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14 marzo 2016 - 4 Adar 5776
PAGINE EBRAICHE 24

ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav

Paolo Sciunnach,
insegnante
A mio modesto avviso, pur mantenendo lo status quo in merito ai rapporti tra la sfera religiosa e quella secolare all’interno del sistema giuridico dello Stato di Israele, che di fatto combina il diritto romano dell’Europa continentale, la common law inglese e alcune leggi religiose dell’ebraismo, dobbiamo diffidare dalla religiosità politicizzata. L’autorità religiosa autentica si esprime attraverso l’insegnamento della Torah, con la voce della compassione piuttosto che con quella dell’autorità, attraverso l’umiltà al servizio del popolo, con amore e dedizione, come i grandi chassidim del passato, piuttosto che attraverso l’influenza e i metodi di un partito politico. L’autorità si impone, l’autorevolezza si guadagna. Chi è veramente un chassid? Un uomo che è paziente, che è benigno con amore; che non è invidioso, che non si vanta, che non si gonfia, che non manca di rispetto, che non cerca il suo interesse, che non si adira, che non tiene conto del male ricevuto, che non gode dell’ingiustizia, che si compiace della verità, che copre d’amore tutti i suoi simili, che crede nella bontà delle persone e confida nel prossimo, che tutto sopporta. L’amore di un vero chassid per il popolo di Israele (“ahavat israel”) non ha mai fine.
 
Anna Foa, storica
La celebrazione della giornata europea dei Giusti ha visto quest’anno il conferimento da parte di Yad Vashem del titolo di Giusto delle Nazioni alla memoria di monsignor Giacomo Meneghello, segretario dell’Arcivescovo di Firenze Elia Dalla Costa durante i terribili mesi dell’occupazione nazista. Monsignor dalla Costa è già stato insignito qualche anno fa del titolo di Giusto. Centinaia di ebrei, soprattutto profughi stranieri che si trovavano a Firenze vennero salvati dall’azione coordinata dell’Arcivescovo, dal rabbino Nathan Cassuto e dalla Delasem. A differenza che in altri luoghi, come a Roma, dove tale coordinamento mancò, quest’azione congiunta tra cattolici ed ebrei permise di salvare molte vite in quella che fu comunque una città molto toccata dalla persecuzione (due razzie solo nel mese di novembre del 1943, coordinate dai nazisti di Dannecker). Monsignor Meneghello, allora un giovane prete magro e serio in volto (così ci appare nelle fotografie) dette un apporto fondamentale a quest’opera di rifugio e di salvataggio, a rischio della sua stessa vita. Ora il suo nome è preservato tra i Giusti.
 
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Germania, crollo Cdu
Avanza l'ultradestra
Sconfitta in due dei tre Länder in cui si è votato. Un colpo duro, seppur previsto, quello ricevuto dalle urne dalla cancelliera Angela Merkel. La sua Cdu non è riuscita a vincere solo in uno degli Stati federali andati alle urne, perdendo in tutti molti voti rispetto al passato. Chi invece avanza in modo preoccupante è l’ultradestra xenofoba di Alternativa per la Germania (AfD), guidata dall’ex manager Petry Frauke che in Sassonia-Anhalt, nell’Est ex socialista, è arrivata al 24 per cento (Repubblica). “Questo voto – scrive il Corriere della Sera – non racconta tanto che la Germania respinge l’apertura di Frau Merkel ai rifugiati: i voti non andati alla AfD sono tutti per partiti favorevoli a dare asilo. Crea però una realtà nuova: un partito di destra, alla destra della Cdu, un’entità che dal Dopoguerra non c’era mai stata ed era fino a poco tempo fa un tabù politico”. “Sarà sempre più difficile dare vita a governi e maggioranze stabili – prevede l’analista tedesco Oswald Metzger sul Messaggero – Finora, a causa del nazismo e dell’Olocausto, in Germania la ragion di Stato impediva partiti di estrema destra. Ora, 70, 80 anni dopo la guerra, subentra forse una certa normalità, ma non direi che esiste pericolo per la democrazia”.
 
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  davar
I LAVORI DELL'ASSISE conclusi A ROMA
Unione, il Consiglio dà via libera

alle modifiche statutarie
Completate e approvate dal Consiglio dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane che si è tenuto nelle scorse ore le modifiche dello Statuto dell’Unione. Il documento viene ora depositato, nella sua versione aggiornata, al ministero degli Interni.
Nel corso dell’ultima riunione del Consiglio UCEI, tenutasi a Roma la domenica 13 marzo, è stato infatti approvato l’aggiornamento delle norme statutarie che regolano il funzionamento delle istituzioni dell’ebraismo italiano. Diversi gli ambiti delle modifiche votate a larga maggioranza dal Consiglio, tra cui quelli in materia di elezioni, con la revisione del regolamento elettorale. Tra le norme introdotte, un meccanismo finalizzato a gestire eventuali dimissioni da parte di Consiglieri dal Consiglio stesso: alla loro sostituzione si procederà con la nomina dei primi tra i non eletti e, quando ciò non fosse possibile, sarà il Consiglio a cooptare i nuovi membri, previo parere delle Comunità di appartenenza.
Altro elemento introdotto e legato alle elezioni UCEI, l’obbligo per chi si candida al Consiglio di essere iscritto alla Comunità che vuole rappresentare. Novità anche per i rabbini delegati a rappresentare l’Assemblea rabbinica all’interno dell’Unione: spetterà all’Assemblea rabbinica italiana proporre una rosa di cinque candidati e sarà poi il Consiglio a scegliere, tra questi, tre rappresentanti. “Sulla base dell’esperienza sono stati adottati alcuni cambiamenti e delle correzioni, spiega il Consigliere UCEI Giorgio Sacerdoti, che ha condotto la Commissione Statuto cui era affidata l’analisi delle norme – dopo il deposito, la nuova versione del testo verrà consegnata alle Comunità”.
Rimane invece fuori dall’attuale aggiornamento la parte dello Statuto dedicata al rapporto tra i rabbini capo e le Comunità. Su questa materia, che riguarda gli articoli 29 e 30 del testo, sta lavorando congiuntamente una Commissione composta da rappresentanti del Consiglio dell’Unione e dell’Assemblea dei rabbini d’Italia (Ari) con lo scopo di arrivare a una stesura concordata di eventuali nuove norme.
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qui trani
Lech Lechà, una nuova edizione

"Sempre noi stessi, a testa alta"
“Rinascere in Puglia”. È il titolo del film-documentario sull’accoglienza in Salento ai superstiti ebrei a cura della regista Yael Katzir, ma è anche lo spirito che guida le iniziative del festival Lech Lechà, al via oggi a Trani. Ad aprirlo questa mattina proprio una proiezione del film, mentre per tutta la settimana sono previsti molti altri eventi culturali per scoprire la ricca storia e le tradizioni millenarie di un ebraismo meridionale che vive un momento di nuovo slancio. Lech Lechà, ormai alla sua quarta edizione, è realizzato grazie al supporto della Regione Puglia, del Comune di Trani, dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e della Comunità ebraica di Napoli, ed è diretto da Francesco Lotoro, Cosimo Yehuda Pagliara e Ottavio Di Grazia. Il tema di quest’anno è Komemiut, che indica il procedere ‘a testa alta’. "Un messaggio di stringente attualità se si pensa al momento complicato che stanno attraversando lo Stato d’Israele e gli ebrei della diaspora”, come ha fatto notare Lotoro.
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La napoli ebraica non ha dubbi
Elena Ferrante? Non è Marcella
“Conoscevo bene il marito, con cui sono cresciuto sin dalla prima infanzia. Conosco bene lei. Ed è per questo che mi sento di assicurare una cosa: Marcella non è Elena Ferrante”. Non ha dubbi Sandro Temin, consigliere dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, uno dei più cari amici di quella che il dantista Marco Santagata ha indicato con certezza essere l’autrice che firmerebbe all’ombra del popolare pseudonimo letterario.
Ordinaria di storia contemporanea presso l’Università Federico II di Napoli, nota in tutta la città per il suo rigore e per l’autorevolezza dei suoi studi, Marcella Marmo (nell’immagine) ha sempre coltivato forte legami con l’ebraismo partenopeo. Introdotta in quel mondo dal marito, Guido Sacerdoti (1944-2013), medico-pittore di fama e nipote di Carlo Levi oltre che primo bambino ebreo nato a Napoli dalla liberazione.
“Ho letto un paio di libri della Ferrante e, in quelle pagine, non si trova nessun elemento chiaro che possa ricondurre a Marcella, al suo modo di proporsi, ai suoi interessi. L’autrice è senz’altro più giovane e maliziosa” sottolinea Temin. Per questo, aggiunge, “sono certo che starà continuando a farsi delle belle risate”.
Non ha dubbi neanche Pierluigi Campagnano, ex presidente della Comunità ebraica napoletana e cugino di Sacerdoti: “Non mi pare che sia una cosa che sta in terra. Per quello che so di Marcella è davvero impossibile”.
Conferma la figlia Claudia, attuale segretario della Comunità: “Non la conosco così bene, la nostra frequentazione si limita a eventi e iniziative culturali che organizziamo in sede. Ma escluderei del tutto questa possibilità”.
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qui venezia - deliri jihadisti sul web
Attaccato il sito comunitario "Minaccia violenta e mirata"
Il sito web della Biblioteca-Archivio Renato Maestro della Comunità ebraica veneziana è stato oggetto in queste ore di un attacco hacker a firma di un sedicente “Tunisian Fallaga Team”, che ha invaso per alcune ore la home page con deliranti messaggi di compiacimento per la Jihad in Tunisia e a favore della causa palestinese. “Si tratta a tutti gli effetti di una minaccia violenta e mirata, dal sapore apertamente antisemita” dichiara il direttore Gadi Luzzatto Voghera. Che poi aggiunge: “Da molti anni la nostra istituzione lavora per la diffusione della conoscenza, mettendo a disposizione del pubblico materiali legati alla storia dell’ebraismo veneziano, promuovendo iniziative legate alla convivenza delle culture, al dialogo, alla pacificazione dei conflitti”.
“Continueremo a fare il nostro lavoro – dice ancora lo storico – perché lo consideriamo fondamentale per la crescita di una civiltà in cui le diverse componenti della società si parlano, si confrontano e dialogano in modo costruttivo. La violenza non rientra nella nostra prospettiva, ma non accettiamo che ci venga fatta violenza né che si impedisca ad altri di consultare gli strumenti che mettiamo a disposizione”. “
Stiamo già provvedendo ad una denuncia. Si tratta di un atto che condanniamo con tutta la nostra forza. E che ci invita a non abbassare mai la nostra attenzione” dichiara il presidente della Comunità ebraica Paolo Gnignati al Gazzettino di Venezia.
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qui milano - lo spettacolo al parenti
Alyn, la solidarietà in scena
“Noi crediamo che sia il diritto di ogni bambino di avere la migliore qualità di vita possibile”. Questo l’assunto da cui muove il lavoro dell’Alyn Hospital di Gerusalemme, come spiega la direttrice Maurit Beeri. Alyn è un centro di riabilitazione pediatrico e per adolescenti riconosciuto in tutto il mondo per il suo valore nonché unico nel suo genere in Israele. La struttura è specializzata nella diagnosi e la riabilitazione di neonati e bambini che soffrono di disabilità fisiche, sia congenite che acquisite. E per sostenere il suo prezioso impegno l’associazione Amici di Alyn per il quarto anno ha organizzato a Milano un evento di solidarietà: si terrà infatti questa sera al Teatro Franco Parenti lo spettacolo “Rotholandus La Ricerca dell’impossibile”, con Roberto Zibetti e Gigio Alberti, sulle tracce dell’Orlando Furioso. A loro fianco, le musiche di Ivan Bert e l’action painting di Cosimo Miorelli che porteranno il pubblico nel mondo fiabesco cantato nei versi di Ludovico Ariosto e intrecciato alle parole di Italo Calvino. Il ricavato della serata – sostenuta tra gli altri dalla Comunità ebraica di Milano, e dall’Associazione Medica Ebraica (Ame) – sarà interamente devoluto a favore di Alyn Hospital.
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informazione - international edition
Venezia e i 500 anni del Ghetto "Assimilare, senza assimilarsi"
Un punto di incontro dell’ebraismo nelle sue varie espressioni, un luogo caratterizzato dalla capacità di assimilare dal mondo circostante senza assimilarsi ad esso. Così rav Roberto Della Rocca, direttore delle aree Educazione e Cultura dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane racconta la realtà del Ghetto di Venezia nella storia, centro di emarginazione coatta, ma anche di enorme crescita culturale. Il suo testo è proposto al pubblico del notiziario internazionale di Pagine Ebraiche nella traduzione di Ilaria Modena, una delle studentesse della Scuola superiore traduttori e interpreti di Trieste che sta svolgendo il suo tirocinio presso la redazione del giornale dell’ebraismo italiano.
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qui torino - segnalibro
Jihad, una minaccia globale
Attesa presentazione a Torino, presso la Fondazione Camis de Fonseca, dell’ultimo libro di Maurizio Molinari Jihad. Guerra all’Occidente (Rizzoli, 2015).
Titolo incisivo, come chiara e lineare si rivela essere la sua analisi. Ciò che emerge in prima battuta è l’assoluta attualità delle tematiche affrontate. Gianni Vernetti infatti definisce il volume un “instant book”, proprio perché descrive ciò che viviamo in presa diretta. Questo aspetto si fa ancora più pregnante quando a prendere la parola è Molinari che apre l’incontro facendo riferimento all’attentato di matrice jihadista avvenuto meno di un’ora prima della presentazione contro turisti stranieri in Costa d’Avorio.


Alice Fubini
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informazione
Un nuovo fiduciario sindacale

per l'assemblea dei giornalisti 
Il giornalista Adam Smulevich è il nuovo fiduciario sindacale dei componenti della redazione giornalistica dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. La nomina è avvenuta nel corso dell’assemblea cui hanno partecipato i giornalisti dell’Unione, che ha anche deciso di affiancare al fiduciario previsto dal Contratto nazionale di lavoro giornalistico la collega Ada Treves come rappresentante sindacale vicario. L’assemblea ha preso in esame, fra l’altro, le attività e gli impegni di lavoro della componente giornalistica, disponendo la comunicazione delle proprie decisioni e delle proprie valutazioni alla Federazione nazionale della stampa, alla Associazione Romana, Lombarda, Subalpina e Toscana dei giornalisti, le organizzazioni territoriali dei giornalisti italiani cui appartengono i diversi componenti della redazione.

pilpul
 Oltremare - Pras Israel
Ogni anno in Israele, più o meno quando arrivano le folate di chamsin primaverile, arriva anche un’ottima occasione per sentirsi profondamente ignoranti in fatto di storia nazionale e cultura generale. È sempre così, quando escono le nomination per il “Pras Israel”, il premio distribuito dal Ministero dell’Educazione dal lontano 1953 a un numero variabile di israeliani eccellenti, divisi perfino per categorie. Una specie di micro-Nobel, o mini-Oscar, o comunque una celebrazione allegra e il più delle volte interessante dell’israelianità. Per cominciare, è un forum nel quale il grado raggiunto nell’esercito, o il numero di guerre vinte o perse, è totalmente irrilevante.
Già un bel sospiro di sollievo, in una società nella quale ancora oggi, e chissà fino a quando di questo passo, la gerarchia dell’esercito è incombente ovunque, dalla politica all’industria all’high-tech. Il premio viene dato secondo quattro macro-categorie: scienze sociali o umanistiche o studi ebraici; scienze (esatte o naturali); cultura, arti, comunicazione e sport; e dal 1972, alla carriera e al contributo straordinario alla nazione.
Le nomination di solito non vengono comunicate tutte assieme, lasciando lo spazio sui media a ciascun nominato singolarmente. Per fortuna, perché di solito io scopro l’esistenza di questi israeliani illustri solo in quel momento. Per dire, Nurit Hirsch, nominata ieri per la musica, non era esattamente parte del mio orizzonte culturale. Eppure, ha composto le colonne sonore di 14 film, e ha scritto qualcosa come mille (sic) canzoni, e la sua “Abanibi” ha vinto l’Eurovisione nel 1978. Noi in Italia siamo tutti cresciuti cantando “Ba-Shanah ha-Ba’ah (neshev ‘al ha-mirpeset, ecc)” ma sfido chiunque a dire chi l’abbia scritta. E dunque, grazie al “Pras Israel” adesso lo sappiamo: Nurit Hirsch.
Ora, se io volessi essere una israeliana un po’ più consapevole, prenderei la lista di tutti quelli che hanno ricevuto il premio dal 1953 in poi, e mi metterei con santa pazienza a studiare. Ci sarebbe da farci un bel PhD in storia della società israeliana, a partire da quella lista.


Daniela Fubini, Tel Aviv


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