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Paolo Sciunnach,
insegnante
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A
mio modesto avviso, pur mantenendo lo status quo in merito ai rapporti
tra la sfera religiosa e quella secolare all’interno del sistema
giuridico dello Stato di Israele, che di fatto combina il diritto
romano dell’Europa continentale, la common law inglese e alcune leggi
religiose dell’ebraismo, dobbiamo diffidare dalla religiosità
politicizzata. L’autorità religiosa autentica si esprime attraverso
l’insegnamento della Torah, con la voce della compassione piuttosto che
con quella dell’autorità, attraverso l’umiltà al servizio del popolo,
con amore e dedizione, come i grandi chassidim del passato, piuttosto
che attraverso l’influenza e i metodi di un partito politico.
L’autorità si impone, l’autorevolezza si guadagna. Chi è veramente un
chassid? Un uomo che è paziente, che è benigno con amore; che non è
invidioso, che non si vanta, che non si gonfia, che non manca di
rispetto, che non cerca il suo interesse, che non si adira, che non
tiene conto del male ricevuto, che non gode dell’ingiustizia, che si
compiace della verità, che copre d’amore tutti i suoi simili, che crede
nella bontà delle persone e confida nel prossimo, che tutto sopporta.
L’amore di un vero chassid per il popolo di Israele (“ahavat israel”)
non ha mai fine.
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Anna Foa, storica | La
celebrazione della giornata europea dei Giusti ha visto quest’anno il
conferimento da parte di Yad Vashem del titolo di Giusto delle Nazioni
alla memoria di monsignor Giacomo Meneghello, segretario
dell’Arcivescovo di Firenze Elia Dalla Costa durante i terribili mesi
dell’occupazione nazista. Monsignor dalla Costa è già stato insignito
qualche anno fa del titolo di Giusto. Centinaia di ebrei, soprattutto
profughi stranieri che si trovavano a Firenze vennero salvati
dall’azione coordinata dell’Arcivescovo, dal rabbino Nathan Cassuto e
dalla Delasem. A differenza che in altri luoghi, come a Roma, dove tale
coordinamento mancò, quest’azione congiunta tra cattolici ed ebrei
permise di salvare molte vite in quella che fu comunque una città molto
toccata dalla persecuzione (due razzie solo nel mese di novembre del
1943, coordinate dai nazisti di Dannecker). Monsignor Meneghello,
allora un giovane prete magro e serio in volto (così ci appare nelle
fotografie) dette un apporto fondamentale a quest’opera di rifugio e di
salvataggio, a rischio della sua stessa vita. Ora il suo nome è
preservato tra i Giusti.
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Germania, crollo Cdu
Avanza l'ultradestra
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Sconfitta
in due dei tre Länder in cui si è votato. Un colpo duro, seppur
previsto, quello ricevuto dalle urne dalla cancelliera Angela Merkel.
La sua Cdu non è riuscita a vincere solo in uno degli Stati federali
andati alle urne, perdendo in tutti molti voti rispetto al passato. Chi
invece avanza in modo preoccupante è l’ultradestra xenofoba di
Alternativa per la Germania (AfD), guidata dall’ex manager Petry Frauke
che in Sassonia-Anhalt, nell’Est ex socialista, è arrivata al 24 per
cento (Repubblica). “Questo voto – scrive il Corriere della Sera – non
racconta tanto che la Germania respinge l’apertura di Frau Merkel ai
rifugiati: i voti non andati alla AfD sono tutti per partiti favorevoli
a dare asilo. Crea però una realtà nuova: un partito di destra, alla
destra della Cdu, un’entità che dal Dopoguerra non c’era mai stata ed
era fino a poco tempo fa un tabù politico”. “Sarà sempre più difficile
dare vita a governi e maggioranze stabili – prevede l’analista tedesco
Oswald Metzger sul Messaggero – Finora, a causa del nazismo e
dell’Olocausto, in Germania la ragion di Stato impediva partiti di
estrema destra. Ora, 70, 80 anni dopo la guerra, subentra forse una
certa normalità, ma non direi che esiste pericolo per la democrazia”.
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I LAVORI DELL'ASSISE conclusi A ROMA Unione, il Consiglio dà via libera
alle modifiche statutarie
Completate
e approvate dal Consiglio dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane
che si è tenuto nelle scorse ore le modifiche dello Statuto
dell’Unione. Il documento viene ora depositato, nella sua versione
aggiornata, al ministero degli Interni.
Nel corso dell’ultima riunione del Consiglio UCEI, tenutasi a Roma la
domenica 13 marzo, è stato infatti approvato l’aggiornamento delle
norme statutarie che regolano il funzionamento delle istituzioni
dell’ebraismo italiano. Diversi gli ambiti delle modifiche votate a
larga maggioranza dal Consiglio, tra cui quelli in materia di elezioni,
con la revisione del regolamento elettorale. Tra le norme introdotte,
un meccanismo finalizzato a gestire eventuali dimissioni da parte di
Consiglieri dal Consiglio stesso: alla loro sostituzione si procederà
con la nomina dei primi tra i non eletti e, quando ciò non fosse
possibile, sarà il Consiglio a cooptare i nuovi membri, previo parere
delle Comunità di appartenenza.
Altro elemento introdotto e legato alle elezioni UCEI, l’obbligo per
chi si candida al Consiglio di essere iscritto alla Comunità che vuole
rappresentare. Novità anche per i rabbini delegati a rappresentare
l’Assemblea rabbinica all’interno dell’Unione: spetterà all’Assemblea
rabbinica italiana proporre una rosa di cinque candidati e sarà poi il
Consiglio a scegliere, tra questi, tre rappresentanti. “Sulla base
dell’esperienza sono stati adottati alcuni cambiamenti e delle
correzioni, spiega il Consigliere UCEI Giorgio Sacerdoti, che ha
condotto la Commissione Statuto cui era affidata l’analisi delle norme
– dopo il deposito, la nuova versione del testo verrà consegnata alle
Comunità”.
Rimane invece fuori dall’attuale aggiornamento la parte dello Statuto
dedicata al rapporto tra i rabbini capo e le Comunità. Su questa
materia, che riguarda gli articoli 29 e 30 del testo, sta lavorando
congiuntamente una Commissione composta da rappresentanti del Consiglio
dell’Unione e dell’Assemblea dei rabbini d’Italia (Ari) con lo scopo di
arrivare a una stesura concordata di eventuali nuove norme. Leggi
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qui trani Lech Lechà, una nuova edizione
"Sempre noi stessi, a testa alta"
“Rinascere
in Puglia”. È il titolo del film-documentario sull’accoglienza in
Salento ai superstiti ebrei a cura della regista Yael Katzir, ma è
anche lo spirito che guida le iniziative del festival Lech Lechà, al
via oggi a Trani. Ad aprirlo questa mattina proprio una proiezione del
film, mentre per tutta la settimana sono previsti molti altri eventi
culturali per scoprire la ricca storia e le tradizioni millenarie di un
ebraismo meridionale che vive un momento di nuovo slancio. Lech Lechà,
ormai alla sua quarta edizione, è realizzato grazie al supporto della
Regione Puglia, del Comune di Trani, dell’Unione delle Comunità
Ebraiche Italiane e della Comunità ebraica di Napoli, ed è diretto da
Francesco Lotoro, Cosimo Yehuda Pagliara e Ottavio Di Grazia. Il tema
di quest’anno è Komemiut, che indica il procedere ‘a testa alta’. "Un
messaggio di stringente attualità se si pensa al momento complicato che
stanno attraversando lo Stato d’Israele e gli ebrei della diaspora”,
come ha fatto notare Lotoro. Leggi
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La napoli ebraica non ha dubbi
Elena Ferrante? Non è Marcella
“Conoscevo
bene il marito, con cui sono cresciuto sin dalla prima infanzia.
Conosco bene lei. Ed è per questo che mi sento di assicurare una cosa:
Marcella non è Elena Ferrante”. Non ha dubbi Sandro Temin, consigliere
dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, uno dei più cari amici di
quella che il dantista Marco Santagata ha indicato con certezza essere
l’autrice che firmerebbe all’ombra del popolare pseudonimo letterario.
Ordinaria di storia contemporanea presso l’Università Federico II di
Napoli, nota in tutta la città per il suo rigore e per l’autorevolezza
dei suoi studi, Marcella Marmo (nell’immagine) ha sempre coltivato
forte legami con l’ebraismo partenopeo. Introdotta in quel mondo dal
marito, Guido Sacerdoti (1944-2013), medico-pittore di fama e nipote di
Carlo Levi oltre che primo bambino ebreo nato a Napoli dalla
liberazione.
“Ho letto un paio di libri della Ferrante e, in quelle pagine, non si
trova nessun elemento chiaro che possa ricondurre a Marcella, al suo
modo di proporsi, ai suoi interessi. L’autrice è senz’altro più giovane
e maliziosa” sottolinea Temin. Per questo, aggiunge, “sono certo che
starà continuando a farsi delle belle risate”.
Non ha dubbi neanche Pierluigi Campagnano, ex presidente della Comunità
ebraica napoletana e cugino di Sacerdoti: “Non mi pare che sia una cosa
che sta in terra. Per quello che so di Marcella è davvero impossibile”.
Conferma la figlia Claudia, attuale segretario della Comunità: “Non la
conosco così bene, la nostra frequentazione si limita a eventi e
iniziative culturali che organizziamo in sede. Ma escluderei del tutto
questa possibilità”. Leggi
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informazione
Un nuovo fiduciario sindacale
per l'assemblea dei giornalisti
Il
giornalista Adam Smulevich è il nuovo fiduciario sindacale dei
componenti della redazione giornalistica dell’Unione delle Comunità
Ebraiche Italiane. La nomina è avvenuta nel corso dell’assemblea cui
hanno partecipato i giornalisti dell’Unione, che ha anche deciso di
affiancare al fiduciario previsto dal Contratto nazionale di lavoro
giornalistico la collega Ada Treves come rappresentante sindacale
vicario. L’assemblea ha preso in esame, fra l’altro, le attività e gli
impegni di lavoro della componente giornalistica, disponendo la
comunicazione delle proprie decisioni e delle proprie valutazioni alla
Federazione nazionale della stampa, alla Associazione Romana, Lombarda,
Subalpina e Toscana dei giornalisti, le organizzazioni territoriali dei
giornalisti italiani cui appartengono i diversi componenti della
redazione.
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Oltremare
- Pras Israel
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Ogni
anno in Israele, più o meno quando arrivano le folate di chamsin
primaverile, arriva anche un’ottima occasione per sentirsi
profondamente ignoranti in fatto di storia nazionale e cultura
generale. È sempre così, quando escono le nomination per il “Pras
Israel”, il premio distribuito dal Ministero dell’Educazione dal
lontano 1953 a un numero variabile di israeliani eccellenti, divisi
perfino per categorie. Una specie di micro-Nobel, o mini-Oscar, o
comunque una celebrazione allegra e il più delle volte interessante
dell’israelianità. Per cominciare, è un forum nel quale il grado
raggiunto nell’esercito, o il numero di guerre vinte o perse, è
totalmente irrilevante.
Già un bel sospiro di sollievo, in una società nella quale ancora oggi,
e chissà fino a quando di questo passo, la gerarchia dell’esercito è
incombente ovunque, dalla politica all’industria all’high-tech. Il
premio viene dato secondo quattro macro-categorie: scienze sociali o
umanistiche o studi ebraici; scienze (esatte o naturali); cultura,
arti, comunicazione e sport; e dal 1972, alla carriera e al contributo
straordinario alla nazione.
Le nomination di solito non vengono comunicate tutte assieme, lasciando
lo spazio sui media a ciascun nominato singolarmente. Per fortuna,
perché di solito io scopro l’esistenza di questi israeliani illustri
solo in quel momento. Per dire, Nurit Hirsch, nominata ieri per la
musica, non era esattamente parte del mio orizzonte culturale. Eppure,
ha composto le colonne sonore di 14 film, e ha scritto qualcosa come
mille (sic) canzoni, e la sua “Abanibi” ha vinto l’Eurovisione nel
1978. Noi in Italia siamo tutti cresciuti cantando “Ba-Shanah ha-Ba’ah
(neshev ‘al ha-mirpeset, ecc)” ma sfido chiunque a dire chi l’abbia
scritta. E dunque, grazie al “Pras Israel” adesso lo sappiamo: Nurit
Hirsch.
Ora, se io volessi essere una israeliana un po’ più consapevole,
prenderei la lista di tutti quelli che hanno ricevuto il premio dal
1953 in poi, e mi metterei con santa pazienza a studiare. Ci sarebbe da
farci un bel PhD in storia della società israeliana, a partire da
quella lista.
Daniela Fubini, Tel Aviv
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