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11 febbraio 2016 - 1 Adar I 5776
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calendari e anni bisestili

Adar, una duplicazione necessaria

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La famiglia Levi Minzi (Levi di Magonza) vive a Padova dalla seconda metà del XV secolo. Ne è capostipite Rabbì Yehudah ben Eli’ezer ha-Levi Mintz, rabbino della città per 47 anni. Aveva lasciato la Germania con l’espulsione del 1462 per Padova, dove morì centenario nel 1508. Sotto la sua guida la Yeshivah di Padova, per certi aspetti parallela a un istituto universitario, funzionava come un Sinedrio in miniatura, in cui i casi concreti venivano presentati agli studenti-colleghi e sottoposti al loro giudizio in sede di studio. “Per questa ragione, emergendo dal consenso di una comunità di studiosi esperti…, le decisioni assunte… avevano peso particolare, quasi come se fossero state emanate direttamente da D.” (R. Bonfil, Rabbis and Jewish Communities in Renaissance Italy, Londra, 1993, p. 26). Tutti i suoi scritti furono distrutti nel Sacco di Padova poco dopo la sua morte. Solo sedici responsi furono riscoperti successivamente e pubblicati insieme a quelli del marito di sua nipote R. Meir Katznellenbogen (detto il Maharam da Padova dall’acronimo del suo nome): essi contengono molti dati interessanti sulla storia e i costumi del suo tempo.

Alberto Moshe Somekh, rabbino
Pagine Ebraiche, febbraio 2016

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LA CORSA ALLE ELEZIONI USA – il punto di vista DEL NEW YORK TIMES

Democratici, quali risposte sulla politica estera

img headerComunque vadano le elezioni, le primarie dello stato americano del New Hampshire rimarranno nei libri di cronaca. Secondo il New York Times, dopo la seconda consultazione nel lungo percorso destinato a selezionare i candidati alla presidenza degli Stati Uniti, Donald Trump ha ufficialmente acquisito lo status di uomo da battere nel campo repubblicano. 
“Dopo aver perso in Iowa, Donald Trump si è comportato come un campione dei pesi massimi messo ko” ha scritto il quotidiano “E’ diventato insolitamente silenzioso su Twitter, e ha citato appena i suoi risultati dei sondaggi, dopo essersene vantato per mesi. Ma la sua netta vittoria in New Hampshire ha finalmente legittimato quei numeri e dato all’esuberante e celebre candidato lo status che i suoi avversari avevano a lungo temuto: quello di effettivo leader della corsa alla nomination repubblicana”. Sul fronte democratico invece Bernie Sanders è il primo ebreo a vincere delle primarie presidenziali. A mettere in evidenza un possibile punto debole nel profilo del senatore del Vermont è lo stesso quotidiano newyorkese: la tendenza a nicchiare quando si parla di politica estera.

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ORIZZONTE EUROPa

Una pericolosa connessione

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Quello che sembra essere accaduto nella piazza più grande della città di Colonia (e in altre città tedesche) la notte di capodanno va a toccare nel profondo le corde sensibili di una società europea impaurita e disorientata. Questi sono i fatti: alcune decine o forse centinaia di donne sono state infastidite, derubate, molestate sessualmente, colpite, forse alcune violentate da bande di maschi ubriachi organizzati. Si sta indagando e sono stati arrestati una ventina di giovani, con ogni probabilità profughi mediorientali o maghrebini. La notizia delle violenze (e molte delle denunce) è emersa in maniera un po’ anomala con una settimana di ritardo: anche questo è un fatto, e andrebbe stabilito il perché del tempo trascorso nel silenzio. Ma quel che colpisce è stata la reazione della società europea. Da una parte si sono moltiplicate le prese di posizione che sempre giustamente emergono quando le donne vengono fatte oggetto di violenza. Appelli, dichiarazioni politiche, condanne, con il ripetersi di espressioni come “inaccettabile”, “si puniscano i responsabili”, “dov’erano le autorità?” ecc.

Gadi Luzzatto Voghera, storico
Pagine Ebraiche, febbraio 2016

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ORIZZONTE EUROPa

Convivenza, il modello
è sempre più in crisi

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“Alla fine l’amicizia è la vera patria. E lei può star sicuro che le resterò fedele più di chiunque altro”. Sono le parole di chiusura della lettera che Joseph Roth scrive a Stefan Zweig il 24 luglio 1935 (la lettera è riprodotta in volumetto denso e esile, Joseph Roth – Stefan Zweig, L’amicizia è la vera patria, Castelvecchi 2015, p.30). Prima la precede un lungo sfogo amaro in varie lettere, spesso senza risposta o di cui la risposta è andata smarrita, sulla propria solitudine da parte di Roth e una risposta molto secca di Zweig che lo invita ad aver cura di sé. L’amicizia che sta dentro a queste lettere è quella che si misura negli anni dell’esilio. È una condizione su cui varrebbe la pena riflettere in questo tempo segnato da molti che sono fisicamente in esilio e dai molti che magari non lo sono rispetto al luogo di nascita, eppure non per questo “si sentono a casa”. E che perciò, anche per questo, sognano di “essere a casa” altrove, o di “tornare a casa”, spesso nutrendo questo sentimento con una filosofia bellica.



David Bidussa, storico sociale delle idee
Pagine Ebraiche, febbraio 2016


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Shir Shishi - una poesia per erev shabbat

Retaggio

img headerHaim Guri, il gran maestro della poesia israeliana moderna ha compiuto 94 anni e la sua penna è sempre innovativa e penetrante. Ha accompagnato la guerra d’Indipendenza, i reduci della Shoah, è stato cronista durante il processo Eichmann, scrittore, saggista, politico e filmaker. Vincitore del prestigioso Premio di Israele 1988, ha pubblicato recentemente la sua ultima fatica, “Bensì desiderassi ancora un poco di più”, disegnando domande di fede e di vita lasciate a noi in eredità. La poesia “Retaggio” risale al 1960.
                                

Ultimo venne l’ariete.

E Abramo non sapeva che ‘era esso

la risposta alla domanda del fanciullo,

primizia del suo vigore nel giorno declinante.

Alzò la vecchia testa.

Vide che non stava sognando

E che l’angelo era lì -

Il coltello gli cadde dalla mano.

Il fanciullo liberato dai legami

vide la schiena di suo padre.

Isacco, raccontano, non fu sacrificato.

Visse lunghi anni,

vide il bene, finche’ il lume dei suoi occhi non si scurò.

Ma quell’ora la lasciò in retaggio ai figli dei suoi figli.

Nascono

con il coltello nel cuore.

(Traduzione: Ariel Rathaus)

Sarah Kaminski, Università di Torino

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