Benedetto
Carucci Viterbi,
rabbino
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Reuven
– che come primogenito era destinato alla funzione regale e sacerdotale
– perde queste prerogative per la sua impulsività/impetuosità. Chi si
occupa della collettività, ma non solo lui, deve avere la capacità di
riflettere prima di agire.
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David
Bidussa,
storico sociale
delle idee
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La
discussione se gli entusiasti della fede (di qualsiasi fede) siano una
testimonianza dell’interpretazione corretta del testo, una smentita o
un tradimento non tocca il centro del problema. La loro scelta non
riguarda la morale, la legge, o le regole, ma è volta a dare senso o
meno alla loro biografia. Forse riguarda anche una condizione di crisi
del vissuto religioso. Quando le religioni storiche o le forme
consolidate dell’adesione al religioso non sono più all’altezza dei
bisogni e delle attese degli individui, se ne formano altre. La
tolleranza non è l’ingrediente indispensabile.
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L'Isis e la minaccia
allo Stato d'Israele |
Ci
stiamo avvicinando a voi, il castigo sarà duro, la Palestina sarà la
vostra tomba”. È la minaccia del leader dello Stato Islamico Abu Bakr
al Baghdadi che ha promesso guerra agli ebrei e a Israele nel primo
audio diffuso dopo sette mesi di silenzio, in cui chiama a raccolta i
fedeli per combattere le battaglie del Califfato. Oltre a Israele, al
Baghdadi si scaglia contro la coalizione anti Isis (americani, russi e
l’Arabia Saudita). Un nuovo messaggio che arriva, sottolinea il
Corriere della sera, nel contesto delle segnalazioni dell’intelligence
austriaca, che fanno temere possibili attacchi in luoghi affollati di
diverse capitali europee a capodanno. È dunque alta l’allerta,
specialmente dopo l’arresto il 22 dicembre a Sarajevo di undici
militanti, sospettati dalla procura di pianificare un attentato per la
notte del 31 dicembre.
Ministri al lavoro sulla sicurezza.
“Il comunicato di Al Baghdadi, al di là delle verifiche necessarie che
non si fanno all’impronta, vuole esibire forza in un momento che invece
è di vera difficoltà militare. Certamente Daesh non va sottovalutato,
la sfida sarà lunga, ma l’azione della comunità internazionale è
diventata più efficace”. Sono parole di rassicurazione quelle del
ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, intervistato da Repubblica, di
fronte ai nuovi allarmi sul fronte del terrorismo. Sull’allerta
lanciata dall’Austria invita dunque alla cautela: “La polizia austriaca
parla di persone che sono state segnalate. Non trasformerei questo in
nulla di più o di meno rispetto allo scenario in cui siamo da mesi:
nulla di più perché non ci sono informazioni precise su luoghi, date,
dettagli particolari. Nulla di meno perché in Italia come in Europa
tutti abbiamo ben chiaro quello che Daesh e i suoi accoliti hanno
compiuto e possono compiere. Lavoriamo per la sicurezza – il suo
appello – senza lasciarci fuorviare”. D’accordo il ministro
dell’Interno Angelino Alfano: “Mai sottovalutare nulla – ha detto in
un’intervista al Corriere – ma non possiamo nemmeno farci paralizzare”.
Israele, un bilancio di tre mesi di terrore. Sono
molti i giornali italiani a fare il bilancio, con la consueta
unilateralità, dell’ultima spirale di violenze scoppiata in Israele
ormai tre mesi fa, denominata dai media “Intifada dei coltelli”, a
causa della quale hanno perso la vita circa 150 persone. “Non passa
giorno senza un tentativo di accoltellamento o l’uso dell’auto come
ariete per investire passanti o soldati israeliani di guardia ai
check-point e ai principali incroci stradali”, scrive Repubblica, e non
hanno fatto eccezione le ultime giornate in cui attacchi terroristici
palestinesi con armi da taglio e automobili sono stati sventati dalle
forze dell’ordine israeliane a Gerusalemme e in Cisgiordania.
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l'analisi del demografo sergio della pergola
Un uomo solo al comando
Il
numero di gennaio del giornale dell’ebraismo italiano Pagine Ebraiche,
attualmente in distribuzione, pubblica un’analisi del demografo e
politologo Sergio Della Pergola sulla situazione politica in Israele.
Eccone il testo.
Il programma Horizon 2020 dell’Unione Europea, tramite l’European
Research Council (ERC), assegna fondi di ricerca a giovani scienziati
d’eccellenza. Quest’anno su 2.920 proposte ricevute 291 sono state
premiate ciascuna con una cifra fra 1,5 e 2,5 milioni di euro. I
giovani ricercatori israeliani partecipano alla competizione e
nell’ultimo concorso hanno vinto 24 delle 291 borse. Su 23 paesi
partecipanti con almeno un vincitore, Israele con 24 premiati si
classifica al quinto posto assoluto come numero, dopo l’Inghilterra con
48, la Germania con 47, l’Olanda con 32, e la Francia con 29. Seguono
la Svizzera con 21 e l’Italia al settimo posto con 18. Secondo la
cittadinanza dei vincitori, Israele si classifica al terzo posto alla
pari con la Francia (24 vincitori ciascuna), dopo la Germania (50) e
l’Italia (31) – dato questo di grande interesse perché dimostra che
l’eccellenza italiana esiste ma si manifesta in gran parte in centri di
ricerca collocati all’estero. Ma tornando a Israele, il paese si piazza
al primo posto assoluto in Europa col più alto numero di premiati in
rapporto al numero di abitanti. Questi dati confermano il livello di
eccellenza delle università israeliane e portano una ventata di
ottimismo in un periodo in cui ci si chiede se la provata capacità
scientifica che ha fruttato numerosi premi Nobel negli ultimi anni
possa essere trasmessa alle generazioni più giovani. Ebbene, senza
dubbio sì: Israele occupa sempre un ruolo dominante nella creatività
scientifica a livello europeo e mondiale. Tutto ciò equivale a un
certificato di buona condotta del sistema universitario israeliano che
viene gestito da un organo di autogoverno fin qui in gran parte
autonomo da ingerenze politiche, il Consiglio per l’Istruzione
Superiore, noto con la sigla ebraica di Malàg.
Sergio Della Pergola, Università Ebraica di Gerusalemme
da Pagine Ebraiche, gennaio 2016
(La vignetta è di Michel Kichka)
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uk - al via la conferenza internazionale
Limmud, ebraismo a confronto
Sono
numeri da record quelli della trentacinquesima edizione del convegno
annuale del Limmud International, la cinque giorni di lezioni,
laboratori, performance e molto altro legati all’apprendimento
dell’ebraismo. L’evento, soprannominato da alcuni come “la madre di
tutte le conferenze”, prende il via in queste ore a Birmingham, a pochi
chilometri da Londra. Più di 2700 partecipanti, da 80 paesi diversi e
oltre 1100 eventi, il tutto all’interno di una nuova sede rispetto al
passato. Tra le centinaia di oratori anche la giornalista della
redazione dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Rossella
Tercatin, che terrà quattro sessioni relative alla realtà ebraica
italiana e al mondo dell’informazione.
(Nell’immagine, il rabbino capo del Commonwealth Ephraim Mirvis al Limmud del 2013)
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QUI ROMA
David Sessa, un nuovo maskil
Una
decina di giorni fa David Sessa, allievo del Collegio rabbinico
italiano, ha superato con successo gli esami per il conseguimento del
diploma di Maskil. In un lungo esame orale, durato circa tre ore e
mezzo, David ha risposto a domande sulla Torah, sul Tanakh, sulla
Halakhah, sulla storia e lingua ebraica, sulla Tefillah e ha concluso
con una prova di lettura pubblica di un brano della Torah con la
cantillazione. Negli esami scritti al candidato era stato assegnato un
brano da tradurre in ebraico e un tema da comporre in ebraico dal
titolo “In un mondo globale si suppone che anche le religioni debbano
dialogare fra loro: come ritieni che dobbiamo comportarci noi ebrei di
fronte a una richiesta sempre più pressante in tal senso?”. La
commissione esaminatrice, composta dal Direttore rav Riccardo Di Segni,
dal rappresentate della Consulta rabbinica rav Alberto Somekh, dai
rabbini Gad Eldad, Alberto Funaro, Umberto Piperno, Amedeo Spagnoletto
e Gianfranco Di Segni, alla fine degli esami ha conferito a David il
titolo di Maskil con queste parole: “La Commissione, constatata la
preparazione del candidato, la sua condotta ebraica e la qualità del
suo lavoro professionale, gli conferisce il titolo di Maskil”.
(Nell'immagine David Sessa, terzo da sinistra, insieme alla Commissione)
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gerusalemme - world union of jewish students
Identità ebraica, Israele e futuro:
il dibattito mondiale fra studenti
“Con
91 anni di esperienza alle nostre spalle, potete stare certi che
sappiamo esattamente cosa stiamo facendo”. È senza dubbio una formula
rodata quella del Congresso annuale della World Union of Jewish
Students, al via oggi a Gerusalemme. La Wujs è un’organizzazione
ombrello che comprende 48 unioni studentesche e giovanili ebraiche in
tutto il mondo, nata nel 1924 allo scopo di riunirle tutte nella sfida
di “realizzare le aspirazioni del popolo ebraico, la sua continuità e
lo sviluppo del suo patrimonio religioso, spirituale, culturale e
sociale”. Il Congresso è il principale momento di confronto promosso
dall’organizzazione, durante il quale centinaia di partecipanti e
delegati di tutte le unioni locali hanno l’occasione di incontrarsi,
acquisire abilità nel campo della leadership e dell’educazione, tenere
un occhio vigile sulla situazione dei diritti umani capendo insieme
come intervenire, e discutere di temi di attualità che legano la
diaspora a Israele e che uniscono il suo popolo sotto i comuni valori
dell’ebraismo. Quest’anno durante la cinque giorni si eleggeranno anche
il nuovo consiglio e il nuovo presidente della Wujs. A far parte della
delegazione italiana Sara Astrologo, consigliera uscente dell’Unione
Giovani Ebrei d’Italia e Simone Bedarida, eletto nel Consiglio UGEI del
2016, che entrerà in carica il primo dell’anno.
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un commovente abbraccio in prima serata
Tripoli, quel 6 luglio 1967
Il coraggio di Floriana
È
il 6 luglio del 1967 e a Tripoli infuria la caccia all’ebreo. In
migliaia sono costretti a una fuga disperata, verso l’aeroporto
cittadino. Da là partono infatti i voli della speranza, molti dei quali
diretti in Italia. Restare a terra può significare il peggio. Hamos
Guetta ha 12 anni e se la sua e altre famiglie riescono ad essere
imbarcate e a costruirsi una nuova vita (per lui, a Roma) è grazie al
coraggio di una hostess dell’Alitalia, Floriana Zappoli, che si prodiga
per accogliere passeggeri ben oltre il consentito. Compie queste azioni
con grande naturalezza, pur consapevole dei rischi che sta correndo.
Ogni azione a favore degli ebrei è infatti dai libici vista come un
oltraggio e rappresenta una minaccia alla propria incolumità per chi la
sta compiendo. Dopo 48 anni, Hamos ha avuto l’opportunità di
ringraziare Floriana. L’occasione gli è stata data da Il Dono, nuovo
appuntamento di Raiuno dedicato a piccole e grandi storie di eroismo,
sacrificio e solidarietà, che ha trasmesso ieri la sua storia e il
primo commovente abbraccio tra salvatrice e salvato.
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Diritti e tradizione |
Dinanzi
ai ripetuti rimandi ai diritti alla differenza, variamente declinati
gli uni (i diritti) e l’altra (la differenza), sembra che il grande
assente, in un’Europa oramai in perenne affanno, dove populismi e
fondamentalismi hanno conquistato e sedimentato largo spazio, essendosi
sostituiti alla politica in quanto tale, sia il diritto
all’eguaglianza. Che non è il dovere, magari ricoperto da un involucro
suadente e seducente, di essere identici a prescindere. Semmai, laddove
concretamente declinato in norme, atti e politiche concrete, è la
premessa affinché le differenze possano svilupparsi senza che siano
calpestate o rese improduttive o, ancor peggio, ricondotte
all’impotenza di chi può solo guardarsi allo specchio per registrare il
suo ‘magnifico isolamento’, quello del ridursi ad essere non molto di
più di una gloriosa ma infruttifera raffigurazione di sé.
Claudio Vercelli
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Il settimanAle - Dall'analista |
Come
un marito violento che non ha ancora ben deciso se entrare in terapia,
per affrontare una volta per tutte il capitolo doloroso dei rapporti
con la ex moglie. Allora esita, si fa consigliare uno specialista,
prende un appuntamento, poi lo disdice, poi ci ripensa e prova ad
andare da un altro. Così Israele, con la differenza che la ex moglie
purtroppo non è ancora ex, forse non lo sarà mai, anzi è avvinghiata a
lui in una stretta soffocante in cui entrambi si sentono presi alla
giugulare. Il coraggio di andare a raccontare tutto all’analista
l’hanno trovato i giovani di Shovrim Shtikà, Rompere il Silenzio,
l’associazione di militari che vuole portare la società israeliana a
confrontarsi con la situazione nei territori occupati, dove loro hanno
prestato servizio.
Alessandro Treves, neuroscienziato
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