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11 Aprile 2016 - 2 Nissan 5776
PAGINE EBRAICHE 24

ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav

Paolo Sciunnach,
insegnante
Un aspetto unico caratterizza il Seder: il dovere di parlare dell'Esodo deve avvenire attraverso domande e risposte tra il padre e i figli. Quando tuo figlio domani ti chiederà: Che significa ciò? Tu gli risponderai: Con braccio potente D-o ci ha fatto uscire... Perché quell'insistenza sulla formulazione di domande? Solo colui che veramente si pone delle domande sarà interessato alla loro risposta. Esiste una domanda fondamentale che ognuno si deve fare ogni volta che ascolta la Parola di D-o: Che cosa mi dice D-o? Perché per nascere come popolo gli ebrei hanno dovuto passare per l'esperienza della schiavitù in Egitto?
 
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Anna
Foa,
storica
Non so se vi è capitato di vedere quel video divenuto virale su FB in cui una passeggera chiede alla hostess di cambiare posto perché seduta accanto ad un nero e la hostess l’accontenta facendo un upgrade in prima classe al signore nero seduto accanto a lei per evitargli di stare seduto accanto ad una persona simile. Ecco, mi è tornato in mente leggendo di quel DJ inglese di origine eritrea, e quindi dalla pelle nera, che è stato fatto scendere da un volo Easy Jet da Roma Fiumicino a Londra per il colore della sua pelle che aveva suscitato il panico su un possibile attentato fra i passeggeri. Solo che questa volta questa storia di ordinario razzismo non è a lieto fine. Certo, sono piccole cose, il DJ ha perso l’aereo, non la vita. Oltre all’umiliazione, evidentemente. Ma sono il segnale di un razzismo dilagante. Lo so, si è detto che non è razzismo ma psicosi. Ma quale psicosi guarda innanzitutto al colore della pelle? oltretutto sbagliando perché non mi sembra che il colore della pelle di un eritreo sia simile a quella di un siriano. Allora, dobbiamo considerare sospetti tutti quelli diversi dal bianco? e un signore abbronzato, reduce da una vacanza? e il presidente Obama? No, stiamo parlando di razzismo. Punto. Non è antisemitismo, certo, ma cosa diremmo se i passeggeri in panico avessero fatto riferimento al naso adunco di un altro passeggero,spiegando che la presenza a bordo di un ebreo può provocare attentati? Il razzismo cresce ovunque, il terrorismo lo favorisce ma non lo giustifica. E la cosa peggiore è che non si limita a crescere, ma sta diventando legittimo. Anche l’antisemitismo, d’altra parte, sta divenendo un’opinione come le altre. C’è un legame? dobbiamo rifletterci, chissà mai che non sia meglio metterci dalla parte di chi combatte il razzismo, senza se e senza ma?
 
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Teheran aspetta Renzi 
Inizierà domani la visita del premier Matteo Renzi a Teheran, primo leader occidentale in visita in Iran dopo l’abolizione delle sanzioni legate al dossier nucleare. Come spiega La Stampa (Fabio Martini), Renzi avrà incontri con la nomenclatura al completo: “il presidente Rohani, l’ex presidente e capo dei conservatori moderati Rafsajani e la guida suprema Khamenei”. Assieme al presidente del Consiglio anche una importante delegazione imprenditoriale della quale farà parte anche Claudio Descalzi, il leader dell’Eni. “Un’impresa che incontra rispetto ovunque – si legge – e in particolare in Iran, grazie all’azione pionieristica di un gigante come Enrico Mattei”.

Sale ulteriormente la tensione tra Italia ed Egitto, con Il Cairo che accusa Roma di voler “sfruttare” politicamente il caso di Giulio Regeni. Gli egiziani sembrano aver mal digerito il richiamo dell’ambasciatore, scrive Il Messaggero (Cristiana Mangani). Ma il governo italiano insiste, richiedendo i tabulati. “Io rispetto gli argomenti dei governi con cui abbiamo a che fare. Ma il buon senso dice che nelle indagini si usano questi strumenti. Dalle Alpi alle Piramidi” sottolinea il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni.

 
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  davar
LA TASK FORCE UCEI AL LAVORO
"Noi, i giovani, il futuro insieme L'orizzonte è la complessità"
“Sono orgoglioso e soddisfatto. Per gli stimoli suscitati, per la voglia di confronto e pluralismo che è emersa chiaramente nel corso dei lavori. Un fatto confortante, perché la complessità è un orizzonte di dobbiamo farci carico”. Non nasconde il proprio ottimismo il rav Roberto Della Rocca, ideatore di una partecipata riunione che ha richiamato a Roma molte decine di giovani in rappresentanza delle diverse anime dell’ebraismo giovanile italiano. Obiettivo dell’evento, promosso dall’Area formazione e cultura dell’Unione delle Comunità Ebraiche in sintonia con la task force strategica dell’ente, l’elaborazione di un piano di strategie comuni “nella prospettiva di una relazione sempre più dinamica, positiva e di cooperazione”. L’evento romano ha costituito l’avvio di un percorso che sarà lungo e complesso. Ma i segnali sono decisamente positivi, osserva il rav Della Rocca. E una prova arriva dal fatto che tante ore trascorse insieme, insieme tra diversi, abbiano scaturito un confronto “non di ideologie, ma di idee”. Merito anche di Dan Wiesenfeld, esperto di formazione, “che ha condotto con grande bravura questa giornata”. E merito anche dello staff professionale dell’Unione e dei referenti interni al Consiglio, “che hanno tutti contribuito al successo di questa iniziativa”.

“Ho colto un’energia straordinaria, che ha messo in moto idee e proposte concrete. Nel complesso, un incontro che ha dato segnali forti” sottolinea la coordinatrice della task force UCEI Simona Nacamulli. A colpirla, in particolare, l’alto livello d’istruzione dei ragazzi, la loro conoscenza delle lingue, la complessità identitaria, la naturale propensione ad approcciare mondi e realtà diverse. “Caratteristiche – afferma – che dovrebbero portarci a riflettere sul modo in cui tradizionalmente approcciamo un certo di problemi. C’è infatti una significativa differenza tra questa generazione e quelle che l’hanno preceduta. E questa diversità deve spingerci a rivedere le nostre strutture, i nostri comportamenti usuali”. Anche in relazione alle molte possibilità offerte dalle nuove tecnologie. Un mondo che è ricco sì di insidie, “ma anche di opportunità da cogliere”. Sottolinea Nacamulli: “Quello di ieri va considerato il punto di partenza di un lungo percorso. Le premesse sono comunque importanti, davvero significative”.
“In molti casi i ragazzi non si conoscevano, né sapevano dell’associazione ebraica di cui gli altri compagni di tavolo erano i rappresentanti. Ne è scaturita una giornata di lavoro proficua, con l’obiettivo di replicarla due volte all’anno” afferma l’assessore UCEI a giovani e scuola Guido Osimo. Tra tanti ragazzi la posizione dei ‘grandi’ è stata prettamente d’ascolto, lontana il più possibile da eccessi retorici. “In certi momenti – dice Osimo – mi è sembrato di stare sbirciando di nascosto e con grande interesse un evento che solo in parte mi riguardava e mi coinvolgeva. E sono molto contento di questa sensazione”. “È troppo presto per capire quali delle idee che sono venute fuori da questo primo brainstorming avranno una loro vita vera e indipendente. Il mio primo feedback riguarda sostanzialmente come dovrebbe porsi l’UCEI nei confronti dei giovani over 18. Da una parte, le strutture dell’Unione che si occupano specificamente di questo tema dovrebbero essere rafforzate, ripensate, riorganizzate. Dall’altra – osserva Osimo – l’idea stessa che l’UCEI stia ora affidando in modo completo alla sola Ugei il compito di rappresentare politicamente l’ebraismo giovanile italiano sembra in parte inadeguata alla realtà”. L’obiettivo, aggiunge Osimo, deve essere quello di dar vita a un forum informale “che raduni tutte le associazioni giovanili” e che in parte “è nato proprio questa domenica”.
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un importante riconoscimento
Varsavia, il museo ebraico protagonista in Europa
“Simbolo di una storia condivisa da lungo tempo e di una coesistenza che ha superato a fasi alterne conflitti e momenti di intensa cooperazione e di integrazione”. Con questa motivazione il Museo della storia degli ebrei polacchi a Varsavia ha vinto il premio European Museum of the Year Award, conferito dal Consiglio d’Europa. Il museo, fondato dall’Istituto polacco di storia ebraica, il Comune di Varsavia e il ministero della Cultura, ha aperto le sue porte nel 2013. Da allora, per lo European Museum Forum esso “funge da luogo simbolo per esaminare una questione che non perde mai di rilevanza di come la coesistenza, per quanto intensa, possa improvvisamente trasfigurarsi in una rottura assoluta, nello sradicamento del prossimo e nella distruzione di una cultura”.
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parlano gli esperti d'arte e diritto
I Panama Papers, Modigliani

e quella dubbia buona fede
"Se l’opera ha una provenienza dubbia – e a maggior ragione in caso di opere trafugate dai nazisti – i tribunali americani non si lasceranno certo intimidire da uno schermo societario a Panama”. Così l’avvocato ed esperto di diritto dell’arte Giuseppe Calabi, dello studio legale CBM&Partners, intervistato da Pagine Ebraiche sul caso del quadro di Modigliani trafugato dai nazisti durante la guerra, da anni al centro di una disputa legale e tornato ora al centro delle cronache perché citato nello scandalo dei Panama Papers. Proprio quest’ultimo fatto, spiega il Guardian, potrebbe essere decisivo per portare a una soluzione del contenzioso citato che vede da una parte l’unico erede del mercante d’arte Oscar Stettinger, a cui il quadro era stato sottratto dai nazisti, e dall’altra la Helly Nahmad Gallery di New York, che nel 2008 aveva consegnato alla casa d’aste Sotheby il quadro che si pensava perduto. L’opera in questione è Uomo seduto con bastone, dipinto da Modigliani nel 1918 e stimato tra i 18 milioni e i 25milioni di dollari. Venuto a conoscenza dell’asta Philippe Maestracci, nipote di Stettinger, aveva sollevato molte domande sulla provenienza dell’opera d’arte, convinto che fosse il pezzo mancante del patrimonio di famiglia. “Una situazione di questo tipo – spiega il critico d’arte Daniele Liberanome – rende invendibile il pezzo”. Anche un Modigliani, diventato in questo periodo molto popolare tra i grandi collezionisti. “Un Modì non lo manchi mai: il suo appeal – spiega Liberanome – nasce proprio perché è immediatamente riconoscibile e appartiene a quella generazione dei primi anni del Novecento il cui talento oggi è molto apprezzato dai collezionisti”.
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dal mar morto a pechino
Ahava, i cosmetici israeliani piacciono alla finanza cinese
L’industria israeliana di cosmetici Ahava sarà acquistata dal gruppo di investimenti cinese Fosun International. L’accordo da 77 milioni di dollari tra il Fondo e l’azienda del Mar Morto è stato firmato ieri nel corso di una cerimonia a Gerusalemme, a cui hanno preso parte l’amministratore delegato di Fosun Liang Xinjun e quello della società Gaon, precedente proprietaria di Ahava, Guy Regev. “Abbiamo molta fiducia nel mercato israeliano e continueremo a cercare opportunità di investimento in diverse zone del paese”, ha dichiarato Xinjun, che si è detto intenzionato a espandere il successo del marchio Ahava anche in Cina.
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qui roma - mostra
L'abbraccio che cambiò la storia
“Dialogare è importante anche nel momento in cui sembra più impossibile”. Questo il messaggio della mostra “1986-2016. Trentesimo anniversario dallo storico abbraccio tra Papa Giovanni Paolo II e Rav Elio Toaff” che si aprirà il 14 aprile al Museo ebraico di Roma, curata da Lia Toaff, nipote del grande rabbino e uomo del dialogo che il 13 aprile del 1986 accolse per la prima volta nella storia un pontefice in sinagoga. La mostra, che sarà presentata alla stampa mercoledì, precisamente nell’anniversario da quell’abbraccio, nasce da una collaborazione fra la Comunità ebraica e le Poste italiane. All’apertura parteciperanno tra gli altri il rabbino capo Riccardo Di Segni, la presidente della Comunità ebraica Ruth Dureghello e la presidente di Poste Italiane Luisa Todini. Un evento che, sottolinea Toaff, cade in concomitanza anche con un altro anniversario, il primo dalla scomparsa del nonno, ricordato dunque come figura fondamentale nella storia dei rapporti ebraico-cristiani.
In realtà, specifica la curatrice, tutto ebbe inizio molto prima di quel 13 aprile, e la mostra dà conto anche del lungo processo che portò a quell’incontro.
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IL VIAGGIO in polonia DEGLI STUDENTI LAZIALI
"La Memoria è responsabilità"
Centinaia di ragazze e ragazzi. In silenzio rigoroso, sul volto l’emozione di un incontro straordinario con i ricordi dei Testimoni Sami Modiano e Tatiana Bucci e con le parole di Marika Venezia, moglie dell’ex sonderkommando Shlomo. Seconda giornata del Viaggio della Memoria organizzato dalla Regione Lazio con il sostegno della Comunità ebraica romana. Oggi è la giornata più dura, segnata dall’incontro con l’orrore di Auschwitz e Birkenau. Partecipano all’iniziativa, tra gli altri, il governatore Nicola Zingaretti, la presidente della Comunità ebraica Ruth Dureghello, il presidente del Museo della Shoah Mario Venezia. “È un’esperienza fortissima vedere tanti ragazzi coinvolti in un percorso di educazione e formazione, ma soprattutto di responsabilità” ha affermato Dureghello, rivolgendosi ai ragazzi. Il senso del viaggio, ha spiegato Zingaretti, “è racchiuso in una frase di Primo Levi, ‘Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario’. Vi dovete considerare come maratoneti della Memoria che passano il testimone, perché questo viaggio è utile per voi ma sarà utilissimo se poi una volta tornati a scuola e a casa saprete trasmettere a tutti gli altri le emozioni e le sensazioni che avete provato”.
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pilpul
 Oltremare - Bogie
Moshe “Bogie” Ya'alon non è un politico facondo e neanche particolarmente simpatico. Ha sì, una vena ironica in fondo agli occhi, ma sorge il dubbio che sia solo una latente miopia. Si potrebbe dubitare che sia in effetti un politico, essendo una di quelle personalità che hanno fatto la carriera militare tutta fino in fondo, e poi solo ad un certo punto, relativamente tardi negli anni, hanno virato sulla politica attiva, per arrivare al Ministero della Difesa per direttissima. Non è l'unico: in Israele il passaggio osmotico fra esercito e politica fa parte della quotidianità delle liste dei partiti ad ogni elezione.

Daniela Fubini, Tel Aviv
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 Le sfide del futuro
Tra le molte sfide che attendono l’Unione nei prossimi anni a mio avviso una prevale e le riassume tutte. Come assicurare oggi e in futuro la presenza viva di una pluralità di comunità ebraiche in Italia, profondamente radicate nel territorio? La sfida è ambiziosa: declino demografico, invecchiamento della popolazione, matrimoni misti e famiglie allargate, aliot, insufficiente copertura dei ruoli rabbinici, sono solo alcune delle cause che rendono via via più complesso (e costoso) assicurare i servizi ebraici essenziali, specie nelle piccole comunità.

Ugo Di Nola, Consigliere UCEI
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Quale partecipazione 
Sul notiziario quotidiano dell’otto aprile Gadi Luzzatto Voghera scrive, a proposito della partecipazione dei vessilli della Brigata ebraica alla manifestazione del 25 Aprile, che è necessario ragionare sull’opportunità di allargare gli orizzonti della riflessione sul significato della guerra di resistenza antifascista e antinazista intrapresa in Italia e in Europa; onde dare un senso attuale, sostiene che l’attenzione vada rivolta, oltre ai giovani ebrei arruolati nella Brigata Palestinese e a quelli che lottarono nelle formazioni partigiane, anche ai soldati britannici, francesi, americani, canadesi, neozelandesi, polacchi, marocchini, algerini, tunisini, indiani, sudafricani.

Emanuele Calo, consigliere UCEI 
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