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5 maggio 2016 - 27 Nisan 5776
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In primo piano in Gran BretagnA

Il Labour e l’inchiesta contro l’antisemitismo
Quale messaggio per la politica oggi

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Nei giorni in cui si vota per eleggere il sindaco a Londra e in varie città, oltre che per rinnovare i consigli municipali di numerosi centri del Regno Unito e i parlamenti di Galles e Scozia, il partito laburista britannico si trova al centro di una contesa non elettorale per non perdere la propria anima: l’inchiesta interna per indagare esternazioni e sentimenti antisemiti nei suoi esponenti.
“Questo non è un problema soltanto per gli ebrei, è un problema per l’intera società,” ha sottolineato il rabbino capo del Commonwealth Ephraim Mirvis, in un editoriale a sua firma pubblicato dal Daily Telegraph. “Non deve esistere oggi in Gran Bretagna alcun angolo in cui l’antisemitismo possa annidarsi”. Il testo di rav Mirvis è dedicato in gran parte a mettere chiarezza su quello che è uno dei punti fondamentali della questione: il rapporto tra ebraismo e sionismo. “Il sionismo rappresenta la convinzione nel principio di autodeterminazione ebraica nella terra che da più di 3,000 anni è al centro del mondo ebraico. Non è possibile separarlo dall’ebraismo, come non sarebbe possibile dividere Londra dalla Gran Bretagna”.
Non è la prima volta che prese di posizione antisioniste e antisemite scuotono il Labour. Lo stesso leader Jeremy Corbyn, eletto alla guida del partito lo scorso settembre, è stato chiamato a chiarire diverse dichiarazioni e rapporti con individui o organizzazioni negazioniste o vicine al fondamentalismo islamico. A far scattare l’apertura ufficiale dell’inchiesta sono state le parole di due esponenti di altro profilo del partito, la parlamentare Naz Shah, e l’ex sindaco di Londra Ken Livingstone, entrambi sospesi. Secondo quanto riportato dai media britannici, sarebbero già 50 le persone nei confronti delle quali sarebbero stati presi provvedimenti. A spiegare a Pagine Ebraiche le loro impressioni su quanto sta accadendo oltre Manica, e il messaggio che è importante trarne a livello italiano e internazionale, sono il giornalista Stefano Jesurum, una delle anime del movimento Sinistra per Israele, e Tobia Zevi, consigliere del Ministro degli Esteri e presidente dell’Associazione Hans Jonas, già candidato alla segreteria del Partito democratico di Roma nel 2013.

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politica E SOCIETà

Una retorica senza sbocco

img headerNell’imminenza di una consultazione elettorale è normale che spuntino fuori inviti a votare l’uno o l’altro partito. Ciò che sembra meno normale è che in ambito ebraico ci si senta rivolgere inviti a dimenticare ciò che è stato il fascismo e i crimini che ha commesso, contro di noi e contro il paese. Ormai, si dice, è passato molto tempo, le cose e le persone sono cambiate, bisogna metterci una pietra sopra. Certa destra, poi, è molto amica di Israele, quindi è molto amica degli ebrei. È di questi giorni la proiezione di due film su Fritz Bauer (Il labirinto del silenzio e Lo stato contro Fritz Bauer), due film che trattano il dilemma se si possa chiudere con il passato per andare finalmente a riconciliazione; se sia lecito seppellire i morti una seconda volta e dimenticarne volto e memoria pur di vivere appieno il presente, pur di riconoscersi cittadini uguali a pieno diritto, omologati anche sul piano della storia. NO. Non saremo mai uguali sul piano della storia. A non consentircelo sono proprio gli altri, coloro che non hanno mai riconosciuto le responsabilità del loro tempo e i silenzi imposti dalla loro cultura.

Dario Calimani, Università di Venezia

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Storia e mondo contemporaneo

L'antisemitismo
della sinistra 

Ken Livingstone, ex sindaco di Londra ed esponente della sinistra del Labour, è stato sospeso dal partito per aver affermato che nei primi anni Trenta, prima che impazzisse e uccidesse sei milioni di ebrei», Hitler era stato sostenitore del sionismo. Dopotutto Hitler, stando a Livingstone, prima di impazzire, si era semplicemente limitato a tentare di cacciare gli ebrei dai rispettivi Paesi affinché si trasferissero in Palestina. E questo presumibilmente avrebbe fatto di lui un sionista. Dal punto di vista storico tale affermazione rappresenta un'assurdità (Hitler non sostenne mai la Palestina come Stato ebraico ), e l'implicita conclusione che l'odio del Führer nei confronti degli ebrei lo ponesse sullo stesso fronte degli ebrei che intendevano costituire un proprio Stato per sottrarsi alla violenza dell'antisemitismo è come minimo offensiva. Ma Livingstone era probabilmente sincero quando si difendeva dicendo che «un vero antisemita non odia solo gli ebrei che vivono in Israele, ma anche quelli che ha come vicini..... L'odio per gli ebrei di Israele sarebbe dunque accettabile poiché «sono sionisti».

Ian Buruma, Repubblica
4 maggio 2016


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Storia e mondo contemporaneo

Una legge che tutela
la nostra società

Ha scritto Primo Levi rimeditando la sua esperienza di deportato ad Auschwitz nella poesia Se questo è un uomo: “Voi che vivete sicuri nelle vostre tiepide case…considerate se questo è un uomo che lavora nel fango, che muore per un sì o per un no. Considerate se questa è una donna senza capelli e senza nome senza più forza per ricordare. Meditate che questo è stato: vi comando queste parole. Scolpitele nel vostro cuore…ripetetele ai vostri figli”
La negazione della Shoah è una della menzogne più sfacciate tra quelle propalate con gli scritti e soprattutto via web da chi, volutamente dimentico della tormentata storia dell’Europa del XX secolo, vorrebbe riscriverla per fare dimenticare i crimini del nazifascismo come se non fossero mai stati commessi, assolvendone i loro responsabili, così minando la base democratica che le società europee faticosamente si sono date dopo tante traversie.




Giorgio Sacerdoti, Corriere della Sera
4 maggio 2016


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Shir Shishi - una poesia per erev shabbat

Alla mia terra

img headerRachel Bluwstein nasce in Russia nel 1890, undicesima figlia di una famiglia legata alla tradizione e illuminista e nipote del rabbino di Kiev. Fu tra le fondatrici della comune di Degania, amava visceralmente il lago Kinneret. Rachel ebbe una vita sentimentale tormentata, tipica di tanti pionieri giunti in Terra d’Israele e influenzati dallo Zeitgeist europeo di quegli anni, come illustra la studiosa israeliana Nurit Gretz nel suo interessante saggio pubblicato di recente. Quanto mi piace amare Israele così, senza slogan e senza comunicati stampa.

Non ti ho cantata, terra mia
Non ho glorificato il tuo nome
con poemi eroici
e molteplici battaglie.
Solo un albero le mie mani hanno piantato, -
Quiete sono le sponde del Giordano -
Solo un sentiero i miei piedi hanno battuto
sulla superficie dei campi.

È davvero misera,
lo sapevo madre,
è davvero misera
l’offerta di tua figlia.
Solo un trillo di gioia
il giorno in cui splenderà la luce,
solo un pianto nascosto
per la tua angustia
.

Sarah Kaminski, Università di Torino

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