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10 Aprile 2016 - 2 Nissan 5776
PAGINE EBRAICHE 24

ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav
Benedetto
Carucci Viterbi,
rabbino
"Cosa devo fare per sentire il desiderio di studiare" chiese una persona al rebbe di Kotzk. Rabbi Mendel non capì: "Come è possibile non avere desiderio di una cosa così preziosa?"
 
David Bidussa,
storico sociale
delle idee
Con Face au passé (Éditions Belin) lo storico francese Henry Rousso apre una partita che ci riguarda da vicino. In sostanza, dice Rousso, la memoria vorrebbe darci regole per il futuro, ma è impotente, o meglio la sua pretesa di imporre “Mai più” si è rivelata fallace. Settant’anni dopo ci ritroviamo di nuovo con l’antisemitismo e con nazionalismi xenofobi. Difficile dargli torto. Il nostro problema tuttavia è che non  riusciamo a pensare una qualche forma di futuro, perché da tempo ci abbiamo rinunciato: alcuni perché pensano che il presente sia il migliore dei mondi possibili, altri perché, avendo costruito nel corso del Novecento, sogni di futuro rivelatisi poi vere e proprie catastrofi, hanno concluso che era meglio non farne più nulla e limitarsi a vivere il presente. Ovviamente quelli che nel frattempo non avevano alcuna intenzione di recedere dai loro sogni totalitari hanno avanzato una nuova candidatura di futuro.
Milano, è rebus moschea
La moschea a Milano è ancora un “rebus”, scrive la Stampa. Il quotidiano torinese approfondisce oggi le molte complessità di un tema spinoso, sospeso tra due poli: la necessità di assicurare un luogo di culto dignitoso a molte migliaia di fedeli, ma anche l’urgenza di reprimere possibili focolai di odio ed estremismo. La questione, si ricorda, è anche e soprattutto politica: “Il sindaco Giuliano Pisapia ha il progetto in agenda dal 2011. Il candidato sindaco del centrosinistra Giuseppe Sala la vorrebbe. Quello del centrodestra Stefano Parisi è possibilista ma deve fare i conti con la Lega. Poi c’è la Regione governata da Roberto Maroni che si è messa di mezzo”.

Quanto la minaccia dell’estremismo islamico sia viva lo ha ricordato la decisione del ministro dell’Interno Angelino Alfano di vietare negli scorsi giorni l’ingresso in Italia a un predicatore invitato a un corso di formazione per imam. Adesso, a detta di Magdi Cristiano Allam (Il Giornale), servirebbe un ulteriore provvedimento: mettere fuorilegge Fratelli Musulmani, “vietati in Egitto, Emirati Arabi e Arabia Saudita in quanto organizzazione terroristica” così come la filiale nei Territori Palestinesi, Hamas, “è messa al bando in Israele, Usa e Ue”.

L’ex sindaco di Roma Gianni Alemanno descrive l’accordo politico siglato con Francesco Storace in questi termini: “Non è la somma di due soggetti, Azione Nazionale e La Destra, ma qualcosa di più ampio. Qualcosa che sia degno almeno un decimo di ciò che hanno fatto i nostri padri” (Il Tempo).

 
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  davar
la TASK FORCE UCEI al lavoro
Giovani, il futuro è adesso
“Chi è un leader? Chi valorizza gli altri, chi fa alzare la testa di tutti”. Una lezione valida anche per i giovani, il grande laboratorio di futuro dell’ebraismo italiano. A ricordarlo il rav Roberto Della Rocca, che ha aperto con questo messaggio una partecipata riunione promossa dall’Area formazione e cultura dell’Unione delle Comunità Ebraiche in sintonia con la task force strategica dell’ente. Strategie comuni nella prospettiva di una relazione sempre più dinamica, positiva e di cooperazione: questo l’orizzonte tracciato nell’incontro odierno. Un'esperienza che ha scatenato una partecipazione convinta, entusiasta e incontenibile. Sono quasi un centinaio i ragazzi coinvolti nell'iniziativa, molti arrivati da tutte le comunità itaiiane, in rappresentanza delle diverse anime e realtà dell’associazionismo giovanile.
“Non esiste nell’ebraismo il concetto di ‘pochi ma buoni’. Non possiamo quindi prescindere da una riflessione demografica, ma non possiamo nemmeno dimenticarci che non siamo dei numeri. Soprattutto dobbiamo rilanciare la sfida di fare rete, perché la nostra forza è nel dialogo tra persone e posizioni diverse” ha sottolineato ancora il rav. Insieme tra diversi: un concetto da sempre caro al rav, nella speranza che possa trasformarsi presto in “un grande evento per over 18, che coinvolga soprattutto i più lontani”.
A prendere la parola anche l’assessore UCEI alle scuole e ai giovani Guido Osimo, che ha manifestato l’intenzione di porsi il più possibile “in posizione d’ascolto” così da poter cogliere idee, opinioni e progetti direttamente dalla voce dei partecipanti. “Parlate, raccontatevi. Sfruttiamo al massimo questa occasione” la sua raccomandazione. Come stimolare la partecipazione? Per rispondere a questo interrogativo, la coordinatrice della task force Simona Nacamulli ha esaminato alcuni punti particolarmente caldi della ricerca sociodemografica sull’ebraismo italiano condotta da Enzo Campelli.
Ad emergere, ha spiegato la Consigliera, il riconoscimento dell’eterogenità “come valore aggiunto”. E il pluralismo, un dibattito sempre più aperto, come requisito indispensabile per una vita comunitaria più attiva e coinvolgente. Anche tra i più giovani. “Mai come in questo momento è fondamentale tenere una prospettiva ampia, avvalendoci delle opportunità che ci sono offerte anche in campo europeo” ha sottolineato la coordinatrice della commissione UCEI dedicata a giovani, scuola e formazione Daniela Pavoncello.
Numerosi gli stimoli emersi nelle sessioni di lavoro condotte da Dan Wiesenfeld. Idee, progetti e prospettive future che sono oggetto in queste ore di un vivace e proficuo confronto che si svolge alla presenza, tra gli altri, dell’assessore UCEI al Bilancio Noemi Di Segni e dell’assessore ai giovani della Comunità romana Giordana Moscati.


(Nell'immagine in alto un momento dei lavori, in basso Dan Wiesenfeld e i Consiglieri UCEI Guido Osimo e Simona Nacamulli)
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la task force ucei al lavoro
L'unica strada è condividere
Comunità va cercando ch’è si cara…”: è questo il titolo della ricerca sociodemografica sull’ebraismo italiano diretta dal professor Enzo Campelli, docente di Metodologia delle scienze sociali all’Università di Roma La Sapienza. L’indagine, pubblicata con questo titolo nel 2013 dall’editore Franco Angeli, è stata promossa dal Consiglio dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. L’Unione stessa, preso atto del rilievo di uno studio che colmava un vuoto di cinquant’anni dalla precedente analisi svolta da Sergio della Pergola, ha deciso, nel 2014, di costituire un gruppo di lavoro, una task force, composta da Consiglieri ed esperti esterni, per analizzarne a fondo i risultati, discuterne e pianificare eventuali misure per andare incontro alle tante esigenze emerse. Il risultato più preoccupante, evidenziato dallo studio, è stato quello del progressivo decremento della popolazione ebraica, accompagnato da processi di disaffezione e conflittualità tali da far presagire un totale sfaldamento delle comunità ebraiche italiane.

Come coordinatrice del gruppo di lavoro ho cercato di favorire un’analisi che partisse da tale pericolo, per proporre azioni concrete dopo una riflessione proficua e continuativa. L’obiettivo suggerito è stato quello di svolgere un’analisi approfondita sulle criticità che possono ripercuotersi negativamente sul futuro e la sopravvivenza delle comunità italiane, per individuare strategie atte a garantire un processo attivo e propulsivo, in grado di contrastare il declino. In questa ottica, è stato naturale, per il gruppo di lavoro, concentrarsi sui giovani, con una rilettura finalizzata dei risultati della ricerca, per capire come rendere questa fascia generazionale più partecipe e consapevole, avvicinarla alla Comunità, sviluppare a tal fine servizi di aggregazione, formazione e supporto.

Simona Nacamulli, consigliere UCEI
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BOLOGNA CHILDREN'S BOOK FAIR
Editoria: leggere per crescere,

i numeri confermano il trend
Continua a Bologna la crescita sia quantitativa che qualitativa della Fiera internazionale del libro per bambini, che insieme al Weekend dei giovani lettori costituisce ormai da anni una vera e propria Settimana del libro per ragazzi. Facendo riferimento alla sola Bologna Children’s Book Fair, i quattro giorni riservati ai professionisti del settore, con la partecipazione di Pagine Ebraiche e DafDaf, sono aumentati del 16,8 per cento i visitatori stranieri, e del 4,1 per cento quelli italiani, con un aumento medio di poco inferiore al dieci per cento. Quasi 1300 espositori, giunti a Bologna da 74 nazioni, e un calendario ricchissimo di incontri e appuntamenti di ogni genere che sono stati seguiti da 856 giornalisti accreditati, provenienti da 40 paesi. Interessante a questo proposito il commento di Maria Russo, Children’s Book Editor del New York Times (nell'immagine), che oltre a un grande apprezzamento di tutta la fiera, che visitava per la prima volta, ha ammesso di essere molto colpita da come “l’America è veramente solo una goccia in questo mare meraviglioso”.
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qui roma - il viaggio della memoria
"I ragazzi, i nuovi Testimoni"
Prende avvio in queste ore il Viaggio della Memoria organizzato dalla Regione Lazio con il sostegno della Comunità ebraica romana. Quasi trecento gli studenti partecipanti, in rappresentanza di 146 istituti secondari superiori e centri di formazione professionale del territorio. Assieme al governatore Nicola Zingaretti, tra gli altri, il vicepresidente Massimiliano Smeriglio, la presidente della Comunità ebraica Ruth Dureghello, il presidente del Museo della Shoah Mario Venezia e i Testimoni della Shoah Tatiana Bucci e Sami Modiano. Ha affermato Zingaretti, accogliendo gli studenti: “Questi tre giorni in Polonia rappresentano un vero e proprio viaggio nella storia. Il nostro impegno in questo senso sarà costante per mantenere viva la memoria della Shoah e per formare una nuova generazione di testimoni capace di relazionarsi e di guardare al futuro con la consapevolezza di quello che è stato”.
QUI CRACOVIA - SEGNALIBRO
Il Dybbuk? È un'opera d'arte
Una storia d'amore tormentata, misteri e misticismi, l'atmosfera speciale della cultura ebraica est-europea, e il tocco di un maestro da Oscar. È questo che rende il taccuino scritto, disegnato e annotato da Andrzej Wajda, il celebre regista polacco che nel 1988 mise in scena con il teatro Habimah prima a Cracovia e subito dopo in Israele la celebre opera teatrale Dybbuk di S. Ansky, "un oggetto molto raffinato". Così lo ha definito la curatrice Sarah Kaminski, professoressa dell'Università di Torino, che insieme a Silvia Parlagreco l'ha pubblicato come libro d'arte, prodotto dallo studio grafico Lucini, Milano, e presentato dalle curatrici a Cracovia, alla Crikoteca del museo Kantor, con il coordinamento della sua direttrice Natalia Zarzecka e in collaborazione con l'Istituto Italiano di Cultura, di cui era presente il direttore Ugo Rufino. Alla presentazione del volume è seguita la proiezione del documentario girato da Ami Drodz, in occasione della messa in scena del Dybbuk a Tel Aviv. Come ospite d'onore ha partecipato infine anche la costumista e scenografa Krystyna Zachwatowicz, nonché moglie di Wajda.
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pilpul

La morte come messaggio
In genere funziona quasi sempre così: al clamore procurato dagli attentati si avvicenda un periodo, più o meno lungo, nel corso del quale l’azione dei movimenti jihadisti non occupa la scena né, tanto meno, raccoglie l’attenzione mediatica e, in immediato riflesso, dell’opinione pubblica. In realtà, è proprio in ragione del ripetersi di queste fasi di interregno, segnate ai loro estremi dalle violenze terroristiche maggiormente eclatanti, che l’analisi si rende ancora più necessaria. Non si tratta di stasi delle organizzazioni che mettono a segno gli eventi peggiori, gli atti più trucidi, ma di calcolata assenza dal proscenio occidentale. Nei luoghi delle guerre civili che hanno scatenato, infatti, continuano invece ad imperversare come non mai, martoriando le popolazioni civili, a partire da quelle cristiane. Più che raccontarci delle loro strategie d’attacco il silenzio che ci accompagna testimonia quindi della sostanziale incapacità, per parte nostra, di andare oltre il clamore del momento. Più che indifferenza parrebbe di avere a che fare con un meccanismo diffuso di rimozione.

Claudio Vercelli
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Il SettimanAle - Madre d'Israele
Nata a Lodz, in Polonia, da una madre sopravvissuta ai campi di sterminio e da un padre che aveva perso l’intera famiglia nella Shoah, Sheffi Paz è arrivata in Israele a 4 anni, passando per il ‘campo di transito’ di Kiryat Ata. Poco più che ventenne, era fra i militanti pacifisti che cercavano di ostacolare l’insediamento di un nucleo di coloni ebrei religiosi nella zona di Nablus.

Alessandro Treves, neuroscienziato
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