Paolo Sciunnach,
insegnante
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E
ritornò Moshe di fronte a HaShem e disse: “D-o mio, perché hai fatto
del male a questo popolo? Perché mi hai inviato? Da quando sono giunto
dal faraone per parlare a tuo nome, egli ha peggiorato la situazione di
questo popolo, e tu non hai salvato il tuo popolo!” (Esodo 5, 22).
D-o disse a Moshe: “Ora vedrai quello che sto per fare al faraone con
mano potente, li lascerà andare, anzi con mano potente li caccerà dal
suo paese!”.
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Anna
Foa,
storica | I
fatti di Colonia sono molto gravi e nulla toglie alla loro gravità il
fatto che le destre più ostili all'accoglienza e le loro frange più
estreme e razziste li stiano usando per mettere in discussione la
politica dell'apertura ai profughi e ai migranti. Perché il problema
che è emerso è un problema reale, che scoppia oggi, come un bubbone,
dopo essere stato a lungo tenuto in sospeso e rimosso e che segnala
l’esistenza di un baratro fra il mondo islamico e la sua cultura e
l'Occidente: quello del rapporto tra i generi. Molti analisti lo hanno
sottolineato negli ultimi vent'anni, molte volte si è detto e scritto
che solo un cambiamento radicale di questo rapporto può portare alla
convivenza fra Islam e Occidente e alla liberalizzazione della società
islamica.
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ROMA - Blasfemia,
diritti e libertà. Temi al centro della riflessione dell’omonima
ricerca collettiva coordinata dal professor Alberto Melloni e
pubblicata a un anno di distanza dai massacri nella redazione del
settimanale satirico Charlie Hebdo e dell’Hypercacher di Parigi.
Il ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Stefania
Giannini, il presidente della Rai Monica Maggioni, la giurista Barbara
Randazzo, la teologa battista Lidia Maggi e il direttore della
redazione giornalistica dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane
Guido Vitale saranno oggi al Senato della Repubblica (Sala Zuccari, ore
17) per presentare l’opera.
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Le aggressioni di Colonia pianificate on-line
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Le
aggressioni e molestie sessuali di Capodanno a Colonia contro decine di
donne, che hanno portato ad oltre 500 denunce, erano state pianificate.
Ad affermarlo, il ministro della Giustizia tedesco Heiko Maas che,
scrive il Corriere della Sera, non esclude collegamenti con attacchi
simili avvenuti in altre città. Secondo quanto riporta Repubblica,
sarebbe circolato online un messaggio che ordinava di attuare in Europa
il Taharrush gamea (termine già emerso durante le primavere arabe), che
“significa molestare e aggredire le donne in strada, mostrare il
predominio dei maschi”. Né minimizzare né semplificare quanto accaduto
a Colonia, l’invito sulle pagine del Corriere di Donatella Di Cesare,
secondo cui la vicenda “mostra in modo drammatico i problemi che
derivano dalla brusca apertura del mondo islamico alla modernizzazione
occidentale”.
Il Medio Oriente secondo D’Alema. “Israele e Arabia Saudita? Più che
alleati, dei problemi”. È la valutazione dell’ex Primo ministro
italiano Massimo D’Alema, che in un’intervista rilasciata al Corriere
della Sera rivendica la famosa quanto controversa passeggiata
sottobraccio a un deputato del movimento terroristico di Hezbollah
fatta nel 2006 a Beirut al termine del conflitto tra Israele e Libano
(allora D’Alema era il ministro degli Esteri italiano). “Il mio fu un
gesto di solidarietà umana – la posizione di D’Alema – giusto e
apprezzato, che contribuì a garantire la sicurezza dei nostri militari
poi schierati sul confine. Come i gesti che compii dall’altra parte,
visitando i familiari di soldati israeliani rapiti”. Sul fronte della
pace tra israeliani e palestinesi, l’ex Premier accusa Gerusalemme di
attuare una politica che ostacola i negoziati e il governo della destra
israeliana di avere “un ruolo negativo nella regione”.
Le Stolpersteine italiane. Da Torino a Roma, saranno diverse le “pietre
d’inciampo” in memoria delle vittime del nazifascismo che anche
quest’anno l’artista tedesco Gunter Demnig apporrà nelle strade
italiane. Si inizia oggi a Roma, per la settima edizione del progetto:
nella Capitale verrano collocate altre sette Stolpersteine (Corriere
Roma). Quaranta, riporta la Stampa, saranno invece i sampietrini che
ricorderanno altrettante vittime della deportazione a Torino, grazie
alla collaborazione tra la Comunità ebraica cittadina e il Museo
Diffuso della Resistenza e della Deportazione, il Goethe-Institut Turin
e l’Associazione Nazionale Ex Deportati.
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qui roma
Una pietra per non dimenticare
Undici
pietre d’ottone, undici nomi, undici storie spezzate. Per la settima
volta dal 2010, a Roma vengono apposte delle nuove Stolpersteine, le
pietre d’inciampo ideate vent’anni fa dall’artista tedesco Gunter
Demnig per mantenere viva la Memoria e restituire l’identità alle
vittime delle persecuzioni nazifasciste.
Un inciampo necessario per portare nella quotidianità il ricordo.
Apposte fuori dalle abitazioni dei deportati, le pietre recano il nome,
l’età, la data e il luogo di deportazione e, si si conosce, l’anno
della morte. Curata dall’animatrice del progetto Arte in Memoria
Adachiara Zevi e patrocinata da Municipio Roma I Centro, Municipio II,
Municipio VII e Municipio XIII, con il sostegno dell’ambasciata di
Germania e con l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica,
l’iniziativa ha anche il patrocinio del Comitato di Coordinamento per
le Celebrazioni in Ricordo della Shoah della Presidenza del Consiglio
dei Ministri, dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e della
Comunità Ebraica di Roma. Leggi
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spotlight - le tracce ebraiche del cantante
David Bowie (1947-2016)
“I’ve
nothing much to offer, there’s nothing much to take, I’m an absolute
beginner”. Cantava così David Bowie nel 1984, e parlava d’amore perché
per quanto riguarda la sua carriera in realtà era tutt’altro che
all’inizio del suo successo. La rockstar che ha saputo stupire una
generazione dietro l’altra con i suoi esperimenti musicali e non solo,
guadagnandosi il soprannome di camaleonte pop, è scomparso dopo aver
lottato contro il cancro per un anno e mezzo all’età di 69 anni,
compiuti l’8 gennaio, data di pubblicazione del suo ultimo album
Blackstar. Bowie è rimasto sulla scena dagli anni Sessanta a oggi senza
mai rimanere uguale a se stesso, passando da giovane e riccioluta
promessa della scena rock a fattezze quasi non umane con Ziggy Stardust
che ha decretato la sua fama mondiale nel 1973, dall’aspetto piratesco
che ben si addiceva a Rebel Rebel nel 1974, al look biondo e ordinato
degli anni Ottanta, a quello emaciato degli ultimi anni. E non meno
mutevole e composita è stata la sua musica, che contiene rock, cabaret,
jazz, quello che lui chiamava “plastic soul”, e allo stesso tempo non
sono mancate le note pop come in Let’s Dance, che ha toccato i vertici
di tutte le classifiche nel 1983. E in tutte queste eclettiche
metamorfosi non potevano mancare anche tracce di ebraismo.
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spotlight - il premio di miglior film straniero
Un Golden Globe per Saul
Il figlio di Saul,
pellicola del regista ungherese Laszlo Nemes sulla drammatica storia di
un Sonderkommando ad Auschwitz, conferma il suo successo nel descrivere
con un una forza inedita la tragedia della Shoah con la vittoria del
Golden Globe come miglior film in lingua straniera. La cerimonia di
consegna dei riconiscimenti attribuiti dalla stampa estera si è svolta
ieri a Los Angeles, dove Il figlio di Saul è arrivato come favorito
(nell'immagine, il regista Nemes assieme al cast del film dopo la
premiazione). Sulla newsletter Paginebraiche24, Daniela Gross
nella sua rubrica J-Ciak aveva recensito il film alla sua presentazione
al festival di Cannes, dove ha vinto il Grand Prix Speciale della
Giuria. "Il film di László Nemes - sottolineava Gross - ha l’effetto di
scaraventarci in presa diretta dentro all’inferno del campo di
sterminio. Facendoci vedere, per oltre due, in lunghi piani sequenza,
solo ciò che vede il protagonista, l’ebreo ungherese Saul Auslander,
addetto a spogliare i corpi destinati al crematorio".
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QUI TEL AVIV - LA SFILATA DOPO L'ATTENTATO
'Inaccettabili i silenzi del mondo'
"Abbiamo
voluto dimostrare la nostra solidarietà alle vittime
dell'attentato di Tel Aviv, ma anche denunciare il doppio standard che
la stampa e i politici mondiali ed europei adottano nei confronti
delle vittime israeliane". Così il presidente di Progetto
Dreyfus, Alex Zarfati, commenta la marcia di protesta organizzata a Tel
Aviv per denunciare la generale indifferenza dell'opinione pubblica
internazionale dopo l'attentato compiuto lo scorso primo gennaio,
nella centralissima strada Dizengoff, da un cittadino arabo israeliano.
I partecipanti hanno sfilato con alcuni striscioni che recavano
il seguente interrogativo: "Where is the world?". Ad essere
esposte anche le sagome di cartone dei principali leader mondiali - da
Hollande a Putin, da Obama a Renzi, da Cameron a Ban Ki-Moon -
protagonisti un anno fa della grande marcia di solidarietà
svoltasi a Parigi dopo gli attentati a Charlie Hebdo e
all'Hypercasher. Sotto ad ogni sagoma la scritta "Assente".
L'iniziativa di Tel Aviv è stata così commentata da Beny Raccah, tra i
soci fondatori di Progetto Dreyfus: "Un evento di impatto che ha voluto
mettere in evidenza il silenzio e l'assenza dei leader mondiali a Tel
Aviv, ma presenti a Parigi". Mentre Vito Anav, presidente dell'Hevrat
Yehude Italia, ha affermato: "La politica dei due pesi e delle due
misure è per noi inaccettabile".
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Oltremare
- Taglit |
È
ancora piena stagione Taglit, mi pare chiaro. Costeggiando per lungo
Kikar Rabin, il centro alquanto decentrato della vita pubblica
telavivese, gli autobus in sosta vietata sono parecchio tollerati,
perfino quelli appoggiati proprio davanti alle porte del municipio.
Segno che la loro presenza è più importante delle regole del traffico,
e degli ingorghi così facili su Ivn Gvirol.
D’altra parte bisogna anche capire, Tel Aviv è piena di simboli e
storia recente, ma pochi sono immediati e forti come il luogo
dell’assassinio di Rabin. Quindi è diventato normale vedere gruppi di
giovani con cappellini o t-shirt unificate, soprattutto americani, che
parlano a voce molto alta e si urlano da un gruppo all’altro “da dove?”
“Texas!”, “e voi?” “Jersey!” – che sembrano tifosi di calcio
particolarmente pacifici in trasferta.
Daniela Fubini, Tel Aviv
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