
Pierpaolo Pinhas Punturello, rabbino
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Perché se tu in questo momento taci, aiuto e liberazione sorgeranno per gli Ebrei da un altro luogo
כִּי אִם-הַחֲרֵשׁ תַּחֲרִישִׁי, בָּעֵת הַזֹּאת–רֶוַח וְהַצָּלָה יַעֲמוֹד לַיְּהוּדִים מִמָּקוֹם אַחֵר Ester, 4, 14.
Pungente e diretto questo avvertimento di Mordechai ad Ester: “Puoi
scegliere se agire in nome della salvezza del tuo popolo o restare
ferma nelle tua apparente e fragile sicurezza e non fare nulla: la
salvezza giungerà da un altro luogo”.
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Gadi
Luzzatto
Voghera,
storico
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Ho
partecipato da volontario alle giornate di primavera organizzate dal
FAI nello scorso fine settimana. A Conegliano Veneto avevano deciso di
inserire fra i luoghi nascosti della cultura del territorio da far
conoscere anche il vecchio cimitero ebraico (1545-1882) che si adagia
su una bella collina di fronte al Castello della città, fuori dalle
mura. Si tratta di uno dei pochi esempi di cimitero ebraico rurale che
abbiamo ancora a disposizione in Italia.
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Una svolta nella sicurezza
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"Se
non vai dietro ai terroristi, i terroristi vengono dietro a te" dice
Leo Gleser, un esperto di sicurezza israeliano al Foglio. "L’Europa
soffre per colpa della politica debole e del suo amore per la liberté.
I vostri politici non capiscono la situazione e ancora non vogliono
accettare che dovete cambiare. Non sto dicendo che ci vuole una
dittatura, ma prendiamo per esempio la questione del profiling:
individuare persone sospette e sottoporle a un controllo, fermare
persone a campione, fare domande, e farlo di nuovo e ancora se
necessario. Compilare liste di sospetti. Il profiling è la base
essenziale della sicurezza, ma in Europa è considerato un attentato
alla libertà personale".
Se il lutto diventa propaganda. "Canaglie in piazza. E il lutto diventa
propaganda anti-Israele" titola Libero nel raccontare l'iniziativa di
alcuni passanti che, a Bruxelles, hanno oltraggiato il memoriale
spontaneo realizzato nel cuore della città. "Proprio di fronte alla
Borsa, nella stessa piazza, esattamente lì dove sono stati posati i
fiori e le candele - si legge - hanno fatto allegramente irruzione due
sorridenti giovani dall'aspetto mediorientale. In mano avevano una
bandiera palestinese che si erano procurati prelevandola tra le altre
che sventolavano sotto il colonnato del palazzo della Borsa. Hanno
calpestato le scritte di pace e hanno raggiunto un punto esatto dove
giaceva, stesa tra le altre, la bandiera israeliana. Ci sono saliti
sopra e si sono fatti fotografare mentre sventolavano la loro
palestinese con aria strafottente".
Il terrorismo e la responsabilità dei media. Titoli ad effetto e
considerazioni piuttosto azzardate caratterizzano una parte
significativa della produzione editoriale odierna, ridotta ai minimi
termini per via dello sciopero nazionale dei poligrafici. "Allah e
Occidente sono inconciliabili" titola la redazione del Giornale. Un
nuovo pessimo esempio di informazione a due giorni dall'inqualificabile
"Cacciamo l'Islam da casa nostra" che appariva in testa a una
riflessione del direttore Sallusti.
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L'ANNIVERSARIo e le testimonianze ebraiche
Venezia e i 500 anni del Ghetto
La Reuters racconta l'attesa
Cresce
l’attesa per l’avvio delle iniziative per il Cinquecentenario del
Ghetto di Venezia, che si apriranno martedì prossimo al teatro la
Fenice con l’esecuzione, da parte dell’orchestra diretta da Omer Meir
Wellber, della Sinfonia n.1 in re maggiore Titano di Gustav Mahler e
con una prolusione dello storico Simon Schama, che inquadrerà
l’esperienza del Ghetto nelle sue diverse dimensioni.
Quale il significato di questo anniversario? Quali le sfide di una
realtà ebraica chiamata sì a ricordare quel difficile passato, ma anche
a dare continuità nelle generazioni?
La voce di alcuni protagonisti della vita comunitaria veneziana nel
servizio realizzato da Philip Pullella (testo) e Alessandro Bianchi
(foto) per la Reuters.
(Nell’immagine il direttore della biblioteca del Museo ebraico Gadi Luzzatto Voghera)
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Qui roma
"Io, Tripoli, la Comunità ebraica
I miei primi 35 anni di impegno"
“Posso
solo dire che, davvero, non me l’aspettavo”. Come avviene a ogni festa
a sorpresa che riesca nel suo intento, sono state queste le prime
parole di Scialom Tesciuba al suo ingresso nel tempio Beth El di Roma,
dove lo attendevano amici e compagni di avventura per un abbraccio che
ricordasse ed esprimesse tutta la riconoscenza per i suoi trentacinque
anni di impegno comunitario. Tesciuba è l’anima della componente
tripolina della Comunità ebraica romana, nel Consiglio della quale è
entrato per la prima volta nel 1981 e per la quale ha lavorato
instancabilmente all’insegna dell’integrazione con la componente
italiana e di una vita ebraica attiva e ricca. A portare il loro
saluto, tra gli altri, il rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni,
l’attuale presidente della Comunità Ruth Dureghello e alcuni altri ex
presidenti, tra cui Riccardo Pacifici, Sergio Frassineti, Enzo
Ottolenghi, e Leone Paserman. Leggi
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qui milano
La religione entra nelle carceri
e aiuta al reinserimento sociale
La
religione, come indicato dall’ordinamento penitenziario, è uno dei
fattori del reinserimento sociale a cui punta l’esecuzione penale. La
conoscenza delle diverse pratiche religiose deve dunque entrare a far
parte del bagaglio di competenze degli operatori che prestano servizio
negli istituti. Da qui muove il seminario promosso, tra gli altri,
dalla Comunità ebraica di Milano e che vedrà un gruppo di lavoro
interculturale e interreligioso svolgere delle attività di supporto
all'interno della realtà penitenziaria milanese. “Il lavoro di gruppo –
si legge nel comunicato legato all'iniziativa che sarà presentata il 30
marzo al Provveditorato Regionale dell’Amministrazione
Penitenziaria - deriva da valori condivisi tanto dalle tradizioni
abramiche (ebrei-cristiani-musulmani) quanto da altre tradizioni
religiose o ideali umanistici laici”. Oltre alla Comunità e al
Provveditorato, protagonisti dell'iniziativa sono la COREIS Italiana,
le Università del Sacro Cuore e degli Studi di Milano, la Diocesi della
città, la Caritas ambrosiana e la Veneranda Biblioteca Ambrosiana.
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Nelle
scorse edizioni i contributi di alcuni collaboratori sono apparsi in
una forma non completa o non coerente. Li riproponiamo oggi nella loro
versione corretta, scusandoci con i lettori e con gli autori.
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L’Innominata |
Il
tema scelto quest’anno per la recita della scuola media ebraica di
Torino (la Meghillat Ester raccontata attraverso quadri famosi) mi ha
offerto l’occasione per riflettere sul curioso rapporto tra Ester e la
cultura europea. La sua presenza nelle opere d’arte e in quelle
letterarie è piuttosto discreta: tendenzialmente se ne sta nascosta
(come è logico, visto che il suo nome contiene appunto il verbo
“nascondere”), tanto da indurre a sospettare che la sua sia una storia
specificamente ebraica, che non si presta (a differenza di altre
vicende bibliche) a riletture e reinterpretazioni in chiave cristiana o
di altro genere. Ma di tanto in tanto Ester salta fuori con una certa
prepotenza (per esempio, nel ‘600 la troviamo spesso, in quadri e opere
teatrali), per poi sparire di nuovo. Fuggita per sempre? O forse solo
nascosta?
Anna Segre, insegnante
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Retorica terzomondista |
In
Italia il confine tra il comico e il politico è labile, il primo riceve
più considerazione del secondo, e il secondo imita consapevolmente o
meno il primo. Non ho idea quand'è che ciò abbia avuto inizio, o almeno
qualche idea l'avrei ma preferisco tacere.
Martedì scorso Maurizio Crozza nella sua copertina a DiMartedì, in
riferimentoe ai recenti attentati di Bruxelles, ha esordito sostenendo
che “siamo in guerra, un po' attacca uno un po' attacca l'altro, noi
attacchiamo con i droni loro con i trolley”. La reazione del politologo
Edward Luttwak, presente in studio, non si è fatta attendere “Crozza fa
l'equivalenza tra i terroristi e i piloti americani”.
Francesco Moises Bassano
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I colori dell’intelligence |
Siamo
spiati. Droni sulle nostre teste, ogni smart phone lascia tracce. E
spiamo: i social network sono buchi nelle serrature. C’è chi dietro o
ogni fatto vede un complotto, e poi tutti gli altri (anche noi?), che
complottiamo… Piccolo spazio da instant kippur laico: i libri di
spionaggio mi sono sempre piaciuti. Già dai tempi dei Tre Moschettieri
e della Tavola Rotonda – avrò avuto quattro anni e nonna Elsa me li
leggeva e rileggeva – le parti che preferivo erano quella della
missione per recuperare la famosa collana, quella di Merlino che
nascondeva Artù.
Ho letto di tutto – da i Segretissimo
ai Le Carré; sono un patito dei romanzi popolati da spie, agenti di
influenza, analisti. E anche al cinema, e in televisione, o nei
giornali: se c’è una storia del genere, ci cado dentro, come una falena
è attratta dalla fiamma.
Capirete dunque perché aspettavo con curiosità arrivasse alla mia
libreria preferita il libro che avevo ordinato loro di procurarmi: I
colori dell’intelligence – storia/letteratura/cinema/fumetto/humour. E
non sono rimasto deluso.
Valerio Fiandra
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Periscopio - Purim |
Da
millenni, la festa di Purim sta a significare, per gli ebrei di tutto
il mondo, sparsi nelle varie nazioni, essenzialmente due cose: da una
parte, l'eterna esposizione al pericolo, e il perenne rischio che la
situazione di fragilità e precarietà precipiti in una catastrofe,
capace addirittura di portare all'annientamento dell'intero popolo
d'Israele; dall'altra, allo stesso tempo, l'invito a non perdere mai la
speranza, confidando nella possibilità che la fedeltà a se stessi e
alla propria missione riesca a portare la salvezza. Perciò il
significato della ricorrenza resterà eterno, valevole - come, a mio
avviso, per tutto ciò che rappresenta l'essenza più profonda dello
spirito dell'ebraismo - per tutti gli uomini: mai abbassare la guardia,
mai disperare.
Francesco Lucrezi, storico
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La cura del corpo |
"Abbiate
cura del vostro corpo, è l'unico luogo dove dovete abitare". Che mi sia
saltata agli occhi questa frase proprio a Purim, non credo sia un caso.
Ilana Bahbout
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