sia della nascita di Gesù che di
quella di Maometto. Coincidenze che impongono di riflettere, ancor più
in questi tempi. E che – come ha fatto notare Enzo Bianchi della
Comunità di Bose – dovrebbero "scuoterci dal nostro analfabetismo nel
dialogo islamo-cristiano".
Stefano Jesurum, giornalista
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In ascolto - Il mandolino di Avi |
“Negli
anni '50 ogni kibbutz aveva la sua orchestra di mandolini. Per certi
versi la dirigenza temeva di crescere pianisti e violinisti virtuosi
che avrebbero lasciato il kibbutz o peggio Israele, per fare carriera
in Europa e in America. Il mandolino invece rassicurava, i pionieri
pensavano che essendo uno strumento popolare non avrebbe mai strappato
alla loro terra i giovani musicisti per portarli sulla scena
internazionale”, racconta Avi Avital, mandolinista israeliano dal
talento straordinario, che in questi giorni ha tenuto concerti al
Teatro dal Verme di Milano e a Palazzo Cusani a Parma, il primo
mandolinista al mondo a ricevere una nomination per il Grammy Award
come “Best Instrumental Soloist” (2010).
“Beh, con te è successo”, commento io. Avi sorride. È nato nel 1978
nella biblica Beer Sheva, punto di accoglienza dei flussi migratori da
Stati arabi, Russia ed Etiopia, crocevia commerciale e spazio musicale
multietnico che il 20 novembre 1948 festeggiò l'annessione allo stato
di Israele con un concerto diretto da Leonard Bernstein.
Maria Teresa Milano
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Time Out - Formazione ebraica |
Spero
davvero che la lettera che ha rivolto rav Laras all’ebraismo italiano
sia stata letta dalle dirigenze che devono fondare il futuro delle
nostre comunità.
Per farlo è necessario analizzare in maniera critica e non strumentale
ciò che, fino ad oggi, non ha funzionato perfettamente. In primis la
diminuzione del numero di ebrei in Italia, in parte per un fattore
negativo, quello dei matrimoni misti, in parte per uno positivo che
riguarda le aliyoth.
Non solo di numeri dobbiamo però parlare, ma anche dell’impostazione
stessa delle comunità ebraiche. Come ha ricordato rav Laras, di cultura
ebraica si è parlato troppo spesso, meno e poco di Torah e popolo
ebraico.
Daniel Funaro
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Guerre stellari |
Che
la forza sia con me, affinché superi indenne l’onda d’urto
dell’indigestione mediatica (nonostante la televisione in casa sia più
un soprammobile acchiappa-polvere che altro, ma non c’è scampo) per il
ritorno di Guerre stellari… Non ne ho visto uno, eppure confesso di
conoscere i principali interpreti dei sei film precedenti, grazie
all’enciclopedia per bambini dei personaggi dalla A alla Z (che poi non
ho mai capito perché gli episodi più vecchi non siano numerati da uno
in poi, come logica vorrebbe, ma lasciamo perdere).
Il primo quesito shabbatico post Chanukkah ha riguardato proprio il
regalo più bello ricevuto dai figlioli l’ultima sera della festa,
ovvero una mega astronave di Guerre Stellari della Lego da montare
comodamente in soli 703 pezzi (o forse 707, ho rimosso).
Sara Valentina Di Palma
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