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 25 febbraio2016 - 16 Adar5776
PAGINE EBRAICHE 24

ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav


Elia Richetti,
rabbino
Il Midràsh racconta che quando Ha-Qadòsh Barùkh Hu ha istituito il pagamento del mezzo siclo, definito dalla Torah stessa “kòfer néfesh” (riscatto dell’anima), ha estratto da sotto il Suo Trono una moneta di fuoco, dicendogli (come riportato dalla Torah) “zè yittenù” (questo daranno).
I Maestri si sono domandati perché D.o dovesse mostrargli una moneta di fuoco, e non una normale moneta di metallo. Il Rebbe di Kotzk ha spiegato che con ciò D.o ha risposto ad una domanda inespressa di Moshè: come può una moneta essere un “riscatto dell’anima”?
 
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Sergio
Della Pergola,
Università
Ebraica
Di Gerusalemme
Utili idioti: dai siti treccani.it e wikipedia.org apprendiamo che l'espressione, coniata da Lenin, si riferiva a coloro che, per ingenuità, finivano col fare gli interessi del Partito comunista, pur non militandovi. In seguito, la locuzione ha assunto un significato più generico, riferendosi a chiunque agisca a vantaggio di altri senza che il proprio merito sia riconosciuto e senza guadagnarci nulla. Il termine oggi è usato in senso lato per descrivere qualcuno che sembra essere manipolato da un movimento politico, un gruppo terroristico, un potere economico, dei quali non fa parte ma i cui interessi aiuta a promuovere. È il caso di quelle persone che vivono in democrazie liberali che, nel dare sostegno morale e materiale a un'ideologia totalitaria, in effetti si prestano laboriosamente a intrecciare quella fune che poi finirà per impiccarli. Oggi gli utili idioti si possono trovare nel coro di giustificazione, di omologazione e di idealismo sentimentale che fa di tutto per inibire le risposte necessarie a contenere un'altra ideologia che invece odia la libertà: l'Islam radicale.
 
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La fiducia e le unioni civili
La maggioranza ha trovato un accordo sul disegno di legge per le unioni civili. Come raccontano i quotidiani di oggi (Corriere della Sera, Repubblica, La Stampa fra gli altri), dopo lo stralcio della parte sulla stepchild adoption e sull’obbligo di fedeltà, il Pd ha siglato un patto con i centristi di Ncd e il governo ha annunciato la fiducia sull’ultima versione della legge sulle unioni civili (il voto di fiducia è previsto per oggi alle 19). “L’ultima, snervante trattativa – scrive Repubblica ricostruendo il percorso per arrivare all’accordo – è su dieci parole che però garantiscono un paracadute alle coppie gay sulle adozioni. Dicono: ‘Resta fermo quanto previsto e consentito in materia di adozioni dalle norme vigenti’”. Senza questa frase, rileva il quotidiano, le sentenze che sino ad oggi hanno “consentito l’adozione agli omosessuali del “figlio del partner”, sarebbero saltate”. Sulle colonne del Corriere della Sera, Pierluigi Battista chiede ora l’impegno della politica perché risolva il delicato punto delle adozioni: non è possibile affidarsi alla magistratura, scrive Battista, per risolvere la questione. “Non si sentono – afferma l’editorialista rivolgendosi ai politici – un po’ male, loro sempre ad esibire la retorica del cuore traboccante di sentimenti a tenere i bambini nell’inferno dell’emarginazione e della solitudine anziché affidarli a chi ne vuole prendere cura, eterosessuale o omosessuale che sia?”.

Maroni vs moschee. Dopo la bocciatura della Corte costituzionale della norma regionale sulla regolamentazione delle moschee in Lombardia, considerata dai giudici discriminatoria, il governatore Roberto Maroni, intervistato da Repubblica, afferma di voler affidare la decisione al voto popolare, e dunque a un referendum. La bocciatura della Corte era stata accolta da Maroni con un tweet che ha fatto scattare la polemica. “Allah akbar”, le parole social dal governatore. Il leader della Lega nord Matteo Salvini ha addirittura scritto “E brava la Corte islamica, complice dell’invasione” in riferimento alla sentenza (Corriere della Sera). “La nostra preoccupazione è essere custodi dei diritti fondamentali: il nucleo e ssenziale della sentenza poggia sull’evitare discriminazioni”, l’indiretta risposta del presidente della Corte Paolo Grossi.

Milano, i candidati sindaci e le libertà religiose. “Che cosa succederà ad esso con il bando delle moschee del Comune?” si chiede il Corriere (nella pagine milanesi) in riferimento al provvedimento portato avanti da Palazzo Marino sulla realizzazione di nuove moschee a Milano che, viste le imminenti elezioni, potrebbe cambiare il proprio tragitto. “ Un bando già c’è quindi andiamo avanti con quello”, afferma il candidato Pd Giuseppe Sala. Per Stefano Parisi, candidato del centro destra, la questione non è una priorità ma vuole incontrare “i rappresentati “della moschea “perché voglio da loro la garanzia che rispettino la libertà religiosa dei cattolici e degli ebrei in città”. “Servono moschee piccole, ufficiali, sul territorio cittadino, che diano tutte le garanzie di provenienze e gestione trasparenti”, la posizione di Corrado Passera di Italia Unica. Simile la proposta della Cinque Stelle Patrizia Bedori, che parla di moschee piccole, “poche distribuite sul territorio, come a Londra, senza quartieri sotto scacco”.

Regeni, l’Italia vuole la verità. “No alla verità di comodo sulla morte di Giulio Regeni. Vogliamo tutte le carte”, è quanto chiede il ministro degli Esteri italiano Paolo Gentiloni rispetto al caso del ragazzo ucciso in Egitto in circostanze ancora da chiarire. Dalle pagine dell’Unità, Gentiloni chiede chiarezza e i nomi dei colpevoli delle torture e dell’assassinio di Regeni.
 
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  davar
il nuovo incarico alla corte costituzionale
Consulta, il neopresidente Grossi
“Vittorio Polacco, un gigante”

"Lusingato, confuso, intimorito”. Questi gli aggettivi che descrivono lo stato d’animo di Paolo Grossi nelle ore che hanno segnato la nomina dell’esperto giurista fiorentino a nuovo presidente della Corte Costituzionale.
Nato nel 1933, studi classici al liceo Dante, una laurea in Giurisprudenza presso la locale università degli studi (ad influenzarlo le lezioni civilistiche di Enrico Finzi), Grossi può vantare un curriculum d’eccellenza. Docenze e incarichi istituzionali di primo piano (è giudice della Corte dal 2009) ne fanno da tempo uno dei giuristi italiani più apprezzati e stimati nel mondo.
Tra i molti meriti di una carriera lunga e ricca di soddisfazioni, anche sul versante pubblicistico, l’aver salvato dall’oblio un grande ebreo italiano un po’ dimenticato dai suoi colleghi: Vittorio Polacco (1859-1926), che fu giurista, accademico e senatore del Regno, oltre che precettore di casa Savoia, e a cui Grossi ha dedicato attente pagine di studio e analisi.
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israele
Eliav Gelman (1986 – 2016)
Cosa succederà adesso? Chi porterà Yoav in sinagoga? Chi sosterrà tua moglie Rinat durante il parto? Tra un mese e mezzo tuo figlio nascerà, e non riceverà mai un tuo abbraccio”. Sono queste le domande con cui il fratello Eyal ha espresso il tragico senso di vuoto lasciato da Eliav Gelman, il riservista capitano dell’aviazione di Tzahal, padre di due figli e di uno in arrivo, rimasto ucciso nello scontro tra i soldati israeliani e un terrorista palestinese al valico di Gush Etzion. I suoi funerali si sono svolti a Kfar Etzion ieri a tarda notte, alla presenza di migliaia di persone, unitesi nel doloroso ricordo della famiglia, a cui Eliav era tanto legato. “Eliav – si è rivolto a lui suo padre David – credo che la quiete che ti ha tanto contraddistinto non nasconda chi eri e quello che hai fatto nella tua breve, ricca vita”.
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qui roma
Il cuore ebraico di Spalato
Dopo una gestazione lunga più di dieci anni, Cuore d’Israele, il libro che raccoglie la testimonianza del fotografo, scrittore ed editore spalatino Luciano Morpurgo è finalmente stato pubblicato. Un diario – la cui edizione critica è curata da Anna Morpurgo ed è stata realizzata su impulso della Società Dalmata di Storia Patria – che offre l’affresco inedito della Spalato ebraica negli anni ’30 del Novecento e all’interno del quale vengono affrescate scene di vita quotidiana. A discuterne, in una serata organizzata al Museo ebraico di Roma, il presidente della Società Dalmata di Storia Patria Rita Tolomeo, il direttore del Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea Michele Sarfatti, il presidente della Fondazione Museo della Shoah Mario Venezia e l’assessore della Comunità ebraica di Roma con delega al Museo Gianni Ascarelli.
L’assessore alla Cultura della comunità ebraica Giorgia Calò ha esordito: “Questo libro mi ha conquistato fin dalle prime pagine. Ho apprezzato il tono intimista, la descrizione della vita quotidiana e i continui rimandi alla propria identità: quella di ebreo e di italiano”.
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qui milano - il convegno con anna foa 
La storia del Ghetto di Roma
Il ghetto come strumento di controllo, di oppressione e arma per spingere gli ebrei alla conversione. Nell'incontro organizzato alla libreria Claudiana di Milano – in un sala completamente gremita - la storica Anna Foa ha delineato il quadro e le ragioni storiche che diedero vita al Ghetto di Roma. Diverso da quello di Venezia, il ghetto della Città eterna viene istituito nel luglio 1555 da Paolo IV con la bolla pontificia Cum nimis absurdum. “Mentre dagli altri suoi territori la Chiesa decise per l'espulsione degli ebrei, a Roma creò nel cuore della città uno spazio dove poterli tenere sotto controllo”. La volontà di Paolo IV era spingere gli ebrei attraverso la separazione a convertirsi al cristianesimo, spiega la storica.
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jciak
L'uomo che accese Spotlight
Al cinema i giornalisti funzionano a meraviglia e Spotlight non fa eccezione. Solo che qui i luoghi comuni e i romanticismi finiscono in mille pezzi e si vede come funziona sul serio un’inchiesta giornalistica, una di quelle destinate a fare epoca. Il film di Tom Mac Carthy ci riporta al 2001, quando al Boston Globe arriva un nuovo direttore editoriale, Marty Baron. Ebreo, 47 anni, di poche parole e nessun senso dell’umorismo, Baron è uno che non molla. Sarà lui a spingere il team di giornalisti investigativi chiamato Spotlight a occuparsi di un caso di pedofilia che ha visto come protagonista un prete cattolico, padre John Geoghan. Ben presto verrà alla luce una catena di abusi di proporzioni inimmaginabili. E malgrado pressioni e ostilità di ogni genere, grazie al coraggio di Baron la verità arriverà in prima pagina in uno scandalo di livello internazionale, che chiamerà in causa fino ai più alti livelli della Chiesa.
In corsa per cinque Oscar, Spotlight è un gran film sul giornalismo, che a tratti riporta alla memoria Tutti gli uomini del presidente (1976) di Alan J. Pakula o Insider (1999) di Michael Mann. L’inchiesta raccontata da Tom Mac Carthy non vive di folgoranti colpi di scena, inseguimenti o sparatorie ma è minuzioso lavoro d’archivio, telefonate a catena, lunghe attese, testimoni riluttanti, stanchezze infinite. Eppure, grazie a un cast d’eccezione, la tensione non cala e si rimane inchiodati fino all’ultima scena come nei migliori thriller.

(Nell'immagine, l'ex direttore del Boston Globe Marty Baron)

Daniela Gross
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qui trieste - segnalibro
Donne, sfida tra generazioni
Avere tutto si può? È intorno a questa domanda che ruota il primo romanzo di Gheula Canarutto Nemni (Non) si può avere tutto (ed. Mondadori), presentato ieri nella cornice del Caffè San Marco, il suggestivo locale triestino adiacente alla grande sinagoga.
Al centro della storia raccontata da Canarutto (nell'immagine di Giovanni Montenero a sinistra, assieme a Elisabetta Kostoris che ha presentato il libro al pubblico), una ragazza ebrea ortodossa di diciannove anni che, sposata da poco, si barcamena in una quotidianità frenetica nel tentativo di realizzare tutti i suoi sogni: avere dei figli ma anche una carriera accademica, il tutto sullo sfondo metropolitano di Milano. È possibile essere madre di sette figli, muoversi in un competitivo ambiente lavorativo e riuscire a far conciliare tutto questo con l’osservanza delle regole ebraiche?
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  pilpul
Setirot - Fantasie patologiche
"Esiste un universo sotterraneo dove fantasie patologiche, camuffate da idee, vengono rimuginate da imbroglioni e fanatici poco acculturati. Ci sono momenti in cui questo universo sotterraneo emerge dalle profondità e di colpo stordisce, affascina e cattura una moltitudine di persone generalmente sane di mente e coscienziose, fino a spingerle ad abbandonare ogni ragione e ogni senso di responsabilità. Di tanto in tanto, può capitare che questo mondo sotterraneo irrompa sulla scena politica e intervenga ad alterare il corso della storia".
Norman Cohn (Londra 1915 - Cambridge 2007). 


Stefano Jesurum, giornalista
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Time Out - L'aggressione
L’aggressione al professor Angelo Panebianco per le sue idee sul conflitto in Libia è un campanello d’allarme. Non è il primo, però. Come non trovare un filo rosso che lega all’intolleranza nei confronti del politologo al boicottaggio delle università israeliane? Non tanto per la vicinanza di certe posizioni, ma per l’incapacità in ogni caso di saper reagire con forza e decisione a certi atteggiamenti. Non basta più solo indignarsi, perché diventa inaccettabile che degli studenti si arroghino il diritto di vietare a un professore di tenere un corso o che professori firmino appelli per boicottare le realtà accademiche di un altro paese.

Daniel Funaro
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In ascolto - Cats
C’è grande attesa per il “debutto” di Cats al Teatro Regio di Torino, dal 25 al 28 febbraio, per cui già da tempo è registrato il tutto esaurito. Cats, uno dei musical più conosciuti al mondo, tradotto in 15 lingue, replicato in una trentina di produzioni differenti e visto negli anni da circa 73 milioni di spettatori, arriva a Torino in una versione rivisitata nel 2014 dal team creativo della prima mondiale: Trevor Nunn (regista), Gillian Lynne (coreografie), John Napier (scene e costumi) e naturalmente Andrew Lloyd Webber, autore delle musiche.
Andrew Lloyd Webber è una leggenda vivente, è il bambino prodigio (si dice abbia iniziato a comporre a nove anni) autore di opere che hanno fatto la storia del musical, come Jesus Christ Superstar, Evita, Il fantasma dell’Opera e, appunto, Cats, che inizia a scrivere nel 1978 basandosi sul testo di Thomas Stearns Eliot “Old Possum’s Book of Practical Cats” (1939) un libro che raccoglie le filastrocche composte dall’autore per i propri nipotini
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Maria Teresa Milano
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Leggere, in genere
In genere, i romanzi di genere piacciono poco ai critici. Molto è cambiato dai tempi in cui il Giallo o la Fantascienza erano considerate letteratura minore, o nemmeno letteratura, ma certi pregiudizi sono duri a morire, Pavlov ci ha insegnato qualcosa. La stessa parola ‘critico’ è ormai usata con approssimazione – come molte, troppe altre, anche più importanti e decisive parole – , e talvolta rovesciandone persino il significato. Ora, però, che la letteratura sembra solo tutta di genere, e non c’è quasi libro di successo che non sia giallo, thriller, sci-fi, fantasy, eccetera, beh: è forse venuto il momento per riconsiderare il tutto. Poiché qui voi vi aspettate suggerimenti di lettura o di non lettura, proverò a sostenere il mio punto in merito con due esempi, cioè due libri. Resistere non serve a niente di Walter Siti (Rizzoli 2014, premio strega ) e Il mio nome è Frank De Jung di Frank Gonella (Wingsbert, 2015).

Valerio Fiandra
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Cucine
Una mia cara amica ha iniziato la settimana in giro per negozi di cucine (a pianificare scelte che possono essere di per sé futili, considerato che quasi ottocento milioni di persone sul nostro pianeta non ha cibo a sufficienza per nutrirsi, e una cifra analoga soffre al contrario di problemi di obesità ed accumulo di cibo in eccesso scaduto, buttato, sprecato), imbattendosi nell'interessante problema della kasherità (si potrà dire?) della sua futura cucina, e sottoponendomi tutti i suoi dubbi.
Abbandonato il vegetarianesimo della prima parte della mia vita e gustando con sommo piacere un hamburger qua e un petto di pollo là, che quando al supermercato dietro al Tempio di Firenze ce l'ha mi pare una giornata speciale, capisco i quesiti in gioco.


Sara Valentina Di Palma
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