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27 dicembre 2015 - 15 Tevet 5776
PAGINE EBRAICHE 24

ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav
Benedetto
Carucci Viterbi,
rabbino
Reuven – che come primogenito era destinato alla funzione regale e sacerdotale – perde queste prerogative per la sua impulsività/impetuosità. Chi si occupa della collettività, ma non solo lui, deve avere la capacità di riflettere prima di agire.
David Bidussa,
storico sociale
delle idee
La discussione se gli entusiasti della fede (di qualsiasi fede) siano una testimonianza dell’interpretazione corretta del testo, una smentita o un tradimento non tocca il centro del problema. La loro scelta non riguarda la morale, la legge, o le regole, ma è volta a dare senso o meno alla loro biografia. Forse riguarda anche una condizione di crisi del vissuto religioso. Quando le religioni storiche o le forme consolidate dell’adesione al religioso non sono più all’altezza dei bisogni e delle attese degli individui, se ne formano altre. La tolleranza non è l’ingrediente indispensabile.
L'Isis e la minaccia
allo Stato d'Israele
Ci stiamo avvicinando a voi, il castigo sarà duro, la Palestina sarà la vostra tomba”. È la minaccia del leader dello Stato Islamico Abu Bakr al Baghdadi che ha promesso guerra agli ebrei e a Israele nel primo audio diffuso dopo sette mesi di silenzio, in cui chiama a raccolta i fedeli per combattere le battaglie del Califfato. Oltre a Israele, al Baghdadi si scaglia contro la coalizione anti Isis (americani, russi e l’Arabia Saudita). Un nuovo messaggio che arriva, sottolinea il Corriere della sera, nel contesto delle segnalazioni dell’intelligence austriaca, che fanno temere possibili attacchi in luoghi affollati di diverse capitali europee a capodanno. È dunque alta l’allerta, specialmente dopo l’arresto il 22 dicembre a Sarajevo di undici militanti, sospettati dalla procura di pianificare un attentato per la notte del 31 dicembre.

Ministri al lavoro sulla sicurezza. “Il comunicato di Al Baghdadi, al di là delle verifiche necessarie che non si fanno all’impronta, vuole esibire forza in un momento che invece è di vera difficoltà militare. Certamente Daesh non va sottovalutato, la sfida sarà lunga, ma l’azione della comunità internazionale è diventata più efficace”. Sono parole di rassicurazione quelle del ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, intervistato da Repubblica, di fronte ai nuovi allarmi sul fronte del terrorismo. Sull’allerta lanciata dall’Austria invita dunque alla cautela: “La polizia austriaca parla di persone che sono state segnalate. Non trasformerei questo in nulla di più o di meno rispetto allo scenario in cui siamo da mesi: nulla di più perché non ci sono informazioni precise su luoghi, date, dettagli particolari. Nulla di meno perché in Italia come in Europa tutti abbiamo ben chiaro quello che Daesh e i suoi accoliti hanno compiuto e possono compiere. Lavoriamo per la sicurezza – il suo appello – senza lasciarci fuorviare”. D’accordo il ministro dell’Interno Angelino Alfano: “Mai sottovalutare nulla – ha detto in un’intervista al Corriere – ma non possiamo nemmeno farci paralizzare”.

Israele, un bilancio di tre mesi di terrore. Sono molti i giornali italiani a fare il bilancio, con la consueta unilateralità, dell’ultima spirale di violenze scoppiata in Israele ormai tre mesi fa, denominata dai media “Intifada dei coltelli”, a causa della quale hanno perso la vita circa 150 persone. “Non passa giorno senza un tentativo di accoltellamento o l’uso dell’auto come ariete per investire passanti o soldati israeliani di guardia ai check-point e ai principali incroci stradali”, scrive Repubblica, e non hanno fatto eccezione le ultime giornate in cui attacchi terroristici palestinesi con armi da taglio e automobili sono stati sventati dalle forze dell’ordine israeliane a Gerusalemme e in Cisgiordania.
 
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  davar
l'analisi del demografo sergio della pergola 
Un uomo solo al comando 
Il numero di gennaio del giornale dell’ebraismo italiano Pagine Ebraiche, attualmente in distribuzione, pubblica un’analisi del demografo e politologo Sergio Della Pergola sulla situazione politica in Israele. Eccone il testo.

Il programma Horizon 2020 dell’Unione Europea, tramite l’European Research Council (ERC), assegna fondi di ricerca a giovani scienziati d’eccellenza. Quest’anno su 2.920 proposte ricevute 291 sono state premiate ciascuna con una cifra fra 1,5 e 2,5 milioni di euro. I giovani ricercatori israeliani partecipano alla competizione e nell’ultimo concorso hanno vinto 24 delle 291 borse. Su 23 paesi partecipanti con almeno un vincitore, Israele con 24 premiati si classifica al quinto posto assoluto come numero, dopo l’Inghilterra con 48, la Germania con 47, l’Olanda con 32, e la Francia con 29. Seguono la Svizzera con 21 e l’Italia al settimo posto con 18. Secondo la cittadinanza dei vincitori, Israele si classifica al terzo posto alla pari con la Francia (24 vincitori ciascuna), dopo la Germania (50) e l’Italia (31) – dato questo di grande interesse perché dimostra che l’eccellenza italiana esiste ma si manifesta in gran parte in centri di ricerca collocati all’estero. Ma tornando a Israele, il paese si piazza al primo posto assoluto in Europa col più alto numero di premiati in rapporto al numero di abitanti. Questi dati confermano il livello di eccellenza delle università israeliane e portano una ventata di ottimismo in un periodo in cui ci si chiede se la provata capacità scientifica che ha fruttato numerosi premi Nobel negli ultimi anni possa essere trasmessa alle generazioni più giovani. Ebbene, senza dubbio sì: Israele occupa sempre un ruolo dominante nella creatività scientifica a livello europeo e mondiale. Tutto ciò equivale a un certificato di buona condotta del sistema universitario israeliano che viene gestito da un organo di autogoverno fin qui in gran parte autonomo da ingerenze politiche, il Consiglio per l’Istruzione Superiore, noto con la sigla ebraica di Malàg.

Sergio Della Pergola, Università Ebraica di Gerusalemme

da Pagine Ebraiche, gennaio 2016

(La vignetta è di Michel Kichka)

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uk - al via la conferenza internazionale
Limmud, ebraismo a confronto
Sono numeri da record quelli della trentacinquesima edizione del convegno annuale del Limmud International, la cinque giorni di lezioni, laboratori, performance e molto altro legati all’apprendimento dell’ebraismo. L’evento, soprannominato da alcuni come “la madre di tutte le conferenze”, prende il via in queste ore a Birmingham, a pochi chilometri da Londra. Più di 2700 partecipanti, da 80 paesi diversi e oltre 1100 eventi, il tutto all’interno di una nuova sede rispetto al passato. Tra le centinaia di oratori anche la giornalista della redazione dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Rossella Tercatin, che terrà quattro sessioni relative alla realtà ebraica italiana e al mondo dell’informazione.

(Nell’immagine, il rabbino capo del Commonwealth Ephraim Mirvis al Limmud del 2013)

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QUI ROMA
David Sessa, un nuovo maskil 
Una decina di giorni fa David Sessa, allievo del Collegio rabbinico italiano, ha superato con successo gli esami per il conseguimento del diploma di Maskil. In un lungo esame orale, durato circa tre ore e mezzo, David ha risposto a domande sulla Torah, sul Tanakh, sulla Halakhah, sulla storia e lingua ebraica, sulla Tefillah e ha concluso con una prova di lettura pubblica di un brano della Torah con la cantillazione. Negli esami scritti al candidato era stato assegnato un brano da tradurre in ebraico e un tema da comporre in ebraico dal titolo “In un mondo globale si suppone che anche le religioni debbano dialogare fra loro: come ritieni che dobbiamo comportarci noi ebrei di fronte a una richiesta sempre più pressante in tal senso?”. La commissione esaminatrice, composta dal Direttore rav Riccardo Di Segni, dal rappresentate della Consulta rabbinica rav Alberto Somekh, dai rabbini Gad Eldad, Alberto Funaro, Umberto Piperno, Amedeo Spagnoletto e Gianfranco Di Segni, alla fine degli esami ha conferito a David il titolo di Maskil con queste parole: “La Commissione, constatata la preparazione del candidato, la sua condotta ebraica e la qualità del suo lavoro professionale, gli conferisce il titolo di Maskil”.

(Nell'immagine David Sessa, terzo da sinistra, insieme alla Commissione)

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gerusalemme - world union of jewish students
Identità ebraica, Israele e futuro:
il dibattito mondiale fra studenti

“Con 91 anni di esperienza alle nostre spalle, potete stare certi che sappiamo esattamente cosa stiamo facendo”. È senza dubbio una formula rodata quella del Congresso annuale della World Union of Jewish Students, al via oggi a Gerusalemme. La Wujs è un’organizzazione ombrello che comprende 48 unioni studentesche e giovanili ebraiche in tutto il mondo, nata nel 1924 allo scopo di riunirle tutte nella sfida di “realizzare le aspirazioni del popolo ebraico, la sua continuità e lo sviluppo del suo patrimonio religioso, spirituale, culturale e sociale”. Il Congresso è il principale momento di confronto promosso dall’organizzazione, durante il quale centinaia di partecipanti e delegati di tutte le unioni locali hanno l’occasione di incontrarsi, acquisire abilità nel campo della leadership e dell’educazione, tenere un occhio vigile sulla situazione dei diritti umani capendo insieme come intervenire, e discutere di temi di attualità che legano la diaspora a Israele e che uniscono il suo popolo sotto i comuni valori dell’ebraismo. Quest’anno durante la cinque giorni si eleggeranno anche il nuovo consiglio e il nuovo presidente della Wujs. A far parte della delegazione italiana Sara Astrologo, consigliera uscente dell’Unione Giovani Ebrei d’Italia e Simone Bedarida, eletto nel Consiglio UGEI del 2016, che entrerà in carica il primo dell’anno.
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un commovente abbraccio in prima serata
Tripoli, quel 6 luglio 1967
Il coraggio di Floriana

È il 6 luglio del 1967 e a Tripoli infuria la caccia all’ebreo. In migliaia sono costretti a una fuga disperata, verso l’aeroporto cittadino. Da là partono infatti i voli della speranza, molti dei quali diretti in Italia. Restare a terra può significare il peggio. Hamos Guetta ha 12 anni e se la sua e altre famiglie riescono ad essere imbarcate e a costruirsi una nuova vita (per lui, a Roma) è grazie al coraggio di una hostess dell’Alitalia, Floriana Zappoli, che si prodiga per accogliere passeggeri ben oltre il consentito. Compie queste azioni con grande naturalezza, pur consapevole dei rischi che sta correndo. Ogni azione a favore degli ebrei è infatti dai libici vista come un oltraggio e rappresenta una minaccia alla propria incolumità per chi la sta compiendo. Dopo 48 anni, Hamos ha avuto l’opportunità di ringraziare Floriana. L’occasione gli è stata data da Il Dono, nuovo appuntamento di Raiuno dedicato a piccole e grandi storie di eroismo, sacrificio e solidarietà, che ha trasmesso ieri la sua storia e il primo commovente abbraccio tra salvatrice e salvato. 

pilpul
Diritti e tradizione
Dinanzi ai ripetuti rimandi ai diritti alla differenza, variamente declinati gli uni (i diritti) e l’altra (la differenza), sembra che il grande assente, in un’Europa oramai in perenne affanno, dove populismi e fondamentalismi hanno conquistato e sedimentato largo spazio, essendosi sostituiti alla politica in quanto tale, sia il diritto all’eguaglianza. Che non è il dovere, magari ricoperto da un involucro suadente e seducente, di essere identici a prescindere. Semmai, laddove concretamente declinato in norme, atti e politiche concrete, è la premessa affinché le differenze possano svilupparsi senza che siano calpestate o rese improduttive o, ancor peggio, ricondotte all’impotenza di chi può solo guardarsi allo specchio per registrare il suo ‘magnifico isolamento’, quello del ridursi ad essere non molto di più di una gloriosa ma infruttifera raffigurazione di sé.

Claudio Vercelli
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Il settimanAle - Dall'analista
Come un marito violento che non ha ancora ben deciso se entrare in terapia, per affrontare una volta per tutte il capitolo doloroso dei rapporti con la ex moglie. Allora esita, si fa consigliare uno specialista, prende un appuntamento, poi lo disdice, poi ci ripensa e prova ad andare da un altro. Così Israele, con la differenza che la ex moglie purtroppo non è ancora ex, forse non lo sarà mai, anzi è avvinghiata a lui in una stretta soffocante in cui entrambi si sentono presi alla giugulare. Il coraggio di andare a raccontare tutto all’analista l’hanno trovato i giovani di Shovrim Shtikà, Rompere il Silenzio, l’associazione di militari che vuole portare la società israeliana a confrontarsi con la situazione nei territori occupati, dove loro hanno prestato servizio.

Alessandro Treves, neuroscienziato
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