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  15 Febbraio 2016 - 6 Adar 5776
PAGINE EBRAICHE 24

ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav

Paolo Sciunnach,
insegnante
E per l’arca farai un coperchio di oro puro, la sua lunghezza sarà di due Ammot e mezza e la sua larghezza sarà di una Ammah e mezza. E farai due Cherubini di oro, li dovrai fare ricavandoli direttamente dal blocco di oro del coperchio tramite una lavorazione con martello, li porrai alle due estremità del coperchio. Farai un Cherubino da una estremità e un’altro Cherubino dall’altra estremità, realizzerete entrambi i Cherubini alle sue due estremità dal medesimo blocco di oro puro del coperchio. E i Cherubini saranno con le ali dispiegate verso l’alto, coprendo e proteggendo il coperchio con le loro ali, e li loro volti saranno diretti l’uno verso l’altro anche se nello stesso tempo i visi dei Cherubini saranno inclinati verso il coperchio. E collocherai il coperchio al di sopra dell’Arca, ma prima dentro l’Arca avrai messo la Testimonianza che io ti darò, cioè la Torah. E quando io vorrò fissare una udienza con te nel Mishkan, questa avverrà la, e parlerò con te da sopra al coperchio in mezzo ai due Cherubini che sono sopra il coperchio dell’Arca della Testimonianza, tutto ciò che ti dico la è ciò che io ti ordino di dire ai figli di Israele (Esodo 25, 17 – 22).
 
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Anna
Foa,
storica
Un utente di Facebook, un turco residente in Austria, ha postato sotto una foto di Hitler una sua presunta affermazione che diceva: “Avrei potuto sterminare tutti gli ebrei del mondo, ne ho lasciati in vita alcuni perche sapessero perchè li ho uccisi”. Accusato di propaganda antisemita, si è difeso sostenendo di averlo fatto contro la politica di Israele a Gaza. Un giudice di Linz lo ha assolto perchè ha rinvenuto nel post una manifestazione di antisionismo ma non di antisemitismo. Dal 1967 in poi la sovrapposizione tra “sionista” ed “ebreo” ha fatto scorrere fiumi d’inchiostro sia fra gli ebrei che tra gli antisionisti. Nel momento in cui la Shoah viene attribuita all’odio verso il sionismo, si torna semplicemente a fare dell’antisemitismo puro. Sia da parte dell’autore del post, naturalmente, sia da quella del giudice di Linz. Il che è ancora più grave.
 
"Vogliamo la verità"
“Vogliamo sapere quello che è accaduto e conoscere i responsabili in tempi brevi”. Così il governo italiano alle autorità egiziane, da cui si attende una risposta sul barbaro assassinio di Giulio Regeni (Repubblica). Si apprende intanto che l’università di Cambridge chiese allo stesso di intensificare le ricerche all’interno del sindacato. Era dicembre. “E Regeni – scrive il Corriere – finì vittima di interessi che andavo oltre i semplici approfondimenti della realtà egiziana. Per questo bisogna adesso scoprire chi ha ricevuto i suoi report, soprattutto l’uso che ne è stato fatto”.

La diga di Mosul, dove presto interverranno ingegneri e tecnici italiani, è a rischio crollo. Ad evidenziarlo è un nuovo studio americano, che delinea scenari altamente drammatici: “Se dovesse crollare, un’onda alta oltre 55 metri sconvolgerebbe il bacino del Tigri. Mosul sarebbe investita meno di quattro ore dopo. Poi sarebbero inondate le città e i centri urbani verso Sud. Bagdad sarebbe raggiunta due giorni dopo. Mezzo milione di persone potrebbero perdere la vita” (Corriere).

“Sono tutti laureati, studiano musica, seguono i mercati finanziari e programmano software. Hanno respirato l’ebraismo sin da bambini, orgogliosi della tradizione italiana, ma vanno a studiare anche in Israele, nelle yeshivot (Istituti religiosi ebraici), dove apprendono l’approfondimento. È la generazione under 40 di giovani rabbini italiani. E ha il compito di dare continuità a duemila anni di tradizione rabbinica”. Una tradizione in cui, spiega il rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni a La Stampa,” c’è uno stile di bellezza, passione linguistica e filologica, grande apertura alle scienze”. A parlarne sono anche rav Jacov Di Segni, rav Roberto Di Veroli, rav Ariel Di Porto e Paolo Sciunnach.
 
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  davar
dopo un colloquio tra boldrini e gattegna
Si apre l'armadio della vergogna L'Italia fa i conti con la storia

Un colloquio fra la presidente della Camera Laura Boldrini e il presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna (insieme in una immagine di repertorio) ha fatto da preludio questa mattina all'apertura delle porte del cosiddetto "armadio della vergogna". Lo storico momento della rivelazione al pubblico dei documenti rivenuti nel 1994 fra cui si trovano 695 fascicoli d'inchiesta e un registro generale riportante 2274 notizie di reato relative a crimini di guerra commessi sul territorio italiano durante l'occupazione nazifascista era atteso da lungo tempo e contribuisce a compiere un passo deciso verso la chiarezza e la presa di coscienza delle vicende che portarono alle responsabilità italiane negli anni della dittatura, delle persecuzioni e dello sterminio.
Il contenuto dell'"armadio della vergogna" è destinato ad apparire sul canale dell'archivio storico della Camera.
"Credo - sottolinea la storica Anna Foa - si tratti di un fatto estremamente positivo perché forse non sarà possibile istituire nuovi processi contro i responsabili dei crimini accertati ma il materiale si rivelerà comunque prezioso per gli addetti ai lavori. Il mio auspicio è che questa pubblicazione dia il via a studi ancora più approfonditi su quella stagione, fornendo nuove risposte e chiarendo punti che restano oscuri. Ne abbiamo tutti molto bisogno".

MELAMED - i lavori dell'ihra a lucerna
Le buone pratiche della Memoria

“Non ha senso fare ricerca senza lavorare sulla formazione e soprattutto sull’educazione, è ben chiaro a tutti noi, ed è proprio per questo che abbiamo voluto aprire l’anno di presidenza svizzera dell’International Holocaust Remembrance Alliance con la presentazione dei risultati dell’Education Research Project dell’IHRA”. Con queste parole, pronunciate da Monique Eckmann, professore onorario della Haute ècole de travail social di Ginevra, specializzata in trasmissione della storia e della memoria della Shoah e responsabile del progetto, si sono aperti i lavori di una conferenza internazionale che raccoglie studiosi da tutto il mondo, riunitisi nella sede della Padagogische Hochschule di Lucerna, il centro di pedagogia e didattica che si occupa della formazione degli insegnanti, che organizza la due giorni insieme all’IHRA, e con il sostegno del Dipartimento Federale degli Affari Esteri della Confederazione Svizzera. Coinvolta nei lavori anche la redazione giornalistica dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane.
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QUI PARIGI - LA NOMINA DI AUDREY AZOULAY
Hollande, la nuova ministra

parla la lingua del dialogo
Fino a qualche giorno fa non aveva un profilo Twitter e nessuna voce su Wikipedia. È entrata a sorpresa nella scena politica francese, Audrey Azoulay, nominata dal presidente Francois Hollande nuovo ministro della Cultura e della Comunicazione. Classe 1972, il ministro appena insediatosi è figlia di André Azoulay, economista e uomo politico di primo piano del Marocco, oltre che noto esponente della locale comunità ebraica, già consigliere dei sovrani Hassan II e Mouhammed VI. Attualmente attivo nella Fondazione Anna Lindh, impegnata per favorire il dialogo tra le culture del Mediterraneo, suo padre ha avuto un ruolo chiave nell’integrazione fra ebrei e musulmani e si è impegnato in prima linea per la risoluzione del conflitto israelo-palestinese. Con la moglie scrittrice Katia Brami – la madre di Audrey – ha inoltre investito nella valorizzazione della sua città d’origine, Essaouira (chiamata Mogador fino alla fine del protettorato francese), ponendo l’accento sull’eredità araba ed ebraica.
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qui ferrara - il convegno internazionale
Non fu una sola Resistenza
Nell’immaginario collettivo gli uomini della Resistenza sono gli eroi che imbracciarono le armi per combattere gli oppressori nazifascisti. Ma in Italia come in Europa non vi fu un solo tipo di Resistenza e gli ebrei ne sono la dimostrazione. In Francia, Germania e Polonia vi fu chi scelse la lotta attiva, chi la fuga, la clandestinità, fino alla chi decise di togliersi la vita pur di non cadere nelle mani dei propri aguzzini. A raccontare e analizzare queste diverse risposte alla barbarie, il convegno internazionale "La Resistenza ebraica in Europa" in corso al Ridotto del Teatro Comunale, promosso dal Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah (MEIS) assieme all’Istituto di Storia Contemporanea di Ferrara e al Memorial de la Shoah di Parigi. Un’iniziativa che, spiegano i membri del comitato scientifico Anna Quarzi, Laura Fontana e Alberto Cavaglion, “ha inteso porre in evidenza le molte fisionomie che la reazione degli ebrei ha assunto durante i regimi nazista e fascista”.
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MELAMED - MIUR 
"Scienza e cultura per il dialogo"

Il ministro contro i boicottaggi
“La scienza e la cultura hanno il potere di costruire il dialogo e di prevenire i conflitti, e c’è bisogno di un rapporto fluido e costante tra le comunità scientifiche di tutti i diversi paesi”. Risuonano alte e chiare le parole del ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Stefania Giannini, che in occasione del conferimento della laurea honoris causa in Relazioni internazionali e cooperazione allo sviluppo a Irina Giorgieva Bokova, direttore Generale dell’Unesco, ha voluto sottolineare il suo apprezzamento per la risposta ufficiale che la conferenza dei rettori delle università italiane ha dato all’appello firmato da qualche centinaio di docenti e di ricercatori per il boicottaggio del Technion.
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qui copenaghen - un anno dopo
"Finn e Dan, eroi della libertà"
Dolore ma allo stesso tempo determinazione nelle parole scelte dal primo ministro danese Lars Lokke Rasmussen nel primo anniversario dagli attentati terroristici a Copenhagen, prima in un centro culturale dove si teneva un incontro sulla libertà di espressione, e poi di fronte a una sinagoga. Dalla deposizione di corone di fiori nei due luoghi a una marcia silenziosa lungo tutto il percorso che li divide, segnato con 1800 candele “a simboleggiare l’amore e la forza”, sono state diverse le iniziative organizzate in città. Il 14 febbraio di un anno fa a morire sotto il fuoco di un terrorista di origine palestinese furono il regista Finn Norgaard e Dan Uzan, agente di sicurezza che svolgeva il proprio servizio di vigilanza mentre all’interno della sinagoga era in corso una festa di bar mitzvah, la maggiorità religiosa ebraica.
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QUI FIRENZE 
Sergio Levi, un lascito vivo
Negli scorsi giorni la dirigenza dell’Ospedale Pediatrco Universitario Meyer di Firenze ha voluto rendere omaggio alla memoria di Sergio Levi, pediatra, considerato uno dei padri della Neuropsichiatria Infantile in Italia, dedicandogli un convegno nel quale è stato presentato il libro Una vita sospesa, scritto dal figlio Giulio Levi, a sua volta medico e neuroscienziato, per ricordarne le vicissitudini, in particolare quelle vissute in un periodo storico drammatico per molti ebrei.
Giulio Levi, nato nel 1937, è stato testimone diretto delle vicende paterne, a partire da quando questi, giovane medico ventottenne presso l’ospedalino Meyer, (detto così in quanto ospedale dei bambini) ricevette la lettera di sospensione dal servizio il 13 ottobre 1938, firmata dal rettore dell’Università di Firenze Arrigo Serpieri, solerte e puntiglioso nell’applicare le reggi razziste. A Firenze le facoltà più colpite da sospensioni e decadenze dei docenti furono quelle di Lettere e Medicina. In quest’ultima non vi erano professori ordinari, ma furono circa 16 quelli allontanati: prevalentemente oculisti e pediatri, come Nathan Cassuto, oculista morto in lager. Alessandro Fiano, emigrato nel 1939 verso Ramat Gan. Umberto Franchetti, cui viene tolta la libera docenza e si nasconde in casa dei contadini Ciuccoli, poi riconosciuti Giusti, nelle campagne di Arezzo.


Bianca Bassi
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INFORMAZIONE - INTERNATIONAL EDITION 
Il mercante torna nel Ghetto
Una nuova produzione de “Il Mercante di Venezia” è pronta a debuttare nel luogo in cui l’opera è idealmente ambientata: l’antico ghetto della città lagunare. Come raccontato al pubblico dell’edizione internazionale di Pagine Ebraiche, la Compagnia de’ Colombari è pronta a portare in scena il capolavoro di Shakespeare in Campo de’ Ghetto con un cast internazionale, tra gli altri Reg E. Cathey (House of Cards), Ned Eisenberg (Million Dollar Baby) e Linda Powell. Lo spettacolo è in programma dal 26 al 31 luglio. Del fascino che gli antichi ghetti ebraici continuano a esercitare, a Venezia e non solo, si occupa la rubrica Italics.
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QUI ROMA - memoria
Un ponte tra le generazioni  
pilpul
LIVELLI DI GUARDIA - DEMENZA DIGITALE
Tagliagole in vista
Lo sfogo scomposto di un tale che invoca il mio licenziamento con l’accusa di aver consentito la pubblicazione dell’opinione di un collaboratore esterno dove si offenderebbe, riportando parole di un suo rivale e di sua moglie, la memoria dello statista israeliano Moshe Dayan, impazza ora sui territori della demenza digitale.
Ogni incitazione al linciaggio necessita di pesanti semplificazioni. E soprattutto impone di prendere in giro il pubblico. Le informazioni, i concetti vengono distorti, storpiati a piacimento per dimostrare quello che si vuole. Si punta su quelli che credono alle fandonie, che si lasciano suggestionare. Si mettono a tacere quelli che vanno a confrontare, a controllare.
E si evita così di dire che l’argomento in questione è stranoto da decenni a tutta l’opinione pubblica israeliana.
Si tace che quanto evocato in una libera opinione (che la redazione ha il dovere di pubblicare, ma non ha mai condiviso né evidentemente ha alcuna intenzione di condividere), è già apparso su molti autorevoli giornali e addirittura libri. Altrimenti bisognerebbe chiedere il licenziamento di alcuni fra i migliori giornalisti israeliani colpevoli solo di aver fatto il proprio lavoro.
Quello che è a disposizione del lettore dei grandi quotidiani israeliani e che la cosiddetta intellighenzia nostrana legge avidamente a casa propria, va bene. Ma attenzione, che non finisca in mano ai comuni cittadini. Al lettore italiano, stando a questi giustizieri improvvisati, non deve assolutamente arrivare. Secondo la loro delirante pretesa il lettore italiano dovrebbe essere trattato come un minorato. Al lettore italiano deve bastare il manganello della propaganda e del social network. Il resto è meglio metterlo a tacere. Con le buone o con le cattive.
Conoscere, ragionare, confrontarsi serenamente con le opinioni altrui, costruire mezzi di informazione liberi e autorevoli, non rientra nei piani dei tagliagole.
La teoria secondo cui il lettore sarebbe un imbecille da tenere sotto tutela ha fatto il suo tempo. È un trattamento che nessuno dei nostri lettori merita.
Una nuova stampa ebraica sta qui per dimostrarlo.
Chi, con questi penosi tentativi di intimidazione, pretende il contrario, prima ancora che un farabutto è qualcuno che offende l’intelligenza degli ebrei italiani e dei loro amici. E nella grande democrazia di Israele, prima ancora che chiamato a rispondere delle sue malefatte, prima ancora che rimesso al proprio posto, sarebbe anche coperto dal ridicolo.

gv

Oltremare - Libertà
Un ex Primo Ministro in galera non è cosa da tutti i giorni. E abbiamo un bel dire, fra israeliani, che è un bene, che la legge è davvero e senza dubbio uguale per tutti, se perfino Olmert, ex ministro, ex sindaco di Gerusalemme, ed ex primo ministro, adesso è un carcerato, uguale a tutti gli altri carcerati e privato delle stesse libertà. Ora poi, che gli abbiano dedicato una ala intera del carcere di Ramle, manco fosse Magneto che può piegare le sbarre della cella con la sola forza del pensiero, è in fondo logico. Lui e i suoi colleghi di crimine, responsabili di uno dei più brutti e inutili ecomostri del Medio Oriente, stanno bene lì, chiusi dentro e noi fuori, anche se questo significa che noi l’ecomostro lo vediamo ogni volta che passiamo per Gerusalemme e loro invece sono liberi almeno da quella visione. A pensarci, un gran bel paradosso. Mentre loro passano un paio d’anni a Ramle, noi restiamo fuori a rimirare l’orrenda altitudine delle cinque torri già sbiadite e scrostate, collegate ai piani alti da una specie di corona che fa sembrare il tutto un pezzo di nave spaziale di qualche pianeta lontano, incagliato dopo una battaglia galattica di cui noi umani non sappiamo nulla e neanche vogliamo troppo sapere.

Daniela Fubini, Tel Aviv
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