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ottobre 2015
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IN MOSTRA AL MUSEO EBRAICO DI LONDRA

Sangue che unisce, sangue che divide

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“Ma un ebreo non ha occhi? Un ebreo non ha mani, organi, misure, sensi, affetti, passioni, non mangia lo stesso cibo, non viene ferito con le stesse armi, non è soggetto agli stessi disastri, non guarisce allo stesso modo, non sente caldo o freddo nelle stesse estati e inverni allo stesso modo di un cristiano? Se ci ferite noi non sanguiniamo?”. È il monologo di Shylock, il tanto vituperato mercante ebreo creato dal drammaturgo William Shakespeare che, scritto sui muri del Museo ebraico di Londra, ci guida all'interno di una delle mostre più provocatorie, intelligenti e inevitabilmente necessarie che siano mai state realizzate. Blood – Uniting and Dividing, l'esposizione che sarà possibile visitare fino al 28 febbraio del 2016, si interroga sul tema che racchiude in sé drammi, rituali, identità e persecuzioni: il sangue.

Rachel Silvera, Pagine Ebraiche, gennaio 2016

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opinioni a confrontO

La stagione incerta dei diritti

img headerLe “giornate memoriali” o simboliche sovranazionali sono in sofferenza. È un altro segno della crisi del sentimento universalistico in una fase in cui torna forte il sentimento di appartenenza di gruppo. È anche uno dei segni della crisi dell’idea di Europa. Si consideri La “Giornata mondiale dei diritti umani”, una celebrazione sovranazionale che si tiene in tutto il mondo il 10 dicembre di tutti gli anni. Ricorda il giorno (era il 1948) in cui a Parigi fu firmata la Dichiarazione universale dei diritti umani. È un documento che nella memoria pubblica pochi ricordano, spesso molti sovrappongono a quella più nota dei diritti dell’uomo e del cittadino (26 agosto 1789), anche se anche per questa non credo che la data sia a tutti nota. La dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino di fatto dà forma alla Rivoluzione francese, un evento che tutti identificano con il 14 luglio. Di quell’evento, tuttavia, è rimasta una traccia.

David Bidussa, storico sociale delle idee
Pagine Ebraiche, gennaio 2016

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Il settimanale

La maledizione dello scriba

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Se la prendeva con Ezra lo scriba Gershom Schocken in un articolo del 29 Agosto 1985, ripubblicato da Haaretz il 1 gennaio. Schocken, che ha diretto il giornale per oltre mezzo secolo, dal 1939 fino alla morte nel 1990, era arrivato a vedere nella proibizione dei matrimoni misti, violentemente imposta da Ezra sui reduci da Babilonia, una maledizione per il popolo ebraico. Manifestatasi come maledizione non negli oltre duemila anni di assoggettamento alla dominazione altrui, che anzi allora ha preservato l’identità ebraica, bensì nei relativamente brevi periodi di indipendenza politica, con gli asmonei ma soprattutto poi con lo stato d’Israele, che quando scriveva Schocken non era neanche quarantenne.

Alessandro Treves, neuroscienziato

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time out

Espulsioni

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Mi sembra incomprensibile la logica dell’espulsione per le persone accusate di terrorismo. Insomma, se una persona è pericolosa dovrebbe restare in carcere piuttosto che essere rimandata indietro in un paese del nord Africa. Tra l’altro il rischio è che se l’accusa è reale l’accusato finisca solo per accrescere le fila dei combattenti dell’Isis. Per questo, seppur costoso, forse sarebbe meglio tenere in carcere queste persone piuttosto che pagargli un biglietto aereo per tornare a casa. Non sconfiggeremo il terrorismo in questa maniera, ma magari preverremo un problema futuro più grande.



Daniel Funaro

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in ascoltO

Yiddish a Friburgo

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Friburgo in Brisgovia, nel cuore della Foresta Nera, è una bella cittadina dai palazzi in tinta pastello, che nel periodo natalizio si anima di luci, mercatini e musicisti di strada. Ci vengo spesso per motivi di famiglia e conosco la nuova sinagoga, un edificio in cemento piuttosto anonimo, costruito dopo la guerra per desiderio di quei quindici ebrei che erano riusciti a fare ritorno in città. Oggi la comunità conta circa 700 membri e la koiné è il russo, come succede in altre città tedesche tipo Norimberga, in cui la vita ebraica è cresciuta soprattutto grazie alle immigrazioni dalla Russia a seguito della caduta del Muro.




Maria Teresa Milano

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periscopiO

Amos Oz

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Giudico Amos Oz certamente uno dei più grandi scrittori viventi, e anche uno dei più alti talenti letterari di tutti i tempi. Naturalmente, come a tutti gli autori molto prolifici, anche a lui capita di produrre opere più o meno felici. Come si dice, anche il Poeta talvolta può sonnecchiare. Ma, quando tiene lontane da sé le tentazioni della pedagogia, quando la sua raffinata tecnica di scrittura si sposa col suo profondo scrigno di emozioni, quando le corde della memoria risuonano insieme a quelle della fantasia e il sentimento e la parola si fondono nel misterioso atto creativo, allora Oz raggiunge vette insuperabili. Se dovessi salvare da un rogo generale soltanto dieci libri, probabilmente tra questi sceglierei Una storia di amore e di tenebra.

Francesco Lucrezi

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Pagine Ebraiche 24

Un patrimonio da tutelare

di Tobia Zevi

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corriere della sera

L’assalto a Charlie Hebdo
e la minaccia permanente

di Marco Imarisio

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